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Senza
dubbio, quella fu una
delle sensazioni più belle che Booth avesse mai provato
nella sua vita. Quel
tipo di sorprese non era da Brennan. Non dalla donna che conosceva da
tanto
tempo. Non si aspettava che lei potesse stupirlo così
facilmente, e
piacevolmente. Le persone, anche quelle antropologhe, erano sempre
imprevedibili.
Ne
rimase molto contento e
ricambiò l’abbraccio, dolcemente.
Avvertì
una strana
sensazione: sentiva che in quell’unione di corpi ci fosse
qualcosa di diverso, ma non
riusciva a capire cosa.
Tempe
non lo stringeva così
forte da quando fu rapita e lui la venne a salvare. Ma non ricordava
nemmeno se
fosse lo stesso tipo di abbraccio.
Era
un po’ confuso, ma sempre
felicemente confuso.
Si
avviarono verso il solito
bar, dove erano soliti chiacchierare delle indagini o di altro,
prendendo un
salutare caffè.
Nel
frattempo, al
Jeffersonian, le cose non andavano molto bene. Temperance si era
assentata
all’improvviso, senza avvisare nessuno. O meglio, aveva
avvisato Angela, la
persona più importante che in quel momento sentiva il
bisogno di avvertire...
ma, a quanto pare, si era dimenticata della vera persona che aveva il
diritto
di sapere dove fosse la sua partner. Il suo collega!
Bennie,
basso e riccioluto,
andò su tutte le furie. Quasi sbraitava dalla rabbia,
indignato dal
comportamento della dottoressa che sembrava tanto qualificata e
precisa. Aveva
ragione. Le era parsa come una persona seria.
In
verità, Brennan era fin
troppo seria, ed incarnava perfettamente ideali come la precisione e la
serietà, il più delle volte provocando fastidio.
Quindi, come mai non lo aveva
avvisato?
Mentre
lui cercava di trovare
una risposta, Angela ed Hodgins lo osservavano da lontano,
sghignazzando di
tanto in tanto.
“Non
ridere Angela, dovresti
dire qualcosa a quel poveraccio”.
“Ehi,
cosa dovrei dirgli? Nessuno ti vuole qui,
rivogliamo il nostro
Booth e per questo ti trattiamo peggio dei cadaveri?”.
“Sei
tu quella umana, qui!”.
Entrambi
conclusero in una
risata contenuta, perché sì, alla fine era vero:
quell’uomo era tanto buffo da
parer pazzo, e anche un po’ stupido. Tuttavia, Angela si
rivolse a lui,
specificando chiaramente la situazione.
Il
ritorno della dottoressa
era alquanto incerto, e nessuno sapeva molto di quello che stava
succedendo.
“E’
per il suo collega? E’
per lui che non è venuta?”.
Per
la prima volta, Bennie
aveva detto qualcosa di intelligente, seppur scontato. Purtroppo,
nessuno lo aveva
ascoltato.
Angela
fu distratta dal suono
del cellulare. Era un messaggio, indubbiamente, il suo gestore
telefonico le
comunicava del poco credito a disposizione.
Mandando
al diavolo il testo,
la donna compose un nuovo sms, diretto a Tempe.
Dove
sei? Con Booth?
Dopo
qualche minuto, ricevette una risposta e, prontamente, la
lesse.
Sì,
sono con lui, e ho
una voglia incontrollabile di baciarlo.