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Autore: ArashiStorm    19/06/2012    2 recensioni
AU in cui Itachi frequenta l’università d’arte Akatsuki e Sasuke il liceo artistico di Oto.
Era tutto il pomeriggio che il ragazzo se ne stava li seduto davanti a quel foglio bianco. E pensare che se ne era andato dalla Kohona school proprio per rifuggire il disegno artistico che tanto era caro in quella dannata scuola di leccapiedi, come aveva cominciato a considerarli quando aveva deciso di lasciare la sua classe e di trasferirsi alla scuola di Oto.
Quando i programmi per il suo compleanno vanno in fumo Sasuke ricorda che esiste anche il metà compleanno…
Genere: Fluff, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Sasuke Uchiha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Ecco il primo capitolo della mia prima AU, in realtò doveva essere una one-shot per il metà compleanno di Itachi e Sasuke, ma siccome la cosa è venuta più lunga del previsto sarà in due capitoli. Il primo è questo, il prossimo lo posterò il giono di metà compleanno tra i due...volete sapere quando?..leggete la fic e lo saprete XD Spero vi piaccia^^
Oh e un'altra cosa, nella fic si parlerà di
Optical art, se vi domandate cose sia clikkate pure sul nome e wikipedia vi illuminerà sull'argomento..capirete perchè ho scelto quella corrente pittorica per Itachi e Pain XD

Titolo: Nei tratti di un legame – Promesse Spezzate
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: nessuno
Personaggi: Itachi e Sasuke Uchiha
Parole: 2945
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono proprietà del maestro Masashi Kishimoto.

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Promesse spezzate

“Ah che rottura!” Sasuke lanciò la matita che rimbalzò ticchettando sulla scrivania. Era tutto il pomeriggio che il ragazzo se ne stava li seduto davanti a quel foglio bianco. E pensare che se ne era andato dalla Kohona school proprio per rifuggire il disegno artistico che tanto era caro in quella dannata scuola di leccapiedi, come aveva cominciato a considerarli quando aveva deciso di lasciare la sua classe e di trasferirsi alla scuola di Oto. All’inizio era andata bene, anche se suo fratello non aveva apprezzato la sua scelta, perché per i primi mesi gli insegnamenti si erano davvero incentrati sull’astrattismo delle forme, tanto che aveva pareti e pareti di quadri recanti curve circoncentriche e incavate a raffigurare strani disegni circolari. E invece…adesso avevano iniziato anche li con il periodo di disegno artistico… Ad averlo saputo prima sarebbe davvero rimasto alla Konoha, almeno li aveva i suoi migliori amici che lo aspettavano, ma dopo la sua fuga non poteva certo tornare cambiando idea un’altra volta…ne sarebbe andato del suo onore e se c’era qualcosa a cui Sasuke Uchiha tenesse, a parte la considerazione di suo fratello, era l’onore del suo nome. Ecco perché erano ore che si trovava davanti a quel foglio che dovrebbe essere stato già da tempo riempito con la consegna “Disegna ciò che vedi fuori dalla finestra della tua stanza”

“Neanche fossimo ancora alle elementari…ma che razza di esercizio è...” si lamentò di nuovo il ragazzo alzandosi dalla sedia per tornare per l’ennesima volta a guardare fuori dalla finestra.

Abitava in una casa grande e immersa nel verde, in uno dei quartieri più ricchi della città. Gli era sempre piaciuto il grande parco che si vedeva dalla sua stanza. Quando i genitori erano ancora vivi e lui e Itachi erano piccoli, insieme al fratello aveva passato un sacco di tempo in mezzo a quei grandi alberi giocando a nascondino in sua compagnia. Era divertente. Ora però Sasuke era arrivato ad odiare tutte quelle foglie verdi e lussureggianti che inondavano la sua vista. Aprì la finestra e l’aria calda dell’estate appena iniziata lo colpì in pieno. Aspirò a grandi boccate, come un mammifero che riemerge dalle acque per prendere aria. Le vacanze stavano per iniziare e lui era bloccato nella sua camera per finire quel ridicolissimo compito di disegno. Sbuffò per l’ennesima volta tornando di nuovo a guardare verso la scrivania dove, come a deriderlo, continuava ad attenderlo il foglio bianco. Sarebbe stato facile aggirare il problema in realtà, sarebbe bastato chiedere ad Itachi di fare il compito al suo posto. Lui di sicuro lo avrebbe rimproverato ma alla fine avrebbe preso in mano la matita e in pochi tratti ne sarebbe uscito un capolavoro. E pensare che Itachi in realtà era più bravo con la optical art che con il disegno artistico, e questo dava una idea ben precisa di quanto effettivamente geniale fosse in realtà, vista la sua bravura in entrambi i campi pittorici. Sasuke ne era ben conscio, come era consapevole che avrebbe potuto raggiungere il fratello solo nel campo astratto ed era a quello che voleva dedicarsi anima e corpo, non a qualche insulso disegno di alberi e fiori. Ma alla fin fine era inutile lamentarsi, quel disegno andava fatto e fosse l’ultima cosa che avesse fatto nella sua vita Sasuke Uchiha avrebbe finito quel dannato compito. Con questa volontà in corpo il ragazzo si sistemò le forcine nei capelli, per fermare le sue ciocche ribelli dal ostruirgli la vista, e riprese in mano la matita.
Dopo qualche ora il giovane Uchiha ebbe la riprova che la forza di volontà può tutto. Davanti a lui faceva bella mostra di sé il disegno di un parco verdeggiante visto dall’alto. Non era paragonabile a nessuno dei disegni del fratello e probabilmente nemmeno a uno di quelli di quel Sai di cui Sakura gli aveva parlato una delle ultime volte che erano usciti insieme, ma era comunque un disegno più che discreto…Sicuramente il senpai Kabuto gli avrebbe fatto i complimenti, che poi questi fossero veri o falsi a Sasuke poco importava.

Dopo aver riposto il disegno nella cartellina per portarlo il giorno dopo a scuola, si alzò per chiudere la finestra dalla quale, ancora aperta, entrava nella stanza un lieve venticello che preannunciava l’arrivo della sera. Tirò le tende e in quel momento sentì la porta al piano inferiore chiudersi e la voce di Itachi si diffuse per tutta la casa.

“Sono tornato”

Sasuke uscì di corsa dalla stanza precipitandosi sulle scale, ma si fermò alla base, proprio appena prima di girare l’angolo ed accedere al corridoio d’entrata. Prese fiato velocemente di modo da non far capire al fratello la rapidità con cui era arrivato e girò l’angolo.

“Bentornato” disse con voce controllata rivolgendosi ad Itachi che ancora vicino all’uscio stava riponendo il cappotto.

“Ciao Otouto” lo salutò lui con un sorriso, perfettamente consapevole che suo fratello si era appena scapicollato dalle scale per accoglierlo. In fondo era dalla sera prima che non si vedevano e Itachi stesso fu felice di poter nuovamente parlare con il suo fratellino.

“Mi aspettavi?” chiese con una punta di ironia il maggiore dei due mentre si toglieva le scarpe per infilare le sue pantofole rosse.

“Figuriamoci” rispose Sasuke nascondendo un lieve rossore lasciando che il fratello gli passasse accanto diretto verso le scale. Il ragazzo lo seguì tenendosi a distanza di uno o due gradini durante la salita. Il pedinamento proseguì fino alla stanza di Itachi dove lui entrò accendendo la luce.

“mh?” a quel punto si voltò notando Sasuke fermo fuori dalla porta che se ne stava appoggiato al muro “Cosa c’è?” chiese ulteriormente non notando una volontà a farsi avanti da parte del fratellino.

“Niente” rispose l’altro sbrigativo staccandosi dal muro e rincamminandosi lungo il corridoio.

Itachi sospirò e uscì dalla sua stanza appoggiando una mano sullo stipite della porta.

“Sasuke!” lo chiamò. Il ragazzo si girò su stesso di mezzo giro con calma apparente.

“Hai già mangiato?” chiese il fratello maggiore.

“No” rispose, cercando di nascondere l’imbarazzo.

Itachi non commentò, non volendogli far notare il fatto che avendogli detto che non lo stava aspettando avrebbe tranquillamente potuto prepararsi la cena visto e considerato che il piccolo Uchiha era un ottimo cuoco.

“Che dici se ci facciamo mandare una pizza? Vista l’ora è un po’ tardi per mettersi a preparare una cena degna di questo nome” propose quindi chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a Sasuke

“Se vuoi” concesse il più piccolo aspettando che Itachi lo raggiungesse. I due scesero insieme al piano di sotto e Itachi, come detto, prese il telefono e ordinò le pizze.

°°°

La cena iniziò e proseguì nel più completo silenzio, finché Itachi non appoggiò la forchetta sul bordo nel piatto e alzò gli occhi verso l’altro occupante della cucina.

“Che succede Sasuke?” domandò con tono preoccupato.

“Niente” rispose il ragazzino evitando di incrociare lo sguardo del fratello seduto davanti a lui.

“Hai litigato con Sakura-chan?” indagò di rimando il maggiore, cercando di intravedere qualche cambiamento nell’espressione di Sasuke.

“No! – rispose questo con malgarbo – se ti dico che non ho niente vuol dire che non ho niente”

Itachi sospirò tornando a tagliare la pizza sul piatto…qualunque cosa avesse Sasuke aveva capito che non ci avrebbe cavato un ragno dal buco per il momento. Suo fratello, lo sapeva bene, era un maestro nel chiudersi a riccio quando non voleva parlare con il resto del mondo. E poi era inutile farlo arrabbiare ancora di più, visto che oltretutto Itachi stava aspettando il momento buono per dargli una notizia che, era sicuro, non avrebbe preso bene. Decisamente quella sera il fatidico momento buono non sarebbe arrivato tanto facilmente quindi Itachi decise di vuotare il sacco e di sperare in un po’ di comprensione da parte del fratello.

“In realtà – cominciò – sono io quello che avrebbe qualcosa da dirti”

Quella frase pronunciata con voce stanca e indecisa face sparire qualsiasi apparente ira sui lineamenti del bel viso di Sasuke sostituendola con una preoccupazione che il ragazzo faticò a celare.
Itachi poggiò nuovamente forchetta e coltello sul bordo del piatto e riprese la parola.

“Ti ricordi che ti ho parlato del professor Nagato?” chiese per sondare il terreno.

Sasuke annuì. “Quel tuo professore che nei suoi quadri si firma con il nome di Pain, no?”

“Esatto – confermò – sai quanto sia famoso e quanto le sue mostre siano sempre affollate di fan e critici d’arte…il fatto è che mi ha proposto di partecipare ad una sua mostra con una selezioni di miei quadri”

Sasuke assottigliò gli occhi, cominciando a capire dove volesse arrivare il fratello. Per essere più sicuro della sua intuizione si limitò ad una sola domanda.

“E quando sarebbe questa mostra?”

“Ecco in realtà, è quello il problema… – continuò Itachi per nulla pronto a dover lanciare la bomba – il fatto è che la mostra si terrà il 23 luglio e quindi…”

Sasuke sbuffò... “Lo sapevo” riprese alzandosi dalla sedia. “è sempre così…ogni volta che mi prometti qualcosa poi salta fuori un imprevisto e non se ne fa niente.”

“Mi dispiace Sasuke, ma potrei portarti un altro giorno a quella esibizione di serpenti a cui volevi andare”

“Non mi importa, posso andarci da solo. Vai pure alla tua importante mostra” concluse il piccolo Uchiha uscendo dalla cucina senza ulteriori parole.

“Sasuke…” Itachi si alzò, tentando di richiamare il fratello, ma le sue parole risuonarono senza ascolto in un corridoio già vuoto. In cucina, la pizza sui piatti era intanto diventata ormai fredda.


Sasuke corse su per le scale e sempre di corsa entrò nella sua stanza sbattendo la porta alle sue spalle. Quando Itachi lo raggiunse si trovò davanti ad una porta chiusa a chiave come in effetti si aspettava di trovarla.

Bussò con delicatezza contro il pesante legno, ma non ebbe alcuna risposta. Tentò nuovamente aggiungendo questa volta anche un leggero richiamo.

“Sasuke, ascolta…guarda che non ho ancora accettato sai. Posso rifiutare se non vuoi che……”

“Non provarci!” giunse la minaccia dall’altra parte della porta. Itachi tentò di ribattere a quella frase, ma le sue parole si spensero sul nascere nel momento in cui la porta si spalancò senza preavviso costringendolo a muoversi di un passo indietro quando la figura del fratello gli si presentò davanti, protesa verso di lui con una mano ferma sulla maniglia e l’altra contro lo stipite della porta.

“Guai a te se getti al vento un’occasione come questa! – ringhiò Sasuke – la devi smettere di vivere all’ombra di quel Pain. Tu sei mille volte più bravo e meriti di diventare famoso e farti una vita altrove. Io non sono più un bambino, mi arrangerò!” finì ansimando con forza.

Itachi lo guardò incredulo e dopo pochi secondi di sbigottimento avanzò di quel passo di cui prima era arretrato riprendendo la parola “Sasuke – cominciò – guarda che io non lo faccio per andarmene una volta diventato famoso. Non ho nessuna intenzione di lasciarti da solo …”

Sasuke avvampò rendendosi conto di ciò che aveva detto pochi istanti prima e ancora una volta chiuse con irruenza la porta in faccia al fratello che si trovò costretto nuovamente ad interrompere il suo discorso. Sorrise però davanti a quella barriera di legno immaginandosi il fratellino completamento rosso in volto per aver parlato, per una volta, in modo sincero, con il cuore in mano. Poggiò una mano sulla porta e prima di allontanarsi e lasciare che Sasuke si riprendesse dal suo imbarazzo volle rassicuralo in maniera ancora più incisiva. Non era suo costume parlare dei suoi sentimenti, ma in questo caso si permise di fare un’eccezione.

“Non ti devi preoccupare Sasuke, anche se diventassi famoso, tu rimarresti la persona più importante per me”

Sasuke se possibile arrossì ancora di più e fu estremamente grato per la sua prontezza di riflessi nel chiudere la porta prima di farsi vedere in quello stato dal fratello. Sentendo la sua presenza ancora al di là del legno però cercò di ribattere con voce il più inespressiva possibile.

“Non dire cose così melense…idiota di un fratello”

Itachi sorrise ancora una volta. “Anch’io ti voglio bene otouto, buonanotte!” concluse divertito prima di allontanarsi per tornare in cucina a sparecchiare una cena non finita.

Sasuke, dal canto suo tirò un sospiro di sollievo sentendo i passi del fratello allontanarsi. Si alzò di nuovo in piedi rendendosi conto solo in quel momento che dopo aver chiuso la porta era sprofondato a terra nel tentativo di contenere l’imbarazzo. In pochi passi raggiunse il letto e si lasciò cadere sopra con un tonfo sordo.

In realtà era furioso e triste, ma al tempo stesso non poteva costringere il fratello a rinunciare ad una così grande occasione per la sue carriera. Era già stato fin troppo un impedimento alla sua vita da quando i loro genitori erano scomparsi in quel incidente aereo di tanti anni fa. Itachi si era spaccato la schiena per dimostrare ai suoi parenti che da solo sarebbe stato più che in grado di badare a sé stesso e al fratello senza problemi. Sasuke però sapeva che Itachi, anche se era sempre stato un ragazzo geniale, aveva passato un duro periodo nei primi tempi quando aveva dovuto abbandonare la scuola e lavorare per mantenerlo, consolandolo nel frattempo per il dolore dovuto dalla mancanza dei genitori. Lo zio Madara, che aveva ricevuto la tutela legale dei due, aveva più volte reclamato di volerli portare a vivere con sé, soprattutto il più piccolo degli Uchiha, ma Itachi si era sempre opposto con tutte le sue forze a quella eventualità. Ora era diventato abbastanza grande da non aver più preoccupazioni a livello legale, infatti ormai sarebbe stata questione di pochi mesi e finalmente Itachi sarebbe diventato il tutore legale di Sasuke a tutti gli effetti. Il ragazzino era stato felice di sapere questa notizia ma quando Itachi gliela aveva annunciata gli era anche venuto il dubbio se questo sarebbe davvero stato un bene per il fratello. Quel fratello che aveva dovuto abbandonare la scuola per i primi anni dopo la tragedia prima di avere la possibilità di riprenderla e di avanzare nella sua carriera scolastica con una velocità incredibile permettendogli di arrivare ora a frequentare l’università d’arte ad un’età che non avrebbe mai fatto sospettare un passato fatto di alcuni anni senza essere mai stato davanti ad un libro. Ora aveva questa possibilità di poter finalmente fare un grande salto di notorietà con i suoi quadri e Sasuke non voleva rovinargli anche questo.

Tutto ciò però non negava il fatto che fosse indispettito con Itachi per tutte le volte che gli prometteva di passare del tempo con lui quando poi non succedeva mai. Le prime volte era anche stato felice di ricevere quel amorevole buffetto sulla fronte, ma ultimamente era arrivato a non sopportare più quel “Perdonami Sasuke. Sarà per la prossima volta.” In fondo anche questa, di prossima volta, era andata buca. Per essere sinceri non gli importava un granché del fatto che non avrebbe potuto andare all’esibizione, in fondo lo faceva solo per imparare il più possibile sui quei rettili e dimostrare a quel ossessionante del professor Orochimaru che, no, non aveva nessun bisogno della sue lezioni private sull’argomento. Ciò che davvero gli seccava era che il giorno del suo compleanno non avrebbe potuto passarlo con Itachi…chissene fregava dei serpenti, aveva usato quella scusa solo per avere il fratello tutto per sé almeno una giornata. E pensare che aveva perfino rifiutato un appuntamento con Sakura quel giorno, visto che nella sua scala di valori suo fratello era decisamente più in alto anche della sua ragazza.

Sasuke alzò il viso dal cuscino su cui aveva fino ad adesso nascosto il volto perso nei suoi pensieri. Pose gli occhi su una foto sulla sua scrivania raffigurante lui e Sakura. Ricordava benissimo che era stato proprio Itachi a scattarla poco prima che i due uscissero per il loro primo appuntamento. Suo fratello aveva detto che la cosa era così eclatante che voleva assolutamente avere una prova tangibile per futuri riferimenti. Sakura aveva riso di gusto a quella affermazione di Itachi mentre lui aveva sbuffato tra l’imbarazzato e l’irritato. Ne era quindi uscita quella foto con Sakura abbarbicata al suo braccio sorridente e lui con un broncio di difficile interpretazione sul volto.
Per un momento Sasuke provò pena per Sakura domandandosi se lei sapesse che per quanto potesse volerle bene, amarla anche, non avrebbe mai potuto spodestare Itachi dal primo posto nel suo cuore. Probabilmente se gliel’avesse fatto notare lei avrebbe sorriso dicendogli che non aveva nessuna intenzione di spodestare nessuno e che gli bastava essere l’unica donna, dopo sua madre, nel cuore di Sasuke. Il ragazzo sorrise al pensiero ricordandosi che, in fondo, era proprio per quello che si era innamorato di lei.

Si alzò un po’ più sereno di prima riconoscendo a Sakura la capacità di risollevargli sempre il morale anche senza la sua presenza. E ne ebbe un’ulteriore riprova quando aprendo l’armadio prese il pigiama che lei gli aveva regalo il giorno del loro metà compleanno. Al tempo aveva pensato che fosse una sciocchezza da ragazzine innamorate ma vendendo l’entusiasmo con cui la ragazza gli aveva dato quel regalo non aveva osato ribattere accentandolo con un grazie. Ora, mentre riguardava quel gatto nero stampato sulla maglia gli venne un’illuminazione. Certo era una cosa da ragazzine innamorate, di questo ne era ancora convinto, ma il suo serioso fratello certo non poteva conoscere la moda del metà compleanno quindi avrebbe evitato di fare la figura della ragazzina ai suoi occhi e al tempo stesso sarebbe stata un’ottima alternativa al suo compleanno. Lanciò quindi il pigiama sul letto avventandosi sul calendario appeso al muro. Iniziò a fare il calcolo velocemente e quando le sue dita si riunirono sul primo luglio sul suo volto si stagliò un grande sorriso.
  
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