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Autore: Its A_    18/06/2012    8 recensioni
Stasera me ne andrò e taglierò tutti i ponti.
Vorrò dimenticare tutto.
La sua faccia, la sua voce, il posto dove vivo che è anche quello dove vivo io.
Lascerò indietro pezzi di me e non raccoglierò nemmeno i cocci che perderò per strada.
Ma starò bene così.
Mi accontenterò di come sono.
Rotto, ammaccato, funzionante a metà.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Larry, ci chiamavano così.
Dicevano che eravamo uguali, anche se non ci assomigliavamo per niente.
Dicevano che ci amavamo, ma loro non sapevano che in realtà ci odiavamo.
Ero sullo spiazzo della chiesa.
Il freddo mi penetrava fino alle ossa.
Ammiravo Doncaster.
Tutto aveva un soprannome qui.
La chiesa, gli abitanti, i quartieri e noi, Larry.
Anche oggi ho sentito che ci chiamavano così.
C’era gente, tanta gente e tutti sussurravano la stessa cosa.
Non mi sono voltato, ho continuato a camminare lento lungo il pavimento lucido della navata della chiesa e al mio passagio la folla si è aperta lasciandomi passare.
Mi guardavano tutti.
Mi sono sentito importante, al centro del mondo.
Assurdo che succedesso proprio qui.
Mi sono sentito gli occhi puntato addosso.
Tutto avevano l’espressione ebete di chi non avesse idea di cosa fare in momenti del genere.
“non vi preoccupate” avrei voluto dire “ nemmeno io so cosa fare.”
Ho posato il girasole sulla bara.
Mi sono chinata e ho baciato il punto in cui probabilmente c’era la sua testa.
Lentamente, come ero arrivato, ho ripercorso la navata e sono uscito fuori.
Da lì quel girasole sembrava così pesante da sfondare tutto.
Ci chiamavo Larry, ma adesso non so come ci chiameranno.
Forse inizieranno ad usare il mio vero nome.
Sono Harry e sono uno dei componenti dei One Direction.
È una bella giornata oggi, il sole splende a Doncaster.
Sono rientrato in chiesa e ci sono rimasto fino alla fine, seduto nelle prime panche.
Ho ascoltato la messa.
Mi sono alzato nei momenti giusti.
Ho fatto finta di pregare come tutti gli altri.
Ho fatto finta di non essere sfinito anche se, quando chiudevo gli occhi, mi veniva da vomitare.
Ho fatto pure finta che me ne fregasse qualcosa di quella stupida esibizione, dei mazzi di fiori intorno alla bara, di quella navata gremita di gente.
Ho sollevato gli angoli della bocca per far apparire un sorriso triste.
Ho fatto finta di apprezzare quegli abbracci patetici e quelle frasi di circostanza solo per farli tutti contenti.
Il prete continuava a dire che era un bravo ragazzo, che il Signore prende con se quelli che hanno un gran cuore.
Anche a sforzarmi Louis nel regno dei cieli non ce lo vedevo proprio.
Continuava a dire che era buono.
A me questa cosa ha fatto incazzare.
Perché io lo so che Louis era un idiota.
Non si accorgeva mai di niente.
Scivolava sulle cose senza opporre resistenza.
Era un frignone, un teppista, uno di quelli che vorresti riempire di botte a prima vista, uno di quelli che ti innervosiscono anche solo la loro presenza.
Io lo odiavo Louis.
E gli volevo bene più di quanto avrei mai creduto.
Adesso lo so.
Stasera me ne vado da Doncaster.
E io lo so che mi mancherà, anche se non riuscirò mai ad ammetterlo.
Farò finta di niente.
Fingerò che questi anni non mi siano mai passati dentro.
Fingerò di averli scordati.
Fingerò di non averli vissuti mai.
Stasera me ne andrò e taglierò tutti i ponti.
Vorrò dimenticare tutto.
La sua faccia, la sua voce, il posto dove vivo che è anche quello dove vivo io.
Lascerò indietro pezzi di me e non raccoglierò nemmeno i cocci che perderò per strada.
Ma starò bene così.
Mi accontenterò di come sono.
Rotto, ammaccato, funzionante a metà.
Quando sono uscito dalla chiesa ho visto Liam venire verso di me.
Portava un vestito nero.
Aveva la faccia triste e un po’ sofferente.
Mi è venuto vicino.
Aveva un mano un mazzolino di fiori bianchi.
Lui avrebbe riso di quella scena.
Lui odiava quei fiori.
A me piacciono i girasolo, per questo glieli ho portati sulla bara.
In fondo è anche il mio funerale.
Gli occhi di Liam erano rossi e gonfi.
Ha pianto per tutta la cerimonia.
Io invece non ho versato una lacrime.
Non c’è niente da piangere.
“Harry non è colpa tua” mi ha sussurrato guardando a terra.
“No. Infatti è stata colpa sua”
Ho guardato di nuovo la navata affollata.
Nella penombra si caricavano la bara di Louis sulle spalle.
Mi sono voltata e sono andato via, senza mai guardare indietro.
Non è colpa mia se è morto.
Io non c’entro niente.
L’unica cosa che so, sarà l’unica cosa che non vorrò dimenticare.
Io odiavo Louis.
Lui era sempre più forte di me.
Lui riusciva a mentire.
Lui riusciva a non far trasparire i suoi sentimenti.
Lui aveva un fidanzata ma la sera tornava da me.
Lui diceva di odiarmi ma la sera mi amava.
Lui diceva che gli facevo schifo ma la sera chiedeva sempre i miei baci.
Poi la notizia.
“Diventerò papà”
Lo stomaco chiuso, le crisi di pianto, la rabbia, la delusione.
Le notte passate a piangere e alla fine l’unica persona che chiamavo era lui.
Mi diceva che mi amava.
Niente sarebbe cambiato.
Eravamo a casa mia, era più “nostra” ormai che “mia.
Avevamo appena finito di fare l’amore.
Quello bello.
Quello intenso.
Quello che lui non faceva con Eleanor.
Il loro era solo stupido sesso.
“ Eleanor sta partorendo, corri in ospedale”.
La chiamata della madre lo fece correre via.
Si rivestì in fretta.
Prese le chiavi della macchina e sul ciglio della porta mi disse che mi avrebbe amato per sempre, ma era padre ormai, non poteva più andare avanti così.
Mi urlò che ero l’amore della sua vita mentre sfrecciava via con la sua porche.
Io lo guardavo imbabbolato dalla finestra mentre le lacrime picchiettavano nel vetro.
Chi avrebbe mai pensato che fosse stata l’ultima volta che lo avrei visto.
Poi la chiamata dall’ospedale.
Ma Louis non c’era mai arrivato in quell’ospedale.
Louis non avrebbe rivisto Eleanor.
Louis non avrebbe visto suo figlio.
Luois non avrebbe rivisto la sua famiglia.
Louis non avrebbe rivisto i suoi compagni.
Louis era morto con l’immagine del mio volto coperto di lacrime.
Si, ero l’amore della sua vita.
Questa cosa mi squarcia il petto tutt’ora.
Col passare dei giorni Doncaster inizierà a starmi stretta.
Sentirò il bisogno di scappare e lo farò.
Riempirò una valigia di cose inutili.
Perché ho buttato via tutto ciò che ci riguardava da quando se ne è andato.
L’unica cosa che non ho buttato è quel pallone da spiaggia che gonfiò Louis in Australia.
C’è ancora il suo respiro dentro.
Prenderò un biglietto e mi trasferirò da Eleanor a Londra.
Staremo insieme, per sempre insieme io e lei.
Lei non mi chiederà mai di parlare di che cosa era per Louis.
Per questo le sarò grata.
Ci sarà sempre per me.
Ci sarà tutte le volte che avrò bisogno di essere rialzato.
Tutte le volte che non riuscirò a camminare.
Chiamerò i ragazzi che mi chiederanno di tornare.
Ma io ancora non ce la farò.
Dovrò aspettare anni.
Mi stabilirò a Londra.
Starò con Eleanor e mio nipote.
Il girono in cui mi chiamerà zio io scoppierò a piangere e lei mi sfotterà facendomi il verso.
Improvvisamente mi sembrà di essere felice, soprattutto quando lo guarderò crescere.
Mi accorgerò che non ha nemmeno un particolare di Eleanor.
William è moro ed ha gli occhi azzurri.
Ha preso tutto quello che poteva da Louis, è la copia sputata.
Mi verrò da sorridere a pensarci e penserò che il tempo fa alleviare tutto, anche il dolore più grande.
Cinque anni dopo tornerò a Doncaster per la prima volta e non sarà cambiato niente.
Ci sarà la famiglia Tomlinson.
Ci sarà Liam con Danielle.
Ci sarà Zayn con i suoi tatuaggi.
Cu sarà Niall con il cibo.
Ci sarà l’appartamente di Louis ancora vuoto.
È una fortuna che sia così.
Non lo vorrei di nessun altro.
Qualche giorno dopo troverò la forza di andare in quel cimitero dove non sono mai andata.
Guarderò quella foto sulla lapide.
Quella foto scattata il giorno del tuo ventunesimo compleanno.
Niente mi sembrerà così lontano come l’attimo imprigionato nella foto.
Allora prenderò in braccio William, quel figlio che non hai mai visto.
E mi verrà un groppo in gola al pensiero di come sarebbero potute essere le cose se Louis fosse ancora vivo.
Di quello che saremmo stati.
Io dopo di lui non ho avuto nessun altro.
“Zio piangi?”
Guardo William troppo piccolo per accorgersi della somiglianza che lo lega con la foto davanti.
Sorrido.
“No tesoro, non piango”
Un giorno gli spiegherò il perché non ha mai conosciuto suo padre.
Un giorno gli dirò chi era Louis.
Un giorno gli dirò quanto valeva per me Louis.
Un giorno mi scuserò.
Un giorno, non adesso.
C’è tempo.
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 Salveeeeee!
 Questa è la prima Larry che scrivo quindi abbiate pietà.
 È da un po’ che ho in mente questa idea e volevo scriverla e finalmente ce l’ho fatta.
 Ho pianto mentre la scrivevo questo per dirvi quanto sono patetica D:
 Spero vi piaccia e mi farebbe tanto piacere sapere cosa ne pensate magari tramite un recensione!
 Passate anche dalla mia Long se vi va “Cause I was there when you said forever and always”
 Allora prossima!
 Lots of love.
 A :) xx
 
  
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