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Autore: EvgeniaPsyche Rox    20/06/2012    8 recensioni
[ Long-fic sull'AkuRoku che descrive momenti quotidiani e il modo in cui si sviluppa il loro rapporto, il tutto diviso nei diversi mesi dell'anno. Ringrazio in anticipo tutti coloro che si soffermeranno a leggere.]
January -Normal-
February -Away-
March -Confused-
April -Hidden-
May -Burning-
June -Protection-
July -Doll-
August -Anger-
September -Together-
October -Sweetness-
November -Emotions-
Dicember -Mine-
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Axel, Roxas
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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October -Sweetness- 

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Asciugò accuratamente l'interno del bicchiere con uno straccio, appoggiandolo poi sulla mensola prima di voltarsi verso il volto distaccato dell'uomo di fronte a sé. «Allora, desidera, signore?», lo prese allegramente in giro, mettendosi le mani sui fianchi.
«Axel, smettila.»
Ridacchiò appena, incrociando poi le braccia con aria teatrale. «Oh, suvvia, Saix! Mostrati entusiasta del mio nuovo lavoro!», lo incitò sogghignando, afferrando una lattina di birra per poi porgergliela.
«Mi hai preso per quell' alcolizzato di Xigbar?», domandò retoricamente il compagno, sollevando istintivamente un soppraciglio sotto lo sguardo divertito del fulvo che scosse appena la testa. «Probabile. Sai, vi assomigliate così tanto.»
«Molto divertente.», commentò con affilata ironia il cliente, continuando poi a parlare con il suo solito tono piatto. «Un caffè può bastare.»
«In arrivo!», cinguettò Axel con aria allegra, afferrando una tazza per iniziare a preparare immediatamente l'ordinazione, quando sentì nuovamente l'apatica voce dell'altro. «In arrivo insieme alla tua amata preda.»
A quella frase il rosso alzò di scatto lo sguardo con le iridi smeraldine luccicanti; un sorriso a trentadue denti gli si allargò sul volto mentre era intento a versare il latte all'interno della tazza.
«Gli hai già detto che lavori qui?»
Scosse la testa, senza smettere di sorridere. «No. Gli farò una bella sorpresa.», ghignò strofinandosi le mani, continuando ad osservare il giovane dai capelli dorati che si era seduto ad un tavolo in fondo insieme ai suoi tre amici.
Porse il bicchiere a Saix, seduto dall'altra parte del bancone, per poi asciugarsi le mani con uno straccio e buttarlo nel primo posto che gli capitò a tiro; afferrò il block-notes delle ordinazioni e una penna nera, avviandosi verso i nuovi arrivati, ignorando bellamente il fatto che ci fossero numerose persone giunte prima di loro.
La sua imponente figura attirò immediatamente l'attenzione dei giovani che si voltarono di scatto verso di lui, spalancando gli occhi in un'espressione stupita e sorpresa.
«Axel?», lo chiamò incredulo Hayner, smettendo improvvisamente di parlare. «Woh, complimenti per l'abbigliamento.», fece poi sghignazzando, senza lasciar intendere però se fosse serio o meno, indicando il vestito da cameriere dall'altro che sorrise allegramente. «Modestamente, sono figo con qualsiasi cosa. Anzi», borbottò poi, roteando istintivamente lo sguardo verso il giovane dalle iridi blu. «sono molto meglio senza nulla addosso.»
Roxas, che fino a quel momento era rimasto ad osservarlo con aria allibita, si riscosse, arrossendo vistosamente; Pence soffocò una risata, divertito dalla battuta.
«Ah, sinceramente questi dettagli non interessano a nessuno.», commentò sarcasticamente Hayner, facendo ridacchiare la ragazza dai capelli castani seduta accanto a lui.
«Uh, il nostro piccolo micetto non ha ancora detto nulla.», Axel sogghignò, rivolgendosi al biondo che sussultò, storcendo le labbra in una smorfia. «Ma piantala. Mi stavo solo chiedendo come abbiano fatto ad assumere un pagliaccio come te.», affermò aspramente, lasciandosi sfuggire un sorrisetto sghembo; i tre amici scoppiarono in una fragorosa risata, mentre Axel sollevò un soppraciglio in un'espressione accigliata. «Mh, siamo in vena di battute o sbaglio?»
«Probabile.», rispose brevemente l'altro, scrollandosi le spalle.
«Comunque», si intromise improvvisamente il giovane dagli occhi castani, «facciamo una cioccolata calda per tutti e quattro. Offre Pence.», e adocchiò l'amico che annuì con aria saccente.
«Oh, ma che ragazzo altruista.», fece ironicamente il fulvo, scrivendo velocemente l'ordinazione sul foglio.
«Beh, ha perso alle macchinette, quindi gli tocca sganciare i soldi.», spiegò Hayner ridacchiando appena, dondolandosi sulla sedia di legno.
Axel annuì, fingendosi interessato mentre gli altri tornavano a chiacchierare allegramente; ne approfittò così per avvicinarsi furtivamente all'orecchio di Roxas, sussurrandogli sommessamente: «Ehi, guarda che dopo non te la farò passare liscia per avermi dato del pagliaccio. Tanto finisco il turno tra poco.»

Il biondo si sentì avvampare le gote in un attimo; quanto detestava quando lui riusciva ad averlo in pugno, lo faceva sentire tremendamente piccolo e fragile, cosa che non era per nulla. O almeno, lui diceva di non esserlo.
«Ma piantala e torna a lavorare.», brontolò nella speranza di nascondere il proprio imbarazzo, ottenendo invece come risposta una squillante risata da parte dell'altro che però fece come gli era stato chiesto.
Doveva ammetterlo; Axel si era scelto proprio un bel posto per lavorare. Amava immensamente quel bar, neanche troppo grande, sempre pieno di persone diverse; coppiette, signore anziane, donne che desideravano stare lontane dai propri mariti, e, chissà, forse anche amanti alla ricerca di luoghi nascosti per potersi incontrare.
Amava sentire il vento autunnale bussare alla finestra e amava osservare i passanti in mezzo al freddo, mentre lui era lì, al calduccio.
«Ed ecco qui quattro cioccolate calde per i miei clienti preferiti.», cinguettò allegramente il fulvo, appoggiando accuratamente le tazze fumanti di fronte ai volti affamati dei giovani.
«Grazie mille, Axel.», parlò finalmente la giovane dai capelli castani, osservando con aria divertita Pence di fronte a sé che aveva già iniziato ad ingozzarsi di quella deliziosa bevanda.
«Mh, niente male.», commentò con un'evidente menzogna Hayner dopo aver assaggiato il liquido, facendo ridacchiare il giovane dagli occhi blu cobalto, il quale lanciò una fugace occhiata al cameriere che si era già voltato, andando a prendere altre ordinazioni con il solito sorriso dipinto sul volto.
Sapeva però che quei sorrisi erano tutti falsi.
Sì, dovevano essere tutti falsi. L'unico vero sorriso di Axel doveva essere esclusivamente per lui.
Il suo bellissimo sorriso.
Quel sorriso che era capace a scioglierlo come la cioccolata di fronte a sé; tornò ad osservare i tre amici che stavano discutendo animatamente sulle monotone lezioni scolastiche, divertendosi ad imitare i professori con le labbra leggermente sporche della bevanda.
Abbassò poi gli occhi verso la propria tazza che non aveva ancora toccato, accorgendosi che, accanto ad essa, vi era un piccolo bigliettino rosso; sorrise stupidamente, appoggiandolo sulle ginocchia per non farsi vedere dagli altri prima di aprirlo lentamente.
Riuscì immediatamente a riconoscere la caligrafia frettolosa proveniente da una biro nera di un Axel perfino troppo pigro per scrivere:
''Mi sono innamorato di te dal primo istante in cui il mio sguardo si è posato sui tuoi capelli che mi ricordano il colore della sabbia bagnata dall'acqua salata del mare.
Se hai apprezzato la mia cioccolata, raggiungimi in cucina alle 17.00
Il tuo sexy ammiratore segreto.
Ps. E vedi di venire, perché non è stato affatto facile spremersi il cervello per tirare fuori termini così romantici, baby.''

Si accorse di essere arrossito immediatamente; possibile che quel diavolo dalle iridi verdi come lo smeraldo gli faceva questo effetto?
Alzò timidamente lo sguardo verso il bancone, scrutando l'imponente figura del cameriere intento a parlare con l'amico dai capelli celesti; proprio in quel momento si voltò di scatto, osservandolo a sua volta con un sorrisetto malizioso dipinto sulle labbra.
Il biondo spostò subito gli occhi altrove, tremendamente in imbarazzo; notò l'enorme orologio marrone appeso al muro che segnava le sedici e cinquanta.
Pazzesco, si sentiva una stupida ragazzina al suo primo appuntamento e tutto ciò era a dir poco vergognoso per lui.
«Roxas? Ehi, Terra chiama Roxas, pronto?», sobbalzò appena, accorgendosi che Hayner aveva appoggiato una mano sulla sua spalla con un'espressione accigliata. «Non dirmi che ti sei perso nelle tue solite seghe mentali.»
Arrossì involontariamente, ripiegando il biglietto per poi infilarlo nella tasca dei jeans; scosse energeticamente la testa, iniziando finalmente a parlare. «No, stavo pensando al fatto che è uscito un nuovo film horror. Non lo sapevate?», e sorrise flebilmente, riuscendo ad ottenere l'attenzione dei tre, nonostante l'aria impaurita della ragazza.
«Ma dai, sul serio?», chiese retoricamente il ragazzo dagli occhi castani, pulendosi volgarmente la bocca con il braccio. «Allora dobbiamo assolutamente andare a vederlo, mi raccomando!»
Chiacchierarono allegramente per altri quindici minuti; infine tutti e quattro si alzarono contemporaneamente, avviandosi verso l'uscita dopo aver, ovviamente, pagato.
«Rox, non vieni?», chiese Pence, notando che l'amico si stava avviando verso la parte opposta.
«Ehm... No, mi sono scordato una cosa. Non preoccupatevi, ci vediamo a scuola!», si affrettò a salutarli il biondo, ottenendo un cenno con la mano da parte degli altri tre compagni; successivamente si precipitò verso il bancone, andando furtivamente dietro di esso per infilarsi nella cucina, la quale era, stranamente immersa nel buio più totale.
Si guardò attorno con aria spaesata e confusa, aspettando che i propri occhi si abituassero all'oscurità; riuscì a riconoscere i lineamenti di svariate macchinette per le bevande, mentre le sue narici si riempirono di svariati profumi differenti.
Tremò un poco e sgranò gli occhi non appena si sentì spinto con forza contro la gelida parete; rabbrividì al contatto con essa, accorgendosi di essere schiacciato dal corpo di qualcun altro.
«Oh, è bello vedere che alla fine sei venuto.», udì una calda voce a lui familiare accanto all'orecchio e ringraziò il buio che stava nascondendo le sue gote imporporate. «Non sono così maleducato da rifiutare l'invito di un ammiratore.»
«Un ammiratore sexy, non dimenticare.», bisbigliò con fare divertito il fulvo, facendo scivolare una mano lungo i pantaloni del giovane, slacciandoli in un elegante gesto, ignorando le proteste dell'altro.
«Axel, ma... Q-Qui...»
«Ogni luogo è buono.», affermò lui con estrema sicurezza, ridacchiando sommessamente; afferrò le sue esili gambe per permettergli di allacciarle intorno alla propria vita, strusciando lentamente il proprio corpo contro quello più fragile del biondo, il quale stava già sentendo il cervello andare in tilt.
«Siccome sei il mio cliente preferito in assoluto», iniziò il più grande con sensualità, sbottonandosi la divisa. «Ti serverò un trattamento speciale, baby.»
E, mentre lo privava anche della biancheria intima, Roxas inclinò il volto su un lato, rilassandosi del tutto, permettendo al profumo del caffé e della cioccolata di riempirgli le narici.



Le gote lievemente tinte di rosso a causa del freddo, un grembiule bianco legato alla vita e un paio di pantofole di Spongebob; Roxas tentava goffamente di mantenere l'equilibrio nonostante il grosso vassoio argentato che reggeva in mano.
«Axel, eccomi.», mugugnò impacciatamente raggiungendo il letto su cui vi era disteso comodamente un ragazzo dai lunghi capelli rossi legati accuratamente da un elastico viola; si voltò verso il biondo, sorridendo teneramente. «Oh, Roxy, ma che combini? Guarda che sto meglio, davvero.»
«No, non è vero; tu hai il raffreddore!», replicò con una smorfia infantile il giovane, appoggiando il vassoio sul comodino per poi afferrare il piatto fumante della minestra. «E' tutto il giorno che guardi la tv: adesso devi mangiare un pò.»
Il ventenne lanciò una fugace occhiata al televisore acceso, voltandosi poi verso il ragazzino accanto a sé, storcendo il naso in una smorfia contrariata. «Roxas, qui il bambino sei tu; non ho bisogno di essere curato.»
Il più piccolo si strinse impacciatamente le spalle. «Io... Io non sono un bambino!»
«Certo, come no.», borbottò con aria poco interessata l'altro, abbassando lo sguardo verso la minestra di verdure. «La mangerò solo se mi imboccherai tu con le tue belle manine.»
Roxas arrossì un poco, immergendo così impacciatamente il cucchiaio nella minestra per poi avvicinarlo alla bocca del fulvo che ghignò. «E' troppo calda. Rischierò di bruciarmi la lingua.»
Il quindicenne ridusse gli occhi a due fessure, affrettandosi a ribattere. «Ma se ingoi la roba piccante senza probl-», Axel iniziò a tossire falsamente, mettendosi una mano sulla fronte in un gesto teatrale. «Oh, povero me! Il mio ragazzo desidera vedermi morire su questo morbido letto che diventerà presto la mia tomba eterna!»
«Scemo.», farfugliò il biondo storcendo il naso per poi soffiare delicatamente sul cucchiaio, avvicinandolo nuovamente alle labbra carnose del rosso; Axel schiuse la bocca, sentendo il caldo gusto della tiepida minestra accarezzargli lentamente il palato.
«Allora? Com'è?», domandò ansiosamente il giovane dalle iridi blu che si era improvvisato cuoco. «Questa volta non mi sono neanche bruciato e ho seguito alla lettera tutto quello che c'era scritto sul libro delle ricette.»
Il diavolo dai capelli fiammeggianti sorrise dolcemente in risposta, allungando il braccio destro per poter accarezzare i capelli dorati del compagno. «E' buonissimo, tesoro. Sei stato molto bravo.»
A quell'appellativo il giovane sussultò, sentendosi avvampare violentemente le candide gote per poi illuminarsi; finalmente poteva essere utile in qualche modo e questa consapevolezza lo faceva stare immediatamente meglio.
Che stupido.
Fece per afferrare nuovamente il cucchiaio, quando l'altro gli avvolse improvvisamente il polso sinistro con una mano, costringendolo ad appoggiare la testa sul proprio petto; Roxas socchiuse allora timidamente gli occhi, sospirando flebilmente a quel dolce contatto.
Che stupido.
Non riusciva a capire che per Axel la sua esistenza era più essenziale di una stupida minestra calda in una giornata autunnale di Ottobre; anzi, era più essenziale dell'ossigeno stesso.


 

Battè felicemente le mani con un candido sorriso dipinto sul volto, osservando con aria abbagliata le numerose bolle che galleggiavano delicatamente nell'aria, andando poi a toccare i propri indumenti o quelli del compagno di fronte a sé, intento a soffiare dentro i due cerchi all'estremità dello stecco.
«Continuate a volare, bollicine!», l'allegra risata del biondo mise di buon umore anche l'altro che si intenerì automaticamente al vederlo in quello stato; lo trovava delizioso, sotto ogni punto di vista.
«Roxas», lo chiamò improvvisamente, «perché non provi anche tu?», domandò con gentilezza, porgendogli lo stecco e ottenendo un cenno di 'no' con la testa da parte del bambino.
«Non sono capace!»
«Ma non ci vuole niente, te lo assicuro!», cercò di convincerlo il fulvo, incitandolo nuovamente ad afferrare l'oggetto; il più piccolo decise così di provare, portandosi i due cerchi accanto alle sottili labbra.
«Adesso devi solo soffiare.»
Roxas annuì lentamente, emettendo un sospiro impercettibile, accorgendosi poi l'assenza totale delle bolle che amava tanto; Axel accennò una soave risata, scuotendo la chioma rossa con l'aria di chi la sa lunga. «No, devi soffiare più forte!»
Il giovane dalle iridi blu storse le labbra in una smorfia imbronciata, cercando però di riprovare; prese un profondo respiro e soffiò con più forza, troppa forza, notando che la pellicola trasparente nei cerchi era scomparsa nel nulla.
Abbassò così lo sguardo con aria sconsolata, lasciando cadere a terra lo stecco. «Sono un incapace, Axel. Te l'avevo detto che non ci sarei riuscito.»
A quelle parole il rosso spalancò le iridi smeraldine, sconvolto. «Ma che diavolo stai dicendo, Roxas? Chi ti ha detto che sei un incapace?!»

«Il mio papà.», rispose a fior di labbra il bambino, osservando il prato sotto le proprie scarpe. «E aveva ragione, non è vero?»
Axel strinse i pugni con forza, mordendosi furiosamente il labbro per poi gridare un sonoro 'No!'; si avvicinò così al compagno, afferrandolo saldamente per le spalle. «Tu non sei un incapace, Roxas! Non lo sei, non lo sei affatto! Tu... Tu sei... Sei...», si interruppe improvvisamente, non sapendo in che modo continuare la frase. Osservò le iridi blu un poco tremanti del bambino, lievemente spaventato dalla sua reazione così dura; scrutò il suo angelico volto incorniciato dai capelli del medesimo colore del grano e le labbra sottili, appena schiuse.
Si chinò lentamente, riprendendo lo stecco per poi soffiare altre bolle, notando che il biondo si era illuminato, ricominciando a ridere e a battere le mani.
Desiderava solo questo. Desiderava solo udire la sua risata cristallina e rimanere ad osservare i suoi grandi occhi blu splendere di gioia per sempre.

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*Note di Ev'*
Ed eccoci qua ad Ottobre -w- Bùah, ci stiamo avvicinando tristemente alla fine di codesta raccolta ;_; Come ho già detto, il capitolo di 'Novembre' è già pronto, ma, stranamente, non ho ancora scritto l'ultimo capitolo. Forse perché ho paura di terminare questa storia D:
Mmmh... Che dire... Ah, beh, sì; ho trovato un pò di difficoltà nel trovare un titolo adatto; ma, insomma, alla fine, tra tutti questi momenti, ho deciso di intitolarlo 'Dolcezze'. E' azzeccato, più o meno -w-
Insomma, spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento e, come sempre, vi incito a recensire dato che non vi costa nulla e bla, bla, bla... °-°
Il mio prossimo aggiornamento sarà -Almeno spero- di 'Evanescenti Giornate Incorniciate Da Sguardi Indiscreti' -w-
Non ho altro da aggiungere... Oh, no, wait; questa sera c'è 'La guerra Dei Mondi' ;AAA; Insomma, è un film so wonderful! -Ma perché devo sempre scrivere cose che non c'entrano assolutamente nulla?-
Va bene, basta. Spero che stiate passate un buon estate (;
Alla prossima, people.
E.P.R.

 

   
 
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