Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Beapot    19/06/2012    3 recensioni
E se dopo la guerra il trio si fosse separato? E se Hermione non fosse riuscita a riunirsi ai suoi genitori e l'unica persona su cui può contare fosse Ron? E se anche lui, a un certo punto, sembrasse lasciarla da sola?Spin-off di "No More Sorrow", ma non è necessario aver letto la long per capire questa OS
[Storia partecipante al Contest "Scrivere è un atto di fede" indetto da Freddy16 sul forum di EFP ma in attesa del giudizio di ValViols]
Genere: Angst, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
- Questa storia fa parte della serie 'Five years later'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



Letting her go

 

Ci aveva provato. Aveva provato ad aspettare che il tempo guarisse le ferite e riportasse i sorrisi sui loro volti, ma era stato inutile. Restare immobili in attesa dell'ignoto non avrebbe aiutato nessuno; lo aveva visto con George che aveva ricominciato a mangiare solo dopo aver riaperto il negozio, e con Arthur che tornava stremato dal lavoro e non aveva le forze per piangere; persino Molly canalizzava le sue energie in una cucina compulsiva per non avere il tempo di fermarsi a osservare una casa vuota.

Ron ci aveva messo un po', ma alla fine lo aveva capito anche lui.

«Dovremmo fare qualcosa anche noi» aveva detto un giorno di fine estate, stringendo la mano di Hermione che ormai sembrava essere diventata un tutt'uno con la sua.

Lei si era lasciata andare, non parlava quasi più, non si preoccupava di Harry che non si faceva vedere da giorni, ma alla fine Ron era riuscito a persuaderla a tornare a Hogwarts per terminare l'ultimo anno, con la speranza che se avesse ripreso a studiare avrebbe riacquistato un po' di forza di volontà e fiducia in se stessa.

Aveva ritrovato i suoi genitori pochi giorni dopo la fine della guerra e aveva rimosso l'incantesimo di memoria che aveva imposto su di loro quasi un anno prima, ma quando i signori Granger l'avevano riconosciuta e avevano ascoltato il suo racconto erano rimasti a guardarla increduli. Si erano detti delusi per il suo comportamento, sentendosi usati e ingannati, e rimproverandola per aver deciso per loro, così le avevano voltato le spalle senza pensarci due volte.
Ron l'aveva sorretta, le era stato vicino quando si era lasciata andare alle lacrime, e aveva tentato di rassicurarla nella stanza di un hotel Babbano in un paese sperduto dell'Australia.

«Sono i tuoi genitori, ti vogliono bene. Devi solo dar loro il tempo di riprendersi dallo shock» aveva detto, asciugandole le lacrime e stringendola a sé. «Restiamo ancora un po', tra qualche giorno ci parleremo di nuovo».

E lei si era fidata, si era lasciata invadere dalla speranza, desiderando che oltre al suo volto si ricordassero anche di amarla, ma l'incantesimo era stato troppo forte. I suoi genitori ricordavano i suoi lineamenti come avrebbero potuto ricordare quelli della cassiera del negozio di alimentari sotto casa, ma dell'amore che avevano provato per lei non c'era più traccia. Non si erano fatti problemi ad allontanarla di nuovo e ad urlarle contro, e lei era stata sul punto di avere una crisi di nervi.
Solo la presenza di Ron al suo fianco le aveva impedito di cedere del tutto.

«Sono rimasta sola, non ho più nessuno» aveva pianto tra le sue braccia, e lui l'aveva stretta ancora di più a sé, promettendole che non l'avrebbe lasciata sola.

«Io sono qui» aveva detto con una forza e una sicurezza che non credeva di possedere, e in quelle parole ci credeva davvero.

Era arrivato il momento di fare qualcosa, di riscuotersi e riprendere a vivere, e avrebbero potuto farlo insieme, così erano tornati in Inghilterra e lui l'aveva accompagnata a Diagon Alley a comprare il necessario per la scuola, l'aveva salutata sul binario per l'Espresso di Hogwarts e le aveva promesso di scriverle.

Harry si era rinchiuso in Grimmauld Place e non si era fatto vedere nemmeno il primo settembre alla stazione; erano rimasti soli, loro due contro tutto il dolore che li opprimeva, e avevano giurato di superarlo insieme.

Quando tornò a trovarlo per le vacanze di Pasqua, Hermione scoprì che, aiutando George al negozio, Ron aveva guadagnato abbastanza galeoni da potersi permettere un piccolo appartamento in una via secondaria di Diagon Alley. Le aveva fatto trovare le chiavi sotto al cuscino, la mattina prima che tornasse a Hogwarts, e avevano sorriso felici.
Forse non era tutto perduto, forse loro avrebbero davvero potuto ricominciare insieme.

Ron si presentò alla cerimonia per la consegna del diploma assieme alla sua famiglia, che non si alzò ad applaudire solo al nome di Ginny, ma lo fece anche quando la McGranitt consegnò l'attestato a Hermione. Il sorriso sul volto della ragazza era qualcosa che aveva quasi dimenticato, ma Ron era riuscito a vederlo di nuovo nel momento in cui, con quella semplice accortezza, le aveva ridato la sicurezza di non essere completamente sola.
Dopo quel giorno divennero ufficialmente una cosa sola: Hermione portò tutte le cose - il baule di Hogwarts e qualche altro oggetto personale - nel nuovo appartamento di Diagon Alley, e tra quelle mura si costruirono una nuova vita facendo affidamento l'uno sull'altra.

C'erano notti in cui entrambi si svegliavano, sudati e col respiro affannato, perché gli incubi e le vecchie paure non li avevano mai abbandonati davvero, c'erano volte in cui piangevano - per la morte di un fratello o per l'abbandono dei genitori – e si asciugavano le lacrime in silenzio, insieme, e c'erano notti in cui allontanavano ogni pensiero facendo l'amore e scambiandosi tutto ciò che provavano.
Erano una squadra, allora più che mai, e cercavano la forza di andare avanti in quel legame che rincorrevano da anni e che finalmente li aveva uniti.

«Dobbiamo riprendere in mano le nostre vite» aveva detto Hermione un giorno, accarezzando con delicatezza il petto nudo di Ron che si alzava e si abbassava, mosso dal suo respiro calmo. Stavano meglio, ma erano ancora sospesi nell'ignoto e senza nessuna certezza. Lo stipendio di Ron non bastava per mantenerli entrambi, e Hermione non aveva alcuna intenzione di restare ferma a guardare mentre lui si prendeva tutta la responsabilità sulle proprie spalle.

Qualche giorno dopo lei fece domanda al Ministero e Ron si iscrisse all'Accademia per Auror. Era passato poco più di un anno dalla fine della guerra, e loro erano già pronti a rialzarsi.

Il dolore continuava ad andare e venire: nelle notti silenziose, o quando vedevano Harry evitare i loro sguardi nei corridoi del Ministero, o quando Molly li invitava a pranzo solo per riempire il grande tavolo di legno, ma loro c'erano sempre, l'uno per l'altra, in ognuno di quei momenti.

 

Erano riusciti a tenersi in equilibrio per i primi anni, tra sfoghi, lacrime, e risate, ed entrambi avevano ottenuto un buon lavoro al Ministero. Con il tempo avevano ripreso ad uscire con alcuni vecchi amici, ad abbellire il piccolo appartamento con foto di ricordi e oggetti allegri, e si sentivano quasi in pace. Non si vergognavano di mostrarsi deboli agli occhi dell'altro, non si sentivano diversi, ma condividevano le stesse emozioni e non erano più soli.

Finì tutto in attimo, a cinque anni dalla fine della guerra, in una fredda mattina di settembre, quando Hermione si trovò improvvisamente davanti alla precarietà del loro equilibrio.
La sera prima avevano rilasciato l'ennesima intervista sulla guerra, per la ricorrenza di chissà quale evento a cui comunque non avrebbero mai partecipato, ed entrambi erano tornati a casa con un peso sul petto e la voglia di chiudere il mondo fuori. Si erano stretti l'uno all'altra, nel buio della loro stanza, e si erano nascosti dai ricordi facendo l'amore. Le braccia di Ron erano sembrate più forti, più sicure, e Hermione si era lasciata cullare da lui.
Quella notte si era svegliata più volte, quando le immagini riportate alla mente dalle parole del giornalista prendevano di nuovo forma nei suoi sogni - feriti, morti, case e vite distrutte, - ma i suoi singhiozzi non avevano scosso Ron. Era la prima volta che succedeva, la prima volta che lui non apriva gli occhi e la stringeva più forte per proteggerla, e allora Hermione aveva capito che era andato avanti. Aveva sconfitto gran parte del dolore, ci era riuscito all'improvviso, e lo aveva fatto senza di lei, lasciandola di nuovo sola e senza un appiglio.

Ron si era svegliato poco dopo l'alba, sereno e riposato, e non si era accorto del cuscino umido di lacrime e delle occhiaie di Hermione. Non si era accorta dei suoi pensieri e delle sue paure, e l'aveva salutata come faceva sempre prima di andare a lavoro. Lei era rimasta a guardarlo andar via, finalmente libero, e aveva deciso di farsi da parte e di lasciarlo essere felice.
Quando Ron era tornato a casa, quella sera, si era stupito di trovarla vuota. Aveva aperto con urgenza le poche porte dell'appartamento - cercando in cucina, nel piccolo bagno, nel salotto, - e solo quando si era ritrovato nella loro camera da letto si era rassegnato al fatto che Hermione non sarebbe tornata.

Aveva lasciato un biglietto in cui si scusava per non essere più in grado di restare con lui. Diceva che lui meritava la serenità che aveva raggiunto e che lei lo avrebbe solo trascinato di nuovo nel baratro del suo dolore, perciò era meglio che le loro strade si separassero. Lo ringraziava per il sostegno e l'amore di quegli anni e gli chiedeva di non cercarla più, perché sarebbe stata la scelta migliore per entrambi.

Ron era rimasto a fissare la sua grafia ordinata per qualche minuto, incredulo e addolorato, mentre le immagini della vita che avevano costruito insieme gli passavano davanti agli occhi e lui non poteva fare niente per trattenerle.

Hermione lo aveva lasciato perché si sentiva inadeguata a lui. Lei, che era sempre stata dolce, forte, e sensibile, lei che nel suo cuore era sempre stata perfetta e gli aveva perdonato tutti gli errori commessi in quegli anni, si stava facendo da parte per lasciarlo essere felice perché temeva di essergli d'ostacolo. Forse non ricordava che si stavano rialzando insieme, forse non sapeva che era solo merito suo se lui era riuscito ad andare avanti quando tutte le speranze sembravano perse. Forse non sapeva che lui non si sarebbe dimenticato di lei neanche se fosse scomparsa dalla sua vita per sempre.

Ron avrebbe voluto piangere mentre respirava per l'ultima volta il suo odore rimasto intrappolato tra le lenzuola, avrebbe voluto pregarla di tornare, ma sapeva che tentare di convincerla che stava sbagliando avrebbe solo peggiorato le cose.

Poteva solo lasciarla andare e sperare di riuscire ad andare avanti.

L'avrebbe lasciata andare, ma non avrebbe mai smesso di amarla e di preoccuparsi per lei.

 



NdA: come ho detto nell'introduzione, questa storia è uno spin-off della mia long "No More Sorrow", quindi colgo l'occasione per pubblicizzarla anche qui.
Non ho molte altre cose da dire, se non che ringrazio ValViols per aver accettato il ruolo di giudice sostitutiva nel Contest "Scrivere è un atto di fede", a cui partecipa questa OS.
Grazie a tutti, e a presto!
Bea
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Beapot