Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Martz88    18/06/2012    1 recensioni
In questa ff scopriremo i pensieri e i ricordi più nascosti, mai rivelati a nessuno per proteggere la sua immagine di folle persecutore di malvagità, di un mangiamorte che fugge da una vendetta, qualche anno dopo la disfatta di Voldemort.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mangiamorte, Percy Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Mi guardo intorno, non vedo nessuno alle mie spalle.
La notte scende già e ho l’impressione di sentire il suo fiato sul collo!
Sento il mio cuore che accelera e decelera senza tregua, qualche lupo lontano che ulula alla luna ignaro del mio destino avverso! Ignaro del fatto che la vera bestia sia io e non lui!
Ecco, mi fermo accanto a quest’albero, giusto per riposare le membra stanche… no! Non posso chiudere gli occhi, lo vedo… vedo il rosso sprigionato dai suoi occhi iniettati di sangue… di sete di vendetta… vedo il rosso del “Sectumsempra” che mi vuole scagliare contro, senza riuscire a beccarmi… vedo il rosso dei suoi capelli svolazzanti dalla folle corsa contro di me! Eppure l’ho sempre fatto… mi sono sempre divertito, cosa è cambiato questa volta? Perché ho avuto un dolore al petto quando quel ragazzo giurava vendetta nei miei confronti per poi accasciarsi sul corpo esangue di un pezzo della sua vita?

Ricordo quando il Signore Oscuro prese potere tanti anni fa, la prima volta, quando iniziò il suo regno di terrore e il maledetto Bambino Sopravvissuto non esisteva ancora!
Piton! Severus Piton, il traditore di tutti noi! Proprio lui, che giurò con il sangue la sua sottomissione e la sua obbedienza al Grande Signore del Male! Lui mi propose di entrare a far parte della cerchia. Secondo quale stupida teoria umana avrei potuto rifiutare l’offerta? Chi cresce in cattività non aspetta altro che un momento come quello.
“Sarai dei nostri?” mi chiese Piton, in quel giorno di un lontanissimo Novembre.
“Il Signore Oscuro esige una risposta…” si soffermò per una breve manciata di secondi e poi riprese “…all’istante!” Aveva negli occhi l’orgoglio quel giorno… lui… il braccio destro del Signore Oscuro… il braccio che lo pugnalò alle spalle lentamente, tradendo la sua fiducia.
Non sono mai riuscito a spiegarmi come un uomo possa passare da una parte all’altra in poco tempo, eppure Piton lo aveva fatto… c’era riuscito pagandone enormemente le conseguenze; si, in fondo che si scelga di stare dalla parte del bene o dalla parte del male, o tradirne l’una o l’altra fiducia, si pagano comunque delle conseguenze… ogni scelta ne ha una.
“Severus! Puoi riferire al Nostro Signore che avrà come alleata fedelissima, una famiglia di Purosangue in più e soprattutto un infiltrato nel Ministero!” ricordo di aver sottolineato “nostro” con molta veemenza e fierezza, e adesso… dove mai sarà andata a finire tutta la mia sicurezza?
Da solo, sperduto tra i boschi d’Irlanda… nessun amico, nessun familiare, nessuno che stia con me… anzi… non proprio nessuno… quel ragazzo non ha mollato la sua presa e ora lo sento più vicino che mai!

Quando ero piccolo avevo un sogno: diventare un famoso giocatore di Quidditch! Ma mio padre, un uomo severo ed austero, con la sua integerrima disciplina, non permetteva nemmeno di parlare di sport, figuriamoci se avesse permesso al suo unico figlio maschio di praticarlo per guadagnarsi da vivere. Certo, gli piaceva andare allo stadio, non tanto per tifare la sua squadra, più che altro per sedere nella tribuna d’onore che spettava al Vice Ministro e farsi lodare dalla gente, ma il solo pensiero che io, Augustus Roockwood, potessi diventare un cercatore, gli avrebbe procurato un infarto seduta stante. Ad Hogwarts trovai il modo di realizzare in parte il mio sogno: diventare cercatore dei Serpeverde al secondo anno di scuola, avevo una certa attitudine nell’acchiappare il Boccino; così, quando mio padre venne a vedere la mia prima partita contro i Grifondoro, dove vincemmo 170 a 20, applaudì talmente forte urlando a chiunque “quello è mio figlio!” che mi convinsi che forse aveva capito e condivideva la mia decisione… un “Cruciatus” bastò a farmi cambiare idea nell’arco di 2 secondi, quando esplicai il mio desiderio e, tra le lacrime di mia madre, il mio sogno si frantumò, con non poche cicatrici e un danno perenne nell’animo. Da quel giorno in poi feci sempre il mio dovere fino a diplomarmi e a entrare a lavorare, con qualche spinta, nel Ministero, provando rancore per quell’uomo che non aveva voluto ascoltarmi, per quell’uomo che si dichiarava “giusto” di fronte a tutti i maghi, ma che nell’oscurità delle mura domestiche agiva indisturbato con anatemi e incantesimi proibiti, su di me… e su mia madre… come può crescere un ragazzo nel buio e averne paura? Come può amare il sole se la sua vita è l’oscurità? L’odio brucia gli animi più di ogni altra cosa, il rancore a lungo andare deve placarsi e l’unica arma che ho trovato io era la vendetta, la soppressione del mio unico problema alla radice: mio padre doveva pagare!

Crack! Il rumore di un  rametto rotto echeggia nel mio orecchio… immobile, ascolto qualcuno che si avvicina lentamente a me… uno… due… tre… mi alzo di scatto e punto la bacchetta contro l’oscurità della notte, ancora più buia nella foresta irlandese… non so nemmeno il luogo esatto in cui mi trovo… dovessi morire qui, sarei soltanto un corpo senza vita, senza nome, senza terra: il mio più grande rimpianto? Non essere riuscito a difendere mia madre il giorno in cui mio padre si lasciò prendere la mano da quel maledetto anatema… l’aveva cruciata fino allo svenimento per non avergli fatto trovare il pranzo pronto al suo rientro, l’aveva fatta impazzire nell’arco di 10 minuti… ma lui, non contento, l’aveva finita con l’anatema che uccide perché nella sua mente malata non poteva esistere un figlio sportivo e tanto meno una moglie pazza.
Il ricordo di quel giorno lontanissimo mi fa ancora male adesso, lo avevo rimosso per non soffrire ancora, non volevo pensarci perché mi rendeva debole… ma ora è arrivato il momento di ricordare, di lasciarsi andare, di essere debole… eccolo… gli occhi lucidi non mi impediscono di vederlo davanti a me… adesso è più nitido… adesso è reale… il rosso dei suoi capelli sembra ancora più vivo al chiarore della bacchetta accesa che tiene in mano, pronto a scagliarmi l’inferno addosso.

Allargo le braccia e chiudo gli occhi.
“Sectumsempra!” la voce del ragazzo non trema, non ha paura né di morire, né di uccidere… un lampo di luce rossa colpisce il mio petto e mi scaglia a terra… da questa posizione riesco a vedere il cielo scuro, poco stellato… le nuvole che coprono la luna si allargano e le stelle più luminose appaiono ancora più belle… il sangue fuoriesce dal mio corpo come un fiume e il mio pensiero va a lei che non sono riuscito a salvare, i suoi occhi vitrei che mi guardano senza vedermi, mentre la raccolgo da terra e maledico il suo carnefice, mentre la poso e per la prima volta in tutta la mia vita, un getto di luce verde esce dalla mia bacchetta… il mio pensiero va a lui, un giovane ragazzo dal futuro brillante che io ho interrotto senza pietà, quella notte dell’ultima battaglia, ghignando e godendo nel vederlo cadere a terra con il volto atterrito… il mio pensiero va a tutti quelli che ho ucciso, trafiggendo ogni volta un pezzo della mia anima, squartandola senza ritegno nè pudore… il mio pensiero va a te, ragazzo, che stai facendo un grande sbaglio a vendicarti, come ho fatto io, per rendere onore alla persona amata, ormai perduta… ti renderai conto che per ogni persona uccisa il suo spirito si allontanerà sempre di più da te.
Ora i miei occhi si chiudono e la mia mente si affievolisce ma sono conscio del fatto che la mia vita non è servita a niente, se non a portare morte e distruzione fuori e dentro di me…

“Portatelo nel reparto d’urgenza!”
Ma cos’è questa confusione? Non dovrei forse riposare in eternità adesso? Forse è questa la giusta punizione che merito per aver provocato tanto dolore?
Tutte queste voci intorno a me, mi infastidiscono… si, adesso si… ora non sento più nulla… il silenzio intorno a me è un segno di pace che non ho mai avuto.

Qualche giorno dopo

 Gli occhi si aprono automaticamente, vogliono vedere la luce tanto bramata, mi sento il petto bruciare e la testa duole insistentemente. Una figura si avvicina a me… non è possibile… come può essere lui?
“Non è stata pietà la mia… Fred, ovunque egli sia, non vorrebbe vedermi come assassino!”
Ragazzo… sei stato più forte di me! Hai mantenuta intatta la tua anima, hai fatto onore a tuo fratello, hai dimostrato che il coraggio segue altre strade, diverse dalla vendetta… eccole di nuovo… lacrime che solcano il mio viso, lacrime che troppo a lungo ho tenuto a freno ora scendono sole, stanche di starsene rinchiuse a forza, prigioniere di un ideale pieno di morte.
“Percy? Andiamo?” il ragazzo vicino a me risponde immediatamente a quel richiamo, si allontana e per un’ultima volta si gira a guardarmi… a guardare il mostro che gli ha strappato via la vita di suo fratello davanti agli occhi… occhi troppo giovani per assistere a  un abominio simile.
Appena un mormorio flebile, da lontano, ma distinguo le parole e il loro significato.
“Azkaban… Azkaban sarà la tua casa… lì avremo giustizia! Lì o in qualsiasi altro luogo oscuro tu sia destinato ad andare!”

Sono solo… senza nessuno… la mia scelta di diventare mangiamorte è stata dettata dalla mia giovinezza rubata, dall’oscurità che mi ha fatto da compagna per una vita, dalla tristezza che riempiva i miei giorni e dall’odio che, spregiudicato e insistente, si è insinuato là dove è impossibile rimuoverlo, come una macchia indelebile che non va mai via, in un posto che non pensavo di avere ormai da tempo, nella parte più recondita di me.

Faccio un ultimo sforzo… il mio braccio destro sembra non voler collaborare, ma richiamo a me tutte le energie, determinato a compiere il mio destino… la trovo, sembra strano ma per qualche fortuita coincidenza una bacchetta, non sono sicuro sia la mia, si trova esattamente lì, sul comodino… la guardo intensamente… no… non è la mia… sarai forse stato tu, ragazzo, a darmi la possibilità di scegliere? O qualche infermiere distratto? Non ha alcuna importanza adesso… con un’ultima lacrima versata mi preparo ad andare altrove… nella luce… o forse, come sempre, nell’oscurità.
Un ultimo lampo di luce verde per tentare di vivere ancora.
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Martz88