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Autore: angiehorlinson    19/06/2012    6 recensioni
Non sei più il mio leone pazzo e masochista.
Io non sono più il tuo agnello stupido.
Allontaniamoci per non ferirci ancora, ti prego.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Jasper
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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"Angie's place.♥"
Finalmente, dopo molto tempo sono riuscita a scrivere una OS abbastanza lunga.
Vado particolarmente fiera di questa mia creazione.
Leggetela e fatemi sapere se vi è piaciuta o meno con una bella recensione.
Baci.xx
Se mi volete seguire questo è il mio contatto di Twitter: @itsangiehoran


Occhi del passato

“Mi fai stare bene anche solo respirando.”
“No, ti prego. Non dire quella frase, lo sai perché.”
“Scusami. È che ogni tanto mi perdo nei tuoi occhi color nocciola e dimentico ciò che è stato.”
“Va bene, sei perdonato, ma solo se mi dai un altro bacio.”
 
Nessuno avrebbe sospettato nulla, per gli altri membri della famiglia Cullen sarebbe stato stupido anche solo pensare una cosa del genere. Ai loro occhi erano così incompatibili che non avrebbero neanche potuto neanche provarci e poi lei, l’eterna innamorata di Edward, mai avrebbe trovato qualcosa d’interessante nel vampiro leonino dai capelli ricci e selvaggi.
Si sbagliavano tutti.
Era stato solo un normalissimo sabato pomeriggio: Edward, dopo 2 anni di matrimonio e insistenti richieste di Emmett, si era finalmente deciso a portare l’umana e indifesa Bella in una delle “vacanze” della famiglia e così di buon ora erano tutti partiti per la montagna.
“Dove si va di preciso?” aveva domandato Bella una volta scesa dalla Ford nera metallizzata.
“Beh, noi a caccia di animali. Tu nello chalet ad aspettarci.” La risposta di Edward arrivò secca ma sapeva che avrebbe preceduto le proteste da parte della determinata signora Cullen.
“Non ci penso proprio, tu mi hai voluto portare e…”
“Lasciala venire, siamo sette vampiri che molto presto saranno nel pieno delle loro forze. E’ più che al sicuro.”  Intervenne Emmett interrompendo la ragazza. Bella gli era sempre stata simpatica e odiava l’atteggiamento troppo protettivo del fratello. “E poi non vedo l’ora di farmi quattro risate quando Bella inciamperà su qualche radice.” Continuò ridendo rumorosamente mentre la ragazza di Phoenix gli tirava degli schiaffi amichevoli sulla spalla.
“Ok, va bene…Ma dovrai stare sempre vicino a noi. Appena vedi che qualcuno ha finito di cacciare ti avvicini a qualcuno di noi, intesi?” Edward sapeva che nessuno avrebbe appoggiato la sua proposta e così, sconfitto e rassegnato, guardò verso sua moglie e poi verso la sua famiglia che si stava lentamente avvicinando verso il fratello che non riusciva a mascherare la soddisfazione di aver vinto. “A proposito Emmett, questa me la segno.”
E così la giornata passò, tra le risate comuni, i panini con il prosciutto e mozzarella preparati da Esme, la risata di Edward, le battute di Emmett, la simpatia di Alice e gli occhi ambrati di Jasper che timidamente fissavano Bella in modo particolare.
Strano, lui e Isabella Swan erano molto introversi e non avevano mai avuto occasione di parlare per molto tempo. Le solite parole uscivano dalla loro bocca quando s’incontravano: “Ciao”, “Buongiorno” e così via.
Eppure quegli occhi magnetici non smettevano di osservare il viso ovale e pallido della ragazza.
Bastò un attimo: due sguardi che s’incrociarono nello stesso momento, un sorriso mascolino e compiaciuto, una risata fresca e femminile.
 
“Ti prego, non lasciarmi mai. Edward non deve sapere quello che siamo.” Disse sottovoce Bella a un rilassato Jasper che, accoccolato su di lei, le baciava il seno coperto da una maglietta rosso scuro.
“No, non lo farò se anche tu prometti la stessa cosa.” Rispose il vampiro spostando le sue labbra alla bocca della sua amata.
“Sai bene che oramai sono tua.”
Quattro anni prima Bella aveva detto quel “si” che le aveva maledetto per sempre l’esistenza. A quel tempo era una così stupida ragazzina. Come aveva potuto cedere alle avance di Edward? Come aveva potuto sposarsi così presto, senza aver fatto nessun’altra esperienza? Era così innamorata dell’idea dell’amore, così priva di senso critico. Si era buttata tra le braccia del bel vampiro commettendo un errore che non aveva ancora smesso di pagare. E non solo, l’arrivo di Renesmee era solo un altro pesante macigno che doveva portare ogni giorno. Amava la sua piccolina ma odiava pensare che se si fosse separata da Edward l’avrebbe persa per sempre.
I sensi di colpa facevano sentire la loro presenza mentre Jasper, desideroso di avere ogni singola parte di lei, la baciava ripetutamente sulle labbra e lei ricambiava con una naturalezza mai provata che lasciò il posto a una fitta troppo forte nel suo cuore di mamma.
“Non ce la faccio, scusami. Renesmee, ho paura di quello che sto facendo. Non fraintendermi, ti voglio più di ogni altra cosa al mondo ma non posso dire di no a lei” disse con le lacrime agli occhi cercando di trovare nel suo amato quel bagliore comprensivo che amava dalla prima volta che l’aveva notato davvero.
“Hey, piccola. Non preoccuparti, so che per te tutto questo è difficile ed io starò sempre qui, non me ne andrò mai. Prenditi il tuo tempo, prendi tutto quello che vuoi. Io posso aspettare per eterno, no?” rispose Jasper con tono rassicurante, amava veramente quella ragazza e non se la sarebbe lasciata sfuggire così facilmente. Poi rise insieme a lei alla battuta che aveva appena fatto, era così bello vederla ridere. La sua bocca si piegava in un modo quasi angelico quando lo faceva, con quei denti bianchi messi in risalto dalle labbra rosso ciliegia. La faceva impazzire.
Assaporò l’aria e cercò di calmare le tensioni con il suo potere: tutto divenne più rilassato e lo intuì dal fatto che Bella si stava distendendo silenziosamente sul letto e lo trascinava con sé sussurrando:
“Ti voglio Jasper.”
Lui non rispose ma, lentamente, le tolse la maglietta sportiva per ammirare il suo reggiseno color nero di pizzo che riempiva un seno che lo mandava in tilt. Quel corpo longilineo e pallido, quelle mani morbide che lo accarezzavano dolcemente.
“Mi stai tentando.” cercò dire il giovane vampiro a quella ragazza che aveva cambiato completamente volto.
“Sei tu che hai modificato il mio umore.” lo sfidò Bella ridendo mentre sbottonava la camicia firmata del suo amante.
“Giusta osservazione.”
Quelle furono le ultime parole pronunciate dai due innamorati.
Poi solo i loro gemiti e i baci mischiati a movimenti sensuali regnarono nella stanza dell’hotel non molto lontano da Forks.
 
“Edward, dov’è Bella?” chiese Alice mentre scendeva le scale dell’elegante casa Cullen.
“E’ a casa a studiare per il test d’ammissione” rispose il vampiro seduto sul divano ad accudire la piccola Nessie e, anticipando i pensieri della sorella continuò “Sai bene com’è Bella, non vuole farsi aiutare da nessuno e, almeno per questo periodo, mi ha chiesto di lasciarla da sola a completare le sue ricerche. Voglio rispettare la sua decisione.” Edward sapeva bene che quella condizione lo rendeva ancora più nervoso e protettivo ma doveva stare tranquillo, la sua amata sarebbe tornata prima di cena e, a giudicare dal sole che stava tramontando, quel momento sarebbe arrivato molto presto.
“Allora va bene.” concluse Alice sorridente mentre si dirigeva verso la sua stanza: aveva tante cose da fare per i preparativi dell’anniversario di matrimonio di suo fratello con la donna che gli aveva cambiato la vita per sempre.
Riusciva a leggerlo negli occhi di Edward: la amava più di tutto, anche di se stesso. Le loro anime erano così compatibili che non riusciva a pensare a una situazione diversa da quella reale, per loro.
Ricordava il giorno del matrimonio: i tacchi alti che Bella faticava ad indossare, lo shopping, i fiori sull’altare, le candele profumate. Era stato tutto così perfetto quel giorno e voleva ripetere quelle stesse emozioni provate quattro anni prima con una festa memorabile.
Stava tagliando accuratamente dei pezzettini di stoffa colorata quando una visione la paralizzò e tutto divenne buio.
“Si! Più forte, continua! Ti prego...”
“Tutto quello che vuoi amore.”
Le grida insistenti di due amanti risuonavano in un appartamento da fare invidia alla casa reale.
Alice era in un corridoio illuminato da plafoniere giallo pastello e, curiosa decise di avanzare verso la fonte di quel piacere che sembrava provenire dalla stanza di fronte.
Le pareva di riconoscere una delle due voci, l’aveva sentita così tante volte che avrebbe potuto scommettere mille volte a chi appartenesse.
Ma quella volta non era sicura, o meglio, la sua coscienza non voleva una risposta a quel dubbio.
Eppure si avvicinò, sempre di più a una porta socchiusa color bianco e con occhi insicuri vide ciò che stava accadendo.
No, non era possibile.
Quella scena la traumatizzò.
Cominciò a fuggire dal luogo dell’orrore, con le lacrime ali occhi e il dolore nel cuore fino a che si ritrovò su un divano circondata dai familiari.
Aprì gli occhi: Carlisle la guardava preoccupato mentre Esme era vicino a lui con un bicchiere di sangue animale in mano.
Alice si alzò, con occhi che non avrebbero voluto vedere, guardò la stanza: Edward abbracciava forte Renesmee dall’altro lato del salone per proteggerla, Emmett vicino alle scale con la solita aria presuntuosa, Rosalie che sembrava più in ansia per la piccola Nessie che per la sorella, Jasper che…
Non c’era.
Tutto divenne chiaro, tutto cominciò ad avere un senso: le continue assenze di Bella, il fuoco virtuoso negli occhi di Jasper.
Dicevano che era per l’università, dicevano che era perché si sentivano felici, dicevano un sacco di stronzate.
Poi un’altra idea le balenò nella mente: Edward sapeva leggere nel…
Non fece in tempo a finire il suo discorso mentale quando due occhi color rosso ambrato cercarono disperatamente quelli della sorella per avere risposte e per dimostrare che questa si stava sbagliando. Ma non fu così.
Dolore.
D’un tratto un caos silenzioso entrò nel cuore di Edward che uscì dalla casa con una velocità vampiresca molto debole dal fatto che non si nutriva da molto tempo ma forte ed energica. Voleva stare solo, voleva cambiare città, pianeta, universo pur di sfogare tutta la rabbia che aveva in corpo.
Come aveva potuto?
Vendetta.
Lui l’aveva abbandonata ma lei aveva commesso uno sbaglio ancora più grave; con il fratello, poi.
Rabbia.
Voleva distruggere tutto: prende un masso di quasi una tonnellata e lo sbriciolò come fosse gesso, cominciò a sradicare gli alberi più vicini, lanciandoli via da lui e dalla sua furia.
Con un gesto netto e preciso si strappò di dosso la camicia, sbrindellò i pantaloni e continuò a correre come un pazzo. Stava esplodendo nel suo stesso corpo, tutto sembrava infiammarlo nonostante fosse freddo e marmoreo come il ghiaccio.
Morte.
Che senso aveva la sua esistenza se quella ragazza lo aveva tradito? Lui le aveva dato tutto reale mentre il suo era solo apparente.
Paranoia.
Aveva sempre amato quel lurido verme. L’incontro nella scuola di Forks, le passeggiate nella radura, la prima visita a casa Cullen, il matrimonio: erano tutti metodi per arrivare a Jasper e Renesmee era stato solo un incidente di percorso.
Estraniamento.
Perché era triste? Chi erano quei due cani? Cosa aveva fatto meritarsi questa cosa sconosciuta?
Decisioni.
Mantenendo il passo feroce si avvicinò alla macchina, dove ad attenderlo preoccupati c’era i suoi familiari.
Non badò molto a loro, né alle spiegazioni su cosa era successo.
Aprì lo sportello della macchina, entrò e sparì a bordo della sua Ferrari.
 
Era stata una bella serata, non erano mai andati così oltre il limite ed erano entrambi soddisfatti.
Bella infilava i jeans mentre Jasper abbottonava la camicia mentre i loro sguardi incatenati si volevano per tutta l’eternità.
“E’ il momento di andare.” pronunciò una ragazza che tutto sembrava tranne la tenera e ingenua Bella di sempre. Maliziosa e spietata raggiunge lentamente il suo amante infilando una mano sotto il cotone della camicia e toccando le sue labbra con le sue, macchiando ancora di più la loro anima di vergogna.
“Sei riuscito a mantenere il controllo mentale? Sai, Alice e le visioni...” continuò, chiudendo gli occhi, la signora dal secondo cognome troppo opprimente da portare, le ricordava troppo i suoi errori.
Si stava appoggiando di nuovo al petto muscoloso di Jasper quando capì l’assenza della sua presenza.
Era sola e questa cosa non le piaceva.
Cominciò a cercare per tutta la stanza, in bagno.
Nulla se non le urla che sentì fuori dalla finestra.
“Tu. Mi fidavo di te. Brutto cane rognoso!” Parole seguite da un pugno respinto e da un altro che centrò in pieno lo stomaco di Jasper.
“Lei è libera. Dovevi smetterla di essere così opprimente nei suoi confronti.”
“Questo non dovevi dirlo.” Edward inarcò un sopracciglio mentre diede un calcio alla gamba del fratello rinnegato buttandolo a terra. Jasper tentò di rialzarsi ma fu inutile dato che subito dopo ricevette un’altra scarica di pugni dal vampiro telepatico.
 
BASTAAAAAAAAAAAA!
 
L’urlo di Bella fu così forte che pensò di non avere più voce.
Si avvicinò con passo veloce verso i due litiganti si mise tra i due e poi si schierò verso il suo vero amore: stava sanguinando e lei premurosamente cercò di curare le ferite con un panno bagnato che aveva trovato vicino al lavandino dell’albergo.
“Perché mi hai fatto questo?” le uniche parole che Edward riuscì a pronunciare, schifato dalla scena che gli si presentava davanti agli occhi.
“Perché sono stata una stupida a credere che fossi tu quello giusto.” la risposta secca di Bella fu l’ultima goccia per il vampiro che, per quanto volesse far del male alla creatura umana che un tempo aveva amato, non ci riusciva.
Era impotente davanti al mondo, all’amore.
 
“Se mi tradisse, me ne fare una ragione. L’importante è vederla felice.” aveva detto una volta al suo amico di avventura, Jacob.
 
Quell’ultimo pensiero fu veloce come la presenza di Edward che, scomparse nel nulla.
Unica testimonianza: il vento che scombussolò i capelli di due amanti che, per trovare loro stessi avevano perso ogni cosa.

 

 
 
 
 
 
 
 
 

 
  
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