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Autore: AlexisLestrange    20/06/2012    5 recensioni
La leggenda narra che la Ninfa Eco, una delle Oreadi che vivevano sulle montagne,
era solita parlare e cantare molto. La sua attitudine maliziosa scatenò l'ira della dea
Era, che la punì, togliendole la voce, permettendole solo di ripetere l'ultima sillaba
delle parole che le venivano rivolte...
Dedicata a Sedra Starr, la mia prima e unica Bitchester.
DISCLAIMER: Il titolo è ispirato all'omonima canzone dei Nightwish.
Genere: Comico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Seconda stagione
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- Questa storia fa parte della serie 'Supernatural - Season ½'
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Dean lanciò un'occhiata al fratello, appoggiando una birra sul tavolo della loro stanza. Era
tutto il giorno che Sam leggeva da capo a fondo il libro di mitologia e gli acrostici di
Geoffrey, e se provava ad interrmperlo o a rivogerli qualche domanda, non otteneva
nessuna risposta.

Finì di spazzolare i resti del loro ultimo pranzo, si stiracchiò, ma alla fine non riuscì a
trattenersi da un nuovo tentativo,

«Sam, dobbiamo parlare» gli disse, per l'ennesima volta, e sorprendentemente, il fratello
alzò lo sguardo dai libri per guardarlo.

«Sì, credo di essere riuscito a capire come sono andate le cose con...» cominciò Sam, ma
Dean lo interruppe.

«No, non di questo».

L'altro lo osservò sorpreso, senza parlare, aspettando che il fratello si spiegasse meglio.

«Ci sei arrivato anche tu, no?» disse infatti Dean, inarcando le sopracciglia. «Il padre di
Ethan e Leanne era un cacciatore».

Sam annuì, e si alzò appena dalla poltrona nella quale era sprofondato per leggere,
drizzandosi per ascoltare meglio. «Sì, certo... era fin troppo ovvio. E allora?»

«E allora?» ripetè Dean, quasi incredulo. «Non credi che quei due dovrebbero saperlo?»

L'altro sospirò e scosse la testa. «Lo sapevo che l'avresti detto» commentò, quasi
amaramente. «Ma non possiamo, Dean. Non noi».

«Ma cosa stai dicendo, certo che possiamo, e dobbiamo!» replicò il fratello, accigliandosi.
«Sam, hai sentito cos'ha detto quella ragazza, crede che il padre fosse un lurido ubriacone
che li ha abbandonati per darsi alla bella vita, ha il diritto di sapere la verità!»

«No, Dean, no!» ribattè Sam, cercando di mantenere calma la discussione. «Io lo so che
cosa pensi, ma prova solo a riflettere un attimo! Non pensi che Geoffrey sapesse già che
sarebbe andata così, se non avesse detto nulla ai figli sul suo vero lavoro?»

«Che cosa intendi dire?» domandò quello, senza capire.

«Loro padre sapeva esattamente che finchè avesse mentito, i figli l'avrebbero odiato!»
fece Sam, cercando le parole giuste. «Lui... lui ha preferito questo, però! Non voleva che
Ethan e Leanne crescessero nel terrore dei mostri, sapendo dell'esistenza di creature
soprannaturali, come...»

«Come noi, vuoi dire?» lo interruppe, aspro, Dean.

«Esattamente» rispose Sam, esausto. «Se papà non ci avesse detto nulla di quello che
faceva quando se ne andava, noi saremmo cresciuti proprio come Leanne ed Ethan.
Avremmo pensato che non tenesse a noi, forse, ma saremmo cresciuti in tranquillità,
normalmente!»

«Stai dicendo che papà ha fatto male?» ringhiò Dean, gli occhi accesi da una strana luce
rabbiosa.

«Sto dicendo che papà ha fatto un'altra scelta!» ribatté Sam, senza battere ciglio. «E hai
visto quali sono i risultati, Leanne ed Ethan sono ragazzi qualunque, noi siamo cacciatori!»

«Lui voleva solo proteggerti!» replicò furente il fratello.

«E l'ha fatto... l'ha fatto, finchè ha potuto!» rispose l'altro. «Ma non puoi biasimare
Geoffrey per aver cercato di tener lontani i suoi figli da questa roba!»

Calò un silenzio carico di tensione e di rabbia. Alla fine, fu Dean a romperlo, voltando lo
sguardo in un'altra direzione.

«Non importa. Il padre di quei ragazzi era un eroe, ha lottato per vendicarsi e per salvarli,
non lascerò che pensino fosse un infame che ha lasciato i suoi figli a sé stessi» commentò
tagliente.

«Non possiamo, Dean!» ribatté Sam, ora accendendosi anche lui. «Geoffrey è morto... ha
preferito morire lontano, nell'anonimato, pur di non far scoprire a nessuno la verità! Chi
siamo noi per andare contro la sua volontà? Non è nostra la scelta!»

«Non era nemmeno sua!» ruggì l'altro, arrabbiato. «Chi è un padre per decidere a cosa
debbano credere i figli, eh? Senza lasciare loro alternativa!»

Sam non riuscì a replicare. La morte di John pulsava ancora troppo vivida, troppo recente,
ed era come se aleggiasse nella stanza, sopra di loro. Deglutì.

Dean distolse lo sguardo un'altra volta, e il fratello potè sentire il suo respiro tremare
appena prima di riprendere il ritmo regolare.

«Senti, io lo so che tu...» cominciò, ma le sue parole vennero interrotte da qualcuno che
bussò alla loro porta.

«Chi è?» chiese immediatamente Dean, mentre entrambi scattarono in piedi.

«Sono Leanne... Fatemi entrare, per favore!» rispose la voce dall'altra parte del muro.

I due fratelli si scambiarono un cenno d'intesa, quindi Sam andò ad aprire, e dalla porta
uscì Leanne, i capelli biondi che le ricadevano da tutte le parti dall'acconciatura
scompigliata, apparentemente sconvolta come l'ultima volta che l'avevano vista, la sera
prima.

«Ehi, tutto bene?» domandò Dean, aggrottando appena le sopracciglia.

Leanne scosse la testa, e deglutì. Pareva fosse ad un passo dal mettersi a piangere.

«Ethan è sparito» riuscì alla fine a farfugliare la ragazza, e la sua voce tremò.

«Come sarebbe a dire, sparito?» chiese Sam, preoccupato.

«Non l'ho più visto da ieri» spiegò Leanne, lasciandosi cadere su una delle sedie, e
passandosi una mano tra i capelli. «Aveva detto a voi che sarebbe tornato, no? E anche a
me... e invece non l'ha fatto, è stato fuori tutta la notte, e la mattina, e ancora non si è
fatto vedere!»

«Non hai detto che sta spesso fuori casa?» fece ancora Dean, senza capire.

«Sì, ma di solito mi avverte, mi chiama, mi fa sapere!» ribattè Leanne, voltandosi a
guardarli. «Invece non ho ricevuto niente, neppure una telefonata! Sono così
preoccupata...»

«E perchè sei venuta da noi?» insistette Dean. «Voglio dire, non se ne dovrebbe occupare
la polizia?»

Leanne deglutì appena, ma quando li guardò, il suo sguardo era più determinato che mai.

«Sta succedendo qualcosa di strano» dichiarò, con decisione, nonostante la voce
tremante. «Io me lo sento, e voi lo sapete, perchè è questo che fate, no? State indagando
su questo».

«Vuoi dire che adesso ci credi?» ribattè Sam, inarcando le sopracciglia.

«L'ho sempre fatto» mormorò lei. «Sentite, io lo so che non mi sono comportata nel
migliore dei modi con voi, ma a me tutta questa storia spaventa. La foresta, le fanciulle
suicide, mio padre... e adesso anche Ethan. Io voglio solo uscirne fuori, davvero. Vi
prego»

I due fratelli si scambiarono un'occhiata fugace: Dean incrociò le braccia davanti al petto,
e Sam sospirò.

«Leanne... noi sappiamo cos'è successo veramente» cominciò, incerto. «Tutta la storia, fin
dall'inizio. Come sono morti i tuoi genitori, cosa c'è dentro alla foresta. Ma tuo padre... tuo
padre non voleva che tu sapessi. È morto, nella speranza che tu restassi lontana da questa
faccenda»

La ragazza alzò lo sguardo. «Lui non aveva il diritto di decidere per me» rispose, e nei suoi
occhi azzurri c'era un tale orgoglio e forza che Dean sentì per un attimo una vaga
ammirazione per lei. «Voglio solo la verità».

Sam sospirò, mentre Dean sogghignava appena.

«Te l'avevo detto» commentò, compiaciuto. «Ed ora mettiti comoda, Leanne, sarà una
cosa piuttosto lunga».
   
 
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