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Autore: AngelWithoutWings    18/06/2012    1 recensioni
Ci sono cose che non riusciremo mai a dimenticare.
Momenti. Sentimenti. Emozioni. Amore. Dolore...
Per Hayley tutto questo, poteva essere riassunto in una sola parola.
Daniel.
Non sarebbe mai riuscita a dimenticare il 9 ottobre di un anno fa.
Se ne stava seduta sulla panchina davanti al College, scarabocchiando come al solito sul suo album, ascoltando la sua canzone preferita, Boulevard of Broken Dreams.
Fu allora che il suo basco rosso le scivolò dalla testa, sospinto dal vento. Si voltò appena in tempo, afferrandolo al volo.
Strinse la presa, quando il ragazzo dalla felpa grigia lungo il viale si voltò verso di lei.
Il ritornello della canzone.
Gli occhi del ragazzo, da dietro i ciuffi biondi, incontrarono i suoi.
I brividi le percorsero tutta la schiena.
Un sorriso le si espanse timido sul viso, ricambiando quello del ragazzo simultaneamente.
Poi il ritornello finì.
Un gruppo di ragazzi stava attraversando la strada, tra lei e quel ragazzo.
Lo perse di vista.
La batteria e la voce di Billie Joe accompagnarono i battiti accelerati del suo cuore.
Si alzò in piedi, aspettando di vederlo.
La musica si calmò di nuovo.
Ma il ragazzo se ne era andato.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Mysterious & The Dear Boy

La campanella risuonava ancora nell’aria.
Il chiacchiericcio delle studentesse, appena uscite da scuola si allontanava sempre di più.
Hayley si sistemò il basco rosso sui boccoli castani scossi dal vento e sorrise inconsciamente ripensando al messaggio che aveva ricevuto in prima ora, sbirciando da dentro l’astuccio.
<< Sono appena tornato. Non ho voglia neanche di disfare le valigie. L’unica cosa di cui sento davvero il bisogno è rivederti.>>
Continuò a camminare trasognata, pensando al viso del suo migliore amico. Le sue lentiggini. I capelli castani scuri perennemente spettinati che gli davano un’aria sbarazzina ma allo stesso tempo tremendamente bello. Gli occhi del colore del miele che si illuminavano ogni volta che le sorrideva. Le sue labbra rosee e il modo in cui si piegavano, lasciando scoprire i denti perfettamente bianchi e una risata sonora. Harry le era mancato in tutti i suoi più piccoli dettagli. Ma adesso, sentendo il cuore che accelerava, le sembrava che non si fossero mai separati.
La bolla di pensieri nella quale era inglobata si ruppe all’improvviso, riportandola alla realtà, non appena mise piede dall’altra parte della strada.
Precipitò nella realtà. E la realtà era che si trovava all’angolo di un alto muro di cemento grigio e squallido, ricoperto di graffiti altrettanto squallidi e tristi.
Il correzionale di fronte alla sua scuola.
Sentì delle voci, poco distanti e si voltò verso la loro direzione. Un gruppetto di ragazzi, con la caratteristica divisa nera, era appostato al cancello, intento a chiacchierare.
Uno però, si era accorto di lei e, con un cenno del capo, la indicò ai suoi amici.
Si portò una mano ai capelli, nascondendone un ciuffo dietro l’orecchio.
Aveva due possibilità: fare la figura della vigliacca e riattraversare la strada o passare davanti a quei ragazzi, pronta a battutine, sguardi indiscreti o chissà cosa.
Sospirò, abbassando il viso. Avrebbe tanto voluto che ci fosse stata una terza possibilità.
“Tranquilla, sono innocui.” Rise qualcuno alle sue spalle.
La sua terza possibilità.
Il suo interlocutore fece un passo avanti, avanzando con le mani in tasca. Si appoggiò con la spalla al muro. Alzò lo sguardo, anche se semi coperto dal cappuccio grigio.
Hayley lo riconobbe subito come il ragazzo che aveva attirato la sua attenzione qualche giorno prima.
Il suo cuore tornò a battere normalmente, rassicurato da un’ondata di calma inspiegabile ma che, ne era certa, era dovuta all’arrivo di quel ragazzo.
“Lo... lo so.” Balbettò. Raccolse tutti i capelli su una sola spalla, in un gesto nervoso.
Il ragazzo levò gli occhi dal gruppetto, puntandoli su di lei. Sorrise divertito e lei si sentì avvampare.
Avrebbe tanto voluto riuscire a vedere i suoi occhi, anche se nemmeno lei riusciva a spiegarsi tutta quella curiosità.
“E’ che non passano molte ragazze da queste parti...” Alzò le spalle, riprendendo a parlare per rendere quella situazione meno imbarazzante. Eppure ad Hayley sembrò che lo avesse fatto per metterla a suo agio e subito dopo si diede della stupida, per ingigantire e fraintendere sempre tutto.
Lo guardò timida e, anche se non poteva vederli, sentiva i suoi occhi sul suo viso.
“La maggior parte preferisce passare per Land Street, anche a costo di allungare terribilmente.”  Indicò con un cenno del capo alla sua destra, la strada. Poi incrociò le braccia al petto, ancora appoggiato alla parete “Le più temerarie, camminano dall’altra parte della strada.”
“E su questo marciapiede?” Lyn infilò le mani in tasca.
Lui rise in un sussurro, creando una nuvoletta di condensa “Nessuna ragazza intelligente, probabilmente.” Indicò con la mano la strada dietro di lei “Per questo nessuno ti giudicherà se ora riattraversi la strada e prosegui per un’altra via.”
“Ma... non sei stato tu a dire che sono innocui?” commentò.
Si meravigliò di se stessa, per aver superato l’ostacolo della timidezza e riservatezza che la bloccava sempre all’inizio delle relazioni con le persone.
Ma non aveva mai incontrato un ragazzo che le infondesse disinvoltura come quello, pensò.
Sorrise sghembo, studiandola interessato e annuì “Eppure, sei ancora qui.”
Hayley arrossì. Si voltò verso il cancello dell’istituto, mordicchiandosi le labbra.
Non poteva saperlo, ma gli occhi del ragazzo si concentrarono su quest’ultime.
Prese un respiro profondo e mosse un passo. Alzò lo sguardo e scoprì che quei tizi la stavano letteralmente aspettando. Abbassò la testa, sconfitta “Perché devono rendere tutto così difficile?”
Sentì di nuovo la risata del ragazzo, ma più vicina.
E poi alle sue narici arrivò un’ondata di profumo di tabacco misto ad un odore dolce, come l’anice. Prima che se ne rendesse conto, si sentì protetta intorno alle spalle. Alzò il viso, trovando il profilo del ragazzo affianco a sé.
Di nuovo, arrossì violentemente, constatando che il suo braccio le circondava le spalle e le sue dita affusolate avevano trovato il laccetto del cappuccio con cui giocare, sulla sua spalla.
Si mossero insieme. Lei si stupì, lui invece continuò a camminare senza mai voltarsi verso di lei.
La sua mano, lasciata lungo i fianchi, sfiorò per la terza volta i jeans del ragazzo. Perciò, preoccupandosi di infastidirlo, la infilò in tasca. Lui sorrise, nascosto dal cappuccio ma fu tradito da un’altra nuvoletta di condensa.
“Ci siamo...” interruppe il silenzio che si era instaurato tra loro dal primo passo, avvicinandosi appena al suo viso, essendo diversi centimetri più alto.
Non che fossero passate ore, ma ogni passo, ogni secondo, per Hayley equivaleva ad una misura di tempo indeterminata.
Annuì, riuscendo ormai a distinguere lo stemma sulla giacca di uno dei ragazzi.
Non alzò di più lo sguardo, non voleva incontrare i loro occhi, anche se si rendeva conto di quanto fosse stupido tutto questo.
Il primo che l’aveva segnalata, si appoggiò con le spalle e la scarpa destra al muro, rivolto verso la strada. Verso di loro.
Chissà perché, ma quel movimento le fece venire i brividi.
D’impulso, alzò la mano destra, intrecciando le sue dita a quelle del ragazzo sulla sua spalla.
Lui non disse niente, l’assecondò semplicemente.
Forse riusciva a capirla? Oh forse l’aveva fatto con molte altre ragazze prima...
Aggrottò le sopracciglia, voltandosi a guardare la sua mano olivastra legata a quella diafana del ragazzo.
Non le era mai successo prima e forse quella strana sensazione alla bocca dello stomaco non era neanche gelosia.
Sapeva solo che l’aura positiva e la calma che gli trasmetteva quel ragazzo era per lei. L’idea che altre ragazze avessero potuto percepirle la infastidì.
I suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di una folata di fumo.
Storse il naso, incontrando gli occhi scuri del moro poggiato ai mattoni grigi. Le sorrise, per niente rassicurante.
Il ragazzo strinse la presa sulla sua mano, voltandosi verso il tizio e lo incenerì con lo sguardo, tanto da farlo indietreggiare.
Hayley sorrise arrossendo, mordicchiandosi il labbro.
No. Per qualche ragione, ora era sicura che le attenzioni di quel ragazzo nei suoi confronti, fossero solo per lei. Che lo fossero sempre state e lo sarebbero state in futuro. E questo la faceva sentire protetta e onorata.
Superarono il cancello, sentendo il borbottio dei ragazzi.
“Spero per loro che non ti stiano guardando la gonna dell’uniforme.” Si avvicinò di nuovo, sorridendo sincero.
Rise, scostandosi i capelli.
Quello che le era sembrato un percorso infinito da sola, si concluse troppo presto con lui.
Aspettò che fosse lei la prima a sciogliere il loro contatto.
Lo lasciò andare, sorridendo timida “Beh... grazie.”
Le sembrò che il vento di ottobre la colpisse in pieno, priva della sua protezione.
Lui annuì, abbozzando un sorriso e infilò di nuovo le mani in tasca “Beh, ci si vede.”
Prima che lei avesse il tempo di aggiungere altro, la salutò con un cenno del capo. Si voltò, entrando nella stradina che costeggiava il lato est del muro.
Hayley si ritrovò quindi a guardarlo allontanarsi, mentre dal cielo cominciava a cadere delicata la neve
 

***



La ragazza aprì la porta a vetri dello Starbucks, lasciandosi avvolgere dal caldo aroma di cioccolato e caffè.
“Hayley!” Harry si alzò in piedi, sbracciandosi da un tavolo vicino alla vetrata.
Sorrise, nell’istante esatto in cui i loro sguardi si incontrarono e corse nella sua direzione.
Lui allargò le braccia, sorridendole raggiante e bellissimo.
Lei lo contemplò solo per un attimo, prima di tagliare quella distanza tra di loro, accelerando e gli saltò in braccio, cingendogli il collo e alzando le gambe all’indietro. La strinse in vita, increspando il tessuto della giacca sotto le sue dita, affondò la testa tra i suoi capelli, sentendone il profumo di vaniglia di cui aveva sentito la mancanza. Lei, d’altro canto, gli accarezzò la nuca, sentendo le catenine d’argento fredde sui polpastrelli e poi immerse le dita nei suoi capelli scuri e morbidi.
“Mi sei mancata.” Le sussurrò, baciandola sulla guancia.
Quel sussurro e il contatto con le sue labbra le provocò una scarica di brividi ed un sorriso enorme sul suo viso. Strinse la presa, stringendo il colletto della camicia nel pugno “Non immagini quanto tu sia mancato a me.”
Le Converse nere toccarono di nuovo le mattonelle lucide del locale. Ma nessuno dei due lasciò andare l’altro. Lei continuava ad accarezzargli quei ciuffi dietro il collo e lui a disegnarle dei cerchi con il pollice sulla schiena, guardandosi negli occhi sorridenti.
“La prossima volta che ai tuoi viene la brillante idea di farti frequentare un corso di tre mesi lontano da me mi sentono, chiaro?” risero, abbracciandosi un’ultima volta.
Le prese le mani, facendola sedere di fronte a lui.
Rimasero a parlare per quasi un’ora in quel locale, condividendo aneddoti divertenti e promettendosi di recuperare tutto il tempo perso. A tale scopo, lui si propose di riaccompagnarla al College.
Camminarono tenendosi la mano, ridendo sotto la neve, che si stava facendo più fitta, tranquilli, stonando quindi con il resto dei cittadini e degli ausiliari, che si stavano mobilitando per rendere accessibile il passaggio delle strade.
Attraversarono la strada dopo il videonoleggio, prima dell’inizio del muro del correzionale. E mentre calpestavano le strisce bianche sull’asfalto, Hayley si voltò verso la via in cui era sparito il ragazzo misterioso, quasi che si aspettasse di vederlo comparire.
“Hayley, mi stai ascoltando?” la richiamò Harry, ridendo e le passò una mano davanti agli occhi.
Rise anche lei, scusandosi “Certo. Dicevi?”
Il suo migliore amico sorrise, scuotendo la testa divertito “Ti stavo invitando a passare il pomeriggio insieme anche domani.”
Si ritrovarono all’entrata del dormitorio “Sì, domani è perfetto.”
Lui annuì, sorridendole “Allora a domani!” si avvicinò, baciandole le guancie e la salutò di nuovo, prima di voltarsi e incamminarsi verso il suo appartamento in Blue Avenue.
Hayley risalì le scale rovistando nella sua borsa alla ricerca delle chiavi della sua stanza. Aprì la porta una volta giunta al terzo piano. Lanciò cappello, borsa e cappotto sul letto, lasciando scivolare per terra l’uniforme che indossava, per rifugiarsi direttamente in bagno.
Lasciò che l’acqua calda arrivasse quasi all’orlo della vasca, prima di entrare ed immergersi fino a coprirsi le spalle. Premette play dalla playlist del cellulare e si lasciò cullare per qualche minuto dalle sue canzoni preferite, con la testa poggiata al muro e gli occhi chiusi.
Aveva appena rivisto Harry dopo mesi. Il suo migliore amico per il quale -ormai non sapeva più nasconderlo nemmeno a se stessa- provava qualcosa di più della profonda amicizia che li aveva sempre uniti.
Allora perché, le immagini che  le saltavano alla mente erano quelle di un ragazzo con una felpa grigia e un ciuffo biondo che spuntava dal cappuccio, nascondendo i suoi occhi?
Si alzò, insaponandosi e sciacquandosi di fretta. Lasciò i capelli bagnati avvolti in un asciugamano e tornò in camera indossando solo la sua magliettona dei Guns ‘nd Roses preferita e un paio di slip in perfetta tenuta da casa. Si sedette a gambe incrociate sui cuscini sul davanzale della finestra, afferrando un carboncino e l’album da disegno.
Lasciò quindi che le immagini che le affollavano la mente, prendessero vita sulla carta.

Mi sentivo in colpa ad aver pubblicato solo il primo capitolo, ieri. Per giunta così simile alla trama.
Ecco quindi il secondo capitolo.
Spero davvero che vi piaccia e che lascerete delle recensioni.
Il terzo capitolo non esiste ancora, a dire la verità, quindi mi prendo un po' più di tempo stavolta.
Intanto, di nuovo, lasciate delle recensioni.

 

  
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