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Autore: Francesca Akira89    18/06/2012    2 recensioni
Ti saluto…
Creatura della notte,
Che dovrebbe e potrebbe vivere nell’ombra,
Ma sceglie di morire sfiorando la luce.
Che gravita intorno a un sogno distruttivo,
Ammaliata dalla sua stessa brama.
Pur sapendo che per lei non esiste lieto fine,
Griderà d’estasi nel momento in cui il fuoco
ne ghermirà le ali.
{Pre-Thor, Loki-centric}
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ti saluto
Creatura della notte,
Che dovrebbe e potrebbe vivere nell’ombra,
Ma sceglie di morire sfiorando la luce.
Che gravita intorno un sogno distruttivo,
Ammaliata dalla sua stessa brama.
Pur sapendo che per lei non esiste lieto fine.
E griderà d’estasi nel momento in cui il fuoco
ne ghermirà le ali.



Il dio dell’inganno sospirò, esasperato, all’ennesimo sobbalzo della luce. La copertura del lume era andata in mille pezzi quella mattina, mentre provava un incantesimo particolarmente difficile.
Avrebbe potuto facilmente ricomporlo con la magia, ma per pigrizia e per fretta aveva lasciato perdere, certo che per il suo ritorno il vetro sarebbe stato sostituito.
Ma non era andata così. Quando era rientrato nelle sue stanze, i frammenti di vetro erano spariti dal pavimento, ma la candela era rimasta senza copertura.
L’ idea di chiamare un servo e fargli una sfuriata per quella negligenza gli aveva attraversato la mente, per poi essere subito scacciata. Trovava umiliante dover richiedere che gli venisse sostituito il lume: era dovere dei servitori occuparsi della manutenzione del castello, avrebbero dovuto pensarci da soli e prevenire i bisogni della famiglia reale! Che un principe avesse bisogno di dare un ordine per una cosa così banale era inaudito!
Scommetto che quando si tratta di Thor ci sono almeno una ventina di servitori che vengono a sincerarsi che sia tutto sistemato alla perfezione, pensò con amarezza, sentendo una vampata di rabbia bruciare dentro di sé come la fiamma della candela.
Un sospiro lieve e tiepido, che somigliava alla voce ridente di Frigga, risuonò in un angolino della sua mente, attenuandone il calore: “Nessun servitore si fermerebbe nelle tue stanze più a lungo di quanto assolutamente necessario, hanno troppa paura che gli cada addosso una qualche fattura o maledizione.”
Le sue labbra si piegarono in un sorriso, ricordando tutti i tiri giocati fin da bambino ai danni di chi osava avventurarsi nella sua camera, dai ragni nascosti tra le lenzuola ai barattoli di vernice indelebile sistemati sulle ante dell’armadio. Ok, forse c’erano delle ragioni se i servi preferivano girare al largo dalle sue stanze.
Ma lui era un principe di Asgard, il pericolo di ritrovarsi con i capelli verdi sarebbe dovuto venir dopo il dovere di sincerarsi che non gli mancasse nulla!
Sospirò, decidendo che se per il mattino dopo non fosse stato tutto a posto avrebbe provveduto a dimostrare il proprio disappunto. Alla maniera del dio dell’inganno, naturalmente.
Mentre pensava, con umore più leggero, a come avrebbero reagito i camerieri ad una pioggia di sanguisughe nelle cucine, i suoi occhi colsero un lieve movimento.
Sbatté le palpebre, fissando la candela.
Una falena aveva iniziato a svolazzare intorno alla luce, avvicinandosi alla fiamma con un movimento ondeggiante, scattando a tratti.
Il primo impulso fu quello di spegnere la candela, se non per pietà almeno per non ritrovarsi con un insetto morto sul tavolo. Ma Loki rimase immobile, stranamente rapito dalla vista delle piccole ali vibranti che volteggiavano intorno alla candela.
Perché lo fa?, pensò, corrugando la fronte. Eppure il calore intorno alla fiamma dovrebbe essere già abbastanza insostenibile da scacciarla. Quindi, perché continua a cercare di toccarla?
La falena aveva iniziato a vacillare ed era andata a poggiarsi sul bordo della candela. Eppure, malgrado la cera bollente che avviluppava le sue minuscole zampe, seguitava a spingersi verso la luce, ammaliata.
Forse, rifletté, con uno strano senso di vuoto allo stomaco. Se ne rende conto, ma non le importa. E’ questo. Un desiderio autodistruttivo. La sua brama è talmente forte da ignorare qualunque ragione, logica e istinto di sopravvivenza. Qualunque altro sentimento non ha importanza. Conta solo il fatto che lo desidera, al punto tale che non importa cosa perderà per ottenerlo. Non importa neppure che perirà tra atroci tormenti subito dopo averlo ottenuto. Il dolore più grande è anche il suo più grande trionfo.
Il corpo dell’insetto ricadde leggero sulla superficie del tavolo, contorcendosi lievemente, un ultimo lieve brusio delle fragili ali annerite.
Non ha ottenuto altro che dolore e morte. Eppure, è una vittoria.
Loki riacquistò di colpo il possesso del proprio corpo e sbatté le ciglia, riscuotendosi. Fissò la falena, piccola e immota sul legno chiaro, e dopo un istante di esitazione la gettò a terra con un movimento casuale della mano.
Voltò la pagina del libro che stava leggendo e tornò a concentrarvisi, corrugando le sopracciglia, confuso dal suo stesso turbamento.

{Riesci a capire che significa bramare ciò che è davanti a te e non ti appartiene?
Ciò che non puoi reggere, mantenere e che non porterà che dolore?
Ma che non puoi fare a meno di desiderare, di provare a vincere.
Anche solo per quell’ attimo d’estasi prima della fine.}




Note:

Mi turba sempre, quando gli insetti non muoiono sul colpo e restano ad agonizzare sul mio pavimento.
Non so che fare. Meglio lasciarli stare o è più umano ucciderli e risparmiar loro la sofferenza?
Mi sento male in entrambi i casi.

Beh, vi ho illustrato cosa mi ha dato l’ispirazione per questa fic… una mosca mezza morta nella mia stanza, ieri notte. ^^”
Infatti è una storia campata per aria. XD

I profondi interrogativi (ma anche no):
Com’è, avere sempre sotto gli occhi qualcosa e sapere che non sarà mai tua? Meglio vivere nell’ombra o morire al sole?
Ai posteri l’ardua sentenza. :P

ps. La storia è pre-Thor… cioè, si svolge qualche tempo prima degli eventi narrati nel film.
  
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