Storie originali > Introspettivo
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Autore: YueKono    19/06/2012    1 recensioni
Raccolta di racconti che parlano di scuola, esperimenti letterari ed ispirazione.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Rosso di sera
 
Sembra quasi che il pettirosso mi guardi. Da fuori, appoggiato alla finestra dell' aula, tiene la testa di profilo, reclinata verso di me, pare proprio osservarmi.

Il suo petto è di un rosso acceso ed è veramente un uccellino pasciuto. La sua curiosità forse è data dalle strane erbette che, dall'ultimo banco vicino alla finestra, sto sfacendo, nascosto dallo zaino. Forse è per questa curiosità dimostrata dai volatili che, non ricordo chi, si era fissato sul ritrarre sempre uccelli, o alla peggio donne e uccelli. Sotto effetto di droghe, ovviamente, o un pettirosso non si sarebbe mai interessato a lui.

Una scossa brusca mi arriva da destra, il Cirilli mi da una gomitata di avvertimento: l'ora sta per suonare, al cambio dell'ora si va sulle scale antincendio. Inizio a lavorare più velocemente nello spezzettare, accumulo un poco di tabacco American Spirit alla mia sinistra, ma ricevo un' altra gomitata: il Cirilli fa segno di no con l'indice, vuole un 'purino'.  All'ora seguente c'è compito di arte, gli ricordo, poi t’addormenti.

Mi fa intendere a gesti che un 'purino' non lo tange e ridacchia a denti scoperti. Ha i denti gialli. Sistemo i trucioli nella cartina Rizla e chiudo il tutto con una leccata.

Sulle scale, il Cirilli parla di filosofia di vita. Mi dice che le 'canne', in realtà, aprono il cervello, che senza questa apertura, noi se ne usa troppo poco. Però mentre fuma e parla, sbaglia diversi congiuntivi, noto. Ma non lo dico, che poi si offende. Continua dicendo che questa apertura permette di visualizzare un mondo migliore, un'utopia che i cervelloni negano, ma solo perché non hanno provato l' hiv. Lo correggo stavolta, l' hiv è una malattia, è l' hashish quella che dici te .
Borbotta qualcosa sui suoi problemi di dizione. Finiamo il nostro affare e torniamo in classe.

Quella di arte è furiosa, ma ci consegna il compito. “Tema libero sull' ispirazione artistica” indica il testo a fronte “Se possibile, fare riferimenti a tecniche e opere di uno o più degli autori proposti”.

Scorro confuso i nomi e scorgo quello che mi sfuggiva guardando il pettirosso. Sento la testa pesante eppure il cuore mi pompa forte nel petto: guardo la finestra e fuori vedo il pettirosso, il mio pettirosso, il mio guru. Il 'purino' di prima mi ha lasciato l' asciutto in bocca, sento la lingua tersa, che struscia ruvidamente il palato. Ho sete, troppa sete, e devo fare il compito, non posso uscire, sono in trappola. Non posso nemmeno guardare il pettirosso, devo guardare il foglio sul banco. Appena finito il compito solleverò gli occhi e incrociando lo sguardo con l'animale, troverò la risposta in quelle biglie nere, nel suo petto rosso. Finirò e saprò qualcosa di superiore.

 Mirò. Io lo capisco, quest'uomo, che ammirava gli uccelli. E le donne. Alzo gli occhi giusto un poco, per vedere Camilla, nelle sue dolci curve. Ha le guance tonde e gli occhi grandi, dei riccioli voluminosi e ribelli che risplendono di ramature rosse. E' un poco sovrappeso ed ha il seno grosso, pieno. E' bella ed il ramato dei suoi capelli riprende il rosso del pettirosso, in maniera meno audace.

 Eppure è deciso, come quella volta che abbiamo chiesto a Camilla perché fumasse con quelle ragazze di seconda e non con noi, e  lei è arrossita vagamente. Ha detto senza cattiveria che era sicura che quelle di seconda non le avrebbero mai fatto nulla, e che noi non ci conosceva a sufficienza e non poteva dirlo con sicurezza.

Mi piace Camilla. Scrivo dell' ispirazione artistica di Mirò con la sete, la claustrofobia, il pettirosso e Camilla nella testa. Scrivo come un pazzo, sento che mi fa male il gomito, il bicipite, premo troppo sulla penna, mi sforzo più del necessario. Ho il fiato corto, affannato. Anche Mirò sentiva di dover andare avanti furiosamente, procedere di livello, anche se le noie erano tante. Mi si inumidisce la curva fra le labbra e il mento, sono infervorato ed appassionato come l' artista, che vede nascere la sua donna ed il suo uccello sul foglio, o forse uno stormo intero.

In un tempo che è parso un' eternità o un vortice istantaneo, finisco il compito. Guardo le otto colonne scritte fitte, tiro su col naso. Sono riuscito a farlo. Richiamo la professoressa per consegnarlo, che mi risponde con uno sguardo stupito, forse è troppo presto. Tenendo il foglio del compito in alto, mi volto finalmente verso la finestra. Divento sgomento: piove. Il mio pettirosso non c'è più, ed io ho perso la verità. Spento, mi volto verso la prof, che guardando arcigna il mio compito, è costretta ad ammettere a se stessa che forse stavolta me lo deve dare per buono. Un bagliore rosso mi cattura la coda dell' occhio: Camilla si gira per un istante, da dietro le spalle le vedo appena la gota destra ed un occhio, ma mi basta. L' iride è nera, nerissima.

 

Piove da tre giorni ormai ed il mio amico non si è più fatto vedere. Sono fuori dal cancello di scuola, fumo col Cirilli dopo i corsi di recupero di matematica. Lui sta aspettando il Canova, che lo riporta in motorino anche con questo tempo. Tempaccio infame, direbbe il nonno. Sorrido nel ricordarlo e distrattamente volgo lo sguardo verso Camilla, che parla con le amiche nel cortile. Faccio un tiro ed incrocio i suoi occhi. Forse divento rosso quanto lei anch'io? Quest'attimo è importante. Il Cirilli mi chiama, costringendomi a guardarlo. Mi lascia da finire a me, che il Canova va adesso, ha fretta. Lo saluto distrattamente e mi volto di nuovo  verso Camilla. Ha ripreso a parlare ed ha fatto qualche passo fuori dal cancello, mi da le spalle. Ho perso il contatto. Scrollo il capo e faccio per portarmi il filtro alla bocca, quando due dita lo intercettano e me lo tolgono delicatamente di mano. Camilla mi guarda negli occhi senza nascondersi e fa un tiro. Dalla mia canna. Mentre butta fuori il fumo, me la restituisce appoggiandomela con prudenza sulle labbra. Sorride e poi mi volge le spalle, camminando decisa.

D'inverno il sole tramonta presto. Un buco di cielo rosso all'orizzonte tinge di fuoco i capelli di Camilla che se ne va.

Un cinguettio sopra la mia testa mi sveglia dall' incanto, e penso “rosso di sera, bel tempo si spera”.

 
  
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