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Autore: a Game of Shadows    18/06/2012    2 recensioni
Il primo capitolo partecipa come Shot indipendente al Contest "Spargilacrime" indetto da veronic90 e giudicato da superkiki92. L'intera fic partecipa al contest "Due Cuori e Un Abito da Sposa" indetto da Hariken e Silyia_Shio e partecipa al Trentaduesimo Turno del forum Never Ending Story Awards indetto da Lady Vesi, nelle categorie "Best Long-Fiction", "Best Angst", "Best Post-Series Finale Fic", "Best Male" e "Best Scena" nel capitolo uno. La fic (deprimente fino al midollo ._.) tratta il rapporto tra Holmes e Watson in seguita alla conclusione del caso Moriarty e del matrimonio del dottore e il rapporto tra Holmes e il fratello.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hello :D Tra poco ho gli esami quindi mi perdonerete se dimentico di aggiornare una fic finita .-. *me sta impazzendo*
Comunque adesso sono qui per mostrare fieramente cosa la mia piccola ha vinto nel contest "Due Cuori e..."
Premio
3^ Posto

Adesso vi lascio al capitolo xD

1.      Don’t leave.

Nonostante continuassi ad accarezzare i capelli di Mary nel vano tentativo di calmarla, la mia mente era altrove; non conoscevo bene Mycroft, l’avevo visto poche volte e ancor meno ci avevo parlato, dunque, per quanto il suo malore mi dispiacesse, il centro dei miei pensieri era di nuovo Holmes. In quella lettera aveva parlato con i soliti toni freddi che purtroppo ormai erano propriamente suoi e aveva mostrato una certa durezza verso di me, rifiutandosi addirittura di scrivere il mio nome. Tuttavia, non riuscivo a essere ferito, amareggiato o arrabbiato; cosa provava davvero mentre scriveva quelle parole? Suo fratello era ormai tutto ciò che aveva, come aveva reagito a quello che era successo? Lui stesso aveva detto che a Mycroft non rimaneva molto tempo. Avrebbe fatto qualche eccessiva stupidaggine una volta rimasto da solo? Adesso come stava? Non riuscivo a immaginarlo piangere o guardare con malinconia i ricordi del fratello. Che cosa avrei fatto io, sei lui avesse preso drastiche decisioni per combattere il dolore? Non avrei mai potuto sopportare di perderlo, non definitivamente.

“Andiamo in ospedale, John… per favore…” singhiozzò Mary.

Prima di risponderle, mi alzai e ripresi la busta che prima conteneva la lettera. Il timbro postale era di Charing Cross, quindi lui era lì. Anche se non ci fosse stato, ovviamente non avrei impedito a Mary di andare all’ospedale, ma io mi sarei recato a Baker Street e non avrei accettato un “no” come risposta a una richiesta di vederlo.

“Andiamo.” Accordai.

Il viaggio verso l’ospedale sembrò lungo e angoscioso, quindi scappammo immediatamente dentro appena potemmo, chiedendo alla prima infermiera di indirizzarci verso la camera.

Esitammo a entrare. Attraverso il vetro che separava la camera dal corridoio, potevo vedere che dentro, seduto sul letto accanto a Mycroft, c’era Holmes.

 

--

 

“Questa volta me la sono vista brutta.” Scherzò Mycroft.

Era incredibile il modo in cui fosse in grado di scherzare, nonostante sapesse che quell’attacco cardiaco altro non era se non l’anticipazione dell’infarto che lo avrebbe portato alla morte. Ma Sherlock era lì e, nonostante anche il più giovane sapesse che era una partita finita, voleva almeno illuderlo che tutto sarebbe andato bene.
“Fortuna che Stanley ti ha sentito chiamare aiuto!” scherzò Sherlock, cercando di alleviare la tensione. Con molte probabilità, quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero visti.
Ma entrambi sapevano che c’era ben poco da ridere, le loro stesse risate erano forzate in modo da darsi forza a vicenda, ma niente poteva servire in quel momento. Avrebbero dovuto affrontare l’argomento subito, lo sapevano.
“Che cosa farai, Sherlock?” chiese Mycroft, il profondo affetto per il fratello ben udibile nella sua voce.
Sherlock abbassò lo sguardo sul pavimento. Non gli piaceva pensare a cosa avrebbe fatto una volta dato l’ultimo saluto al fratello, non poteva pensare che un domani l’unica persona che gli era sempre stata accanto potesse andarsene. Mycroft c’era sempre, anche quando Holmes lo trattava male a causa del malumore portato dalle droghe, quando si comportava nel peggiore dei modi… suo fratello era sempre lì. Lui non l’aveva abbandonato.
“Non lo so…” mormorò. “Penso che andrò in Francia. Sì, probabilmente mi trasferirò a Parigi.”

Se Mycroft fosse morto, per Sherlock non ci sarebbe stato più nulla da fare a Londra. Avrebbe perso suo fratello, e Watson… lui l’aveva lasciato indietro molto tempo prima, quando aveva preferito seguire la gonna di Mary anziché rimanere con lui. Non c’era ragione per rimanere a Londra, non ci sarebbe stato più nessuno per lui ma, anzi, avrebbe rischiato di incontrare l’unica persona che avrebbe potuto farlo stare peggio. Doveva andarsene.
Ma il fratello non sembrava condividere quella sua scelta.
“Non credo che dovresti, sai.” Gli consigliò, scuotendo leggermente la testa. Sherlock non disse niente, ma aspettò soltanto che Mycroft giustificasse quelle sue parole. “Sai, mi ricordo com’era essere figlio unico. Come sai, nella nostra famiglia la vena artistica si è sviluppata in modi molto diversi. Prima che tu nascessi, quindi, io ero completamente da solo. Ero il primo ad avere le capacità che tu ed io abbiamo, era difficile relazionarsi con gli altri, anche con i membri stessi della famiglia. A mala pena parlavo con mamma e papà, ero diventato molto asociale proprio a causa delle mie capacità. Mi sentivo solo, incompreso. Però quando mamma ci disse che era incinta… non so spiegarti quanto ero felice. Forse non avresti avuto le mie stesse capacità, ma almeno avrei avuto qualcuno con cui passare il tempo, qualcuno con cui giocare, qualcuno che non si chiedesse perché dicevo certe cose prendendomi per matto ma che mi potesse ascoltare. Non sarei più stato solo. Quel giorno, quando ho visto mamma entrare in cucina per cena con quel gran sorriso, dopo aver fatto una visita in ospedale… è stato il giorno più bello della mia vita. Comunque vadano le cose, adesso… non andartene, Sherly. In un modo o nell’altro, io sarei comunque a Londra, e non voglio rimanere di nuovo da solo. Sei tutto quello che ho.”
Mycroft non era molto diverso da Sherlock neanche dal punto di vista caratteriale; certo, era più ordinato, più responsabile, ma anche lui aveva una certa avversione nel parlare dei propri sentimenti, quindi dire quelle parole era stato molto difficile.
Adesso, quelli che si sarebbero potuti definire gli uomini più forti di Londra, erano entrambi sul punto di crollare. Il più giovane aveva gli occhi lucidi, ma non si sarebbe mai permesso di piangere, non se qualcuno poteva vederlo, almeno. Probabilmente quella sera, una volta tornato a Baker Street, nella privacy della sua stanza si sarebbe lasciato andare, ma non poteva davanti a Mycroft. Doveva essere forte per lui.
Tutte quelle parole, pronunciate con un non indifferente sforzo, erano soltanto l’ennesimo indizio che anche Mycroft stesso era convinto di non farcela.
“Stai cercando di farmi piangere?” chiese infine Sherlock, senza dare una vera risposta al fratello.

Ma alla fine sapeva che Holmes non avrebbe lasciato Londra. Nonostante il fratellino pensasse di non avere più niente in quella città, quando Mycroft se ne fosse andato, il malato stesso sapeva che non era così, e non valeva la pena che Sherlock si infliggesse da solo ulteriore dolore allontanandosi dall’unica persona che davvero voleva vicino.
“Ci stavo riuscendo?” gli rispose Mycroft con un mezzo sorriso. “Non andartene.” Ripeté poi.

“Nessuno, tranne forse gli inetti di Scotland Yard, sentirebbe la mia mancanza qui.” Quello di Sherlock era più un tentativo di convincere se stesso.
“Sappiamo entrambi che non è vero.” Gli rispose Mycroft risoluto. A quella risposta, non seguirono altre parole. “Vai a casa, Sherly. Hai bisogno di riposo. E sicuramente tra poco ti cacceranno, sono ore che sei qui adesso.”
“Non me ne vado.”
“Fallo per me. Vai a casa, dormi qualche ora e torni. Va bene?”
Sotto l’insistenza di Mycroft, alla fine Sherlock decise di accettare. Avrebbe dormito un’ora, non di più, sicuramente con l’aiuto di droghe altrimenti non sarebbe riuscito nel suo intento, e avrebbe detto a Mrs. Hudson di svegliarlo per poter tornare in ospedale il prima possibile. Non voleva rimanere lontano troppo a lungo, non poteva sapere quando Mycroft avrebbe avuto un ulteriore crollo. Non voleva che morisse da solo, voleva stargli vicino fino all’ultimo.
“Tornerò in un paio d’ore.” Gli comunicò. Prima di alzarsi dal letto per andarsene, però, si lasciò andare a uno slancio affettivo e abbracciò il fratello. Si alzò per andarsene, ma mosse solo un passo prima di fermarsi e voltarsi. Anche per lui era difficile parlare di cose simili, ma doveva farlo, Mycroft lo meritava.
“Irene è morta, Watson se n’è andato con Mary… Non ho nessuno se non te. Anche tu sei tutto quello che ho… non lasciarmi.”
Senza dire una parola in più, Holmes prese un profondo respiro e, accettando il consiglio del fratello, uscì dalla stanza per andare a riposare.

 

--

 

Non riuscivamo a sentire cosa i due fratelli si stessero dicendo, ma vedere Holmes in quelle condizioni, peggiori dell’ultima volta che l’avevo visto, mi stava distruggendo. Aveva gli occhi lucidi, le mani serrate in due pugni… e poi avvenne una cosa più unica che rara: dimostrò affetto, abbracciò Mycroft. Non era un buon segno, anche Mary sembrò essersene accorta. Lei scoppiò in un pianto silenzioso, commossa. Io non riuscivo a distogliere lo sguardo da loro. Poi, all’improvviso, Holmes si alzò e uscì dalla camera.

Avrei voluto poter dire che eravamo finalmente faccia a faccia, ma in realtà lui si comportò come se non mi vedesse e passò oltre, lo sguardo fisso sul pavimento.
“Holmes.” Lo chiamai, afferrandogli istintivamente il braccio per fermarlo.
Se gli occhi avessero potuto uccidere, sono convinto che i suoi lo avrebbero fatto. Lo sguardo che mi rivolse, voltandosi indietro, era raggelante.
“Mi dispiace…” mormorai, lasciandolo andare, e lui riprese immediatamente a camminare per la sua strada, senza dire una parola.
Per cosa mi dispiaceva, poi? Per quello che era successo a Mycroft? Sicuramente. Per averlo fermato quando voleva andarsene? No. Per averlo lasciato solo per sposare una donna che non amavo? Sì.
“Andiamo dentro, John. Dopo puoi andare a Baker Street.” Mi chiese Mary, prendendomi per mano.
Istintivamente, sottrassi la mano alla sua stretta ed entrai nella stanza.
“Buonasera.” Salutai, rivolgendo al maggiore un sorriso. Mary, invece, corse ad abbracciarlo.
Rimanemmo con lui per un po’. Io rimasi per lo più in silenzio, attendendo il momento giusto per andare a Baker Street, mentre Mary e Mycroft chiacchieravano amorevolmente come due vecchi amici.
“Posso farle una domanda?” intervenni poi, guardando Mycroft. “Non voglio essere indelicato. Riconosco che viste le sue condizioni non chiedere della sua salute è irrispettoso, ma… suo fratello…” iniziai.

“Sì.” M’interruppe Mycroft. “Mi mise al corrente della situazione tra di voi il giorno stesso del vostro ultimo incontro. E mi ha detto anche di tutti i suoi insistenti tentativi di rivederlo quando lui si era così fermamente opposto.”
M’irrigidii non appena sentii quelle sue ultime parole. Quanto sapeva Mycroft, cosa gli aveva detto Holmes? Percepii quelle parole come un rimprovero, come se Mycroft mi stesse accusando di stalking verso il fratello.
“Sono mesi, ormai, che il dubbio mi uccide, e adesso vorrei una risposta sincera… so che con lei ne ha parlato e gradire che mi confermasse o smentisse… Holmes è cambiato. Molto. Ma anche poco fa, ho visto che è ancora in grado di sorridere, anche nelle situazioni più tragiche… ma quando è con me… non è più lui… So di essere io il problema, so di aver fatto qualcosa che l’ha ferito e temo di sapere cosa, ma preferirei sentirlo dire da lei. Che cosa gli ho fatto?” chiesi infine.
Avevo paura. Temevo con tutto il mio cuore che quello che ero arrivato a supporre in mesi fosse la verità. Mai come in quel momento avevo così ardentemente desiderato di avere torto. Se davvero avevo ragione, se Holmes era così infuriato a proposito del matrimonio perché mi amava, significava che avevo buttato via l’unica chance che entrambi avevamo di essere felici e lo avevo fatto a spese soprattutto sue. Era lui quello che ne era uscito peggio, quello che era rimasto da solo. Così avrei capito benissimo perché si comportasse in quel modo nei miei riguardi e gli avrei anche dato ragione.
“Perché, dottore? Perché lei gli ha spezzato il cuore.”
Qualcosa si ruppe dentro di me appena sentii quelle parole. Non badai neanche all’espressione scioccata di Mary. Le avrei spiegato tutto più tardi, lo meritava.
Avevo ragione, quindi; Holmes mi odiava perché l’avevo lasciato. Ma se solo avessi saputo, anche solo sospettato…
“Mio fratello mi ha sempre detto tutto. Dal giorno in cui ha imparato a parlare sino a quando era qui meno di un’ora fa. Posso dirle quindi con certezza che lei è l’unica persona di cui lui si sia mai innamorato. E lei ha preso il suo cuore e l’ha fatto a pezzi, lasciandolo per una persona che non ama. Ha pensato di essere lui il problema. Credeva che lei volesse allontanarsi a tutti i costi, al punto di obbligarsi a sposare una persona di cui avrebbe potuto benissimo fare a meno. Lo avrebbe accettato, probabilmente, se lei non si fosse presentato così spesso a Baker Street, impedendogli di dimenticare quell’amore. Alla fine è esploso, non poteva succedere altrimenti. D’altra parte, potrà spesso essere freddo come il ghiaccio, ma Sherlock è un uomo. Non poteva continuare a sorriderle quando lei se ne andava. Ha preferito escluderla dalla sua vita, illudendosi di poter stare meglio. I risultati li ha visti lei stesso poco fa, non ha funzionato.”
Rimasi in silenzio a fissare il pavimento. Avrei voluto gridare, piangere, correre alla mia vera casa, ma non riuscivo a muovermi. Ero un dannato mosto, lo avevo distrutto. Un maledetto egoista, non ero altro se non questo; continuavo le mie visite per poterlo vedere e stare meglio, ignorando come potesse sentirsi lui.
“Non la sto rimproverando, dottore. Io so perfettamente che l’amore di Sherlock è ricambiato. Ho provato a spiegarlo anche a lui, ma sa quanto mio fratello sia testardo… adesso, però, lui ha davvero bisogno che lei gli stia vicino. Io presto non potrò più farlo. Lo ignori se le dice che deve andarsene, e gli dica cosa prova davvero. Lo lasci sfogare, si prenda un paio di pugni se necessario. Tanto non userà mai troppa forza contro di lei, gli sarebbe impossibile. Vada, adesso. Torni domani a dirmi com’è andata.”
Se avessi avuto il coraggio di andare immediatamente a Baker Street, sarei davvero voluto tornare all’ospedale per dirgli cosa fosse successo. Ma Mycroft morì quella notte.


 

   
 
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