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Autore: Il_Genio_del_Male    20/06/2012    7 recensioni
"Marta ha diciotto anni, i capelli ramati, una famiglia sopra le righe ed un migliore amico che adora."
Scritta per il contes estivo 'Lo slash è un diritto' indetto su Facebook da Florelle e dalla sottoscritta.
[Spin-off/sequel di 'Piccole slashers crescono']
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di slash, deliri senza fine ed altre sciocchezze'
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GENERE: Generale.

RATING: Verde speranza.

AVVERTIMENTI: Slasher incallita a ore dodici!

TEMA TRATTATO: Coming out.

PROMPT USATO: “Si appartengono, ma in un modo speciale. Si appartengono, ma non si possiedono.” (P.V. Tondelli)

INTRODUZIONE: Marta è cresciuta.

NOTE: OS scritta per il contest estivo Lo slash è un diritto indetto da Florelle e dalla sottoscritta su Facebook. Stilisticamente parlando fa abbastanza pena e di sicuro ho prodotto di meglio, ma non potevo non partecipare.

Ah, prima che qualcuno gridi al plagio o al nonsense: trattasi di una sorta di spin-off/sequel di un’altra mia raccolta di one-shot, ‘Piccole slashers crescono’ (http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=863985&i=1), che consiglio di leggere giusto per capire che razza di tipino sia la protagonista -per non parlare della sua famiglia.

Il titolo è una splendida citazione di un film del 2003, Amami se hai coraggio.

Dedico questa storia al mio Fil, che non ringrazierò mai abbastanza.

Buona lettura (spero)!

 

 

 

 

 

Marta ha diciotto anni, i capelli ramati, una famiglia fuori dalle righe ed un migliore amico che adora.

Filippo è nato un mese prima di lei, ha mani da pianista lunghe e affusolate e un segreto che gli  pesa tenere per sé, senza poterlo rivelare a nessuno. Marta è quasi sicura di sapere di cosa si tratta -ci è già passata con Gianni, suo fratello- ma preferisce aspettare che sia Filippo a parlargliene, quando si sentirà pronto.

 

Si sono conosciuti il primo giorno del loro primo anno di liceo; compagni di banco per caso, amici inseparabili per vocazione. Non esiste libro che non si siano prestati, canzone che non abbiano ascoltato, argomento di cui non abbiano discusso; telefilm che non abbiano amato, festa cui non siano stati invitati, interrogazione che non abbiano preparato –insieme, sempre insieme. Loro due e il resto del mondo fermo a guardarli, ammaliato e perplesso di fronte ad un legame così assoluto, così totalizzante.

 

 

Quando i loro compagni avevano cominciato a considerarli come una coppia, convincerli del contrario non era stato affatto semplice; loro stessi avevano vacillato, incerti, cercando risposte a domande che fino ad allora non si erano mai posti.

Confusamente, Marta si era chiesta se forse, in fondo in fondo, non fosse un po’ innamorata dell’amico –tanto affettuoso, biondo e sensibile. Filippo, a sua volta, spaventato da un dubbio che si stava prepotentemente facendo strada in lui da un paio di mesi a quella parte, aveva sperato che i compagni avessero ragione.

Non era stato così. Tra di loro non era mai successo nulla e avevano ripreso ad essere amici punto, senza se e senza ma. Era stato allora che Marta aveva cominciato a porsi alcune domande sui gusti dell’amico. Quando poi, col passare degli anni, lei aveva cominciato a costruirsi una vita sentimentale, Filippo non l’aveva imitata. A suo dire aspettava di incontrare la ragazza giusta; Marta aveva mangiato la foglia, rispettando il riserbo in materia dell’amico. Forse era troppo presto per affrontare l’argomento.

 

 

L’unica persona che, sin dai primi mesi della loro frequentazione, era riuscita a trovare una definizione che si adattasse perfettamente al loro rapporto era stata Viola, la madre di Marta. La donna (che non a caso era una sceneggiatrice di successo) una volta che, tornata da una riunione di lavoro, li aveva trovati acciambellati sul divano a fiori del salotto intenti ad ascoltare musica in silenzio assoluto -a Filippo l’auricolare destro, a Marta il sinistro- aveva scritto d’impulso sul taccuino che portava sempre con sé in caso d’ispirazione improvvisa.
Le poche parole, vergate frettolosamente su carta, recitavano: “Si appartengono, ma in un modo speciale. Si appartengono, ma non si possiedono.

 

 

 

Filippo ha invitato Marta a casa sua per tradurre insieme una versione di greco particolarmente ostica, ed è quello che hanno fatto almeno fino a dieci minuti fa. Arrivati a tre quarti del brano, stanchi di dover lottare con il fraseggiare oscuro di Platone, si sono accordati una meritata pausa.

“Come sta Gianluca?” si informa Filippo, riferendosi al bambino cui l’amica fa da babysitter tre pomeriggi a settimana.

“Quel bandito in miniatura?” si illumina Marta, che per il bandito ha un debole. “Più sbarazzino e potenzialmente gay che mai” risponde, sicura del fatto suo.

Filippo è abituato a sentire simili affermazioni in bocca all’amica; ordinaria amministrazione, quando si passa tanto tempo in compagnia di una slasher incallita come lei.

“Tesoro, sei tremenda!” scoppia comunque a ridere, si siede a gambe incrociate sulla superficie morbida del letto e invita Marta a fare altrettanto. “Non puoi metterti a fangirlare su un’anima innocente di otto anni.”

“Ehi, non è colpa mia se se ne esce con frasi del tipo ‘Da grande sposerò il mio amico del cuore’. Io alla sua età non andavo in giro dicendo che avrei messo su casa con una delle mie amichette, abbi pazienza” si schermisce lei, accomodandosi di fianco al ragazzo.

“Beh, io sì” si lascia sfuggire mentre le circonda le spalle con un braccio.

Eccolo, il pretesto che Marta stava aspettando. Addirittura troppo tempistico per essere casuale.

“…Infatti tu sei gay, Fil” azzarda, si volta verso di lui per guardarlo dritto negli occhi.

“In effetti” annuisce dopo un attimo di esitazione. “Da quanto lo sai?”

“Con certezza solo da un paio d’anni. Ma credo di averlo sempre sospettato, diciamo così.”

“Anche io” ammette, sorridendo tristemente. “Ti starai chiedendo perché non te ne ho parlato prima.”

“Posso immaginarlo” si stringe nelle spalle. “Non eri pronto, avevi paura”.

“Una paura che neanche ti immagini” sussurra lui, serrando la mascella. “Non riuscivo ad accettare me stesso. Ti guardavo e dentro di me pensavo: è perfetta, mi capisce come nessun altro e non riesco ad innamorarmene. Perché?” abbassa gli occhi. “Volevo essere come tutti gli altri, essere normale; ma poi vedevo tuo fratello ed il suo ragazzo, ed erano così belli e felici insieme, così naturali. E c’eri tu, con il tuo sostegno alla causa LGBT, così aperta e serena al riguardo… Ero confuso, forse lo sono tutt’ora.”

Marta gli solleva con due dita il mento -non ha bisogno di nascondersi, non da lei.

 “Sai, ricordo quando Gianni fece coming out: ci disse che aveva aspettato ad affrontare l’argomento con noi perché all’inizio non ci voleva credere; che se non fosse stato per Francesco forse non avrebbe mai capito di essere gay” gli racconta dolcemente.

“E voi come avete reagito?”

“Beh, li conosci i miei. Papà è corso all’enoteca ed è tornato con una cassa di Dom Pérignon per brindare, mamma si è commossa e ha comunicato via sms la lieta novella alle sue amiche d’infanzia, fangirl quanto lei. Io mi sono limitata ad abbracciare il mio fratellone e a pregarlo di non copulare con Fra quando c’ero anche io in casa” e solleva un sopracciglio, divertita.

“Adoro la tua famiglia” sospira Filippo, rasserenato.

“Siamo un branco di pazzi scalmanati –ma sì, in effetti siamo abbastanza simpatici” ridacchia. “Piuttosto, passando alle cose serie: non appena ti sarai deciso a fare la tua prima incursione in un bar gay promettimi che mi porterai con te!”

“E chi ti dice che non ci sia già stato?” sta al gioco, ghignando allusivamente.

“Tsk, senza di me? Come se fosse possibile” replica fingendosi offesa.

Già, come se fosse possibile- pensa lui posando un bacio sulla tempia di Marta.

 

 

Si appartengono, ma in un modo speciale. Si appartengono, ma non si possiedono.

 

 

 

 

 

 

   
 
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