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Autore: JessL_    19/06/2012    5 recensioni
Per uno strano scherzo del destino – o forse di Sandra – Alex e Elise si incontrano in quello che per lui è una semplice uscita con gli amici.
Alex rimane affascinato dalla presenza di lei e non ne capisce il perché, d’altronde che cosa può mai fare un bel viso e un bel corpo a un dongiovanni? Di tutto e di più se si tratta di Elise – ragazza misteriosa e simpatica che riesce a far prendere, in tutti i sensi, il nostro protagonista sexy.
Ecco i pensieri del protagonista maschile di “Overwhelms me – Travolgimi”, il primo incontro tra i protagonisti, ma visto con gli occhi di lui... e non solo.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Travolgimi'
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Introduzione:
giorno a tutti, lo so... probabilmente vi siete dimenticati di me e di questa “storia”, ma come ho detto nel gruppo, mi è stato più difficile di quanto credessi scrivere, o meglio pensare come un ragazzo. Soprattutto su questa situazione.
 
So perfettamente che non vi ricordate a che punto siamo arrivati, perciò ve lo ricordo in breve: nel capitolo precedente, Alex cercava di non sentirsi in colpa nei confronti di Elise per averle detto che l’ama, lei non è riuscita a dirgli che prova le stesse cose al matrimonio della cugina di Alex, ma hanno chiarito, in questo capitolo, si parla principalmente di quello che accade tra i capitoli 24 e 25 di “Travolgimi cioè dove scoppia la “bomba” – se così la vogliamo chiamare – a causa di Mary, la cugina di Elise, solo che vedremo tutto tramite gli occhi di Alex. È per questo che ci ho messo una vita a scrivere e a mettere tutto su carta. Non mi sto giustificando, spero solo possiate capirmi, se così non fosse, spero comunque che leggiate il capitolo – che tra l’altro è più lungo del solito.
Grazie dell’attenzione, buona lettura.



 
  



   ~ Si dice che non sempre bisogna ascoltare il proprio istinto, ma ci sono delle fottute volte che bisognerebbe farlo... soprattutto se c'è di mezzo la persona che si ama.










<< Ehi, straniero? Identificati! >> Scoppio a ridere e faccio il gestaccio col dito medio al mio caro amico Francesco. Fregandomene di tutto e tutti, mi siedo sullo schienale della panchina e aspetto che almeno uno dei miei cari e deficienti amici dica qualcosa.
<< Ok, mettete ansia, perché non parlate? >> Chiedo subito dopo, sperando in una loro mossa o parola.
<< È che sto veramente cercando di capire chi tu sia. >> Trucido con uno sguardo Francesco e quest’ultimo finalmente sorride.
<< Sai, non è divertente, soprattutto perché ci siamo visti tre giorni fa! >>
<< Davvero? No, aspetta... io sono entrato in casa di Gigi e tu, indovina? Sei letteralmente scappato perché Elise ti aveva chiamato a rapporto. >> Alzo gli occhi al cielo per poi dare una gomitata ben assestata al caro Gigi che sghignazza.
<< Era il compleanno del padre! >> Mi giustifico, ma Francesco alza le spalle con indifferenza.
<< Surclassati da un vecchietto e da un paio di belle tette. >>
<< Gigio non è vecchio. >> Subito dopo gli punto un dito contro. << E non devi nemmeno immaginare le tette della mia ragazza! >> Sono divertito, tutto sommato.
<< Sai qual è la parte divertente di quello che hai detto? Che per immaginare la tua ragazza, dovrei conoscerla... >> Lascia la frase in sospeso e io mi sento una merda, Gigi, forse capendolo, mi consola con due pacche sulla spalla.
<< Beh, pensa positivo, io posso immaginarle molto bene. >> Mi volto fulmineo verso di lui e lo incenerisco con uno sguardo facendolo scoppiare a ridere. << Non si dice guardare ma non toccare? Eh? Mi sbaglio? >>
<< No, non ti sbagli, ma quando si tratta della mia ragazza, non devi né immaginare, pensare e soprattutto non devi toccare. Sono stato chiaro? >> Divertito, Gigi, annuisce mentre Fabio scuote il capo sorridendo.
<< Parlando seriamente... >> Riprende Francesco facendoci aggrottare la fronte a tutti quanti. Notando le nostre espressioni, Francesco, si ritrova a sbuffare. << Dai, stronzi, non è così strano che io voglia intraprendere un discorso serio, no? >> Facciamo tutti una strana smorfia ma il nostro pazzo amico fa finta di niente e riapre bocca. << Io, ad Elise, l’ho vista solo quando vi siete conosciuti, ma ero abbastanza ubriaco, quindi non me la ricordo e poi... sono passati mesi, forse non ci siamo nemmeno presentati. >>
<< Ok. >> Lo interrompo e mi alzo, giusto per dare più enfasi alla cosa che devo dire. << Te la presenterò domani sera, ma devi promettermi una cosa... >> Francesco annuisce subito. << Non devi traumatizzarmela, ok? >> I ragazzi ridono e io prendo a fare una sottospecie di “lotta” con Francesco, poiché ha detto che non avrebbe promesso un bel niente.
 
Sono in momenti come questi che mi reputo fortunato: Elise è piaciuta a tutti, la trattano come una del gruppo – nonostante gli altri, a parte Francesco, la conoscessero già – e la cosa mi piace. Mi fa sentire bene. Vedere Elise non traumatizzata dal carattere piuttosto... bizzarro di Francesco mi ha fatto tirare un respiro di sollievo, ma la parte più bella è stata vedere Elise fare un goal a quest’ultimo mentre giocavamo a calcio. Penso di non aver mai riso tanto, certo, un po’ l’ho fatto per sfottere il mio amico, un po’ perché ero veramente contento di far vedere ai miei amici che gioiello di ragazza mi fossi trovato.
<< Posso parlarti un attimo? >> Annuisco a Fra, e guardando un attimo Elise che sta scherzando con Gigi e gli altri, mi allontano col mio amico senza fare domande.
Ci sediamo su una panchina del “parchetto” e aspetto che inizi a parlare.
Vedere Francesco con un’espressione seria è piuttosto raro, e mi rendo conto subito che non vuole fare il cazzone come al solito, quindi attendo paziente, mentre con agitazione si sfrega le mani tra di loro una volta che ci siamo accomodati.
<< So che te lo ha già detto Gigi, e non vorrei risultare banale e ripetitivo ma... >> Si ferma per sospirare, non mi ha guardato negli occhi nemmeno per un attimo e la cosa un po’ mi preoccupa, ma continuo a tacere curioso di che cosa deve dirmi. << Elise è una brava ragazza, e... state bene insieme. Ragazze come lei, a quanto pare, sono difficili da trovare e vanno solo ai migliori... >>
<< E tu non ti reputi uno di quei pochi bravi ragazzi? >> Gli chiedo interrompendolo. È vero, anche Gigi mi ha detto che Elise è perfetta per me e che stiamo bene insieme, ma sentire il più pazzo del gruppo dirmi la stessa cosa è... strano ma nello stesso tempo appagante. Anche se di certo non avevo bisogno del loro supporto per stare con la mia ragazza, ma sapere che è ben vista, mi fa stare più tranquillo.
<< Alex. >> Francesco si scontra con i miei occhi e la sua espressione scettica mi strappa un sorriso. << Io sono tutto, tranne che un bravo ragazzo. Suvvia, ultimamente sto uscendo con una solo perché voglio che me la smolli... quale bravo ragazzo fa una cosa del genere? >>
<< Anch’io l’ho fatto, anch’io ero così... >> Scuote il capo senza farmi finire.
<< No, anche quando tu eri un puttaniere, non lo eri veramente. Lo facevi per stare meglio, per non pensare a tuo padre e a quella che si stava facendo, non perché non riuscissi a trovare una brava ragazza con cui stare e di cui innamorarti. E comunque non hai mai preso in giro nessuna, di certo non le facevi la corte per poi fartela e infine abbandonarla, no? >> In effetti...
<< Beh no, ma anche tu potresti cambiare. >> Scrolla le spalle.
<< Tutto a tempo debito, Berti. Non ho intenzione di arrivare a venticinque anni accasato, magari sposato e con figli. Tu sì, magari non lo ammetteresti proprio in questo momento... ma tu sei uno di quei ragazzi che ama pensare al futuro. >> Ok, il fatto che mi veda già come padre e marito, mi spaventa... ma diciamo che in un certo senso comprendo quello che sta cercando di dirmi.
<< Non potrai fare il playboy per sempre. >>
<< E non ho intenzione di farlo. >> Mi dice sorridendo. << Però lasciamo andare le cose come vanno. Arriverà di certo la ragazza che mi farà perdere la testa, che non mi cagherà di striscio e che mi farà soffrire come un cane. >>
<< Wow, hai una bella visuale del tuo futuro. >> Ridacchiamo e lui si passa una mano tra i corti capelli neri.
<< Beh sì... non tutti possono vedere un futuro idilliaco come il tuo. >> Alzo gli occhi al cielo.
<< Senti... amo Elise, ma non so ancora cosa prova lei, è tutto... confuso. >> Dico gesticolando per poi finire sospirando guardando verso il gruppetto degli altri che si è rimesso a giocare a palla. << Però sì, se ora come ora mi metto a pensare al mio futuro, ci vedo solo Elise. >> Francesco mi da’ una pacca sulla spalla.
<< Sai quando ti ho detto che evidentemente ti eri fatto mettere il guinzaglio? Non è vero, cioè... se farsi mettere il guinzaglio significa stare così bene... ben venga. Non farti paranoie, vivi quello che provi, che ti dona. Non pensare ad altro. C’è tempo per crescere e creare veramente il futuro che hai in mente. >> Annuisco.
<< Sai, mi spaventi... ma grazie. >> Ridiamo, e prendendoci in giro, torniamo dagli altri.
 
<< Non mi piace come piano. >> Dico con una voce da bambino piccolo. Elise mi accarezza i capelli facendomi rimanere appoggiato al suo seno. Non sono molto comodo, ma di certo non m’interessa di essere ancora in macchina, “sdraiato” in una posizione assurda.
<< Beh mi spiace, ma il piano è questo. >> Mi dice divertita lasciandomi un bacio sulla testa. Alzo gli occhi verso il suo viso e mi perdo ad osservare le sue labbra.
Saranno le due di notte, e noi siamo beatamente sotto casa sua, come se fosse giorno. Che c’interessa degli altri? È venerdì sera!
<< Quindi, domani non ci vediamo? >> Dico lamentandomi.
<< Beh, >> Torna ad accarezzarmi i capelli, rilassato chiudo gli occhi. << Potresti dormire da me, domani sera. Così è sicuro che ci vedremo. >>
<< Ma devi proprio andarci a questo compleanno? Voglio dire... >> Di scatto mi metto seduto verso di lei, almeno per quanto ci riesco. << Ok, è pur sempre tua cugina ma deve fare un anno, di certo non si ricorderà della tua assenza quando sarà più grande. >>
<< A parte che di anni ne fa’ due, e poi... non se lo ricorderà lei, ma le mie cugine più grandi sì. E non ho voglia di sentirle. >>
Io non riesco veramente a capire come possa sopportare tutto. Non si dice che ad un certo punto si arriva a un limite? Lei, questo limite, lo conoscerà mai? Si fa mettere fin troppe volte i piedi in testa, e non è giusto, una testa ce l’ha, dei genitori pure, quindi perché devono continuamente mettersi in mezzo le sue cugine? Non penso che lo capirò mai.
<< Secondo me, se non vuoi andarci, ti basta dire di no. >> Lo dico lentamente, osservando ogni sua espressione, e quando allontana i nostri sguardi e sospira, capisco che non vuole parlarne, per non rovinarsi la serata.
<< Hai ragione, in una famiglia normale probabilmente dire no basterebbe, ma noi... la mia famiglia... non è normale. Io sono figlia unica, ma è come se non lo fossi, sono cresciuta circondata dalle cugine più grandi, mi hanno fatto da sorelle e poi... >>
<< Poi hanno deciso che fossi troppo bambina e che di conseguenza era meglio che ti usassero da punch ball? >> Mi trucida con lo sguardo e io mi passo una mano sul viso.
<< Ok, non parliamone più, la decisione comunque deve essere tua. >> Dico infine, sperando che le saette dai suoi occhi spariscano.
<< Ci sto. Ora è meglio che io salga, ci sentiamo domani. >> Mi si avvicina con un mini sorrisino e io mi sporgo verso di lei, ma la piccola serpe che c’è in lei, che cosa le fa fare? Invece di baciarmi, mi morde il labbro inferiore e ridendo, scappa dall’auto.
Anche quando si comporta in questo modo un po’ infantile, mi fa impazzire.
 
<< Ti sembra più pallido del solito? >> Sento sussurrare da Fabio.
<< Forse un pochino. >> Risponde Gigi.
<< A me sembra cianotico. >> Alzo gli occhi al cielo e poi li punto su Francesco – sì, ovviamente è stato lui a dire l’ultima cosa.
<< Neanche i cani da tartufo sono così invadenti. >> Loro sorridono fintamente e si siedono al tavolo del bar con me. Ci siamo incontrati qua giusto perché era da un bel po’ che non ci venivamo tutti assieme, e ovviamente, i miei tre cari amici – che sono peggio delle peppie – hanno qualcosa da ridire sul sottoscritto.
<< È solo che sembri così... spento, senza la tua Elise. >> Stringo le labbra per non insultare Francesco; voglio dire, non era proprio ieri sera che mi ha detto che se sono felice io, è felice anche lui? È un controsenso umano.
<< Non è divertente. >> Dico dopo qualche altra loro battutina.
<< Ma noi non vogliamo essere divertenti... è solo che stasera, possiamo garantirti, che ti farai taaante risate. >> Gigi mi fa l’occhiolino e io alzo semplicemente un sopracciglio.
Se fossi Titty, direi: “Oh oh, mi è semblato di vedele un gatto!”.
 
Mi rendo solo conto che sto ridendo, il perché è un mistero, proprio come per gli altri.
Ci troviamo in Centro, ma a malapena mi ricordo come ci siamo arrivati, mi rendo conto che è tardi, il cielo è scuro e non c’è nemmeno una nuvola, ma non saprei dire altro. Nemmeno come ci siamo arrivati in Piazza Vittorio: abbiamo camminato?
So per certo di non aver guidato, Gigi mi ha praticamente proibito di prendere la macchina, questo lo ricordo bene ma il resto è un mistero.
<< Dai, devo andare da Elise. >> Dico ridendo. Francesco – ridendo anche lui – scuote la testa e muove un dito di fronte la mia faccia dicendo no.
<< No, stasera non la vedi, stai con noi e poi, c’è Sandra che dorme da lei. >> Sbuffo per poi ridere nuovamente. Fondamentalmente so che non c’è nulla da ridere, ma le tre canne che ci siamo fumati, più gli alcolici, di certo non mi fanno essere razionale.
Non passavo una serata del genere da... beh da mesi. E non che mi mancassero, ma è sicuro che non mi divertivo così tanto da un bel po’. E poco importa che sia tutto effetto del fumo e dell’alcool.
<< Uffa... non l’ho neanche sentita. Dici che se la chiamo, mi risponde? >> Gli chiedo sforzando un po’ la vista, poiché non lo vedo molto bene. Francesco ride e senza che me ne accorga, riesce a prendermi dalle mani il cellulare. << Daaaai! Ridammelo! >> Ovviamente lo dico ridendo, non mi alzo dalla panchina su cui sono seduto, solo perché so che non mi reggo in piedi, resta il punto che Francesco m’impedisce di chiamare la mia fidanzata, perciò – dopo un po’ che insisto – mi volto alla mia destra, a vedo Fabio che ride e accarezza i capelli di Sandra.
<< Oh, socio, m’impresti il tuo telefono? >> Scuote il capo.
<< Mi spiace, non ho soldi. >> Sbuffo, lo chiedo a tutti – ma tra quelli che non mi cagano, e gli altri che s’inventano scuse, non riesco a fare nulla, perciò mi dispero e penso ad Elise.
<< Minchia che figa! >> Sento dire da Gigi. Mi giro e noto che sta guardando tre ragazze che camminano su dei trampoli allucinanti. Due more e una bionda. Niente di chissà quanto particolare oltre a un bel culo. Ovviamente i commenti, i miei amici, non se li risparmiano ma io taccio, a malapena mi accorgo di Sandra che si siede alla mia sinistra.
<< Ti ho mai detto che non sei niente male? >> Aggrotto la fronte e lentamente mi giro nella sua direzione. Cerco di non ridere e dopo averla guardata e mi afferro il viso tra le mani appoggiando i gomiti sulle mie ginocchia.
<< Sandra, non ci stiamo simpatici, e non so se dipenda dal fatto che io non te l’ho mai voluto dare, ma non cambierò di certo idea adesso che sono innamorato della tua migliore amica. >>
<< Era solo per dire! >> Dice scaldandosi e alzandosi. Io faccio finta di niente e appoggio il capo sulla spalla di Fabio.
<< Fa? >> Il mio amico si volta come può per guardarmi. << La tua fidanzata, o quello che è, è una gran troia. >> Scoppiamo a ridere e subito dopo si ricambia discorso.
 
Dio che mal di testa! Lentamente apro gli occhi e m’inumidisco le labbra, ma un groppo in gola mi fa’ fare una smorfia. Ma che diamine ho combinato ieri sera? Sospiro e mi metto a pancia in giù afferrando subito dopo il cellulare sotto il cuscino.
Sono le due meno venti, cazzo! E c’è anche un messaggio, è di Gigi.
Se non ti senti in ottima forma è una cosa normale. Non hai fatto cazzate, hai solo riso tanto; non preoccuparti per Elise, c’è Sandra con lei... noi ci vediamo dopo per la partita. Ciao coglione.”
Rimetto via il telefono, è con solo i boxer addosso, mi dirigo in cucina dalla quale provengono delle voci, una volta che arrivo sulla soglia, mi fermo e osservo i capelli scuri, l’espressione corrucciata e le dita di mio padre che tamburellano lievemente sul tavolo. Peccato che nella mia testa, quel lieve rumore sembri un trapano in azione nella mia testa.
<< Che ci fai qua? >> Dico dopo qualche attimo; la conversazione tra i miei genitori si stoppa e si girano entrambi verso di me.
<< Alla buon’ora... fatto faville ieri notte? >> Cerco di non rispondere male, e continuo a guardare gli occhi di mio padre.
<< Anche se fosse, non sono affari tuoi. Che ci fai in casa mia? >> Mio padre ridacchia.
<< Casa tua? E da quando? >> Mia madre si passa una mano tra i capelli, e mi guarda scongiurandomi di tranquillizzarmi, di non iniziare l’ennesima guerra.
<< Beh, non mi risulta che sia tu a pagare le bollette... di conseguenza non puoi più definirti il padrone di casa. >>
<< Per favore, ho mal di testa, evitate di litigare di prima mattina. Ciao papà. >> Ecco l’entrata trionfale di mia sorella; ha i capelli per aria, come se una bomba le fosse esplosa nel mezzo. Deve aver passato una serata devastante anche lei.
Cercando di tacere, mi siedo anch’io al tavolo e mia madre mi passa una tazza di caffè, la bevo mentre mio padre conversa con mia sorella; mia madre ci osserva tutti ma non parla.
Chissà quanto è strano, per lei, vedere ancora intorno mio padre.
<< Vado a chiamare Elise. >> Dico, dopo aver finito il caffè, non riuscendo più a fare questi pensieri, e soprattutto non riuscendo a sopportare la vista del mio caro genitore.
<< Alex. >> Mia madre mi raggiunge nel corridoio, mi volto e aspetto che parli. << Non prendertela con me, voleva vedervi, e soprattutto voleva sapere quanto avessimo pagato la caldaia, così da darci i soldi. Ti prego, non tenere il muso. >> Guardo il soffitto mettendo le mani sui fianchi.
<< Ci proverò. >> Mia madre mi sorride e infine torna nell’altra stanza. Io vado in bagno per poi chiudermi in camera afferrando subito il telefono e facendo partire la chiamata.
Elise non risponde subito, e il mio piede, prende a battere imperterrito sul pavimento.
<< Pronto? >> Non rispondo subito, la sua voce è strana, ma cerco di non farci caso, magari anche lei si è svegliata da poco come il sottoscritto.
<< Ehi, disturbo? >> Chiedo smettendo di muovere il piede e sedendomi meglio sulla sedia girevole del computer. La sua risposta arriva subito.
<< No, affatto. Ti sei appena svegliato? >> Non sembra molto felice di sentirmi, ma magari ha altro per la testa, o sta semplicemente facendo più cose assieme.
<< Ehm... sì. >> Ammetto. << E nemmeno tanto bene, non mi piace non dormire con te e per di più mi sono trovato mio padre in sala da pranzo, e ti assicuro che speravo di star facendo un incubo. >> Mi passo una mano tra i capelli e poso la testa alla fine dello schienale.
<< È ancora lì? >> Non sembra veramente interessata, ma magari lo è, solo che... solo che, cosa? C’è qualcosa che non va, solo che non riesco a capire cosa.
Come in un flash, mi viene in mente la “corte” di Sandra, quello che mi ha detto ieri sera... non può aver girato la cosa a suo favore, vero? Io non ho fatto niente!
<< Sì, sta parlando con mia madre; odio vederlo così spesso. >> La sento spostarsi, e rimaniamo in silenzio per qualche attimo. Non riuscendo più a resistere, glielo chiedo. << Che cosa succede? Cioè, cos’è successo ieri sera? >> La sento tirare un mini respiro di sollievo, e per un millesimo di secondo mi verrebbe da chiederle che cosa le ha raccontato Sandra. Ma magari quell’altra non c’entra niente.
<< Mia cugina Federica è arriva nel pomeriggio, in lacrime, a casa mia, e non me la sono sentita di andare al compleanno. >> Non si è presentata. Ecco perché è così strana.
<< Capito. Pensi che... che ti diranno qualcosa per non esserti presentata? >> La sento quasi sorridere, e non ne capisco il motivo, perciò penso di aver preso un abbaglio.
<< Non lo so, staremo a vedere. >> Mi è facile capire che sta chiudendo il discorso, e non indago oltre, perciò l’avviso che tra poco passo a prenderla per andare a casa di Marco per vedere la partita dell’Italia, Elise si stranisce maggiormente e dice che non si sente bene. Ovviamente mi preoccupo ma infine mi dice che le è arrivato il ciclo, peccato che io non le creda poiché lo ha avuto poche settimane prima.
<< Sei sicura che non mi stai allontanando? >> Le chiedo preoccupato.
<< No Alex, te lo giuro. >> Le credo, ma mi è normale chiedermi, allora, che cosa sia successo.
 
<< Sembri un cadavere. >> Mi dice Gigi, affiancandomi sul divano. La partita sta per iniziare, ma io non sono proprio in vena di guardarla.
<< Sì, scusa... è che... >> Scuoto il capo non concludendo la frase, ovviamente senza guardarlo.
<< Ok, che succede? >> Dice Fabio, affiancandomi dall’altro lato.
Come un bambino capriccioso, incrocio le braccia al petto.
<< Non accade nulla. Sono solo stanco. >>
<< Di...? >> Chiedono all’unisono per poi guardarsi quasi con sfida.
Mi passo una mano tra i capelli e noto che l’unica che ci sta prestando attenzione, cercando di fare finta di niente, è proprio Sandra.
<< È successo qualcosa ad Elise, ma non so cosa. Non ha voluto dirmelo e mi ha anche “mentito” su una cosa, pur di farmi venire qui. >> I due si azzittiscono e io guardo, per l’ennesima volta in un minuto, lo schermo del mio cellulare sperando in un suo messaggio o in una chiamata.
<< Ok, allora... vai da lei e scopri cosa succede. >> Dice Fabio con fare ovvio.
<< Di certo non ci offendiamo se te ne vai. Cioè, capiamo. >> Aggiunge Gigi facendomi sorgere un piccolo sorriso. Non li guardo, mi perdo ad osservare il tavolino basso in vetro di fronte al divano.
<< Che succede? >> Chiede Marco, il padrone di casa. Lo guardo e apro bocca per rispondergli ma Gigi mi precede.
<< Alex deve raggiungere Elise. >> Lo guardo a bocca aperta.
<< L’hai convinta a venire? >> Scuoto il capo, tento nuovamente di parlare, ma questa volta, al mio posto, parla Fabio, quindi sconfitto chiudo la bocca.
<< No, ma è convinto che sia successo qualcosa, quindi deve raggiungerla. >>
<< Ehi, amico, vai pure se devi. >> Marco è serio, forse tra tutti – avendo una ragazza fissa – è quello che mi comprende meglio ma...
<< Se lo avesse voluto, gli avrebbe detto che cosa c’è che non va. E comunque quando me ne sono andata, stamattina, stava bene. L’ho lasciata che faceva colazione. >> Dice Sandra, appoggiandosi al telaio di una porta.
<< Ha ragione. >> Ammetto abbassando nuovamente lo sguardo.
<< Secondo me, invece, dovresti andarci proprio perché non puoi permettere che ti tenga lontano. Non ha senso che non ti dica le cose. >> Fabio ha ragione.
<< Ma se lei non vuole dirglielo, di certo non può obbligarla. Elise non si apre facilmente, ha bisogno dei suoi tempi. Se lui si presentasse là, farebbe solo danni. >> Il botta e risposta della “coppia/non coppia”, rischia di farmi venire il mal di testa, perciò li azzittisco.
<< Sta per iniziare la partita. Guardiamola in silenzio, se Elise vorrà che la raggiunga, lo farò. >> Tutti si azzittiscono e li ringrazio mentalmente.
Inutile dire che fingo solamente di guardare la partita.
 
<< Hai intenzione di mangiare qualcosa? >> Mi chiede Francesco, seduto accanto a me al tavolo, mentre ceniamo, o almeno è quello che stiamo facendo in teoria.
<< Dovrei, ma ho lo stomaco chiuso.
<< Ok. Allora alza il culo e vai da Elise. >> Mi dice schiettamente, meritandosi un’occhiata stranita dal sottoscritto. << Senti... non puoi stare così per non sai nemmeno cosa. Non ha senso. >>
<< Hai ragione, ma non riesco a sviare i miei pensieri... non riesco a non pormi domande e a farmi castelli per aria. >>
<< Appunto, allora vai da lei. >> Aggiunge Gigi. Mi appoggio senza forze allo schienale e scuoto il capo facendo alzare gli occhi quasi a tutti. Siamo rimasti noi ragazzi, più tardi ci raggiungono altre persone più alcune ragazze... avrei voluto che ci fosse anche Elise.
<< Se mi vuole, deve chiamarmi. Non posso presentarmi lì come se nulla fosse. >> Nemmeno io credo alle mie parole, ma nessuno dice niente e inizio a mangiare stando sempre sull'attenti sperando che il mio telefono suoni.
 
Le risate risuonano per tutto il salone, eppure non stiamo facendo niente di che, c'è chi gioca alla play station, chi guarda un porno, e poi ci sono io che osservo tutti ma non dico e faccio nulla. Non ce la faccio, probabilmente sono un caso perso.
<< Alex, il telefono... >> Mi mormora Fabio, sedendosi accanto a me. Velocemente afferro il mio cellulare sul tavolo e rispondo immediatamente non appena noto che si tratta di Elise.
<< Tesoro come stai? Sono stato preoccupato tutto il tempo, sai? Mi aspettavo una tua chiamata ma non è arrivata e... non sapevo, non sapevo se farmi sentire io. >> Parlo tutto d’un fiato, alzandomi e facendo avanti e indietro passando dietro le sedie di Gigi e Francesco che giocano alla play.
<< Scusami. È solo che avevo bisogno di stare sola. >> La sua voce è bassa e roca, e mi viene spontaneo chiedermi se ha pianto o se lo sta facendo adesso.
<< Che cos’è successo? Stai male? Per favore, Elise, parla. >> Ok, forse sono un po’ paranoico, ma che ci posso fare? Sono preoccupato!
Francesco e Gigi prendono a insultarsi e io mi agito sgridandoli.
<< Cazzo, state zitti! Elise, aspetta un attimo. >> Mi sposto velocemente, chiudendomi in bagno e sospiro sperando che Elise abbia voglia di parlarmi. << Parla. >> Cerco di esortarla e la sento iniziare a singhiozzare. Mi siedo sul water e mi passo una mano tra i capelli. << Elise. >> La chiamo e lei tira su col naso.
<< Niente. Niente. È che... ho solo bisogno di te. >> Per quanto, forse, sia egoistico, mi fa enormemente piacere sentirmelo dire. Eppure mi rendo conto che si tratta di una cosa estremamente seria.
<< Ehi, piccina, non piangere. Arrivo subito, sei sola? >> Cerco di mostrarmi tranquillo, ma non so se ci riesco bene. Voglio dire, sono agitato, non so che cosa possa averla ridotta in questo stato.
<< No, c’è Sandra. >>
<< Bene. Non farla andare via finché non sono lì, ok? >> La porta del bagno si apre, e si affaccia Fabio.
<< Stai andando da Elise? >> Annuisco. << Vengo con te. >>
<< Ok, Alex, a dopo. >> Mi mormora Elise tirando nuovamente su col naso.
Attacchiamo la comunicazione e mi precipito fuori dal bagno seguito da Fabio, tutti gli occhi si puntano su di me quando afferro velocemente le chiavi dell’auto e il portafoglio che non ricordo per quale motivo si trova su una mensola del salotto. Guardo Gigi, e lui annuisce, probabilmente capendo dove sto andando, salutando velocemente, esco da quella casa e salgo il prima possibile in auto, Fabio mi sta dietro senza problemi, e per quasi tutto il tragitto non mi parla.
<< Ti ha spiegato cos’è successo? >> Mi chiede Fabio non molto lontani da casa di Elise.
<< No... ma ha detto di aver bisogno di me, quindi... >>
<< Dici che se fossi arrivato prima... >> Lascia la domanda in sospeso, ma capisco subito cosa intende.
<< Non lo so, penso avesse bisogno del suo tempo. >> Annuisce e tacciamo finché non arriviamo sotto il suo portone. Citofono e subito dopo avviene lo scatto per aprire, nessuno ha parlato, deduco che Elise non aspetti nessun altro oltre a me.
In ascensore stiamo in silenzio, a malapena aspetto di essere arrivato al piano per aprire la porta, mi avvento dentro casa e trovo Elise appoggiata al muro del corridoio, l’abbraccio di slancio e ritorno a respirare regolarmente solo una volta che ricambia la mia stretta.
   
 
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