Ecco il primo capitolo
della mia prima AU, in realtò doveva essere una one-shot per
il metà compleanno di Itachi e Sasuke, ma siccome la cosa
è venuta più lunga del previsto sarà
in due capitoli. Il primo è questo, il prossimo lo
posterò il giono di metà compleanno tra i
due...volete sapere quando?..leggete la fic e lo saprete XD Spero vi
piaccia^^
Oh e un'altra cosa, nella fic si parlerà di
Optical art, se vi domandate cose sia clikkate pure sul nome e wikipedia vi illuminerà sull'argomento..capirete perchè ho scelto quella corrente pittorica per Itachi e Pain
XD
Titolo: Nei tratti di un legame –
Promesse Spezzate
Fandom: NARUTO
Rating: Verde
Spoiler: nessuno
Personaggi: Itachi e Sasuke Uchiha
Parole: 2945
Disclamer: NARUTO e i suoi personaggi sono
proprietà del maestro Masashi Kishimoto.
.
Promesse spezzate
“Ah che rottura!” Sasuke lanciò la
matita che rimbalzò ticchettando sulla scrivania. Era tutto
il pomeriggio che il ragazzo se ne stava li seduto davanti a quel
foglio bianco. E pensare che se ne era andato dalla Kohona school
proprio per rifuggire il disegno artistico che tanto era caro in quella
dannata scuola di leccapiedi, come aveva cominciato a considerarli
quando aveva deciso di lasciare la sua classe e di trasferirsi alla
scuola di Oto. All’inizio era andata bene, anche se suo
fratello non aveva apprezzato la sua scelta, perché per i
primi mesi gli insegnamenti si erano davvero incentrati
sull’astrattismo delle forme, tanto che aveva pareti e pareti
di quadri recanti curve circoncentriche e incavate a raffigurare strani
disegni circolari. E invece…adesso avevano iniziato anche li
con il periodo di disegno artistico… Ad averlo saputo prima
sarebbe davvero rimasto alla Konoha, almeno li aveva i suoi migliori
amici che lo aspettavano, ma dopo la sua fuga non poteva certo tornare
cambiando idea un’altra volta…ne sarebbe andato
del suo onore e se c’era qualcosa a cui Sasuke Uchiha
tenesse, a parte la considerazione di suo fratello, era
l’onore del suo nome. Ecco perché erano ore che si
trovava davanti a quel foglio che dovrebbe essere stato già
da tempo riempito con la consegna “Disegna ciò che
vedi fuori dalla finestra della tua stanza”
“Neanche fossimo ancora alle elementari…ma che
razza di esercizio è...” si lamentò di nuovo il
ragazzo alzandosi dalla sedia per tornare per l’ennesima
volta a guardare fuori dalla finestra.
Abitava in una casa grande e immersa nel verde, in uno dei quartieri
più ricchi della città. Gli era sempre piaciuto il
grande parco che si vedeva dalla sua stanza. Quando i genitori erano
ancora vivi e lui e Itachi erano piccoli, insieme al fratello aveva
passato un sacco di tempo in mezzo a quei grandi alberi giocando a
nascondino in sua compagnia. Era divertente. Ora però Sasuke
era arrivato ad odiare tutte quelle foglie verdi e lussureggianti che
inondavano la sua vista. Aprì la finestra e l’aria
calda dell’estate appena iniziata lo colpì in
pieno. Aspirò a grandi boccate, come un mammifero che
riemerge dalle acque per prendere aria. Le vacanze stavano per iniziare
e lui era bloccato nella sua camera per finire quel ridicolissimo
compito di disegno. Sbuffò per l’ennesima volta
tornando di nuovo a guardare verso la scrivania dove, come a deriderlo,
continuava ad attenderlo il foglio bianco. Sarebbe stato facile
aggirare il problema in realtà, sarebbe bastato chiedere ad
Itachi di fare il compito al suo posto. Lui di sicuro lo avrebbe
rimproverato ma alla fine avrebbe preso in mano la matita e in pochi
tratti ne sarebbe uscito un capolavoro. E pensare che Itachi in
realtà era più bravo con la optical art che con
il disegno artistico, e questo dava una idea ben precisa di quanto
effettivamente geniale fosse in realtà, vista la sua bravura
in entrambi i campi pittorici. Sasuke ne era ben conscio, come era
consapevole che avrebbe potuto raggiungere il fratello solo nel campo
astratto ed era a quello che voleva dedicarsi anima e corpo, non a
qualche insulso disegno di alberi e fiori. Ma alla fin fine era inutile
lamentarsi, quel disegno andava fatto e fosse l’ultima cosa
che avesse fatto nella sua vita Sasuke Uchiha avrebbe finito quel
dannato compito. Con questa volontà in corpo il ragazzo si
sistemò le forcine nei capelli, per fermare le sue ciocche
ribelli dal ostruirgli la vista, e riprese in mano la matita.
Dopo qualche ora il giovane Uchiha ebbe la riprova che la forza di
volontà può tutto. Davanti a lui faceva bella
mostra di sé il disegno di un parco verdeggiante visto
dall’alto. Non era paragonabile a nessuno dei disegni del
fratello e probabilmente nemmeno a uno di quelli di quel Sai di cui
Sakura gli aveva parlato una delle ultime volte che erano usciti
insieme, ma era comunque un disegno più che
discreto…Sicuramente il senpai Kabuto gli avrebbe fatto i
complimenti, che poi questi fossero veri o falsi a Sasuke poco
importava.
Dopo aver riposto il disegno nella cartellina per portarlo il giorno
dopo a scuola, si alzò per chiudere la finestra dalla quale,
ancora aperta, entrava nella stanza un lieve venticello che
preannunciava l’arrivo della sera. Tirò le tende e
in quel momento sentì la porta al piano inferiore chiudersi
e la voce di Itachi si diffuse per tutta la casa.
“Sono tornato”
Sasuke uscì di corsa dalla stanza precipitandosi sulle
scale, ma si fermò alla base, proprio appena prima di girare
l’angolo ed accedere al corridoio d’entrata. Prese
fiato velocemente di modo da non far capire al fratello la
rapidità con cui era arrivato e girò
l’angolo.
“Bentornato” disse con voce controllata
rivolgendosi ad Itachi che ancora vicino all’uscio stava
riponendo il cappotto.
“Ciao Otouto” lo salutò lui con un
sorriso, perfettamente consapevole che suo fratello si era appena
scapicollato dalle scale per accoglierlo. In fondo era dalla sera prima
che non si vedevano e Itachi stesso fu felice di poter nuovamente
parlare con il suo fratellino.
“Mi aspettavi?” chiese con una punta di ironia il
maggiore dei due mentre si toglieva le scarpe per infilare le sue
pantofole rosse.
“Figuriamoci” rispose Sasuke nascondendo un lieve
rossore lasciando che il fratello gli passasse accanto diretto verso le
scale. Il ragazzo lo seguì tenendosi a distanza di uno o due
gradini durante la salita. Il pedinamento proseguì fino alla
stanza di Itachi dove lui entrò accendendo la luce.
“mh?” a quel punto si voltò notando
Sasuke fermo fuori dalla porta che se ne stava appoggiato al muro
“Cosa c’è?” chiese
ulteriormente non notando una volontà a farsi avanti da
parte del fratellino.
“Niente” rispose l’altro sbrigativo
staccandosi dal muro e rincamminandosi lungo il corridoio.
Itachi sospirò e uscì dalla sua stanza
appoggiando una mano sullo stipite della porta.
“Sasuke!” lo chiamò. Il ragazzo si
girò su stesso di mezzo giro con calma apparente.
“Hai già mangiato?” chiese il fratello
maggiore.
“No” rispose, cercando di nascondere
l’imbarazzo.
Itachi non commentò, non volendogli far notare il fatto che
avendogli detto che non lo stava aspettando avrebbe tranquillamente
potuto prepararsi la cena visto e considerato che il piccolo Uchiha era
un ottimo cuoco.
“Che dici se ci facciamo mandare una pizza? Vista
l’ora è un po’ tardi per mettersi a
preparare una cena degna di questo nome” propose quindi
chiudendosi la porta alle spalle e avvicinandosi a Sasuke
“Se vuoi” concesse il più piccolo
aspettando che Itachi lo raggiungesse. I due scesero insieme al piano
di sotto e Itachi, come detto, prese il telefono e ordinò le
pizze.
°°°
La cena iniziò e proseguì nel più
completo silenzio, finché Itachi non appoggiò la
forchetta sul bordo nel piatto e alzò gli occhi verso
l’altro occupante della cucina.
“Che succede Sasuke?” domandò con tono
preoccupato.
“Niente” rispose il ragazzino evitando di
incrociare lo sguardo del fratello seduto davanti a lui.
“Hai litigato con Sakura-chan?” indagò
di rimando il maggiore, cercando di intravedere qualche cambiamento
nell’espressione di Sasuke.
“No! – rispose questo con malgarbo – se
ti dico che non ho niente vuol dire che non ho niente”
Itachi sospirò tornando a tagliare la pizza sul
piatto…qualunque cosa avesse Sasuke aveva capito che non ci
avrebbe cavato un ragno dal buco per il momento. Suo fratello, lo
sapeva bene, era un maestro nel chiudersi a riccio quando non voleva
parlare con il resto del mondo. E poi era inutile farlo arrabbiare
ancora di più, visto che oltretutto Itachi stava aspettando
il momento buono per dargli una notizia che, era sicuro, non avrebbe
preso bene. Decisamente quella sera il fatidico momento buono non
sarebbe arrivato tanto facilmente quindi Itachi decise di vuotare il
sacco e di sperare in un po’ di comprensione da parte del
fratello.
“In realtà – cominciò
– sono io quello che avrebbe qualcosa da dirti”
Quella frase pronunciata con voce stanca e indecisa face sparire
qualsiasi apparente ira sui lineamenti del bel viso di Sasuke
sostituendola con una preoccupazione che il ragazzo faticò a
celare.
Itachi poggiò nuovamente forchetta e coltello sul bordo del
piatto e riprese la parola.
“Ti ricordi che ti ho parlato del professor
Nagato?” chiese per sondare il terreno.
Sasuke annuì. “Quel tuo professore che nei suoi
quadri si firma con il nome di Pain, no?”
“Esatto – confermò – sai
quanto sia famoso e quanto le sue mostre siano sempre affollate di fan
e critici d’arte…il fatto è che mi ha
proposto di partecipare ad una sua mostra con una selezioni di miei
quadri”
Sasuke assottigliò gli occhi, cominciando a capire dove
volesse arrivare il fratello. Per essere più sicuro della
sua intuizione si limitò ad una sola domanda.
“E quando sarebbe questa mostra?”
“Ecco in realtà, è quello il
problema… – continuò Itachi per nulla
pronto a dover lanciare la bomba – il fatto è che
la mostra si terrà il 23 luglio e
quindi…”
Sasuke sbuffò... “Lo sapevo” riprese
alzandosi dalla sedia. “è sempre
così…ogni volta che mi prometti qualcosa poi
salta fuori un imprevisto e non se ne fa niente.”
“Mi dispiace Sasuke, ma potrei portarti un altro giorno a
quella esibizione di serpenti a cui volevi andare”
“Non mi importa, posso andarci da solo. Vai pure alla tua
importante mostra” concluse il piccolo Uchiha uscendo dalla
cucina senza ulteriori parole.
“Sasuke…” Itachi si alzò,
tentando di richiamare il fratello, ma le sue parole risuonarono senza
ascolto in un corridoio già vuoto. In cucina, la pizza sui
piatti era intanto diventata ormai fredda.
Sasuke corse su per le scale e sempre di corsa entrò nella
sua stanza sbattendo la porta alle sue spalle. Quando Itachi lo
raggiunse si trovò davanti ad una porta chiusa a chiave come
in effetti si aspettava di trovarla.
Bussò con delicatezza contro il pesante legno, ma non ebbe
alcuna risposta. Tentò nuovamente aggiungendo questa volta
anche un leggero richiamo.
“Sasuke, ascolta…guarda che non ho ancora
accettato sai. Posso rifiutare se non vuoi
che……”
“Non provarci!” giunse la minaccia
dall’altra parte della porta. Itachi tentò di
ribattere a quella frase, ma le sue parole si spensero sul nascere nel
momento in cui la porta si spalancò senza preavviso
costringendolo a muoversi di un passo indietro quando la figura del
fratello gli si presentò davanti, protesa verso di lui con
una mano ferma sulla maniglia e l’altra contro lo stipite
della porta.
“Guai a te se getti al vento un’occasione come
questa! – ringhiò Sasuke – la devi
smettere di vivere all’ombra di quel Pain. Tu sei mille volte
più bravo e meriti di diventare famoso e farti una vita
altrove. Io non sono più un bambino, mi
arrangerò!” finì ansimando con forza.
Itachi lo guardò incredulo e dopo pochi secondi di
sbigottimento avanzò di quel passo di cui prima era
arretrato riprendendo la parola “Sasuke –
cominciò – guarda che io non lo faccio per
andarmene una volta diventato famoso. Non ho nessuna intenzione di
lasciarti da solo …”
Sasuke avvampò rendendosi conto di ciò che aveva
detto pochi istanti prima e ancora una volta chiuse con irruenza la
porta in faccia al fratello che si trovò costretto
nuovamente ad interrompere il suo discorso. Sorrise però
davanti a quella barriera di legno immaginandosi il fratellino
completamento rosso in volto per aver parlato, per una volta, in modo
sincero, con il cuore in mano. Poggiò una mano sulla porta e
prima di allontanarsi e lasciare che Sasuke si riprendesse dal suo
imbarazzo volle rassicuralo in maniera ancora più incisiva.
Non era suo costume parlare dei suoi sentimenti, ma in questo caso si
permise di fare un’eccezione.
“Non ti devi preoccupare Sasuke, anche se diventassi famoso,
tu rimarresti la persona più importante per me”
Sasuke se possibile arrossì ancora di più e fu
estremamente grato per la sua prontezza di riflessi nel chiudere la
porta prima di farsi vedere in quello stato dal fratello. Sentendo la
sua presenza ancora al di là del legno però
cercò di ribattere con voce il più inespressiva
possibile.
“Non dire cose così melense…idiota di
un fratello”
Itachi sorrise ancora una volta. “Anch’io ti voglio
bene otouto, buonanotte!” concluse divertito prima di
allontanarsi per tornare in cucina a sparecchiare una cena non finita.
Sasuke, dal canto suo tirò un sospiro di sollievo sentendo i
passi del fratello allontanarsi. Si alzò di nuovo in piedi
rendendosi conto solo in quel momento che dopo aver chiuso la porta era
sprofondato a terra nel tentativo di contenere l’imbarazzo.
In pochi passi raggiunse il letto e si lasciò cadere sopra
con un tonfo sordo.
In realtà era furioso e triste, ma al tempo stesso non
poteva costringere il fratello a rinunciare ad una così
grande occasione per la sue carriera. Era già stato fin
troppo un impedimento alla sua vita da quando i loro genitori erano
scomparsi in quel incidente aereo di tanti anni fa. Itachi si era
spaccato la schiena per dimostrare ai suoi parenti che da solo sarebbe
stato più che in grado di badare a sé stesso e al
fratello senza problemi. Sasuke però sapeva che Itachi,
anche se era sempre stato un ragazzo geniale, aveva passato un duro
periodo nei primi tempi quando aveva dovuto abbandonare la scuola e
lavorare per mantenerlo, consolandolo nel frattempo per il dolore
dovuto dalla mancanza dei genitori. Lo zio Madara, che aveva ricevuto
la tutela legale dei due, aveva più volte reclamato di
volerli portare a vivere con sé, soprattutto il
più piccolo degli Uchiha, ma Itachi si era sempre opposto
con tutte le sue forze a quella eventualità. Ora era
diventato abbastanza grande da non aver più preoccupazioni a
livello legale, infatti ormai sarebbe stata questione di pochi mesi e
finalmente Itachi sarebbe diventato il tutore legale di Sasuke a tutti
gli effetti. Il ragazzino era stato felice di sapere questa notizia ma
quando Itachi gliela aveva annunciata gli era anche venuto il dubbio se
questo sarebbe davvero stato un bene per il fratello. Quel fratello che
aveva dovuto abbandonare la scuola per i primi anni dopo la tragedia
prima di avere la possibilità di riprenderla e di avanzare
nella sua carriera scolastica con una velocità incredibile
permettendogli di arrivare ora a frequentare
l’università d’arte ad
un’età che non avrebbe mai fatto sospettare un
passato fatto di alcuni anni senza essere mai stato davanti ad un
libro. Ora aveva questa possibilità di poter finalmente fare
un grande salto di notorietà con i suoi quadri e Sasuke non
voleva rovinargli anche questo.
Tutto ciò però non negava il fatto che fosse
indispettito con Itachi per tutte le volte che gli prometteva di
passare del tempo con lui quando poi non succedeva mai. Le prime volte
era anche stato felice di ricevere quel amorevole buffetto sulla
fronte, ma ultimamente era arrivato a non sopportare più
quel “Perdonami Sasuke. Sarà per la prossima
volta.” In fondo anche questa, di prossima volta, era andata
buca. Per essere sinceri non gli importava un granché del
fatto che non avrebbe potuto andare all’esibizione, in fondo
lo faceva solo per imparare il più possibile sui quei
rettili e dimostrare a quel ossessionante del professor Orochimaru che,
no, non aveva nessun bisogno della sue lezioni private
sull’argomento. Ciò che davvero gli seccava era
che il giorno del suo compleanno non avrebbe potuto passarlo con
Itachi…chissene fregava dei serpenti, aveva usato quella
scusa solo per avere il fratello tutto per sé almeno una
giornata. E pensare che aveva perfino rifiutato un appuntamento con
Sakura quel giorno, visto che nella sua scala di valori suo fratello
era decisamente più in alto anche della sua ragazza.
Sasuke alzò il viso dal cuscino su cui aveva fino ad adesso
nascosto il volto perso nei suoi pensieri. Pose gli occhi su una foto
sulla sua scrivania raffigurante lui e Sakura. Ricordava benissimo che
era stato proprio Itachi a scattarla poco prima che i due uscissero per
il loro primo appuntamento. Suo fratello aveva detto che la cosa era
così eclatante che voleva assolutamente avere una prova
tangibile per futuri riferimenti. Sakura aveva riso di gusto a quella
affermazione di Itachi mentre lui aveva sbuffato tra
l’imbarazzato e l’irritato. Ne era quindi uscita
quella foto con Sakura abbarbicata al suo braccio sorridente e lui con
un broncio di difficile interpretazione sul volto.
Per un momento Sasuke provò pena per Sakura domandandosi se
lei sapesse che per quanto potesse volerle bene, amarla anche, non
avrebbe mai potuto spodestare Itachi dal primo posto nel suo cuore.
Probabilmente se gliel’avesse fatto notare lei avrebbe
sorriso dicendogli che non aveva nessuna intenzione di spodestare
nessuno e che gli bastava essere l’unica donna, dopo sua
madre, nel cuore di Sasuke. Il ragazzo sorrise al pensiero ricordandosi
che, in fondo, era proprio per quello che si era innamorato di lei.
Si alzò un po’ più sereno di prima
riconoscendo a Sakura la capacità di risollevargli sempre il
morale anche senza la sua presenza. E ne ebbe un’ulteriore
riprova quando aprendo l’armadio prese il pigiama che lei gli
aveva regalo il giorno del loro metà compleanno. Al tempo
aveva pensato che fosse una sciocchezza da ragazzine innamorate ma
vendendo l’entusiasmo con cui la ragazza gli aveva dato quel
regalo non aveva osato ribattere accentandolo con un grazie. Ora,
mentre riguardava quel gatto nero stampato sulla maglia gli venne
un’illuminazione. Certo era una cosa da ragazzine innamorate,
di questo ne era ancora convinto, ma il suo serioso fratello certo non
poteva conoscere la moda del metà compleanno quindi avrebbe
evitato di fare la figura della ragazzina ai suoi occhi e al tempo
stesso sarebbe stata un’ottima alternativa al suo compleanno.
Lanciò quindi il pigiama sul letto avventandosi sul
calendario appeso al muro. Iniziò a fare il calcolo
velocemente e quando le sue dita si riunirono sul primo luglio sul suo
volto si stagliò un grande sorriso.