In questa ff scopriremo i pensieri e i ricordi più nascosti, mai rivelati a nessuno per proteggere la sua immagine di folle persecutore di malvagità, di un mangiamorte che fugge da una vendetta, qualche anno dopo la disfatta di Voldemort.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Mi guardo intorno, non vedo nessuno alle mie spalle.
La notte scende già e ho l’impressione di sentire
il suo fiato sul collo!
Sento il mio cuore che accelera e decelera senza tregua, qualche lupo
lontano che ulula alla luna ignaro del mio destino avverso! Ignaro del
fatto che la vera bestia sia io e non lui!
Ecco, mi fermo accanto a quest’albero, giusto per riposare le
membra stanche… no! Non posso chiudere gli occhi, lo
vedo… vedo il rosso sprigionato dai suoi occhi iniettati di
sangue… di sete di vendetta… vedo il rosso del
“Sectumsempra” che mi vuole scagliare contro, senza
riuscire a beccarmi… vedo il rosso dei suoi capelli
svolazzanti dalla folle corsa contro di me! Eppure l’ho
sempre fatto… mi sono sempre divertito, cosa è
cambiato questa volta? Perché ho avuto un dolore al petto
quando quel ragazzo giurava vendetta nei miei confronti per poi
accasciarsi sul corpo esangue di un pezzo della sua vita?
Ricordo quando il Signore Oscuro prese potere tanti anni fa, la prima
volta, quando iniziò il suo regno di terrore e il maledetto
Bambino Sopravvissuto non esisteva ancora!
Piton! Severus Piton, il traditore di tutti noi! Proprio lui, che
giurò con il sangue la sua sottomissione e la sua obbedienza
al Grande Signore del Male! Lui mi propose di entrare a far parte della
cerchia. Secondo quale stupida teoria umana avrei potuto rifiutare
l’offerta? Chi cresce in cattività non aspetta
altro che un momento come quello.
“Sarai dei nostri?” mi chiese Piton, in quel giorno
di un lontanissimo Novembre.
“Il Signore Oscuro esige una risposta…”
si soffermò per una breve manciata di secondi e poi riprese
“…all’istante!” Aveva negli
occhi l’orgoglio quel giorno… lui… il
braccio destro del Signore Oscuro… il braccio che lo
pugnalò alle spalle lentamente, tradendo la sua fiducia.
Non sono mai riuscito a spiegarmi come un uomo possa passare da una
parte all’altra in poco tempo, eppure Piton lo aveva
fatto… c’era riuscito pagandone enormemente le
conseguenze; si, in fondo che si scelga di stare dalla parte del bene o
dalla parte del male, o tradirne l’una o l’altra
fiducia, si pagano comunque delle conseguenze… ogni scelta
ne ha una.
“Severus! Puoi riferire al Nostro Signore che avrà
come alleata fedelissima, una famiglia di Purosangue in più
e soprattutto un infiltrato nel Ministero!” ricordo di aver
sottolineato “nostro” con molta veemenza e
fierezza, e adesso… dove mai sarà andata a finire
tutta la mia sicurezza?
Da solo, sperduto tra i boschi d’Irlanda… nessun
amico, nessun familiare, nessuno che stia con me…
anzi… non proprio nessuno… quel ragazzo non ha
mollato la sua presa e ora lo sento più vicino che mai!
Quando ero piccolo avevo un sogno: diventare un famoso giocatore di
Quidditch! Ma mio padre, un uomo severo ed austero, con la sua
integerrima disciplina, non permetteva nemmeno di parlare di sport,
figuriamoci se avesse permesso
al suo unico figlio maschio di praticarlo per guadagnarsi da vivere.
Certo, gli piaceva andare allo stadio, non tanto per tifare la sua
squadra, più che altro per sedere nella tribuna
d’onore che spettava al Vice Ministro e farsi lodare dalla
gente, ma il solo pensiero che io, Augustus Roockwood, potessi
diventare un cercatore, gli avrebbe procurato un infarto seduta stante.
Ad Hogwarts trovai il modo di realizzare in parte il mio sogno:
diventare cercatore dei Serpeverde al secondo anno di scuola, avevo una
certa attitudine nell’acchiappare il Boccino;
così, quando mio padre venne a vedere la mia prima partita
contro i Grifondoro, dove vincemmo 170 a 20, applaudì
talmente forte urlando a chiunque “quello è mio
figlio!” che mi convinsi che forse aveva capito e condivideva
la mia decisione… un “Cruciatus”
bastò a farmi cambiare idea nell’arco di 2
secondi, quando esplicai il mio desiderio e, tra le lacrime di mia
madre, il mio sogno si frantumò, con non poche cicatrici e
un danno perenne nell’animo. Da quel giorno in poi feci
sempre il mio dovere fino a diplomarmi e a entrare a lavorare, con
qualche spinta, nel Ministero, provando rancore per
quell’uomo che non aveva voluto ascoltarmi, per
quell’uomo che si dichiarava “giusto” di
fronte a tutti i maghi, ma che nell’oscurità delle
mura domestiche agiva indisturbato con anatemi e incantesimi proibiti,
su di me… e su mia madre… come può
crescere un ragazzo nel buio e averne paura? Come può amare
il sole se la sua vita è l’oscurità?
L’odio brucia gli animi più di ogni altra cosa, il
rancore a lungo andare deve placarsi e l’unica arma che ho
trovato io era la vendetta, la soppressione del mio unico problema alla
radice: mio padre doveva pagare!
Crack! Il rumore di un rametto rotto echeggia nel mio
orecchio… immobile, ascolto qualcuno che si avvicina
lentamente a me… uno… due…
tre… mi alzo di scatto e punto la bacchetta contro
l’oscurità della notte, ancora più buia
nella foresta irlandese… non so nemmeno il luogo esatto in
cui mi trovo… dovessi morire qui, sarei soltanto un corpo
senza vita, senza nome, senza terra: il mio più grande
rimpianto? Non essere riuscito a difendere mia madre il giorno in cui
mio padre si lasciò prendere la mano da quel maledetto
anatema… l’aveva cruciata fino allo
svenimento per non avergli fatto trovare il pranzo pronto al suo
rientro, l’aveva fatta impazzire nell’arco di 10
minuti… ma lui, non contento, l’aveva finita con
l’anatema che uccide perché nella sua mente malata
non poteva esistere un figlio sportivo e tanto meno una moglie pazza.
Il ricordo di quel giorno lontanissimo mi fa ancora male adesso, lo
avevo rimosso per non soffrire ancora, non volevo pensarci
perché mi rendeva debole… ma ora è
arrivato il momento di ricordare, di lasciarsi andare, di essere
debole… eccolo… gli occhi lucidi non mi
impediscono di vederlo davanti a me… adesso è
più nitido… adesso è reale…
il rosso dei suoi capelli sembra ancora più vivo al chiarore
della bacchetta accesa che tiene in mano, pronto a scagliarmi
l’inferno addosso.
Allargo le braccia e chiudo gli occhi.
“Sectumsempra!” la voce del ragazzo non trema, non
ha paura né di morire, né di uccidere…
un lampo di luce rossa colpisce il mio petto e mi scaglia a
terra… da questa posizione riesco a vedere il cielo scuro,
poco stellato… le nuvole che coprono la luna si allargano e
le stelle più luminose appaiono ancora più
belle… il sangue fuoriesce dal mio corpo come un fiume e il
mio pensiero va a lei che non sono riuscito a salvare, i suoi occhi
vitrei che mi guardano senza vedermi, mentre la raccolgo da terra e
maledico il suo carnefice, mentre la poso e per la prima volta in tutta
la mia vita, un getto di luce verde esce dalla mia
bacchetta… il mio pensiero va a lui, un giovane ragazzo dal
futuro brillante che io ho interrotto senza pietà, quella
notte dell’ultima battaglia, ghignando e godendo nel vederlo
cadere a terra con il volto atterrito… il mio pensiero va a
tutti quelli che ho ucciso, trafiggendo ogni volta un pezzo della mia
anima, squartandola senza ritegno nè pudore… il
mio pensiero va a te, ragazzo, che stai facendo un grande sbaglio a
vendicarti, come ho fatto io, per rendere onore alla persona amata,
ormai perduta… ti renderai conto che per ogni persona uccisa
il suo spirito si allontanerà sempre di più da te.
Ora i miei occhi si chiudono e la mia mente si affievolisce ma sono
conscio del fatto che la mia vita non è servita a niente, se
non a portare morte e distruzione fuori e dentro di me…
“Portatelo nel reparto d’urgenza!”
Ma cos’è questa confusione? Non dovrei forse
riposare in eternità adesso? Forse è questa la
giusta punizione che merito per aver provocato tanto dolore?
Tutte queste voci intorno a me, mi infastidiscono… si,
adesso si… ora non sento più nulla… il
silenzio intorno a me è un segno di pace che non ho mai
avuto.
Qualche giorno dopo
Gli occhi si aprono automaticamente, vogliono vedere la luce
tanto bramata, mi sento il petto bruciare e la testa duole
insistentemente. Una figura si avvicina a me… non
è possibile… come può essere lui?
“Non è stata pietà la mia…
Fred, ovunque egli sia, non vorrebbe vedermi come assassino!”
Ragazzo… sei stato più forte di me! Hai mantenuta
intatta la tua anima, hai fatto onore a tuo fratello, hai dimostrato
che il coraggio segue altre strade, diverse dalla vendetta…
eccole di nuovo… lacrime che solcano il mio viso, lacrime
che troppo a lungo ho tenuto a freno ora scendono sole, stanche di
starsene rinchiuse a forza, prigioniere di un ideale pieno di morte.
“Percy? Andiamo?” il ragazzo vicino a me risponde
immediatamente a quel richiamo, si allontana e per un’ultima
volta si gira a guardarmi… a guardare il mostro che gli ha
strappato via la vita di suo fratello davanti agli occhi…
occhi troppo giovani per assistere a un abominio simile.
Appena un mormorio flebile, da lontano, ma distinguo le parole e il
loro significato.
“Azkaban… Azkaban sarà la tua
casa… lì avremo giustizia! Lì o in
qualsiasi altro luogo oscuro tu sia destinato ad andare!”
Sono solo… senza nessuno… la mia scelta di
diventare mangiamorte è stata dettata dalla mia giovinezza
rubata, dall’oscurità che mi ha fatto da compagna
per una vita, dalla tristezza che riempiva i miei giorni e
dall’odio che, spregiudicato e insistente, si è
insinuato là dove è impossibile rimuoverlo, come
una macchia indelebile che non va mai via, in un posto che non pensavo
di avere ormai da tempo, nella parte più recondita di me.
Faccio un ultimo sforzo… il mio braccio destro sembra non
voler collaborare, ma richiamo a me tutte le energie, determinato a
compiere il mio destino… la trovo, sembra strano ma per
qualche fortuita coincidenza una bacchetta, non sono sicuro sia la mia,
si trova esattamente lì, sul comodino… la guardo
intensamente… no… non è la
mia… sarai forse stato tu, ragazzo, a darmi la
possibilità di scegliere? O qualche infermiere distratto?
Non ha alcuna importanza adesso… con un’ultima
lacrima versata mi preparo ad andare altrove… nella
luce… o forse, come sempre,
nell’oscurità.
Un ultimo lampo di luce verde per tentare di vivere ancora.