*Arashi in Love*
Capitolo 13
-Rivale -
Dalla sera di San Valentino il mio cellulare rimase spento.
Non mi preoccupai minimamente che qualcuno potesse cercarmi. Semplicemente
preferii non rischiare di dover trovare messaggi di Akira. Mi bastava vederlo sotto la finestra di casa.
Per tre giorni avevo deciso di darmi malata, quindi saltai le lezioni e rimasi nel letto, mentre mia madre
scrutava dallo spiraglio della mia porta, consapevole che la mia era solo
pigrizia. Il giovedì sera, decisa varcò la soglia, posizionandomi alle mie spalle mentre mi stavo lisciando i
capelli appena asciugati.
-Intendi nasconderti per sempre?- chiese con voce atona. Mi
voltai a guardarla, aveva le mani sui fianchi, il che significava rimprovero o
peggio punizione.
-Non mi sto nascondendo...- risposi
fingendo un tono malaticcio.
-Arashi Nokaze,
finiscila di raccontare bugie, nella mia vita ne ho dette
più di te, quindi non funziona la sceneggiata con la sottoscritta!-
brontolò minacciosa. -Domani, ti alzerai puntuale e andrai a scuola,
vestita e pettinata, e frequenterai le lezioni- non aggiunse
altro e si avviò alla porta. -Non tollero proteste da parte tua.- chiuse
la porta con un rumore secco e rimasi a fissarla.
Uscire di casa significava una cosa sola. Vederlo. Per tutto
il tempo, scostando le finestre, lo vedevo lì.
Seduto, in silenzio, a fissare il cancelletto.
Sospirai.
Andai alla finestra e scostai anche quella sera la tenda.
Sospirai. Per lo meno non era fuori al gelo.
Andai al computer e l'accesi, poi
decisi di togliermi l'asciugamano bagnato, che avevo ancora addosso dalla
doccia, e andai a prendere la vestaglia per dormire.
Feci appena in tempo ad indossare la sottoveste che mi
arrivava fino a metà coscia, quando un rumore improvviso, in esterno, mi
fece sobbalzare.
Mi guardai attorno nella stanza cercando la mazza da
softball della scuola. Andai vicino al portaombrelli che la conteneva e la
sollevai, per poi avvicinarmi alla porta a finestra.
Qualcuno bussò leggermente. -So che sei lì Arashi! Sono Akira, aprimi, qua
fuori si gela!- sussurrava con insistenza. Tirai un sospiro di sollievo e posai la mazza, indossai una
sopraveste e andai ad aprirgli.
-Ma cos'hai nel cervello? Le
scimmie urlatrici?!- sibilai, assicurandomi che
nessuno avesse sentito nulla. -Se ti scopre mia madre
ti ammazza!-
-Se tu non mi avessi lasciato due
giorni fuori di casa ad aspettare al freddo, ora non sarei qui!-
brontolò lui, cercando di riscaldarsi.
-Ara-chan?! tutto
ok?- la voce di Kamui
arrivò dal corridoio, istintivamente presi Akira
e lo spinsi dentro l'armadio, senza troppi complimenti.
-Si perchè?- chiesi angelica non appena spuntò
da dietro la porta.
-Io e Shin usciamo
e la mamma sta dormendo.- disse, per poi guardarmi perplesso. Infine alzando le
spalle uscì chiudendo la porta alle sue spalle.
Aspettai che i miei fratelli uscirono
e una volta sicura che mia madre fosse nel suo studio andai ad aprire
l'armadio.
Trovai Akira immerso tra le mie
gonne, mentre ne osservava una particolare che si
allacciava con delle fibbie intrecciate. -Come fai a mettere questa roba?- mi chiese mentre lo trascinai fuori dall'armadio.
-Fai poco rumore, mia madre ha
l'udito di un gatto!- Sibilai. -Cosa ci fai qui?!- lo
guardai con uno sguardo che lasciava intendere che doveva fare in fretta.
-L'altra sera sono
stato sgarbato... volevo scusarmi- disse lui in tono dolce.
-Non importa, in fondo, anche io mi sono comportata male...
è solo che sta accadendo tutto troppo in fretta... io non so nemmeno
se...- non completai la frase.
Sfiorò le mie labbra quasi con fretta, forse per la
paura di un mio rifiuto. Inizialmente rimasi interdetta, ero stata presa decisamente alla sprovvista.
Poi, percepii qualcos'altro in quel bacio,
qualcosa di diverso dai baci che avevo sempre dato in precedenza.
Mentre, lui era decisamente
più esperto e seppe come farmi cedere sotto la sua insistenza.
Con un piccolo cigolio mi appoggiò contro la porta
dell'armadio, lasciato socchiuso e le sue mani percorsero la linea della mia
schiena salendo a giocare con le punte dei miei capelli, intrecciandosi con essi.
Più si prolungava quel bacio
e più le mie difese si abbassavano una dopo l'altra, senza riuscire ad arrestare
quella caduta a catena, quasi fossi stata composta da migliaia di tessere del
domino.
Poi, l'istante terminò e fummo separati. Tenevo
ancora gli occhi chiusi, come per paura di vedere nei suoi, che sapevo essere
intenti nell'osservarmi.
Sospirai, poi di nuovo lui tornò
a baciare le mie labbra, questa volta con più passione. Portai le
braccia attorno al suo collo, mentre lui approfondiva la stretta fino a farmi
aderire completamente a lui.
La mia mente era vuota, come abbandonata o addormentata in un
piacevole torpore che mi faceva sentire serena.
Infine anche quel bacio terminò e questa volta aprii
gli occhi, per scrutare nei suoi.
Non portava le lenti a contatto e i suoi occhi erano
azzurri, colore decisamente insolito per un orientale.
Nessuno disse niente, restammo
semplicemente lì, fermi, a guardarci e abbracciati, in silenzio.
Poi lui sciolse l'abbraccio e tornò verso la
finestra. -Posso sperare di vederti domani?-
Annuii mentre mi avvicinavo a lui e
accompagnai la porta fino a chiuderla. Restai appoggiata al vetro per diversi
istanti, fissando un punto indefinito sul muro.
Poi mi decisi ad alzarmi. Il Computer si era acceso
automaticamente e diverse finestre chiamavano dalla chat,
che doveva essersi aperta nell'attesa.
In una brillava una scritta che chiedeva dove fossi finita e
perchè non rispondevo.
Sorrisi, presi il mouse, scelsi
start.... ed infine "spegni".
Il mattino seguente mi alzai, vestendomi di tutto punto, per
andare a lezione. Decisi di mettere la gonna che la sera prima Akira s'era chiesto come facessi
ad indossarla, mentre delle calze bianche coprenti terminavano in un paio di
stivaletti e un dolcevita mi riscaldava il collo.
Feci velocemente colazione e andai fuori.
Immediatamente incrociai gli occhi con Akira
che era fermo ad aspettare proprio dietro ad una siepe.
-Buongiorno- disse lui,
avvicinandosi e sfiorandomi la guancia con un bacio.
-Buongiorno- arrossi e abbozzai un
sorriso per poi avviarmi al suo fianco verso la stazione.
Parlammo tranquillamente, senza citare l'episodio della sera
precedente.
Poi arrivò l'entrata della stazione e si fermò
davanti alla porta che si aprì, essendo automatica. -Là dentro ci
sono i miei amici... Colleghi....- disse con voce
bassa.
-Oh...- qualcosa mi mise in allarme.
-Non sei obbligata a seguirmi, però vedi... non
vorrei metterti in imbarazzo, senza contare che...- fece una pausa scostando
dal volto una ciocca con fare nervoso - non saprei come presentarti, insomma....-
Rimasi in silenzio per diversi istanti. Pensai e ripensai a
cosa fare. Poi presi coraggio e cercai le parole, ma non mi veniva in mente
nulla. -Puoi sempre presentarmi come amica...- tentai di dire...
anche se sapevo che era rischiosa come affermazione.
-Il problema è che non mi crederebbero mai...- sospirò lui rassegnato.
-Allora non dire nulla- lo guardai fisso negli occhi.
-Lascia che pensino quello che preferiscono, e poi se sono tuoi amici ti
crederanno, no?- sorrisi e feci dei passi avanti attraversando l'entrata.
Parve convinto, tentò di sorridere e mi seguì
nell'edificio.
Una volta arrivati all'interno
mostrai il solito tesserino, lui fece altrettanto, e poi scendemmo le scale.
Lui mi portò verso un gruppo composto da diverse tipologie di persone. Ce ne era
uno in giacca e cravatta, una donna in tailleur estremamente bella, e altri tre
che avevano un abbigliamento simile a quello di Akira,
per intenderci altri tra puntaspilli con i capelli rispettivamente Blu, gialli
e verdi. Insieme avrebbero potuto formare
l'arcobaleno, mancava solo il viola e l'arancione....
Lui mi guardò sospettoso ma
poi senza troppe discussioni mi presentò ai suoi amici.
Il primo, in giacca e cravatta era un impiegato di Shibuya, si chiamava Nitta Koryu. Era magrissimo e alto, ma anche simpatico a
giudicare dalla sua risata cristallina.
I tre puntaspilli si chiamavano rispettivamente: Aoi Ginko, e aveva i capelli,
visti più da vicino, di un colore più simile al Cyano, come la pelle dei puffi per intenderci. Dopo di lui
c'era il ragazzo dai capelli gialli: Kiiroi Nobuo, decisamente eccentrico e
con dei denti bianchissimi e quasi perfetti. Infine c'era il terzo puntaspilli
dai capelli verde foglia: Midorino Daiki.
E a completare il gruppo c'era la
ragazza in tailleur. Se da lontano sembrava bella, da
vicino lo era ancora di più. Aveva lunghissimi e ben curati capelli
neri, con occhi scuri e sottili, assottigliati anche dal nero della matita. Era
magra e molto elegante nei modi, non potei fare a meno di provare un moto
d'invidia nei suoi confronti. Ma fu ben presto
sostituito da qualcos'altro. La vidi ignorarmi totalmente e saltare al collo di Akira.
Rimasi immobile a fissare loro due, mentre lei lo baciava
sulla guancia.
-Aki-chan! Non ti sei fatto vedere
per giorni!- finse un broncio e si staccò da lui... se fosse stato un
polipo sicuramente avrebbe fatto un suono simile a quello di una bottiglia quando viene stappata...
Lei lo mangiava letteralmente con gli occhi. Poi si volse
verso di me e fece una smorfia.
-E questa chi è?- chiese con
sufficienza alzando un sopracciglio, poi fece gesto con la mano di andarmene.
-Keiko, sii gentile, magari
è un'amica di Akira-san!-
in quel momento ancora non si era presentato, ma fu Koryu
ad intromettersi.
-Ragazzi, questa è Arashi Nokaze...- mi
presentò lui e io mi limitai a fare un inchino.
-E chi sarebbe? Una tua amica?- mi guardò con sospetto quella donna, che mi piaceva sempre meno. -Comunque il mio nome è Kuroi Keiko, puoi chiamarmi Kuroi-san-