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Autore: Harmony394    19/06/2012    14 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~Please,don't leave me.

“Dimmi che ti senti sola,
Dimmi che di me hai bisogno,
Ovunque ci sarò, in ogni attimo.
Non lasciarmi qui da solo,
Io ti prego,ti scongiuro,
Noi siamo infondo …
un'anima che batte.

Ad ogni fiocco,
sembri appassire come fossi un fiore.
Ed io sto qui senza poter far niente per te.
Se fosse possibile,
lascia che senta ancora la tua voce.
(ancora, ancora, ancora, ancora)
Chiamami ...”

Len Kagamine -Soundless Voice. (Vocaloid).

 
 



Con il passare dei giorni e l’arrivo imminente della Stagione del Sole, lui ed Emily divennero inseparabili. Anche se continuava ostinatamente a mantenere quel suo tono burbero e un po’ distaccato che lo differenziava da tutti gli altri bambini, Loki dovette ammettere a sé stesso che stava lentamente cominciando ad affezionarsi sul serio a quella piccola bambinetta pestifera dai capelli rossi e gli occhi furbi. Quella, al contrario, non si vergognava minimamente a dimostrare il suo affetto per lui: non per niente, quando lo vedeva, non esitava ad andargli incontro piena di gioia.

Andava tutto bene.

«Ehi Loki, ma non ti annoi mai a leggere sempre tutta quella roba? Che noia che sei!» Chiese una mattina lei, indicando il grosso tomo che riportava a lettere gotiche: “Magie e Sortilegi” che stava leggendo.

Sapeva che non sopportava quando non le dedicava attenzione, che voleva continuamente giocare e che si annoiava subito a sentirlo leggere quei libri che a lui piacevano tanto, ma questo non era un suo problema: se voleva stare in sua compagnia, sarebbe dovuta sottostare alle sue regole e su questo non si discuteva.  
Malcelando il fastidio che le parole di Emily gli avevano provocato, staccò gli occhi dal suo enorme libro di antiche rune e le scoccò un’occhiataccia irritata.

«Certo che no, sciocca. Come ben sai, io un giorno diventerò Re di Asgard e quindi dovrò sapere quanto più mi è possibile, cosa che dovresti fare anche tu … Ehi ma mi stai ascoltando?» Aggiunse stizzito quando vide la figura smilza di Emily alzarsi dall’erba.
«No! Loki, io voglio giocare! Voglio giocare, giocare e gioca-- » Non finì la frase, poiché venne  stroncata da dei violenti colpi di tosse che le impedirono di proseguire; forti e violenti.

Sollevò un sopracciglio, accigliato. Possibile che quell’imbranata si fosse beccata l’influenza?

Pensò a come potesse averla presa: forse in quel giorno in cui avevano giocato sotto la pioggia? O magari quando entrambi, sudati e sporchi, si erano messi a giocare a “Guardie e Ladri”? O chissà, forse si era ammalata dopo che avevano giocato nei pressi del laghetto al calar della sera, quando entrambi erano finiti col tornare a casa fradici fino alla punta dei capelli. Non lo sapeva e probabilmente non lo avrebbe mai scoperto, ma in fondo, a lui cosa importava? Era un dio e gli dèi non si preoccupavano di malattie e problemi vari poiché erano immortali e quindi sarebbe stato inutile pensare a roba simile.
 
Fece spallucce. Quella di Emily era sicuramente una tosse passeggera, probabilmente le era andata un po’ di saliva di traverso. Tutto qui.

«Ehi, la vuoi piantare? Sto cercando di leggere» Disse infastidito, celando un po’ di preoccupazione, notando che non smetteva.

Dopo alcuni secondi, la tosse di Emily cessò ma lei sembrava comunque essere un po’ fiacca. Aggrottò le sopracciglie e, sbuffando, si costrinse a poggiare il libro sul prato e alzarsi per andare a controllare se effettivamente quella stupida si fosse beccata la febbre. Quando però provò ad avvicinare la mano alla sua fronte, Emily lo spinse via, correndo verso il boschetto lì vicino.

«Ah-Ah! Ci sei cascato! Come sei tonto, Loki!» Lo sbeffeggiò. «E sei anche lentissimo!» Aggiunse ridendo e correndo via.

Capendo che il suo fosse stato solo uno sporco trucchetto per prestarle attenzione, Loki non resistette più e anche lui corse verso il boschetto intenzionato a fargliela pagare.

Dannata mocciosa! Appena ti prendo ti faccio vedere io chi è il tonto!
 
Il bosco era un susseguirsi di grandissimi alberi e animaletti selvaggi ed era molto facile perdersi al suo interno. Quando non riuscì più a scorgere la sagoma della bambina, si sentì improvvisamente ansioso. E se si fosse persa?
Non ebbe il tempo di cercarla che vide sbucare da dietro un grande albero la sua chioma riccioluta color carota; era voltata e quindi non poteva vederlo.

Un ghigno di soddisfazione gli incurvò le labbra e, eccitato, decise di farle uno “scherzetto” per ricambiare il suo tiro mancino di poco prima.

«Loki, guarda che sono qui!» Lo chiamò lei, guardandosi attorno nel tentativo di scorgerlo. «Loki?» Lo richiamò quindi, con un tono di voce basso e dubbioso.

Gettò un urlo chiaro e forte quando due braccia esili ma ricche di forza le serrarono la vita, costringendola a gettarsi in avanti e ruzzolando così per tutta la collina, portandosi dietro anche il suo avventore che, nella foga di prenderla di sorpresa, non aveva calcolato il fatto che potesse fare resistenza. Quando arrivarono ai piedi di quest’ultima, i loro corpi erano uno sopra l’altra ma non ci badò più di tanto, troppo impegnato ad osservare il viso di Emily macchiato di terra e il suo sorriso allegro e divertito.

Credette di trovarsi davanti alla cosa più fragile e strana del mondo. Come faceva quella mocciosetta a ridere in continuazione? Non si stancava mai? Non riusciva proprio a capirla: era così bizzarra. Eppure… era sua amica.

«Loki, mi stai schiacciando. Togliti, idiota!»Lo apostrofò lei d’un tratto, spingendolo via.

Accorgendosi della situazione compromettente che si era venuta a creare, non poté evitare di arrossire vistosamente e affrettarsi ad allontanarsi velocemente da Emily, che era pure arrossita. Però, guardandola meglio, notò che effettivamente sembrava avere qualcosa che non andava.

«Ehi, piccoletta, sei sicura di stare bene? Hai la faccia tutta rossa» Osservò.
«Certo che sto bene, Loki. Forza andiamo a giocare!» Rispose lei ancora rossa in viso, balzando in piedi.

Dubbioso, si alzò anche lui da terra e le lanciò uno sguardo corrucciato, incrociando le braccia al petto.

«No. Credo che sia meglio tornare a casa, si sta facendo tardi e non voglio che Padre mi sgridi» Dichiarò voltandosi dall’altra parte, facendo spallucce e avviandosi con  passo spedito verso il Palazzo, certo del fatto che lei lo avrebbe seguito.

Sentì Emily dietro di sé sbuffare sonoramente a quelle parole, ma alla fine parve arrendersi e incominciò a seguirlo.

Intrapresero la strada in silenzio. Cosa piuttosto strana dato che la Mocciosa, ogniqualvolta si presentasse l’occasione, non perdeva tempo a dar vita a una nuova estenuante conversazione. In principio, non badò molto a quel particolare, dando la colpa di quell’imbarazzante silenzio alla stanchezza di entrambi, ma arrivati a un certo punto della strada capì che qualcosa non andava.

«Come mai non parli più? Cos’è, il gatto ti ha mangiato la lingua?»La canzonò, cercando di stroncare il silenzio.

Di certo, si aspettava una risposta a tono da parte sua o per lo meno, un minimo mormorio contrariato. Eppure, Emily non gli rispose.

Si voltò nella sua direzione, pronto a dirgliene quattro per la sua sfrontataggine nell'osare a non rispondere al Principe di Asgard, ma non appena lo fece quello che vide lo sconvolse non poco: Emily si reggeva a malapena in piedi: aveva gli occhi lucidi e vitrei e il suo viso era decisamente più arrossato del solito.

«Ehi, ti senti bene? Non sei affatto carina con quell’espressione sulla faccia, sai? Emily, mi stai ascoltando? … EMILY!».

Successe tutto in pochi secondi: Emily cadde a terra come una marionetta a cui avevano tagliato i fili e lui, con poche falcate, le fu subito addosso.
 
«E-Ehi, che ti prende? Avanti smettila di giocare, non sei affatto divertente!» Non aveva idea di cosa le stesse succedendo: tutto il suo corpo tremava ed era scosso da sussulti e la sua fronte diventava sempre più bollente; aveva il fiatone e respirava a fatica.

Provò a sollevarla e a metterla seduta, ma non appena lo fece la bambina sgranò gli occhi e cominciò a tossire con rabbia, come se non potesse fare nient’altro. Loki le batté alcune pacche sulla schiena, cercando di aiutarla a far passare la tosse, ma in questo modo non fece altro che peggiorarla. Terrorizzato, decise di aspettare che le passasse.

«L-Loki?» Non seppe quanti minuti fossero passati dall’ultimo colpo di tosse, né se le fosse passata del tutto, eppure la voce minuta e sommessa di Emily risuonò come il suono di un gong nella sua testa e subito si premurò di cingerle le spalle, quasi come se potesse darle un po’ di sollievo solo toccandola.


«Emily, come ti senti?» Le chiese, il timbro della voce tremante e spaventato.
«Io … non credo di sentirmi molto bene, Loki. C-Credo di aver bisogno d’aiuto … aiutami!».

Senza indugiare ulteriormente la prese in braccio e cercò di non farla cadere, dopodiché corse che poteva.

Doveva portarla a casa sua, al palazzo! Lì certamente le avrebbero dato le cure di cui necessitava; suo padre l’avrebbe certamente guarita!

Correndo, credette di star per inciampare parecchie volte: non era mai stato una cima in quanto a forza fisica e di certo le sue braccia decisamente ossute non avrebbero retto per molto il peso di Emily. Ma non doveva pensarci, doveva semplicemente arrivare al palazzo e affidarla alle cure dei suoi migliori Guaritori; certamente loro l’avrebbero guarita! Le avrebbero fatto passare quella dannatissima tosse e, una volta guarita, sarebbero ritornati vivere la vita di sempre.


Quando scorse l’entrata principale del palazzo, qualcosa – la disperazione, forse – lo spinse a correre ancora più velocemente, sfidando il sudore che gli imperlava la fronte e il senso di affaticamento che gli intorpidiva le gambe. La sua corsa fu però fermata da una donna bellissima e con un portamento fiero che riconobbe subito come sua madre.

«M-Madre … »Ansimò, rosso in viso.

Frigga fece scorrere il suo sguardo su di lui e, non appena notò il corpicino di Emily fra le braccia del figlio, la sua espressione divenne confusa e stordita.

«Loki, cosa sta succedendo? Chi è questa fanciulla? ».
Lui scosse la testa. «Madre, vi prego, aiutatemi … Lei … lei ... » Le parole gli morirono in gola e non riuscì a concludere la frase.

Non aveva idea del perché Emily stesse cosi male. Voleva aiutarla, voleva fare qualcosa per lei, ma… era solo un bambino. Cosa poteva fare oltre al chiedere aiuto?


Improvvisamente, Emily ebbe altri forti colpi di tosse; così forti che per un momento credette che non riuscisse più a respirare. Non poté fare altro che guardarla: impotente. Si sentiva inutile: quella mocciosa stava male e lui non poteva fare nulla per aiutarla. Sentì qualcosa pizzicargli gli occhi e le dita tremare, minacciando di far cadere la bambina a terra, ma lui ricacciò indietro le lacrime e si morse con prepotenza il labbro inferiore. Poi, alzò lo sguardo su quello di sua madre.


«Ti prego…» Mormorò con la voce ridotta a un singhiozzo.

Frigga, senza aggiungere altro, annuì velocemente e subito dopo aver preso Emily dalle sue braccia si avviò con passo spedito verso la Sala della Guarigione, lasciandolo lì da solo, con il cuore che sembrava stesse per scoppiargli nel petto e la sensazione di star perdendo l’unica cosa a cui avesse davvero tenuto pervaderlo. Sentiva Emily andare via da lui; scivolare via, come la sabbia.

A quel pensiero strinse i pugni così forte da farsi diventare le nocche delle dita bianche e digrignò i denti per la frustrazione.

Emily guarirà. Quella è solo una semplicissima febbre, nulla di particolare. Domani mattina sarà tutto come prima. Tutto come prima!

Avvilito, si diresse correndo verso la Sala della Guarigione. Doveva sapere cosa aveva la sua amica che non andava; doveva avere la certezza che quella era solo una semplice febbre passeggera, che presto le sarebbe passata e che sarebbero potuti tornare a giocare come sempre.

Quando arrivò con passo felpato nell’infermeria, scorse Madre e Padre discutere a bassa voce con un Guaritore: avevano l’aria afflitta e dispiaciuta di chi ha appena ricevuto una brutta notizia e, quello sguardo, fece scattare in lui un campanello d’allarme e il suo cuore perse un battito. Quando vide uno dei Guaritori fu in procinto di scorgerlo , si nascose istintivamente dietro una colonna. Non sapeva perché si stava nascondendo, sapeva solo che doveva farlo se voleva sapere cosa avesse sul serio Emily che non andava.

Rizzò le orecchie in direzione del Guaritore che stava visitando il piccolo corpicino di Emily, e guardando meglio si accorse che anche nello sguardo di quest’ultimo non c’era nessuna traccia di un sorriso. Solo dispiacere.

«Padre degli Dèi, di chi è questa bambina?» Chiese a un tratto l’uomo quando concluse la visita.

Frigga scosse leggermente la testa.

«Non lo sappiamo, era con Loki … » Rispose guardando apprensiva il marito e il Guaritore.

Quest’ultimo fece un’enorme sospiro di rassegnazione, poi si rivolse ai coniugi con l’aria più afflitta che potesse assumere il suo volto appuntito e spigoloso.


«Non so se il principe Loki fosse al corrente di quanto sto per dirvi, ma questa bambina ha contratto una grave forma di polmonite, il che è parecchio strano dato che solitamente questa malattia risiede nel Regno di Midgard, ma non è raro che venga riscontrata anche qui in quanto i due mondi sono fra di essi collegati. Purtroppo la bambina non è una divinità, bensì una semplice Servitrice del Regno e dunque non è salvaguardata da possibili malattie o lesioni fisiche, esattamente come la maggioranza della popolazione. Mi dispiace» Concluse.

Non comprese molto di quello che disse, né cosa fosse la “polmonite” o che differenza ci fosse fra una divinità e una Servitrice del Regno, ma dagli sguardi dispiaciuti e seri dei suoi genitori riuscì a capire che quella cosa gli stava portando via l’unica persona che gli aveva rivolto un sorriso sincero. La “polmonite”  gli stava portando via Emily.

«Quanto le resta?» Domandò Odino con voce profonda.
Il Guaritore scosse la testa, sconsolato. «Poco. Molto, molto poco. La bambina è davvero molto fragile, sarebbe bastata una semplice folata di vento per farle venire un forte raffreddore. Probabilmente ha resistito perché non è stata esposta a dei climi rigidi. Non dovrebbe rimanerle più di una settimana, suppongo. Sono davvero dispiaciuto, maestà».

E tutto sparì.
 
C’era una cacofonia insopportabile di voci ammassate fra di loro nella sua testa, ma non riuscì a comprendere a chi appartassero; sentiva rumore, parole sconclusionate e un forte senso di oppressione lambirgli le viscere. Tutto incominciò a vorticare spaventosamente e qualcosa dentro di lui continuava a urlare che non poteva essere vero, che era impossibile e che si trattava solo di un terribile scherzo di cattivo gusto.

Emily… La sua Emily sarebbe … No! Non riusciva nemmeno a pensarci. Gli veniva impossibile!

Eppure era sempre stata bene quando era con lui! Forse qualche volta aveva avuto qualche piccolo colpo di tosse, o qualche starnuto … ma erano cose così piccole e superficiali che non ci aveva neanche fatto caso. Doveva assolutamente esserci un malinteso… Si sbagliavano! Non poteva essere come dicevano loro!
 
No, no, no! Emily no! Tutti, ma non Emily!

Restò in silenzio per alcuni istanti, lo sguardo stordito e vacuo di chi non capisce cosa stia succedendo, finché, senza alcun preavviso, la verità gli piombò addosso come se fosse stata una secchiata d’acqua gelida, e fu devastante.


Emily, quella mocciosa impertinente e dalla voce squillante ,la prima persona che gli aveva rivolto un sorriso sincero, che gli aveva offerto la sua amicizia senza volere nulla in cambio e che lo aveva abbracciato, stava morendo.

E lui non poteva fare nulla per evitarlo.


 
 
-Angolino dell’Autrice.
  Saaalvee gente!
Spero vivamente, che dopo questo capitolo nessuno di voi venga sotto casa mia armato di forconi e trattori (??).
So perfettamente che questo capitolo non è l'emblema della felicità, ma vi assicuro che servirà per tutta la storia! Anzi, direi che sarà piuttosto essenziale.
Povera Emily, così piccola e già così sfigata ç^ç.
Spero che non vi stiate annoiando e che la storia continui a piacervi.

Comunque,  vorrei ringraziare tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente! Grazie mille ragazzi! <3
Ringrazio moltissimo anche tutti coloro che hanno messo la storia nelle preferite, ricordate e seguite.
Sul serio voi non avete idea di quanto possiate farmi felice.
Ora vado, sappiate che se non aggiornerò per un po' di tempo sarà perché mi hanno assassinata mentre dormivo.


Bye - Bye!-
P.S: Ringrazio di cuore mio padre per avermi corretto anche questo capitolo! Grazie mille papà! <3
   
 
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