Capitolo
8: Proposte.
Il
sole mi sbatte in faccia, annunciandomi l‘arrivo, incombente
della
mattina. Io rimango distesa nel letto ancora un po’, mentre
strizzo gli occhi
per far finta di nulla e do le spalle alla finestra.
Sonnecchio
nelle lenzuola tiepide, lisce e leggere, che ormai ho
imparato a conoscere. Il
materasso
comodo e il cuscino morbido, mi
invitano
a restare ancora al loro cospetto e io non mi faccio di certo pregare.
Dormire
è sempre stata una mia grande passione. Sento dei passi
leggeri varcare la
soglia e un tintinnio arrivare con loro. Non voglio aprire gli occhi.
Mi sposto
appena, arrotolandomi ancora di più nelle lenzuola bianche.
-Buongiorno,
dormigliona!- La voce di Fede mi raggiunge, squillante e calda. Come
sempre.
Mugugno una risposta non ben definita e schiaccio la faccia contro il
cuscino.
-Sveglia, sveglia! C’è la colazione!- Alzo un
po’ la testa e vedo il vassoio
appoggiato di fianco a me. Mi alzo di scatto e mi metto a sedere.
Sbalordita lo
guardo. -Mi hai portato la colazione a letto ?- Lui mi guarda
preoccupato -Si.
..- Sorrido a trentasei denti, o forse, a trentanove, non lo so, di
certo era
un sorrisone -Mi hai portato la colazione a letto! - e mi fiondo sul
croissant,
che, con mia squisita sorpresa, è al cioccolato: il mio
preferito. Lo guardo
con due occhi sognanti e colmi di gratitudine. Sbatto le palpebre, come una cerbiatta e lui
ride. –Bè, vedo che
hai gradito.- Scuoto la testa, affermativamente, mentre bevo il
cappuccino
-Assolutamente!- e lui ride di nuovo. -Hai i baffi di latte, aspetta.-
Si
sporge verso di me, prontamente armato di un tovagliolo. Mi si avvicina
veloce
e il mio cuore comincia a perdere i battiti. Cazzo, so lui mi fa sto
effetto da
droga anestetica che rallenta, ma allo stesso tempo eccita, ogni parte
del mio
corpo. Mi fissa le labbra e lo vedo deglutire, agitato. Poi mi guarda
fisso
negl’occhi. I suoi pozzi scuri incontrano i miei cioccolato.
Delicatamente, mi
passa il tovagliolo intorno alle labbra e compie il suo lavoro, da
bravo
ragazzo, senza fare altro e si rimette al suo posto. L’aria
intorno a noi è
diventata elettrica. Deglutisco. -Che ore sono?- Una domanda
più idiota non la
potevo fare. Ma cosa me ne fregava a me di che ore erano? Ma io non lo
so!
Brava, Serena, ottimo. Capacità di fare domande cretine,
direi, 100 e lode. Scuoto
la testa per scacciare via quella vocina fastidiosa. Lui si volta per
guardare
la sveglia sul comodino -9.15.- Si volta e mi sorride.
–Bè, pensavo più tardi,
mi hai fatto credere di aver dormito novecento ore!- Ridiamo -Ma non
devi
essere al lavoro a quest’ora?- -Si, in teoria. Ma ho portato
Enea all’asilo e
ho deciso di prendermi la mattinata libera.- Sorride e socchiude gli
occhi.
Sembra davvero felice. Sorrido anche io. -Bravo, hai fatto bene..- Poso
la
tazza e sposto il vassoio. -Sai..- mi avvicino gattonando davanti a lui
con
indosso solo la mia biancheria nera di pizzo, che mi hanno regalato
quelle tre
pazze di Chiara, Marta e Eleonora. Praticamente potevano anche evitare
di
comprarmi quel completo, perché era come non indossare
nulla: tanga striminzito,
uno stuzzicadenti, di pizzo, e un reggiseno trasparentissimo che non
copriva
assolutamente niente! - … ho qualche idea su come riempire
questa vuota
mattinata..- Sorrido, un po’ troppo maliziosamente. Lui mi
guarda e mi lascia
vedere come apprezza il regalo delle miei amiche, mentre studia ogni
centimetro
del mio corpo. Sorride. -Ah si?!.. Credo di aver capito..- Mi si
avvicina e mi
bacia a stampo, un po’ rude. Sa che mi piace quando fa
così. Mi avvicino ancora
di più e lascio che lui si stenda sul letto, mentre io lo
sormonto senza
problemi. Ci baciamo appassionatamente, famelici come se non lo
facessimo da
anni.. Ma l’ultima volta era stata, proprio,emm.. ieri sera.
Ormai è diventato
un rito, prima di
addormentarsi: fare
l’amore. Perché era di quello che si trattava.
Fare l’amore. E non il sesso.
Perché tra di noi c’era quella
complicità, che solo gli amanti anno, tra noi
c’era quella passione e quel trasporto, che con nessun altro
avevo mai provato.
Certo, di sesso, anche con altri, ne avevo fatto. Ma questo.. Questo
cercarsi,
trovarsi, amarsi fino a stancarsi e poi addormentarsi l’uno
tra le braccia
dell’altro, non era la stessa cosa. E poi.. Con lui era
così,dannatamente,
bello. Così, fottutamente, erotico e non mi sentivo mai
stanca, mai sazia. E lui
lo sapeva e giocava a provocarmi e poi a farmi sentire una donna un
po’ senza
scrupoli e senza valori, mentre io lo chiamavo pudico e finto casto. Tutto
faceva parte del nostro tacito accordo di stuzzicarci e
provocarci. È
sempre stato così e mi è sempre piaciuto.
Le sue
mani presero subito possesso del mio sedere, stringendolo
amabilmente. E mentre lo baciavo e mi strusciavo sopra il suo copro
fremente,
ripercorrevo i ricordi degli ultimi mesi.
Infatti, ormai, sono dieci mesi che viviamo insieme.
Abbiamo raggiunto
un equilibrio quasi, oserei dire, famigliare. Lui porta Enea
all’asilo, io lo
vado a prendere. Lui prepara la colazione e io la cena. Sistemiamo
insieme
l’appartamento e andiamo a fare spese insieme, con Enea che
trotterella felice
per i corridoi dei centri commerciali.
Lo
bacio e non riesco a non sorridere. Lui se ne accorge: -Cosa
c’è da
ridere?- -Nulla,
nulla.- Riprendo a
baciarlo. -Aspetta..- Mi fa alzare. Seduti, sul letto ci guardiamo.
-Che c’è?-
Non voglio interrompere il nostro momento idilliaco. -Perché
sorridevi?-
Sospiro. -Perché sono felice.- Mi guarda piacevolmente
sorpreso -Davvero?- Mi
avvicino a lui e lo abbraccio. Sono seduta sulle sue gambe e riesco a
sentire
un rigonfiamento, non del tutto completo, all’interno dei
suoi slip bianchi.
-Certo che si! Come posso non esserlo?!- Sorride dolce, mentre mi
accarezza il
viso. -Anche io sono felice. E sembra che lo sai anche Enea.- Sorrido. -Si, sembra
proprio di si.-
rimaniamo in silenzio a guardarci negli occhi. A volte le parole non
servono.
Possiamo leggere, nelle nostre pupille, l’amore che ci lega.
-Lo sai che giorno
è oggi?- Ci penso un attimo -Oggi è il nove
marzo.- Sorride - Si.. Quindi?-
Rifletto ancora un po’,
ma non riesco a
capire a cosa si riferisce. –Sei anni fa, ci siamo baciati
per la prima volta.-
Lo guardo con infinita dolcezza e quasi mi metto a piangere
dall’emozione. -Te
lo ricordi ancora?!- -Certo, che si! - si è quasi offeso.
-Poi oggi sono dieci
mesi che viviamo insieme.- Gli do un bacio sincero e lungo. -Sono stati
dieci
mesi fantastici, Fede, davvero. Non sono mai stata così
felice.- Mi guarda, compiaciuto
-Anche per me è lo stesso.- Mi
bacia. -Lo sai che ti amo.- -Ti
amo
anche io.- Un altro bacio.. -
Potremmo
andare fuori a pranzare, per
festeggiare.- -Mm..magari prima finiamo quello che stavamo iniziando
eh?!- Sorrido
e mi butto sopra di lui e lo sento ridere. -Sei proprio insaziabile!-
Gli bacio
le labbra, le guance, il collo e mordicchio la pelle che trovo sul mio
percorso
-Ovvio!.- Rido e lui ride con me, mentre le nostre bocche si cercano
ancora. Ci
baciamo con foga, ma lui interrompe la danza di lingue e mi bisbiglia
nell’orecchio una proposta, che è più
un comando, che lascia poco spazio ai
commenti e alle lamentele: -Spogliati e lasciati guardare. - Perplessa,
lo
guardo con gli occhi spalancati, piacevolmente sorpresa della sua
naturale
sfrontatezza. Decido di obbedirgli, senza troppi complimenti. Scendo
dal letto
e improvviso un lento e sensuale strip tease. Lui si stende comodo sul
letto a
pancia sotto, per godersi appieno lo spettacolo. Tolgo il tanga con un
gesto
veloce e deciso, mentre per il reggiseno ci metto un po’ e
quando l’ho slegato
e sto per lasciar liberi i miei seni piccoli e sodi, mi giro di
schiena,
fingendo una castità che non mi appartiene. Sento lamenti e
proteste arrivare
dal letto. Mentre rido di quel gioco, nato dal niente, mi giro, di
nuovo,
ritrovandomi completamente nuda di fronte a lui. Mi fa cenno di
avvicinarmi e
io obbedisco. Ora riesco a toccare il materasso con le ginocchia. Lui
si mette
a sedere, mentre lascia correre lo sguardo, con sfacciata lussuria, su
tutto il
mio corpo. Riesco quasi a cogliere i suoi pensieri e per un attimo lo
vedo
umettarsi le labbra. Passa le sue mani grandi e calde, lungo le mie
cosce per
poi salire, impaziente lungo le mie natiche. Raggiunge il bacino e
accarezza il
mio ventre, per poi correre sui seni, le spalle e l’incavo
del collo. Mi prende
il volto tra le mani e mi bacia con passione, facendomi cadere sul
letto, sopra
di lui. Si volta e mi porta con sé trascinandomi sotto il
suo peso. È un
vortice di mani, lingue, passione e desiderio. Due corpi che cercano il
loro
vero posto l’uno nell’altro.
Le sue
mani frementi raggiungono la mia femminilità, mentre affonda
sempre di più la sua lingua nella mia gola. E presto trovano
il lavoro adatto a
loro. Stimolano il mio clitoride e, con due abili dita, penetrano ogni
mia
barriera. In poco tempo, questo lavoro di mano, ben ritmato, mi fa
raggiungere
l’apice del piacere e vengo con un grido. Posso lasciarmi
andare completamente
alle grida di piacere, tanto siamo soli in casa, e questa volta non
c’è nulla a
trattenerci.. Mi guarda, mentre l’orgasmo mi fa perdere il
filo dei pensieri e
quando riapro gli occhi è sopra di me con gli occhi lucidi
di voglia e la bocca
semiaperta. -Sei bella da morire..- Sorrido e lo tiro verso di me,
soffocandoci
in un bacio. In poco tempo, l’aria si fa bollente e sento
caldo. Un caldo che
mi fa avvampare, ma credo non sia solo per quello che ho il fiato
corto. Mentre
ci baciamo, lascio scivolare una mano lungo il suo ventre in direzione
del suo
pene, già turgido, che
aspetta fremente
la mia mano. Lo sento sussultare, quando raggiungo il mio obbiettivo e
trattenere un attimo il fiato, per poi lasciarsi andare alle mie
amorose cure. Con
gesti lenti percorro tutta la sua virilità, ma subito dopo
lui mi ferma e mi fa
girare. Ora sono a pancia sotto, con il materasso fresco che mi provoca
un bel
senso di refrigerio e lui sopra di me, che trova la posizione giusta.
Mi fa
chiudere le gambe e io, istintivamente, porto un po’ in fuori
il sedere. Ho
qualche idea su cosa vuole fare. Si inginocchia sul materasso
all’altezza del
mio sedere e lentamente, comincia a penetrarmi. Grazie al cielo decide
di non
provare la nuova possibilità del sesso anale,
perché sicuramente, avrei provato
dolore all’inizio.. Ci penseremo più avanti. La
penetrazione in quella
posizione è più stretta e intensa. Infatti, il
piacere che sto provando adesso,
è cosi scioccante che non trovo nemmeno il tempo e il fiato
per gemere. In poco
tempo con decise spinte ritmate, mi fa raggiungere il secondo orgasmo
di quella
mattinata. Subito dopo, lo vedo stendersi di più sulla mia
schiena, senza mai
toccarmi con il suo torace. Mette le mani sul materasso vicino alle mie
spalle
e vedo le sue braccia tese e sotto sforzo nel sorreggersi. Ora, in
questa
posizione, spinge ancora più a fondo e perdo del tutto la
cognizione di me e di
ciò che mi sta accanto. Sento solo il suo membro dentro di
me, scendere sempre
di più e il piacere aumentare, ancora, a ogni spinta.
Raggiungo
il terzo orgasmo con un grido forte e deciso. Subito dopo
altre due spinte, anche lui non si trattiene più e
sdraiandosi e rilassandosi
raggiunge, anche lui, l’apice del piacere.
Appagati
e soddisfatti ci abbracciamo con il fiato corto. Sorrido
contro il suo petto. -Ogni volta meglio..- e lo guardo. Ha gli occhi
chiusi e
sorride orgoglioso. -E’ tutta questione di allenamento. Tra
poco sarò un
professionista.- Rido e ci accoccoliamo, un po’,
l’uno tra le braccia
dell’altro.
Dopo
una doccia rinfrescante e una preparazione un po’ troppo
lunga,
sono pronta per il nostro pranzo e il nostro festeggiamento. Mangiamo
in piazza
Duomo, sotto un bel sole tiepido.
Ridiamo, scherziamo e parliamo di un po’ di
tutto, mentre mangiamo e
sorseggiamo buon vino. Arrivati al dolce, ordino un pezzo di torta al
cioccolato e lui una bottiglia di champagne. -Ah, così mi
vizi però!- Gli
sorrido e lui mi sorride -Bè è un momento
speciale. Si deve festeggiare. -
Sorseggiamo le nostre bollicine e mi sembra di essere una principessa
ad un
invito galante con un meraviglioso principe.
Il
pranzo ci aveva soddisfatto ed eravamo felici e leggeri. Andammo
insieme a prendere Enea all’asilo, il primo pomeriggio, visto
che aveva
chiamato in ufficio e si era preso anche il pomeriggio libero, con una
scusa
improvvisata di una malattia appena auto-diagnosticata. Portammo Enea
al parco
e ci divertimmo come matti tutta la giornata, per poi alle sei cadere
rovinosamente sull’erba umida tra le risate generali. Io e
Fede ci guardammo,
felici come non lo eravamo mai stati, per poi osservare Enea che rideva
a
crepapelle. -Dai dai, corriamo ancora.. - Quel bambino è un
vulcano! Ma come
fa?! Strizzai gli occhi e cercai di riprendere fiato. Mi siedo e lo
fisso un
attimo -Aspetta, fammi respirare.- e sorrido. Lui mi prende un braccio
e mi
tira verso di sé. Fede è seduto accanto a me..
-Dai, dai, dai.. Mamma dai!. - Rimango
spiazzata per circa una decina di secondi e il mio cuore fa un tuffo
nel vuoto
… Mamma?! .. No, avrò sentito male. Guardo Fede e
vedo che ha la bocca
spalancata e gli occhi fissi verso suo figlio, stupefatto. Enea mi
lascia il
braccio, ha capito che qualcosa non va. -Cosa ho sbagliato? - Lo guardo
e mi
sento in colpa. -No, non hai sbagliato niente.. Però mi hai
chiamato mamma. -
-Si, lo so.. - Cala un leggero silenzio imbarazzante. Guardo di nuovo
Fede.
Scuote la testa. -Non so che dire.- anche lui è sorpreso
quanto me. Enea si
siede di fronte a noi -Ci ho pensato.. Io la mia mamma vera non so chi
è, non
me la ricordo. E tu vivi con noi e vuoi tanto bene a me e al mio
papà. Mi piaci
e mi fai tanto ridere. Poi mi curi e mi racconti le
favole..è questo che fanno
le mamme.. - Lo guardo senza sapere bene cosa dire. Mi fa una tenerezza
infinita. Guardo Fede e gli accarezzo un braccio. -Credo che abbia
ragione.- Sorrido.
Lui mi guarda con due occhi grandi e commossi, pieni d’amore.
Io guardo quel
bambino adorabile e lo abbraccio forte. -Sono contenta che mi ritieni
la tua
mamma. Io sono felice .. Se lo posso essere sarò ancora
più felice.- lo guardo.
-Tu vuoi che io sia la tua mamma?- Lui è un po’
indeciso e non sa bene se lo
può dire, però è quello che prova :
-Si!- Mi guarda convinto. Sorrido e mi
metto un po’ a piangere. Lo abbraccio di nuovo. Forte e gli
stringo la testa, quella
magnifica testolina, con
una mano, come
fanno le mamme. -Ora vai a giocare. Ma
non ti allontanare.- Mi viene naturale.. Mi da un bacino veloce sulla
guancia e
corre via. Mi asciugo le lacrime e faccio appena in tempo a guardare il
volto
dell’uomo che amo, rigato dalle lacrime di gioia, che le sue
braccia mi avvolgo
in un abbraccio stretto, fino a farmi mancare il respiro. Restiamo
così per una
decina di minuti. Poi lui si scosta da me. Mi guarda serio -Sposami.-
Strabuzzo
gli occhi. -Eh?- -Sposami.-
silenzio
-Sposami. Enea ti considera sua madre e io ho sempre voluto te come
moglie e
madre dei miei figli. Era con te che dovevo avere Enea. Era con te che
dovevo
stare. È con te che devo passare il resto della mia vita,
mai, prima di adesso,
mi è parso così chiaro. Il mio destino
è con te. Sposami. E rimaniamo felici
per sempre.- Cosa
potevo fare? Cosa
potevo dire?
Cosa
potevo dire se non sì.
A dir
la verità, “sì”
l’ho urlato e tutto il parco si è girato a
guardarci, mentre gli saltavo addosso abbracciandolo esultante e
precipitando
di nuovo stesi sull’erba.
Ci
sposammo il sette maggio di quell’anno. Due mesi dopo la
proposta.
Non c’era motivo di aspettare.
Ora la
nostra casa è un po’ più grande. Enea
cresce in fretta ed è mio
figlio, in tutto per tutto, esattamente come i due gemelli, maschio e
femmina,
che sono in arrivo.
Che
dire..la mia favola si è conclusa. Anzi. È appena
iniziata.