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Autore: HelloPrudence    18/06/2012    2 recensioni
“Sono passati quasi 14 anni.”
“Ricordo ancora l’ultima volta che ti ho visto,l’ultima volta che ti ho salutato.”
Due ragazzi.Un amore adolescienziale che ritorna. A Parigi.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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è arrivata l'estate! Yeah,il tempo per scrivere c'è,ma la voglia a volte sì e a volte no. Questa sotria mi piace,ma non vedo molti frutti.. :( Un altro capitolo per voi :*

“E’ ancora qui..”-sopsirò Alice.-“Peccato che non ti sei ricordato ogni giorno di me.”
Matteo la guardò con un’aria biasimevole. Ma Alice aveva ragione. Per un anno si continuarono a scrivere,a cercare. Inizialmente si chiamavano tutti i giorni,poi una volta alla settimana,poi si scrivevano solo e-mail,poi Matteo sparì del tutto.  Si videro solo una volta,e dopo nulla. Matteo si era rifatto una vita,aveva una nuova ragazza,nuovi amici,si era scordato del passato. Alice non molto facilmente. Continuava a scrivergli,senza avere risposta,quando capì che lui non voleva più nulla a che fare con lei. Dopo un anno e mezzo si rimise con un ragazzo,ma una storiella da niente. Pensava ancora a Matteo che,come la maggior parte dei ragazzi di quel tempo,aveva pensato solo a divertirsi,o almeno,così pensava Alice.
“Tu pensi che io mi sia dimenticato di te.”-affermò il ragazzo,posando il bicchiere sul lavandino.
“Così mi hai dimostrato..”-Alice abbassò lo sguardo. Ne era sicura al 99%,ma quella frase la spiazzò. 
“Invece non è stato così.”-sbattè la mano sul tavolo, Alice alzò lo sguardo e lui la guardò dritto negli occhi.- “Io ti ho amata,che tu ci creda o no. Non mi sono più fatto sentire perché non volevo che tu stessi male. Ti sentivo per telefono,leggevo tra le righe delle tue mail che stavi male con me lontano e , sai come si dice, se ami qualcuno lascialo libero, e io ti ho voluto lasciare libera. So che sembra un ragionamento molto egoista,ma avevo appena 17 anni,non sapevo nemmeno io cosa facevo, ma credimi, ti ho amata e non ti ho dimenticata. Avrò avuto altre ragazze ma,non so perché,continuavo a pensare a te.”
Alice rimase a bocca aperta. Perché, solo a distanza di 14 anni, le diceva quelle cose? Non poteva scrivergli una lettera o chiamarla? Era arrabbiata. Guardò l’orologio,che segnava solo le 21 ed esclamò:-“è tardi,devo andare.” Si alzò di scatto e sgattaiolò via dalla porta. Matteo non riuscì a dire niente,non riuscì nemmeno a rincorrerla: aprì la porta e sentì i frettolosi passi della ragazza scendere le scale e un portone che si chiudeva.
“Perché?Perche?!”-si ripetè,buttandosi sul divano. Se l’era fatta scappare anche questa volta,le aveva ancora fatto del male. Matteo non voleva,sperava in una sua reazione migliore,che avrebbe sorriso,poi avrebbero cenato e si sarebbero riincontrati sotto la Torre Eiffel. Aveva ancora tante cose da dirle,senza vergognarsi,senza timidezza,ormai non arrossiva più. Le avrebbe raccontato che quella distanza lo uccideva,che lei gli mancava tantissimo,che sperava che un giorno si sarebbero rivisti,entrambi felici, magari Alice anche con un ragazzo,degno di farla stare meglio. Anche se agli occhi della ragazza non era così,per Matteo lei era stata importante. Lo aveva reso nuovamente felice,quando stava con lei non pensava più a tutti i suoi problemi familiari,o scolastici o degli amici,con lei era semplicemente lui stesso,persona che non era mai riuscito ad essere con nessun’altra. Alle ragazze mentiva sempre, diceva di avere una vita straordinaria,genitori che vivevano insieme senza mai litigare,che lo coccolavano e lo viziavano. Ma non era così. Quando viveva con la madre era lui l’uomo di casa: aggiustava le cose che si rompevano,portava le buste più pesanti,ma anche puliva e cucinava,lavava e stendeva i panni,andava a fare la spesa e a sbrigare le commissioni mentre la madre era occupata a lavorare per mantenere loro due. Quando gli amici gli chiedevano di uscire,lui era spesso occupato,e diceva di dover stare con i cugini o con qualche ragazza,che si inventava. A Berlino la situazione non era de meglio. Suo padre si era sposato con una ragazza molto più giovane di lui,forse la sue età era più vicina a quella di Matteo che a quella del marito. Questa aveva già un odioso bambino di 7 anni,che non faceva altro che urlare,dire parolacce e causare disordine,e dal  di Matteo era nata una bambina,che passava tutto il suo tempo a piangere. Per questo era sempre fuori,per distrarsi,ma non si poteva distrarre da solo. Ma,anche se passavano gli anni,ogni volta che baciava una ragazza,si ricordava dei baci di Alice,di come stava bene con lei,che lo aiutava a casa,che non lo giudicava se voleva solo dare una mano a sua madre. E questo non poteva dirlo alle sue ragazze o ai suoi amici di Berlino,lo avrebbero preso in giro,lo avrebbero deriso perché era un ragazzo dal cuore tenero,un ragazzo che a 30 anni,steso su un divano,piangeva.
  
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