Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: FCq    20/06/2012    5 recensioni
"Non posso"... "Dimmelo"... "Qual è il problema. Il ritorno a Volterra?"... "Bella?", mi chiamò, la voce fredda come il ghiaccio. E fu in quel momento che la sentì arrivare: la consapevolezza di ciò che sarebbe stato. Lacrime calde iniziarono a rigarmi il volo e capì che non avrei più mentito. Edward doveva sapere.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Volturi | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A





Buon pomeriggio! Oggi posto con un po' di tristezza, perché è l'ultimo capitolo, anche se manca ancora un epilogo prima che mi levi definitivamente dai piedi. Piccolo avvertimento: il capitolo è un po' lungo ma ne vado davvero fiera e mi auguro che vi tenga con il fiato sospeso. Devo ringraziare ognuno di voi con tutto il cuore per aver seguito la mia storia, per avermi aggiunto tra i seguiti, i preferiti, i ricordati e gli autori preferiti, ma anche chi ha letto in silenzio. A chi ha recensito un ringraziamento speciale. Ho notato che il numero di recensioni è calato negli ultimi due capiloti, anche se ho notato qualche nuova presenza, spero non sia dovuto alla storia. Comunque, vi aspetto numerosi per questo capitoloXD sperando che, anche chi non ha mai lasciato un'opinione, lo faccia adesso e se qualcosa non va, ditelo, lo preferisco al silenzio:-) Grazie ancora a tutti per esserci stati. Vi lascio alla lettura, un bacio<3

E in fine giunse: l’inevitabile.
Le nostre forze furono radunate sotto un unico vessillo.
Nemici, ora amici, si prepararono a combattere.
Avrebbero lottato per se stessi, per la propria libertà, per la giustizia e per l’amore. Avevo capito immediatamente, subito dopo aver preso il posto di Lionel a capo del nostro esercito, che noi avevamo qualcosa che loro non avrebbero mai avuto: uno scopo nobile. Tra le nostre fila erano nati sinceri legami basati sull’affetto: amicizia, amore, fratellanza. Ognuno di noi era disposto a morire per l’altro. Eravamo tutti, indistintamente, sullo stesso piano, poco contava chi fosse la guida chi il soldato, chi il vampiro, chi il mutaforma, chi il licantropo, chi il prescelto. I rancori e le ragioni di dissenso erano state dimenticate e sostituite dalla voglia di collaborare per un obbiettivo comune. Questo ci rendeva immensamente forti, molto più dei Volturi e del loro grandissimo esercito di marionette. Eppure, nelle ombre che si allungavano su di noi, minacciose mani dai taglienti artigli, come neanche Jasper poteva fare, percepivo la paura. Il terrore strisciante di perdere gli amici e gli amori, la paura di rimetterci la propria libertà.
Il timore di perdere ogni cosa.
E la loro angoscia vibrava inevitabilmente nelle mie vene, nei battiti frenetici del mio cuore, quasi fossi in simbiosi con il mio esercito, con i miei fratelli.
Una straziante agonia mi piegava al solo pensiero che qualcosa potesse accadere ad Edward e all’eventualità che qualcuno potesse separarmi da lui. Temevo per i Cullen, gli stessi vampiri che mi avevano accolta nella loro famiglia fin dal primo istante, accettando che io ne stravolgessi gli equilibri e la perfetta armonia, dimostrando il propria affetto con un semplice sorriso o un gesto. Sapevo, dalla prima volta che i miei occhi incrociarono lo sguardo dolce e compassionevole di Carlisle, che la mia vita sarebbe cambiata. Certamente, tra le preoccupazione che affliggevano il mio povero cuore non potevo dimenticare i giovani Quileutes. Anche loro mi avevano accolto immediatamente come membro della tribù. Potevo permettere che, a causa mia, Emily perdesse il suo Sam? Potevo permettere che la speranza di Leah, appena ricomparsa, venisse nuovamente frantumata?
E poi c’erano tutti loro: i soldati del mio esercito di cui a stento ricordavo il primo centinaio di nomi e riconoscevo i volti. Era un numero esorbitante di uomini pronti a sacrificare la propria vita, ognuno di loro mi era caro, benché non li conoscessi personalmente. Non potevo permettere che accadesse loro qualcosa di male. La conseguenza peggiore di possedere qualcosa - e qualcuno-  è la paura e la possibilità di perdere tutto. Le possibilità erano poche, ma la speranza era molta.
Mi accostai alla cassettiera bianca nella stanza mia e di Edward ed dal cassetto estrassi il diario di mio padre. Nell’ultimo periodo anche lui aveva perso le speranze...
Come potevo guidare un esercito alla guerra e alla vittoria, quando una parte di me si ribellava all’idea di un ulteriore spargimento di sangue? Il mio arrivo nell’esercito aveva condannato tutti. Io gli avevo dato una speranza, un motivo per lottare. Le parole di Lionel mi risuonarono nelle orecchie.
Guardati, sarebbero tutti disposti a morire per te.
E poi, ancora, le parole di mio padre sul suo rapporto con mia madre. Ero forse il frutto di un matrimonio senza amore? Potevo io, nata da un obbligo, dare speranza a chi speranza non aveva? Un foglio quasi giallo di carta cadde dal mucchio nel diario. Lo raccolsi. Non lo avevo mai notato prima. Non vi era data, ma mi accinsi a leggerlo, riconoscendo la calligrafia di mio padre.
 
Sciocco, ero stato uno sciocco. Un uomo vile o, ancor peggio, io non ero stato affatto un uomo. Un uomo non teme se stesso, non arriva mai a dubitare così tanto di ciò che è da temere di poter confondere obbligo con amore. Avrei dovuto saperlo: l’amore è inconfondibile. La prima volta che la vidi, dopo tanto tempo, sentì rinascere la speranza. Vidi, senza alcun bisogno di una delle mie spesso incomprensibili visioni, il nostro futuro, la nostra vita insieme. Elena era la cosa più bella che in anni e anni di vita avessi mai visto. Il suo volto e la luce nei suoi occhi erano la mia speranza. La luminosità che l’avvolgeva, rendendola eterea ai miei occhi, tanto fragile e innocente, quanto forte e testarda, da togliermi il fiato... Non avrei mai potuto confondere il sentimento che riscaldò il mio petto con nient’altro. Sentì che insieme avremmo potuto affrontare qualsiasi cosa, persino la morte. Non temevo più niente. Nulla avrebbe potuto più spaventarmi. Non ero più solo, non lo ero mai stato. Lei era sempre stata lì, ad aspettarmi. Elena era il senso della mia vita. E finché fossimo rimasti insieme nulla avrebbe potuto renderci prigionieri. Sapevo per cosa avrei lottato per il resto della mia vita, sapevo cosa non avrei mai permesso a nessuno di portarmi via. Fu in quel momento, perso nella contemplazione del mio angelo, che Elena si voltò e incrociò il mio sguardo. E nei suoi occhi sorridenti e luminosi lessi tutto ciò che fino a quel momento avevo cercato.   
La lettera non era firmata, ma sul retro vi era incisa una frase: ≪Non permettere a nessuno di portarti via la speranza, né la fiducia negli altri. Non desistere, tu sei speciale. Se tu non riuscirai nel tuo compito, nessun’altro potrà. Vivi e sì ciò che sei nata per essere. Il tuo cuore è grande, mio dolce angelo, il tuo coraggio ineguagliabile. Combatti per lui, combatti per te stessa, combatti perché ciò che vi lega non sia soltanto un ricordo in questo mondo, ma il senso della tua vita oggi e  per tutte le ere a venire≫.
Lo stupore per quella lettera così improbabile e significativa, indubbiamente indirizzata a me in un tempo incerto e indefinito, centrò i miei dubbi e le incertezze e le guarì. Sebastian aveva capito la differenza. Mi chiedeva di non perdere la speranza, di vivere e combattere per ciò in cui credevo, per ciò che amavo. Vivi, ecco qual’era il desiderio di mio padre e io non avevo alcuna intenzione di lasciare questo mondo, né di perdere nessuno dei miei amati senza combattere, non adesso che finalmente avevo trovato una valida ragione per cui valesse la pena di esistere.
Depositai il quaderno nel cassetto. Le parole avevano fatto il loro dovere. Mio padre mi aveva dato la forza, come avrebbe fatto se fosse stato al mio fianco. Elena e Sebastian erano con me alla resa dei conti. Sciolsi i capelli e li lasciai ricadere selvaggiamente sulle spalle, sul mio volto riflesso nello specchio era dipinta un’espressione determinata. La figura algida di Edward comparve nello specchio alle mie spalle, la sua espressione era il riflesso della serenità, ma sentivo la sua tensione anche a distanza. Mi voltai e aprì le mie braccia, in attesa che il suo corpo ne colmasse il vuoto. Lo strinsi dolcemente a me, mentre mio marito affondava il volto nel mio collo.
≪Andrà tutto bene≫, lo rassicurai.
≪Lo hai detto anche tu, ricordi? Finché siamo insieme nulla potrà renderci prigionieri≫, sussurrai, ripetendo le parole di mio padre.
Edward si tirò su e mi prese il volto tra le mani, per un bacio colmo di disperazione, dettata della paura di perdere la propria metà di se stessi, dopodiché annuì, porgendomi una della sue mani. La afferrai, stringendola saldamente nelle mie. Nulla sarebbe stato abbastanza forte da separarci, perché io non lo avrei permesso.
Era ancora buoi quando arrivammo dagli altri. Erano le cinque del mattino e una fitta nebbia ci sovrastava. Secondo i calcoli di Alice, benché, essendo cieca a causa dei lupi e dei licantropi, non fossero precisi come al solito, mancava mezz’ora al loro arrivo. Il tutto si sarebbe tenuto nello stesso immenso luogo del mio allenamento con Lionel. Io e Edward, che non accennava a volermi lasciare, insieme a Jasper e Lionel, stavamo disponendo le nostre fila. Nessuno meglio di me avrebbe potuto farlo: conoscevo alla perfezione le strategie dei Volturi. I vampiri schierati al nostro fianco sarebbero stati in prima fila. Naturalmente avremmo disposto ai lati quelli con abilità difensive e al centro quelli con abilità offensive. Subito dopo i mutaforma, sia i Quiliutes che gli altri. Avevamo formato un folto gruppo di muta-forma dalla varie forme, tra cui lupi, pantere e aquile. E a seguire l’immenso esercito di Licantropi. Nessuno dei Volturi avrebbe mai sospettato che avessi rivelato ai licantropi i loro segreti: mi credevano prigioniera. Chissà, forse soltanto Aro sarebbe stato tanto diffidente. Io e i Cullen avrebbe colmato gli spazi centrali della prima fila, in modo che io fossi ben visibile ai nostri nemici e le nostre intenzioni immediatamente chiarite. Quando fummo pronti chiusi gli occhi e mi poggiai a Edward, in cerca di concentrazione. Avvertivo la paura dei miei compagni, insieme alla determinazione e all’adrenalina.
≪Manca poco≫, annunciò Alice e in quel momento seppi che avrei dovuto portare a termine uno dei miei compiti come guida: incoraggiare i miei fratelli.
Mi allontanai da Edward, rassicurandolo con un sorriso e raggiunsi una posizione favorevole, dopodiché mi voltai in direzione del mio esercito. Si estendeva per chilometri, ma ero certa che, con il loro orecchio finissimo, mi avrebbero udito ugualmente.
≪Compagni≫, dissi, ≪in quest’ultimo periodo abbiamo imparato qualcosa di fondamentale: diffidare dalle apparenze. Questa compagnia non è soltanto un gruppo numeroso di soldati ma una famiglia. I nemici sono diventati amici e non potrei essere più felice di quanto non sia già, per questo. Uno dei nostri obbiettivi si è realizzato. Nulla sarà stato vano, indipendentemente dall’esito di questa battaglia, sia che ci veda vincitori o sconfitti. Come tutti voi sapete ho trascorso la maggior parte della mia vita con coloro che stiamo per fronteggiare in questa guerra. Il mio cuore è lacerato, ma ciononostante desidero che ogni cosa si risolva in modo pacifico. Uccidere non è mai la cosa migliore. Non posso parlare per voi, né mi ritengo la persona adatta per decidere ciò che giusto o meno, perché non sarà mai così per tutti. Ognuno pensa e vede le cose in modo diverso dall’altro. Posso assicurarvi che la vendetta e l’odio non sono mai la soluzione migliore e non comportano nulla di buono. Tutti noi porteremo il lutto dopo questa battaglia, sia che vogliate ammetterlo o meno. Per quanto vorrei evitare tutto ciò, ormai è tardi e non ci resta che combattere. Farlo per la pace. Combattete per ciò che ritenete importante: i vostri compagni, gli amici, i fratelli. Combattete per difendere chi amate e non sarà mai una battaglia persa. E vivete, perché la vita è un valore. Non buttatela via con tanta leggerezza. Non lasciate che vi tolgano la speranza, perché potrebbe succedere. Io so cosa succederà. Davanti ai vostri occhi apparirà un esercito immenso, fatto di lunghi mantelli scuri e occhi rossi. I loro sorrisi maligni vi trapasseranno il cuore come una lama e la forza dei loro sguardi vi schiaccerà a terra. Dall’altra parte di questo campo si scatenerà una forza devastate e brutale, il nero odio, e voi cadrete sotto di esso? Le vostre gambe tremeranno di paura o guarderanno in faccia la morte e le restituiranno uno sguardo compassionevole? Perché chi prova tanto odio non ha mai provato la felicità o l’amore e questo è peggiore di qualsiasi punizione fisica. Io ho vissuto in quel mondo brutale, ma adesso sono qui. E combatterò con voi contro di loro, ma ho bisogno di sapere che la paura non vi terrà incollati al terreno e che l’odio non vi farà odiare a vostra volta. Vampiri, mutaforma, licantropi decidete in fretta e preparatevi a un giorno che non dimenticherete mai, perché vi perseguiterà anche nei sogni. Cosa decidete?≫.
Il silenzio calò tra di noi, in fine una voce esordì.
≪Non ci faremo fermare dalla paura≫, urlò con tutto il fiato che aveva in gola uno dei vampiri in prima fila.
Alle sue spalle degli ululati iniziarono a squarciare la quiete del mattino. Ringhi animali, sbattiti d’ali e in fine altri ululati, talmente sincronizzati tra loro che ciò che sarebbe stato un rumore assordante si rivelò una melodia piacevole.
≪Arrivano≫, sibilarono Edward e Alice all’unisono.
 Raggiunsi Edward, afferrando la sua mano e il mio sguardo inquisitore si posò sul limitare della nostra visuale. Finché dalla nebbia fitta i primi neri mantelli non iniziarono ad affiorare. Assottigliai lo sguardo mentre l’orizzonte si macchiava di chiazze nere e grigie. Il loro avanzare lento ed elegante sembrava non finire mai. Erano in tantissimi, molti più di quanto avessi immaginato nei miei sogni più cupi.
Lo sfregare delicato delle loro mantelle si arrestò all’improvviso. L’orizzonte fu colmato dalla loro oscura presenza. Con un movimento unisono i cappelli scoprirono i loro volti e dozzine di occhi rossi e fiammanti si fissarono sul nostro esercito. Non un sospiro uscì dalle loro labbra di fronte alla vastità dei nostri soldati, in fondo, cos’avrebbero mai potuto contro il loro numero. Non ci sarebbe stato esercito umano o immortale in grado di distruggerli. Erano in tantissimi, molti più di quanto avrei pensato. Conoscevo Aro come le mie tasche, avrei dovuto immaginare che il suo esordio sul campo di battaglia, da solo, avrebbe dovuto far fuggire a gambe levate gli avversari e i deboli di cuore. Perché li sentivo, i loro occhi sui nostri volti, sul mio volto e quelli dei Cullen. A quel punto tutti avevano avuto occasione di vederci e capire. Capire il tradimento della famiglia Cullen e il mio. Tra la foschia cercai il volto di quello che un tempo era stato il mio signore, sapevo cos’avrei visto: la sua rabbia. Naturalmente avrebbe tentato di nasconderla sotto ad una maschera di finta correttezza. Non avrebbe osato dimostrarsi deluso, sapeva che io ero al corrente di tutto: del suo doppio gioco, della sua malvagità. Avrebbe avuto il coraggio di mostrarsi per ciò che era? Di gettare la maschera e confessare i suoi crimini? Avrebbe trovato una scappatoia anche a questo? Alice aveva ragione: Aro non lasciava nulla al caso. Certamente aveva valutato l’opportunità che io sapessi e aveva agito di conseguenza. Aveva radunato un esercito immenso e cercato un modo per non mostrarsi debole o colpevole ai miei occhi e agli occhi dei suoi nemici. Aro sapeva bene che la sua finzione con me non avrebbe avuto buon esito, io potevo leggere dentro di lui e non mi sarei più fatta ingannare. I miei occhi non erano più offuscati da gratitudine e affetto, ma neanche dall’odio e dal desiderio di vendetta. Potevo vedere obbiettivamente senza alcun ostacolo. Eppure, non riuscivo proprio ad immaginare quali potessero essere le sue mosse.
Finalmente, tra la foschia e i mantelli neri, i miei occhi incontrarono i volti dei tre signori di Volterra. Il mio sguardo si soffermò sui volti familiari, Felix, Demetri... Athenodora. La mia bellissima Athenodora. A capo chino, stipava il suo corpo alle spalle del marito, un passo dietro di lui, come sempre. No, lei non avrebbe mai voluto mentirmi, ma non riusciva ad evadere dalla sua eterna prigione: l’ombra del suo signore. Vedere i loro volti, i loro occhi bassi sul terreno, mi fece sperare che almeno il loro affetto nei miei confronti non fosse stato del tutto una menzogna. Non avrei mai voluto ritrovarmi in battaglia contro di loro. Li avrei voluti dalla mia parte. Il mio sguardo malinconico si posò in fine sul suo volto. Non avevo idea dell’effetto che mi avrebbe fatto rivederlo. Fin da subito avevo avuto paura di me stessa. Paura di poter provare un odio talmente inteso che avrebbe accecato la mia ragione, ma così non fu. La sua presenza mi lasciava indifferente. Il mio cuore non era in grado di provare tutto l’odio che meritava. Provavo soltanto tanta compassione per lui, al ricordo della sua storia raccontataci da Lionel. Aveva ucciso il suo stesso creatore e due delle più pure creature che fossero mai esistite: i miei genitori. Aro Volturi non era in grado di provare amore, né gioia. Era un involucro vuoto, tanto oscuro che la luce non avrebbe mai più potuto penetrarvi. Il suo sguardo passò in rassegna i volti che riconosceva, soffermandosi sui Cullen e su Edward. Rabbrividì quando i suoi occhi si posarono sulle nostre mani unite, sulle nostre fedi. Uno strano luccichio gli attraversò lo sguardo quando rimise ogni cosa al posto giusto e i fili del suo ricamo s’intesserono perfettamente tra di loro. Il suono della sua risata musicale riecheggiò nel grande spazio aperto che era il nostro campo di battaglia. Alle mie spalle qualcuno ringhiò e qualcun altro gemette. Quando il suono si fu dissolto nella nebbia Aro riacquistò la sua posa composta e trattenne le risate in un ghigno sul suo volto.
≪E così≫, esordì, ≪devo dedurre che tutto questo sia colpa mia. Ho errato, fratelli miei. A mia discolpa va detto che non avrei mai potuto immaginare che una cosa del genere accadesse... ≫.
Così dicendo i suoi occhi puntarono la mia figura e quella di Edward al mio fianco. Tutti gli altri osservarono nella stessa direzione e un basso mormorio si diffuse tra le fila nemiche prima che Caius li zittisse con uno schiocco della mano bianca. Lo sguardo allegro di Aro mutò in delusione e rancore mal celato.
≪Pochi mesi sono stati sufficienti a farti innamorare di lui, Isabella? Cos’aveva costui che io non avrei potuto darti?≫, sussurrò, ma si riscosse immediatamente, come se quelle domande fossero un lusso che non avrebbe potuto concedersi.
Il suo sguardo passò da me ad Edward in un battito di ciglia, reclinò la testa di lato e lo scrutò con occhi indagatori. Edward sostenne il suo sguardo, stringendomi a se con un braccio.
≪Non lo saprai mai≫, urlò a un suo pensiero mio marito, ≪ma posso dirti che sono stato io il primo a scoprire la verità che per diciotto anni hai tentato di tenerle nascosto. Pagherai per tutto ciò che le hai fatto. Se dovesse essere necessario, perirai per mano mia≫, concluse, rivolgendogli uno sguardo gelido.
Aro ghignò e senza rispondere spostò lo sguardo alla mia destra. I suoi occhi vispi si soffermarono sul volto di Carlisle. Come la prima volta vidi due uomini completamente diversi, benché accomunati dalla stessa natura.
≪Carlisle≫, cantilenò Aro.
Mio padre non fece una piega, ma continuò a scrutare il suo volto con freddezza.
≪Ti avevo affidato la cosa più preziosa che avessi, contando sulla tua amicizia…≫.
≪Proprio tu parli di amicizia, Aro?≫, gli rispose Carlisle, ≪quando per primo ne hai tradito i valori. Hai compiuto un atto malvagio senza giustificazioni e ora ci minacci con un il tuo immenso esercito, sebbene la nostra unica colpa sia stata quella di cercare la pace e la mia quella di favorire l’amore tra due giovani≫.
Aro sorrise.
≪Mio buon Carlisle, da troppo tempo ti ostini a credere di essere umano. Noi vampiri siamo egoisti, crudeli e assassini per natura. Tutto il resto non è altro che ipocrisia. Ho soltanto tentato di fare mio ciò che volevo, di spianare il nostro sentiero in modo che la nostra razza potesse avere piena libertà di agire, ma oggi vedo qui volti familiari di amici pronti a uccidere me e i miei figli e questo mi riempie di delusione≫. Il vampiro sospirò con sguardo affranto e tinto di falsa innocenza.
Qualcuno ringhiò, altri sibilarono.
≪Ognuno fa le sue scelte, Aro. Io ho fatto la mia e come me il resto della mia famiglia. Tu non hai mai provato a combattere contra la tua natura...≫, disse Carlisle.
≪Perché dovrei?≫, chiese allora Aro.
≪Perché puoi≫, rispose Carlisle, gli occhi dorati sfidarono lo sguardo rosso con fermezza.
≪Ma anche se non desideri farlo, ti pregherei almeno di mantenere la pace Aro. Guardati intorno, anche chi non è vegetariano come noi non apprezza i tuoi metodi, né il fatto che tu ti approfitti così tanto del potere che gli stessi immortali ti hanno concesso, né le tue azioni malvagie verso questa ragazza innocente. Torna sui tuoi passi, Aro e dimostra di saper fare di meglio≫, mormorò Carlisle bonariamente.
Aro non gli badò e passò oltre, una ruga sulla sua fronte d’alabastro. Il suo sguardo ebbe un guizzo.
≪Lionel Drake≫, sussurrò, ≪immaginavo tu fossi coinvolto. La tua famiglia è stata a lungo mia nemica≫.
≪Chiunque abbia tentato di fermare la tua follia e di contrastare le tue azioni è tuo nemico. Immagino tu non sia l’uomo più affabile del mondo≫, rispose Lionel, tra l’ironia e il disprezzo. Aro sorrise ancora.
≪Cosa ti fa pensare che voi riuscirete a distruggere il mio esercito, Drake?≫, chiese Aro.
Lionel rispose al sorriso di Aro con un ghigno altrettanto sarcastico.
≪Noi abbiamo già ciò che tu desideri...≫, rispose, per poi continuare sibilando con ferocia, ≪come hai potuto pensare che lei sarebbe stata ai tuoi ordini? Ho atteso a lungo il momento in cui saremmo stati faccia a faccia, mostro. Tu, vile, hai ucciso il mio fratello di sangue. Quale forza ha mosso la tua mano? Come hai potuto massacrare due creature così...≫.
Lionel fu scosso dalle convulsioni e posò due pugni sulle tempie in cerca di concentrazione. Aro non attese che si fosse calmato e ritornò con lo sguardo a me.
≪Sei silenziosa, mia cara. Silenziosa e bellissima. Ho tanto immaginato il momento in cui avresti preso possesso delle tue capacità. Ho immaginato come sarebbe potuto essere... Tu mi conosci meglio di chiunque altro Bella e io conosco te. So cosa pensi, cosa desideri, cosa speri di ottenere, ma non ci riuscirai≫, mi disse, reclinando il capo in attesa di una mia risposta.
≪Ti sbagli, Aro. Io non ti conosco affatto. Come potrei conoscere la tua anima quando e così buia da allontanare persino la mia luce? E con te, in quel buio profondo da cui non si può far ritorno, condurrai il tuo esercito e tutti coloro che ti circondano e ti seguono≫.
Feci un passo avanti, rassicurando Edward con uno sguardo e lasciando la sua mano.
≪Conosco molti di voi fin da quando ero bambina e gli altri... so bene le pene che siete stati costretti ad affrontare prima di giungere a questa battaglia, questo esercito non è la vostra famiglia, contrariamente a quanto vi è stato detto. Voi siete stati strappati dalle vostre vite e costretti a diventare assassini, ad affrontare una guerra che non vi appartiene. Per tutte queste ragioni, abbandonate questa follia e riprendete in mano le vostre vite≫, dissi, poi volsi il mio sguardo ai più anziani.
Sentendo i miei occhi su di loro Felix, Demetri e Athenodora alzarono il capo.
≪Non temete la mia ira, non è ancora troppo tardi≫, lacrime calde bagnarono le mie guance e Felix fece un passo avanti, come richiamato dal mio dolore.
≪Non siamo costretti a combattere, oggi. Avete una scelta, ve ne prego, fate quella giusta≫, li pregai.
Demetri boccheggiò e Athenodora mosse un passo nella mia direzione. In quel momento Caius ringhiò, richiamando a se i suoi soldati e Marcus afferrò violentemente il polso della sua compagna, strattonandola e tirandola alle sue spalle, così che non potesse vedere neanche il mio volto.
≪Vi sta ammaliando≫, sibilò Caius.
≪Il suo potere è cresciuto, non lasciatevi ingannare. Ricordate qual è il vostro posto≫, sibilò, poi si rivolse a me.
≪Non convincerai nessuno di loro a seguirti. I più giovani, in precedenza, non avevano una vita a cui fare ritorno. Ci credi così sciocchi e meschini?≫, ghignò l’ultima parola, ben sapendo quanto in realtà fossero ignobili e proseguì: ≪Li abbiamo strappati dalla morte, dalla prigione, da una vita infelice, regalando loro l’immortalità e il potere≫.
≪Io non sto tentando di convincere nessuno, Caius. Loro sono semplicemente liberi di andare via, non devono scegliere né una né l’altra fazione. Credi davvero che la vita che gli avete “donato”, sia migliore? La vita di un assassino non è mai migliore≫, lo rimbeccai.
Caius sbuffò. Lo ignorai e proseguì.
≪Felix, Demetri, Athenodora≫.
Appena pronunciai i loro nomi alzarono il capo e mi fissarono fiduciosi... e impauriti.
≪Siete stati la mia famiglia più di altri, ora chiedo a voi di non scegliere la via della guerra. Andate e altri vi seguiranno. Voi siete i Volturi, i vostri signori non sono nulla da soli. Non date ascolto alle loro parole, sono menzogne e io so che voi non siete malvagi. Lo vedo nei vostri occhi. L’ho sempre saputo, fin da quando ero poco più che una neonata. Demetri, mi hai insegnato tantissimo e crescendo ho imparato a vederti come un confidente, un amico. Felix, il mio grande, grosso Felix. Mi hai sempre protetto, quando non sapevo camminare e ancora, una volta divenuta adulta, con costanza e devozione. Mai stufo di giocare, quando ne avevamo l’occasione... Athenodora. Tu ti sei sempre presa cura di me, regalandomi quanto più affetto potessi. Non lasciare che il tempo della tua vita sia scandito dall’inerzia. Non essere per sempre la comparsa della tua vita, so che vali molto di più...≫, sussurrai dolcemente.
≪Adesso basta≫, tuonò Marcus, non lo avevo mai sentito alzare la voce.
≪Questa storia deve finire. Tu ci appartieni, Isabella Marie Williams, sei una guardia dei Volturi, che ti piaccia o meno≫, urlò.
≪Marcus, fratello mio, non è il caso di perdere la calma≫, lo rabbonì Aro, che volse nuovamente il suo sguardo su di me.
≪Come dicevo prima, Bella, per quanto tu possa considerare questa un’ingiustizia, come ha appena detto Marcus, ci appartieni. Hai fatto il giuramento di fedeltà ai Volturi. La nostra legge non accenna alla possibilità di lasciare la guardia, per i motivi che tu porti oggi in causa. Quelle stesse leggi che gli immortali hanno approvato e che noi ci impegniamo a proteggere≫, alle sue parole si levarono fischi e ululati, ma Aro continuò a parlare sul baccano.
≪Torna con noi ed eviteremo la guerra. So quanto tu sia poco incline alla violenza. So che non vorresti essere costretta a batterti contro di noi, contro Felix, Demetri e Athenodora. Sei il loro capo, Bella, ordinagli di arrendersi e lo faranno. Sono certo che chiunque di loro sarebbe disposto a morire per te≫, disse, utilizzando anche lui le stesse parole di Lionel, ≪non permettergli di gettare così le loro vite. Se verrai con noi le faide finiranno. Tu sei una creatura compassionevole, Isabella Williams, non tradire ciò che sei proprio oggi, quando hai la possibilità di porre rimedio con un semplice gesto, soltanto per egoismo≫, concluse, indicando, con un gesto del capo, senza spostare lo sguardo dal mio volto, Edward alle mie spalle.
≪Saremmo disposti ad accettare anche il tuo compagno≫, aggiunse Marcus.
Aro voltò il capo nella sua direzione con un movimento invisibile e gli rivolse uno sguardo truce. Questo gliene restituì uno altrettanto grave e proseguì.
≪Possiamo accettare questa tua ribellione e il tradimento del clan di Olimpia, li lasceremo liberi. A patto che tu ti unisca nuovamente a noi≫, proseguì l’anziano.
Aro distolse lo sguardo dal fratello, Non aveva avanzato lui stesso quella proposta perché gli sarebbe costata troppo sforzo. Desiderava che il suo gioiello ritornasse nel forziere, tanto da accettare un colpo così forte al suo orgoglio di uomo... La sua proposta era allettante e ributtante al tempo stesso. E se questo fosse stato il massimo che avrei potuto ottenere? Potevo salvare le vite dei miei fratelli e quelle dei Cullen? Cos’era giusto fare? Il mio cuore desiderava evitare che del sangue, sia degli uni che degli altri, venisse versato. Ma potevo davvero condannare Edward, che mi avrebbe seguito senza remore, a tutto ciò? Il mio cuore si opponeva strenuamente a questa possibilità. Una creatura buona come Edward non poteva vivere nella rocca, senza luce né ossigeno. Costretto a diventare un assassino per amor mio. Ovviamente avrei potuto costringerlo a rimanere con la sua famiglia, ma se l’idea del distacco lo faceva soffrire anche soltanto una minima parte di quanto accadeva a me, gli avrei inflitto una pena orribile. Io ed Edward eravamo stati creati per stare insieme, non potevamo vivere diversamente. E ancora, avrei potuto consegnare il mio potere nelle mani di un essere spietato come Aro? Fin ora ero sempre stata certa che non mi avrebbe mai costretta a fare nulla contro la mia volontà, che lui agiva per la giustizia, anche se a volte utilizzava metodi violenti e sanguinari, ma le recenti rivelazioni mi avevano portato a scoprire una verità orribile: Aro Volturi non agiva in nome della pace. Un sibilo furioso mi riscosse dai miei pensieri.
≪Bastardo impenitente≫, ringhiò Esme. I suoi occhi bruciavano d’odio.
Edward mi strinse a se ed io posai il capo sul suo petto. Le parole di Esme avevano messo fine all’inquietante silenzio che ci aveva avvolti nei secondi precedenti e adesso ognuno si sentiva in dovere di esprimere il proprio parere. Ma le uniche parole sulle quali mi concentrai furono quelle di Edward: ≪Non ascoltare ciò che dice, Bella. Conosce i tuoi punti deboli; sta tentando di ingannarti, lo so. Non devi neanche prendere in considerazione l’idea di tornare da loro, oppure ogni cosa sarà stata vana. Non puoi farli vincere. Pensa ad Elena e Sebastian, hanno dato la loro vita per te. Hanno riposto tutta la loro fiducia in te, non puoi fargli questo, non puoi farlo a me. Non devi neanche prendere in considerazione l’idea di lasciarmi. Perché so che non mi permetteresti mai di seguirti a Volterra≫, arrossì, chinando il capo per nascondere il mio sguardo colpevole.
Edward prese il mio volto tra le mani.
≪Non gettare la tua vita, perché è un valore. Lo hai detto tu stessa poco fa. Ti prego, Bella≫.
Fissai i suoi occhi con intensità bruciante. Edward aveva ragione, non potevo dargliela vinta, annullando i sacrifici di mia madre e di mio padre. Lo avrei fatto, permettendogli di avere ciò che desideravano sopra ogni altra cosa: me. Mi alzai in punta di piedi e posai un dolce bacio sulla labbra di Edward, in fine mi voltai in direzione dei nostri nemici. Aro aveva ridotto gli occhi a due fessure, intento a scrutare gli scambi tra me ed Edward...
≪Aro... so che probabilmente dovrei odiarti dopo tutto quello che hai fatto, ma non ci riesco≫, i suoi occhi brillarono per un istante.
≪L’unica cosa che provo nei tuoi confronti e tanta, tanta compassione. Non riesco a guardare fino in fondo alla tua anima, non ci sono mai riuscita e adesso ne capisco il motivo. La tua anima è nera come una notte senza stelle. Nonostante tutto ciò che tu e i tuoi seguaci avete sempre fatto, io continuavo ad ostinarmi che in te ci fosse qualcosa. Evidentemente mi sbagliavo: sono stata una stupida a crederlo. E il momento che il mondo veda un po’ di luce ed è mio preciso dovere far si che questo avvenga. Per questo motivo non posso consegnare me stessa e i miei poteri nelle tue mani. Arrenditi Aro e va via, permettimi di credere che in te esista ancora un barlume di umana ragione≫.
Quando finì di parlare Aro rimase in silenzio, giungendo le mani sotto il mento e scrutandomi attentamente. Osservai Edward, ma evidentemente Aro era ben attento a nascondergli i suoi pensieri. In fine, parlò.
≪Hai ammesso di non conoscermi, Bella e forse hai ragione, ma io ti conosco molto bene. Conosco i tuoi punti deboli, come ha sottolineato Edward, e quelli della tua specie... Ti propongo un accordo... Dovrai battere e uccidere, sempre se ci riuscirai, un avversario che io sceglierò per te. Qualora tu ci riuscissi ti scioglierò dal tuo obbligo di guardia ed eviteremmo la guerra tornando sui nostri passi, come ha gentilmente consigliato Carlisle, in caso contrario...  sarai tu a perire sotto i colpi del tuo avversario≫.  
Ringhi, fischi e ululati giunsero dalle mie spalle. Eravamo tutti consapevoli che si trattava di una trappola, ma Aro conosceva bene la mia avversione a questa guerra, sapeva che avrei accettato, anche a costo della mia vita, questo accordo. Benché il suo primo tentativo fosse miseramente fallito, sapeva che avrei ceduto a questo. Lo avrei fatto, spinta dalla sicurezza in ciò che ero. Una sicurezza che avevo sempre avuto, ancor prima di prendere totale coscienza dei miei poteri. Questo nuovo accordo non includeva la mia prigionia o che io consegnassi i miei poteri, e quindi me stessa, nelle mani di Aro. In un modo o nell’altro, avrei vinto... Mi voltai in direzione del mio esercito; non osai incrociare lo sguardo di Edward. Avrei fatto tutto ciò che era in mio potere, pur d’impedire questa guerra. Non avrei potuto affidare a nessun’altro questo compito...
≪Non interferite, qualunque cosa dovesse succedere d’ora in poi≫, dissi semplicemente e il baccano cessò. Ritornai con lo sguardo ad Aro, al suo ghigno di soddisfazione e seppi per certo che era una trappola, eppure risposi: ≪Accetto il tuo accordo, a patto che tu ti impegni in una promessa≫.
≪Sulla mia vita≫, rispose ed io mossi i primi passi verso di lui.
Non avevo idea di quali potessero essere i suoi pensieri, mentre mi osservava avanzare, nel silenzio più totale. Non sapevo quale genere d’inganno avesse escogitato e si celasse dietro quell’accordo. Aro sapeva bene che ero immune al potere di qualsiasi vampiro. E nessun licantropo si sarebbe mai schierato dalla loro parte, tantomeno i mutaforma... E se ci fosse stato un vampiro cui io non ero immune? Se la sua intenzione non fosse mai stata quella di uccidermi? Se, stremata dal combattimento e dai colpi infertami, mi avessero presa per poi avventarsi sui miei fratelli? Senza di me avrebbero avuto una qualsiasi possibilità di uscirne vivi?
Ormai era troppo tardi per tornare indietro, avrei tentato, contando su ciò che ero e su ciò che sapevo fare. E questo, ero certa, mi avrebbe donato una grande forza. Mi fermai a metà del nostro campo di battaglia, attendendo il mio avversario. Aro schioccò le dita, con gli occhi rossi e luminosi fissi sulla mia figura. Ero certa che fosse entusiasta di vedere ciò di cui ero capace ora.
≪Shanna, Adam, venite avanti, miei cari≫.
Sono in due, fu il mio primo pensiero.
Che fosse questo il tranello? Lo ritenevo improbabile. Aro sapeva che, nel mio caso, il numero di avversari non faceva alcuna differenza, che fossero in due o in cento, non avrebbero potuto nulla contro di me.
≪Li ho cercati a lungo, Isabella. Posseggono un dono che, a mio avviso, è l’unico capace di fermarti. Ora, dopo i recenti avvenimenti, lo credo molto più probabile di un tempo≫, disse Aro, notando la confusione sul mio volto.
L’esercito dei volturi si aprì in due ali di soldati con un movimento unisono e silenzioso e davanti al mio sguardo attonito comparve una ragazza. Una vampira. Certamente non poteva avere più di vent’ anni, con i suoi lunghi capelli castani e lo sguardo basso, intimorita e timida, almeno era questa l’impressione che dava. Il suo comportamento mi strabiliava. Cercai immediatamente d’individuare la sua forza di volontà e la trovai lì, al suo posto, come quella di chiunque altro. Non mi sbagliavo: la ragazza non era soltanto timida ma succube di qualcosa o di qualcuno. Mi aspettavo che alle sue spalle comparisse il mio secondo avversario: Aro non poteva realmente aver scelto lei. Sarebbe stato troppo semplice per me batterla. Eppure i vampiri si richiusero su loro stessi e nessun’altro si fece avanti. Cercai il volto di Aro, in attesa di una spiegazione...  Il mio sguardo non fu abbastanza svelto da allontanarsi dal volto della timida ragazza che un cambiamento vi avvenne altrettanto rapidamente. Al suo posto, con la velocità di un battito di ciglia, comparve un ragazzo. Aveva certamente la sua stessa età e, notai, il suo volto era identico a quello di Shanna, ma le loro volontà erano molto diverse. A differenza della prima, il secondo era dotato di una forte determinazione, quasi a voler compensare la mancanza della giovane. In un battito di ciglia la ragazza riapparve al suo posto. Aro rise della mia espressione strabilia.
≪Adam e Shanna in origine erano due gemelli identici, fin quando Adam morì. Lui e la sorella erano molto legati, lei ne era dipendente, essendo lui il più forte della coppia. Non sappiamo come successe, ma si fusero durante la trasformazione di Shanna in vampiro, la quale a sua volta aveva rischiato di morire. E adesso sono un tutt’uno, identici nell’aspetto e nella forza, combattono come un sol uomo≫, spiegò Aro.
Scostai il mio sguardo dal volto di Aro per fissare quello di Adam e Shanna che si succedevano in scambi continui al secondo. Continuavo a non capire. Neanche così avevano alcuna possibilità contro di me. Aro mi stava davvero sottovalutando?
≪Bene, direi che potete iniziare. Ammesso che tu lo voglia ancora, Isabella e che non abbia cambiato idea≫, disse.
Sbuffai e fissai il mio sguardo sui miei avversari. Aro fece un passo indietro e questo fu il segnale che diede inizio allo scontro.
Mi sorpresi di riuscire a bloccarli nella loro immobilità senza grandi sforzi. Forse Aro contava proprio sul fatto che io continuassi a chiedermi, durante lo scontro, da cosa dovessi guardarmi le spalle, distraendomi dal mio obbiettivo. Non mi sarei lasciata ingannare.
Senza avvicinarmi costrinsi entrambi a scontrarsi con il terreno, sollevando un nuvola di polvere, forse con troppa forza. Mi avvicinai con cautela al corpo riverso sul terreno, che mi fissava in un primo momento con gli occhi impauriti e innocenti di Shanna e in un secondo momento con la freddezza e la compostezza di Adam. Un tocco sarebbe bastato per ucciderli. Li sovrastai, fingendo di essere pronta a compiere un omicidio, finché qualcosa non cambiò.
Sia Adam che Shanna scomparvero, lasciando il posto ad una figura familiare.
La mascella squadrata, la linea dritta del naso e gli occhi dorati che m’imploravano di non farlo, Edward mi fissava, accasciato a terra...
L’orrore di quella scena mi sconvolse quanto l’idea di essere stata io la causa di quella sofferenza nel suo sguardo, fin quando anche lui non svanì ed io fui scaraventata, da una forza devastate, dall’altro lato del campo di battaglia. Atterrai su un fianco. Tentai di riprendermi velocemente. Mi alzai tenendomi il fianco dolorante. Edward mi si avvicinò e mi fissò dall’alto del suo metro e ottanta, con i suoi caldi occhi color ambra, e si dileguò. In cambio mi ritrovai a fissare l’espressione dolce e rassicurante di Esme. Si chinò su di me... e ancora una volta fui scaraventata lontano, sbattendo la testa contro il terreno duro. Un ringhio feroce alle mie spalle fece tremare la terra sotto il mio corpo. Lo riconobbi come un suono familiare, ma non riuscì a voltarmi per confermare i miei sospetti. Accasciata al suolo, giunsi all’ovvia conclusione sulla strategia di Aro. Ripensai alle sue parole e capì.: ≪Li ho cercati a lungo, Isabella. Posseggono un dono che, a mio avviso, è l’unico capace di fermarti. Ora, dopo i recenti avvenimenti, lo credo molto più probabile di un tempo.
Che ironia.
Quale punizione peggiore se non farmi uccidere dalle persone che amavo. Shanna e Adam avevano il potere di cambiare aspetto e non soltanto, anche la loro volontà mutava. Ed era proprio questa che mi traeva in inganno. Non ero immune al loro potere perché l’illusione non avveniva nella mia mente, il loro dono non mi colpiva direttamente. Tutti vedevano ciò che vedevo io. Ed Aro sapeva che non avrei mai avuto la forza di attaccare Edward o Esme o chiunque altro di loro. E adesso Shanna e Adam mi avevano in pugno. Tentai di alzarmi, ma un calcio sulle gambe mi fece ricadere a terra, urlando per il dolore. Un’unica, semplice, distrazione mi aveva portata alla sconfitta. Aro mi aveva colpito negli affetti, il mio più grande punto debole. Il mio corpo, semplicemente umano, era scosso da tremori e singhiozzi. E in quel momento capì che la punizione non era semplicemente mia, ma di tutti loro. Dei Cullen specialmente e di Lionel, che vedevo avanzare adesso verso di me. Questa mia morte avrebbe distrutto Edward, consapevole che era stata la sua immagine a fermarmi. Adam, Shanna, Alice, Jasper, Emmet, Rosalie, Carlisle si susseguivano ad ogni attacco. Non mi sorpresi del ringhio bestiale che stava facendo tremare la radura, certamente più forze bloccavano Edward, per impedirgli di correre verso di me. Fui loro grata. Benché per me non costituissero un grande sforzo, in realtà, Shanna e Adam erano molto più forti dei comuni vampiri. Edward avrebbe avuto la peggio e se si fosse avvicinato, i Volturi lo avrebbero ucciso, trovando in lui un pretesto per dare inizio alla guerra.
Già, la guerra.
Dalla mia morte sarebbe conseguito l’inizio della battaglia finale, che vedeva sfavoriti i miei fratelli e i Cullen. Non riuscivo ad impedire gli attacchi che si susseguivano con il volto dei miei familiari. Mi proteggevo il viso con le braccia, ma non avevo le forze per far nulla. Alice mi si avvicinò con il suo passo aggraziato e un sorriso obliquo sul volto, mi prese per mano in un gesto amichevole, per poi scagliarmi lontano diverse centinai i metri: lontano da tutti. Mi accovacciai in posizione fetale e da quello stato non riemersi...
Un silenzio innaturale, quasi pacifico, accompagnò la mia anima. Il silenzio della morte, supposi.
Il suono di voci irruppe nel mio personale oblio, traguardo di una vita conclusa nel peggiore dei modi: in attesa che altre esistenze la raggiungessero...  
Sentivo i toni rassicuranti di quelle voci d’accoglienza appartenermi, benché non le avessi mai udite prima. Mi alzai da terra, sorprendendo me stessa di riuscirci.
Ero nel pieno delle mie forze fisiche, come se non fossi stata ripetutamente percorsa da vampiri con i volti delle persone a me care. Consapevole di ciò che fosse successo, mi guardai intorno, confusa dalla rapidità della morte. Una sensazione di formicolio alle piante dei piedi mi costrinse a chinare il capo. Ciuffi d’erba sorprendentemente verdi e bagnati di rugiada si insinuavano tra le dita, solleticandomi piacevolmente. Mi trovavo in un campo d’erba, perfetto e illuminato da una luce di dubbia provenienza. Seguì le voci che udivo sempre con più chiarezza man mano che mi avvicinavo. E li vidi. La foto, unico ricordo che avevo di loro, non era stata capace di rendergli giustizia. Elena e Sebastian mi guardavano con gioia, ma anche infinita tristezza, teneramente abbracciati. Mi avvicinai a loro, attonita e incerta.
Mamma, papà, sussurrai.
Loro sorrisero.
Come se fossi una bambina corsi a perdifiato verso di loro, gettandomi tra le loro braccia. Elena e Sebastian ricambiarono con altrettanta passione quel mio gesto infantile ed istintivo. Mi lasciai andare ad un pianto liberatorio, mentre Elena mi carezzava i capelli, in un gesto così materno e carico d’affetto che mi sentì immediatamente al sicuro, beata nella serenità della morte. Mi stavano aspettando. Mi avevano aspettata per tutto quel tempo e adesso eravamo di nuovo insieme. Mi persi negli sguardi di mia madre e di mio padre. Erano come li avevo sempre immaginati negli ultimi tempi, gli unici momenti in cui mi ero permessa di pensare a loro. Eppure c’era qualcosa che stonava, nel loro sguardo, con la mia gioia.
Non siete felici che io si qui con voi?, chiesi incerta. Elena e Sebastian si scambiarono uno sguardo vago.
Certo che siamo felici di essere con te, bambina mia, rispose mia madre. Mi attirò a se, stringendomi sul suo petto, come a voler recuperare ogni istante in cui non aveva potuto farlo. La sua voce mi trafisse il petto e si incise su di esso. Sebastian le sfiorò un braccio e questa mi lasciò andare, seppur di malavoglia.
Siamo entusiasti che tu sia con noi, amore mio, continuò mio padre, ma non è ancora giunto il tuo momento.
Cosa?, chiesi.
Tu non puoi morire, mio dolce angelo, chiarì mio padre . Cercai il volto di mia madre, bramando una conferma e lei annuì.
Tu sei destinata a cose ben più grandi della morte. Tu sei coraggiosa figlia mia, non puoi arrenderti, non ancora, disse.
Ho fatto tutto ciò che potevo, le risposi.
Non è così, disse mio padre. Ricordi le parole del mio diario?, chiese poi.
Le ricordo tutte, risposi.
Non permettere a nessuno di portarti via la speranza, né la fiducia negli altri. Non desistere, tu sei speciale. Se tu non riuscirai nel tuo compito, nessun’altro potrà. Vivi e sì ciò che sei nata per essere. Il tuo cuore è grande, mio dolce angelo, il tuo coraggio ineguagliabile. Combatti per lui, combatti per te stessa, combatti perché ciò che vi lega non sia soltanto un ricordo in questo mondo, ma il senso della tua vita oggi e  per tutte le ere a venire, recitarono Elena e Sebastian.
≪Come posso fare? Non riuscirò ad evitare la guerra!.
Certamente non potrai farlo se ti lasci andare alla morte, mi ricordò Sebastian.
Tesoro, mia madre mi carezzò una guancia, qui hai noi, certo, ma lì... hai qualcuno che ti ama con tutto se stesso. Hai una famiglia splendida di cui io sono orgogliosa. Edward è un ragazzo meraviglioso e il vostro amore è molto più forte di qualsiasi ostacolo la vita possa mettervi davanti, anche la morte... Sono fiera delle tue scelte.
Anche io lo sono, è un uomo d’onore, mi sorrise mio padre.
Niente potrà salvarli se tu non riapri gli occhi, Bella. Ricorda, figlia mia, dalla morte nasce sempre una nuova vita, disse Elena.
Ricorda sempre che sei Isabella Marie Williams, la nostra figlia adorata. L’unione d’amore tra due dei clan più forti del nuovo mondo.
Ricorda di non dubitare mai dell’amore, aggiunse Sebastian,  perché arriva quando meno te lo aspetti. E ti colpisce direttamente al cuore≫, disse, rivolgendo ad Elena uno sguardo adorante. Lui aveva provato personalmente ciò che diceva con mia madre.Sebastian posò una mano sul mio petto, dove il mio cuore, sorprendentemente, ancora batteva.
Non arrenderti mai e quando sarà il momento, tornerai da noi. Ricorda Bella che hai delle persone vicino a te, che non sei sola. E alcune di queste persone sono in grado di sorprenderti≫, continuò mia madre.
Elena posò una mano sul mio fianco, in un gesto affettuoso. Le loro voci si affievolirono, pian piano ritornava il silenzio, e le loro carezze sfioravano appena il mio corpo e il mio volto.
Aspettate, non sono pronta a lasciarvi andare. Ho bisogno di voi, mi siete mancati così tanto!.
Elena e Sebastian sorrisero, persi nei rispettivi sguardi innamorati. Il loro amore era una certezza solida e innegabile.
Devi lasciarci andare, amore. Vai, torna  a casa. Contano tutti su di te, non puoi abbandonarli. Non puoi abbandonare lui: lo uccideresti. Noi ti proteggeremo, come abbiamo sempre fatto. A presto, amore mio, sussurrò mia madre.
Così Elena e Sebastian sparirono.
Fui catapultata con violenza nella realtà. Percepivo nuovamente il terreno freddo ed ispido sulla guancia. Tremai, accorgendomi di essere ancora  in posizione fetale. Ebbi bisogno di un attimo per assimilare tutto ciò che era successo. Le parole dei miei genitori e la consapevolezza che mi avessero salvato dalla morte. Un impeto di gioia  riscaldò il mio cuore: approvavano Edward e i Cullen. Ero il loro angelo. Le voci di mia madre e di mio padre continuavano a sussurrare alle mie orecchie parole di fiducia e amore. La voce di mia madre era stata in grado di donarmi un’incredibile sensazione di sicurezza. Nella morte avevo appreso cosa si provasse nell’abbraccio dei propri genitori. Avevo visto con i miei occhi l’amore tra Elena e Sebastian ed io ne ero il frutto.
Ero coscienti di poter dare molto più di quanto avessi fatto fin ora, fin quando non avessi perso di vista chi ero. Mentre mi riscuotevo dall’intorpidimento del mio presunto decesso, non sentì sopraggiungere il dolore per le varie ferite infertami. Mi sentivo bene nel mio corpo e non il mucchietto di ossa rotte che avevo immaginato. Poi capì.
Le carezze dei miei genitori... loro mi avevano guarito, come io avevo fatto con Lionel. Ciò voleva dire che non avevo semplicemente sognato... Era stato reale... non frutto della mia immaginazione.
In lontananza  una voce familiare sussurrò il mio nome. I sussurri divennero presto suoni molto più forti ed acuti, mentre riprendevo coscienza di me stessa, del luogo e del tempo. Edward stava urlando il mio nome da chissà quanto tempo e questa volta ero certa che fosse lui. Volevo rispondere a quella voce, tranquillizzare mio marito, immaginando ciò che stava provando. Era facile mettermi nei suoi panni: al suo posto sarei impazzita. Mossi le mani e le braccia, felice di trovarli entrambi. In fine, senza tutta la fatica che avrei dovuto fare se i miei genitori non mi avessero guarita, riuscì ad issarmi da terra facendo leva sulle braccia. E il suono straziante di Edward che invocava il mio nome si spense, in cambio di un silenzio ricco di stupore e meraviglia.
Mi drizzai sulla schiena, illesa, e alzai lo sguardo su ciò che mi circondava. Amici e nemici mi fissavano, immobili e attoniti, lieti e desolati di sentire il mio cuore battere tanto chiaramente. Come avevo immaginato Emmet, Jasper e Lionel stringevano Edward nelle loro morse possenti, impedendogli qualsiasi movimento. Allentarono la presa sul corpo di mio marito, che sembrava non voler opporre più alcuna resistenza, ma che mi fissava con lo sguardo più sollevato che avessi mai scorto indosso al suo meraviglioso volto. Esme, che aveva fin ora singhiozzato tra le braccia di Carlisle, si allontanò dal suo compagno con uno sguardo altrettanto sollevato. I miei occhi perlustrano la radura, fino ad incontrare lo sguardo del mio nemico, talmente stupefatto da risultare divertante ad una persona dal cupo umorismo. Avanzai un passo nella loro direzione e Adam e Shanna indietreggiarono con un movimento unisono. Per la prima volta durante tutto il tempo del nostro scontro che li aveva visti in vantaggio su di me, vidi, nei loro occhi rosso rubino, un barlume: terrore. Mossi un altro passo nella loro direzione e questi indietreggiarono ancora. Sollevai il mento, in tutta la mia altezza e fronteggiai quei volti impauriti.
≪Cosa. Diavolo. Sei. Tu≫, sibilarono le parole prima con una poi con l’altra voce, entrambe celavano la medesima paura.
Non risposi, mi limitai a sorridere. Un sorriso che non mi era mai appartenuto. Talmente fiero e sicuro, cupo e inquietante, ma al contempo rassicurante e compassionevole verso il mio sfortunato nemico, che Shanan e Adam indietreggiarono ancora, sibilando tra i denti. Quello che doveva essere un suono minaccioso, apparve alle mie orecchie come un gemito di paura.
≪Non. E’. Possibile. Il. Tuo. Cuore. Si era. Fermato. Non. Batteva. Più≫.
Quella notizia mi lasciò per un attimo perplessa. Non avevo idea che il mio cuore si fosse fermato. Nonostante fossi praticamente ritornata dall’oltretomba, quella notizia era il primo vero indizio che mi faceva capire quanto vicina fossi stata alla morte. Non permisi a me stessa ulteriori distrazioni e con un semplice gesto del capo e una fuoriuscita equilibrata ma impressionante per chiunque non fossi io di energia scaraventai il corpo rigido del mio nemico al di là del mio campo visivo. Il corpo atterrò con un terribile frastuono sul terreno e vi lasciò una profonda increspatura. Shanna e Adam si issarono da terra con un ringhio profondo e gutturale. Li bloccai sul posto mentre mi avvicinavo a loro lentamente e con passo cadenzato. E ancora una volta, quando gli fui vicina, la loro immagine mutò. Gli occhi di Edward mi fissarono con lo stesso terrore di quelli del mio nemico.
≪No, Bella≫, urlò il mio Edward, dalla mia destra.
Non mi voltai a guardarlo, mentre un nuovo sentimento m’invadeva fin nel profondo.
≪Bella≫, sussurrò la perfetta imitazione di mio marito, ≪non puoi uccidermi. Ti prego, guardami≫.
Il suono dell’imitazione possedeva sorprendentemente lo stesso tono vellutato e musicale dell’originale, ma non fu questo a stupirmi. Riuscì a riconoscere il sentimento di poco prima, scoprendo che in realtà si trattava di due emozioni distinte. Da una parte c’era l’amore. Un amore incondizionato e sconsiderato, un’adorazione profonda e radicata verso quella figura e il suono di quella voce. Dall’altra parte c’era odio. Un odio cieco e cocente, che la prima volta non avevo sentito perché tutto era successo troppo in fretta. Odio verso quel mostro assassino che aveva osato prendere le sembianze di alcune delle persone migliori che avessi mai conosciuto. Odio perché aveva osato assumere l’aspetto, la voce, la volontà del mio amore. Una determinazione unica e ineguagliabile, che il corpo del mio nemico non avrebbe mai potuto contenere. Il mio nemico non riconosceva la straordinaria fortuna che aveva nel prendere sembianze e volontà di Edward Cullen. Senza più riuscire a trattenerlo, gli urlai contro tutto il risentimento che avevo in corpo.
≪Tu, creatura aberrante, come puoi appropriarti in questo modo della vita di qualcun’altro, costringendolo a gesti che neanche nei suoi momenti più neri avrebbe mai compiuto. Tu non sai quanto sia splendida e unica la sua volontà, non ti permetto di appropriartene. Non per fare del male a me. Non puoi più sperare che questo patetico trucco possa cogliermi ancora in fallo. La tua vita è stata segnata nel momento esatto in cui hai deciso di combattere contro di me≫.
In fine, volsi il mio sguardo in direzione di Aro.
≪Ho appena sfiorato la morte, Aro Volturi. E lì, tra vita e non vita ho incontrato le meravigliose creature che diciotto anni orsono tu hai ucciso, portandole via da me. Eppure, com’era facile immaginare, il tuo odio non li ha separati, privandoli del reciproco amore. Hai fallito. Hai tolto loro la vita terrena, ma la stessa sorte non spetterà a me. Elena e Sebastian Williams mi hanno salvato nuovamente dalla morte, da te, guarendo il mio corpo e dando nuova speranza alla mia anima. Hai detto di conoscermi, Aro, ma la persona che conoscevi non esiste più, non è mai esistita. Tu credi che io non possa uccidere, che anteporrei ancora i maligni a me stessa, anche coloro che non hanno alcuna possibilità di redenzione. Non è più così. Ora so distinguere tra cosa è giusto e sbagliato. E tu non hai idea di cosa io sia pronta a fare per le persone che amo, perché tu, da creatura abbietta e insignificante quale sei, non ha mai amato nessuno≫.
Così dicendo mi voltai verso Adam e Shanna e mi mossi verso di loro. Questi tentarono di arretrare, ma una forza mille volte più grande della loro li teneva fermi. Quando fui loro di fronte posai una mano sul cuore muto. Se avessi voluto avrei potuto rendere il mio contatto mortale per loro. Fissai lo sguardo dorato e impaurito di Edward, sperando nella reazione che desideravo.
≪No, ti prego≫, sussurrò e il mio cuore perse un battito, sentendo la sua voce incrinarsi, ma ciò non mi fermò.
Quello non era Edward.
Premetti sulla sua pelle con ancor più forza. Immaginai che, vista da uno spettatore non direttamente coinvolto, la scena sarebbe sembrata alquanto strana. Edward s’irrigidì.
≪Allora≫, urlai, ≪m’implori come Edward, Esme, Alice, Carlisle, Jasper, Rosalie, Emmet Cullen e Lionel Drake, coloro cui hai rubato l’aspetto, oppure chiedi perdono e compassione  in nome di Adam e Shanna?≫.
 Il mio nemico mi guardò come se non riuscisse a capire le mie parole. Premetti sul suo cuore.
≪Ho chiesto se siete voi, gemelli, a chiedere il mio perdono e a pentirvi delle vostre malefatte, senza trucchi né cambi d’immagine. Siate sinceri ed io vi concederò il perdono≫.
Una scintilla di consapevolezza attraversò il loro sguardo e la loro immagine mutò. I loro volti ritornarono a fissarmi, limpidi e contriti.
≪Ti prego, perdonaci≫, dissero entrambi, prima con una e poi l’altra voce. Fissai i loro occhi e volli credere che la mia iniziativa avesse portato qualcosa di buono. Se fossi riuscita a salvare anche soltanto uno dei miei nemici, mi sarei ritenuta una donna fortunata. Allontanai il mio tocco e indietreggiai di vari passi, per poi lasciarlo libero di muoversi.
≪Ti seguiamo≫, dissero.
Annuì e mi voltai, affiancata da Adam e Shanna.
Successe tutto troppo velocemente, ma ciò che vidi in seguito, mi riportò immediatamente alle parole dei miei genitori.
Adam e Shanna si fermarono alle mie spalle, improvvisamente privi di qualsiasi accenno di volontà. Avevano per così tanto tempo mescolato la loro con quella degli altri che mutarla non gli costava alcunché. Per questo motivo non intuì immediatamente le loro intenzione.
≪Noi. Non. Conosciamo. Il perdono. Né. La. compassione≫, dissero nello stesso istante in cui Edward urlava: ≪No≫e cogliendo tutti di sorpresa si scrollò di dosso Emmet, Jasper e Lionel e corse verso di me. Mi voltai e incrociai il sorriso sarcastico del mio nemico nel momento in cui si fiondò sulla mia gola.
Sapevo che Edward non sarebbe potuto arrivare abbastanza in fretta e che quindi nessun’altro dei miei amici avrebbe potuto impedirgli di finirmi. Eppure, quando il corpo di Adam e Shanna fu allontanato da me e in due abili mosse atterrato intuì che qualcosa o qualcuno era comunque corso in mio soccorso. Mentre fissavo l’agile figura che sovrastava il mio nemico capì che non si trattava di Edward e intuì cosa nel mio stesso pensiero di pochi istante prima non andasse. Avevo calcolato che nessuno dei miei amici sarebbe stato abbastanza veloce da raggiungermi. La mia mente non aveva preso in considerazione l’idea che un mio nemico potesse sorprendermi. I miei genitori avevano ragione. Athenodora, la mia splendida Athenodora, la creatura più veloce che conoscessi, più veloce persino di Edward ed Alice, aveva afferrato il mio nemico per le spalle con tanta grazia ed eleganza da far invidia a qualsiasi predatore e con un tale odio nello sguardo e un istinto materno che non avevo mai visto in lei, ne appiccò il fuoco con un gesto rapido della mano per poi balzare alle sue spalle.
Tutto divenne silenzioso nella radura, a parte le  urla strazianti del mio nemico che bruciava nel fuoco del suo stesso odio, ma dovevo immaginare ormai, che le cose non avrebbero potuto sistemarsi tanto facilmente.
≪Allontanati≫, urlò Edward e sia io che Athenodora pensammo che si stesse riferendo a me, ma all’improvviso, quel corpo bruciante la afferrò per la vita sottile, trattenendola per il collo finché le fiamme non la inghiottirono e fu in quel frangente che incontrai il suo sguardo e mi sorpresi di ciò che vidi. Nei suoi occhi non c’era paura della morte, né risentimento, soltanto tanta gioia e serenità. Un sorriso le si dipinse sulle labbra. Il sorriso di chi accoglie la morte come la libertà eterna.      
Ogni cosa sfuggiva dalle mie mani troppo velocemente, neanche stessi tentando di afferrare dell’acqua. Nel silenzio tombale calato improvvisamente nella radura dopo le urla di Adam e Shann, immediatamente susseguito alla morte di Athenodora, si udì soltanto il tonfo delle mie ginocchia contro il terreno quando fui in ginocchio, accanto ai resti carbonizzati di quella che era stata la mia madrina per diciotto anni. Una sorella lontana, una madre un po’ fredda e adesso non c’era più. I ricordi iniziarono a scorrere nella mia mente e in quel momento intuì quanto davvero infelice fosse stata Athenodora in vita. Come me, era stata strappata alla sua famiglia e da un futuro felice per capriccio, senza possibilità di scelta. Niente era giunto per salvarla, come Edward e i Cullen avevano salvato me. Per quale motivo quella sorte era spettata a lei? Elena mi aveva assicurato che non ero sola, che le persone che mi circondavano mi avrebbero sorpreso. Athenodora era stata una di quelle persone. Ma  a quale prezzo? Tempo fa, quando la mia vita sembrava seguire un percorso già scritto, Athenodora, in tutta la sua straordinaria bellezza, si era chinata al mio capezzale, afferrando la mia mano di bambina e posandola sul suo cuore, dicendo: ≪Giuro, bambina, che non ti lascerò mai. E ti proteggerò sempre, anche a costo della mia vita. Perché da quando tu ne fai parte brilla costantemente di luce e di una nuova speranza. Se dovessi morire per te, piccola, lo farei con il sorriso sulle labbra.
E così era stato. Mi aveva dimostrato il suo valore, benché per pochi istanti. Era riuscita a fuggire dall’ombra del suo signore. Era libera, finalmente. In quel momento, avvolta dall’odore dolciastro emanato dal corpo di Athenodora, compresi che quella battaglia non era mai stata solo mia, ma di tutti coloro cui i Volturi avevano distrutto la vita, senza pentimento alcuno. Mi alzai da terra e con un gesto della mano bloccai Edward che stava per seguirmi; qualcosa nel mio sguardo gl’impedì di disubbidire al mio ordine. Mi diressi con passo lento ma determinato  verso i miei nemici, arrestandomi a qualche metro di distanza da loro. Aro mi fissava, tentando probabilmente di carpire le mie mosse. Non gli badai e mi voltai verso Marcus, attonito a fissare ciò che rimaneva di sua moglie.
≪Sei consapevole di averla uccisa?≫, chiesi.
Marcus mi fissò in modo indecifrabile.
≪Sto parlando di secoli orsono, nel momento esatto in cui, senza alcun consenso, hai conficcato i tuoi denti nella sua carne, rendendola come te≫.
Marcus deglutì ma non rispose alla mia accusa.
≪Non ti chiederò ciò che provi, perché temo la tua risposta. Ma ti prego di fissare il tuo sguardo su ciò che rimane di lei e di pensare come sarebbe stata la sua vita se quel disgraziato giorno non avessi incontrato la sua strada≫.
Allontanò lo sguardo, chinando il capo. Per troppi millenni aveva indossato la maschera del dio per accettare di avere torto. Fissai nuovamente il mio sguardo su Aro.
≪Sei adirata, Bella. Non credo di averti mai vista così furiosa≫.
Gli restituì il ghigno sarcastico.
≪All’inizio Aro, mi hai chiesto come fossero potuti bastare quattro mesi a farmi innamorare di Edward. Ti assicuro che sono stati più che sufficienti. E’ bastato un solo sguardo, quel giorno a Volterra, perché io capissi di appartenergli. Tutti gli anni che abbiamo passato insieme non sono stati sufficiente a farmi provare la stessa cosa nei tuoi confronti. Per quanto tu mi abbia sempre considero una tua proprietà è giunto il momento che tu capisca che le persone non possono essere comprate come fossero giocattoli per bambini. Athenodora  lo ha capito e prima di morire si è liberata delle catene che per tanti anni tuo fratello le ha imposto di portare. Io mi sono liberata di quelle catene tanto tempo fa e adesso capisco che non c’è modo per evitare questa guerra, perché non è più una battaglia soltanto mia, non lo è mai stata. Io sono soltanto la portavoce di un urlo che chiede la tua morte. Là≫, dissi, indicando i fratelli alle mie spalle, ≪ci sono storie al cui confronto quella di Athenodora sembra una barzelletta divertente. Con il veleno della tua anima hai rovinato la vita a tante persone innocenti, le stesse le cui anime ancora oggi ti perseguitano, attendendo il tuo trapasso nel regno dei morti, dove pagherai per i crimini di cui in vita ti sei macchiato.  E tu morirai, Aro Volturi, con la consapevolezza che la tua avidità è stata la tua rovina. E sarà proprio il tuo desiderio più grande, quello di possedere me, l’unico desiderio che non si è mai avverato, neanche per un istante e mai si avvererà a segnare la tua fine e la fine di un’era≫.
Il ringhio che fuoriuscì dalle sue fauci fece sobbalzare i rigidi soldati della sua guardia e si perse nell’aria e nella nebbia. Improvvisamente me lo ritrovai alle spalle. Mi aveva afferrato per la vita e stringeva il mio collo con una delle sue mani bianche e ossute. Rabbrividì per il disgusto. Provai a costringerlo a lasciarmi ed allontanarsi, ma, come soltanto una volta era successo, tempo addietro con Benito, non funzionò. Aro rise, amplificando la presa sul mio corpo.
≪Lo hai detto tu stessa, Bella. La mia anima è nera, neanche la tua luce è in grado di penetrarvi. Non puoi obbligarmi a fare alcunché. Mi sono allenato a lungo contro il tuo potere, ricorda che io ho diciotto anni di vantaggio≫.
≪Diciotto anni di menzogne e falsità. Tu sei il male, la sua aberrante personificazione≫.
≪Sei sempre stata piuttosto arguta, ma hai fatto il madornale errore di perseguire la verità... e l’amore≫.
Il suo alito freddo soffiò sul mio collo e nell’orecchio, facendomi rabbrividire ancora.
≪Li perderai tutti e pagherai per la tua disobbedienza. Non ho mentito quando ti ho detto di amarti≫, sussurrò.
≪Tu non conosci il significato dell’amore≫, risposi.
≪Forse avrei potuto, se tu fossi diventata mia moglie. Hai mai pensato che la mia speranza di redenzione fossi tu? La tua presenza al mio fianco per l’eternità?≫, disse.
≪L’eternità non sarebbe sufficiente a cambiarti≫, sibilai.
≪Credi?≫, sussurrò.
Nello stesso istante un ringhio furioso giunse alle mie orecchie. Edward era di fronte a noi, fissava Aro con tanto odio e disprezzo che i lineamenti del suo bel viso si distorsero in una maschera totalmente sconosciuta. Eppure, in quegli occhi riconoscevo il mio amore e senza pensarci lo implorai che mi salvasse, che lo facesse ancora.
≪Lasciala immediatamente. Leva le mani di dosso a mia moglie≫, sibilò.
La scelta delle parole non era stata casuale, Aro rise.
≪E’ stata sotto la mia ala fin da quando era in fasce, cosa ti fa pensare di avere più diritti su di lei di quanto non ne abbia io?≫, gli chiese.
≪Perché io non l’ho costretta a preferire me, è stata lei a scegliere di volermi appartenere. O forse nessuno dei due a potuto scegliere≫, continuò, addolcendo il tono della sua voce, incontrando il mio sguardo.
Aro ringhiò.
≪La porterò via con me, nessuno può opporsi, neanche lei. Per quanto lo voglia, la sua volontà non è sufficiente contro la mia≫.
Quelle parole mi trafissero il petto. La sua volontà era guidata dalla follia, lui non aveva nulla da perdere e questo lo fortificava; io avrei perso tutto. E capì. La mia volontà non sarebbe stata sufficiente, ma  c’era qualcosa in tutto l’universo in grado di distruggere un male così profondo. Alzai lo sguardo e incrociai gli occhi pieni di preoccupazione di Edward. La sua angoscia e il suo amore erano echi delle mie emozioni. Non avrei mai potuto sottrarmi da quella presa per me stessa, ma avrei potuto farlo per Edward. Grazie agli insegnamenti di Lionel riuscì ad incapsulare la spaventosa quantità di energia che quel pensiero aveva portato con se e spinsi con tutte le mie forze contro la follia e l’odio di Aro. Fu uno scontro tra titani, invisibile ad occhio nudo. Chiusi gli occhi e sbuffai per lo sforzo, cui non avevo mai dovuto sottopormi. Ogni volta il buio minacciava di sommergermi, ma io resistevo, spingendo con più forza verso quel muro invisibile e invalicabile.
≪Forse tu non hai niente da perdere, Aro, ma io ho troppo per cui lottare≫, e così dicendo, con un ultimo invisibile sforzo, Aro fu sbalzato all’indietro ed io corsi immediatamente tra le braccia di Edward.
Non potevo permettermi di perdere la concentrazione, eravamo entrambi troppo vicini ai nostri nemici. Edward mi si parò davanti, stringendomi per la vita e trascinandomi indietro di alcuni passi. Aro ringhiò stupefatto.
≪Come ci sei riuscita?≫, chiese Aro.
≪Te l’ho detto, ho troppo per cui lottare≫, risposi.
≪Sei testarda e sciocca come i tuoi genitori, Isabella. Elena e Sebastian Williams... ridicolo come tanto potere sia stato conferito a mani tanto incapaci≫.
Tremai per l’improvviso moto d’odio che accese i miei pensieri. Quella stessa energia che avevo imparato a controllare esplose, in uno scoppio simile al primo.
≪Non osare pronunciare i loro nomi, non ne hai alcun diritto≫, urlai.
≪Io, il loro carnefice, oggi li sbeffeggio. Il primo a morire dei due fu tuo padre. Tua madre era troppo ostinata. Si era chinata con te tra le braccia, uno scudo invisibile vi proteggeva. Prima che io stesso la uccidessi con la forza che tu oggi hai sovrastato, mi fissò negli occhi e disse: ≪La mia bambina vivrà una vita normale e umana. Non permetto a nessuno di sfruttare i suoi doni, tantomeno a te. Che di lei faresti la tua arma migliore≫. Fu sciocca, sprecò troppe energie a proteggere te e ben presto lei ne rimase sprovvista, divenendo così un bersaglio facile...≫.
Edward strinse la mia mano con la sua.
≪E adesso tu farai la sua stessa fine, sei troppo debole, come tua madre hai sprecato troppe energie nel tentativo di proteggere coloro che ami. L’amore è un lusso che in battaglia non ci si può permettere≫.
Edward al mio fianco ghignò.
≪Ti sbagli, mostro. Stai dimenticando un particolare, a differenza di Elena e Sebastian, Bella non è sola≫.
Alle sue parole avvertì delle presenze sopraggiungere: il mio esercito si muoveva. I primi a raggiungerci furono i Cullen, serrarono la fila di fronte a noi, a protezione mia e di Edward. E davanti a loro i soldati dei Volturi indietreggiarono. Nello stesso istante, Felix e Demetri, che avevano fin’ora assistito alla scena in religioso silenzio, mi lanciarono uno sguardo contrito che supplicava il mio perdono, dopodiché  si voltarono in direzione dei propri compagni ringhiando furiosamente, avventandosi sui vampiri che li circondavano con una furia devastante, terribilmente agguerriti e motivati. Rimasi interdetta per un istante, fin quando non capì. L’avanzata dei Cullen aveva dato inizio alla battaglia, alle nostre spalle un’ orda di licantropi, vampiri e mutaforma si avventarono furiosamente sui nostri nemici, immobili grazie al mio potere.
La prima fila serrò immediatamente i ranghi intorno ai tre signori di Volterra - prima che io riuscissi a capire cosa stesse succedendo e li influenzassi con il mio potere - , frapponendosi fra loro e il nostro attacco, con un movimento tanto fulmineo da apparire quasi involontario. Furono i primi a perire. Fui immediatamente consapevole dell’avanzata lenta e silenziosa del potere di Alec e, dalle urla lancinanti dei miei fratelli, intuì che anche Jane si stava dando da fare. Renata proteggeva con dovizia Aro, Caius e Marcus, dando adito a tutta la sua forza.
Controllare il numero spropositato di soldati sul campo di battaglia non sarebbe stato affatto semplice. Nelle settimane precedenti avevo imparato a riconoscere le volontà dei miei fratelli, su consiglio di Lionel, così da non confonderli con quelle già familiari dei nostri nemici.
≪Edward≫, sussurrai, ≪di loro di tenere duro per trenta secondi, devo concentrarmi per imprigionare le loro volontà≫.
Edward annuì.
≪Jasper≫, urlò.
Nostro fratello, che tra tutti era il più vicino, annuì.
≪Tranquilla, non permetterò a nessuno di avvicinarsi≫, mi rassicurò Edward ed io mi nascosi alle sue spalle, rincuorata e allo stesso preoccupata dal suo sguardo fiero e agguerrito.
Chiusi gli occhi e immediatamente vidi ogni cosa da una nuova prospettiva.
≪Prendete la ragazza, non datele tempo≫, ringhiò Caius ed Edward al mio fianco s’irrigidì.
Uno di loro sfuggì alla battaglia, ma Edward riuscì ad atterrarlo e ad ucciderlo abbastanza velocemente. Tirai un sospiro di sollievo e mi estraniai da tutto ciò che non potessi vedere direttamente senza sollevare le palpebre. Mi concentrai sulla volontà familiari - a parte Felix e Demetri naturalmente -  le più pericolose. Quelle che avevo imparato a riconoscere ben conscia che ne andasse della mia vita. Jane e Alec erano i primi della mia lista. La loro più micidiale offensiva. Bloccai Jane e in fine arrestai la nebbia di Alex, liberando alcuni dei miei fratelli dalla sua cecità. Passai immediatamente al fianco sinistro, individuando i nemici e poi al fianco destro. Jasper si era prodigato a guidare un piccolo battaglione dedito all’uccisione dei neonati, era ovvio che i Volturi ne avrebbero fatto uso. La mia attenzione fu immediatamente catturata da qualcosa di orrendo, che mi rifiutai di accettare.
Il mio Jasper era circondato. Probabilmente era stato dato l’ordine che venisse eliminato, Aro sapeva della sua precedente esperienza. E per quanto Jasper fosse in gamba, non poteva cavarsela contro un numero così grande di neonati. Uno di loro, il ragazzo alla sua destra, si decise ad attaccare, impaziente. Jasper riuscì ad allontanarlo, ma i neonati dei Volturi erano diversi da quelli che aveva fin ora conosciuto. Loro avevano strategia. Nello stesso istante in cui Jasper si liberò dalla stretta del neonato un secondo gli si fiondò alle spalle. Presa da una panico irrefrenabile scandito dalla paura per la vita di mio fratello, lo allontanai con tanta forza, che nel volo portò con se un’intera fila di suoi simili. Al che, i neonati sconvolti dal vedere il proprio compagno spazzato via da una forza invisibile, arretrarono impauriti e subito il battaglione di Jasper ne approfittò per eliminarli. Tirai un sospiro di sollievo. I miei nemici erano fermi, non potevano muovere i propri corpi o utilizzare le proprie capacità, ma su una cosa Aro aveva ragione, non avrei resistito a lungo. Spalancai gli occhi, con il respiro affannato per lo sforzo. Controllare tante menti in una sola volta richiedeva un sacrificio non indifferente. Edward mi si avvicinò e mi strinse una mano.
≪E’ quasi finita, Jane è morta e Lionel si sta occupando di Alec≫.
≪Non sono loro a pesarmi, ma i tre...≫, sussurrai, lanciando uno sguardo ai ben protetti ex signori di un impero ormai caduto.
≪Aro, Caius e Marcus hanno volontà simili. Sono oscure e profonde. Mi spaventa soltanto tentare di entrare in contatto con loro. Combattere per controllarle è orribile. Buio e ombre mi sovrastano≫.
Edward mi carezzò una guancia, nel tentativo d’infondermi la sua forza.
≪Renata è protetta dall’ala di Aro, le loro menti sono in sintonia, lei fa parte di lui e non riesco a far abbassare quello scudo. Se almeno non avessi il peso degli altri≫, continuai.
≪L’esercito è decimato, ma adesso devi fare un piccolo sforzo, amore mio. Dobbiamo avvicinarci. E’ il momento di estirpare il male alla radice≫, disse, prendendomi il volto tra le mani.
≪Sì, lo so≫, mormorai.
Edward posò un bacio sulla mia tempia, dopodiché, mano nella mano, ci avvicinammo allo scudo di Renata, facendoci largo tra i nostri familiari intenti a strappare teste e bruciare cadaveri. Emmet, alla mia destra, riuscì a staccare la testa di un nostro nemico con un semplice calcio ben assestato. Alice, piccola e agile, si arrampicò sulle spalle enormi di un soldato grigio, spezzandogli il collo. Quando io e Edward fummo loro di fronte, Aro ghignò con impertinenza.
≪Potrai farcela con me, Isabella, ma non puoi battere tutti e tre. Sei sola e non sei abbastanza forte≫, mi canzonò Aro.
≪Pensavo avessi smesso di sottovalutarmi, Aro≫, risposi.
Questo sorrise ancora. Il mio sguardo si posò sul volto trasfigurato di Caius. Vagava con lo sguardo intorno a se, in cerca di una via di fuga.
≪Non puoi fuggire, Caius. E’ finita≫, dissi.
≪Sono molto più vecchio di quanto tu possa immaginare, non beffarti di me≫, sibilò.
≪Non mi beffo di te, non ne ho bisogno. Il tuo sguardo vagante mi fa comprendere che tu non hai onore, signore di Volterra≫.
≪Fuggire davanti alla morte non è da codardi, non farlo è da stolti≫, mi fece notare.
≪Lo è fuggire dalle proprie responsabilità≫, aggiunsi e Caius si zittì, digrignando i denti.
≪Guardati intorno, Aro. Il tuo tempo è finito≫, gli dissi.
≪Allora, Bella, perché sono ancora qua, ad insozzare l’aria con il mio respiro e a calpestare la terra con i miei passi≫.
Non risposi, Edward lo fece per me.
≪Non per molto, puoi starne certo≫.
Aro rise.
≪Caro Edward, Isabella non ti ha forse spiegato che ammesso e non concesso che riuscisse a controllarci e renderci vulnerabili ciò la priverebbe delle energie fisiche e psicologiche necessarie... per vivere?≫.
Lo sguardo di Edward passò dal suo volto al mio in un millesimo di secondo. Lesse la conferma nei miei occhi e il suo sguardo si riempì di dolore. Posai una mano sulla sua guancia.
≪Edward, sono scampata alla morte ben tre volte, non ho intenzione di lasciarti. Voglio vivere la mia eternità con te, abbi fiducia. Posso farcela≫.
Edward deglutì, ma non obbiettò. Serrai le palpebre e, per la prima volta, mi soffermai sulle loro volontà. Sul buio e sulle ombre, affrontandole anziché evitarle. Non vi era nulla di più spaventoso, ma io avevo già affrontato quel cammino. Avevo affrontato le mie ombre per diventare più forte, avrei fatto altrettanto con i loro demoni. Accettando che tanta cattiveria e malvagità potessero esistere, prendendo sulle mie spalle i loro pesi. Pura energia iniziò a scorrermi nelle vene, quei demoni smisero di spaventarmi e iniziai a provare compassione per quelle tre anime nere e dannate, che non avevano mai visto la luce. Spalancai gli occhi e avanzai il primo passo. Il ghigno di Aro si trasformò in una smorfia mentre entravo nel campo magnetico dello scudo di Renata senza difficoltà, continuando a fissare i miei occhi nei loro sguardi. La donna fu spazzata via dalla forza che era la mia aura fisica. Caius arretrò, fuggendo, ma qualcuno lo bloccò immediatamente. Marcus cadde in ginocchio, come un vecchio cui avevano tolto il proprio appoggio per camminare e presto anche lui scomparve dalla mia visuale. Aro arretrò, visibilmente spaventato. Provavo troppa pena per quell’essere, per ucciderlo. Aro ringhiò in direzione del mio volto ed Edward mi fu immediatamente di fronte. Posò un bacio tra i miei capelli e mormorò: ≪Non guardare, i tuoi occhi innocenti sono già stati testimoni di troppa violenza, perché vi si aggiunga anche questo≫.
Scostai lo sguardo, serrando le palpebre sui miei occhi e un piccola lacrima solitaria mi rigò la guancia. L’ultima lacrima per colui che era stato il mio maestro, il mio signore e il mio peggior nemico.
Seppi immediatamente che la guerra era finita, quando anche l’ultima delle volontà che avevo consapevolmente immobilizzato, spirò. Aprì gli occhi e il mio sguardo rammaricato vagò lungo quello sterminio. Di ciò che ci aveva minacciato, non rimaneva altro che un cumulo di cenere. Il trapasso delle loro anime scandito dal grigio fumo delle pire infuocate, il cui odore dolciastro impregnava l’aria. Mi accorsi che la nebbia di quella mattina si era dissolta. Adesso potevo chiaramente intravedere il cielo sopra le nostre teste, testimone silenzioso della nostra battaglia di cui per secoli, nel nostro mondo, sarebbero state ricordate le vite perse.
I Volturi erano sconfitti.
La violenza che per secoli avevano propinato a chi dava loro fiducia come giustizia moriva con loro. Avevo tentato in tutti i modi possibili di evitare l’inevitabile, ma non avevo rimorsi. Ognuno nasce con uno scopo. Anche nel suo piccolo contribuisce alla progressione del nostro pianeta. Ogni cosa, anche gli immortali, nasce per poi scomparire. In un modo o nell’altro. E il tempo dei Volturi era giunto molti anni fa, nello stesso istante in cui i miei occhi avevano visto per la prima volta la luce. Nell’istante in cui ero venuta al mondo.  
Intorno a me le persone che amavo si guardavano attorno, confuse, come se non riuscissero a credere nell’esito che li vedeva vincitori anziché sconfitti. Delle vite perse oggi avrei portato il lutto, ma, osservando i loro occhi rincuorati, i loro sospiri di sollievo, scrutando i volti di quelli che miracolosamente carezzavano i propri compagni o gli amici, a credere di averli ancora al proprio fianco, compresi che le cose, alla fine, erano andate per il meglio. Non c’erano molte vittime, ma parecchi feriti. Il mio sguardo corse immediatamente ad Edward, scrutava le fiamme, giaciglio di morte del nostre nemico, la cui presenza aveva a lungo gravato sulle nostre teste, tentando di soffocare il nostro amore, con espressione cupa e intensa. Mi avvicinai a lui e presi la sua mano tra le mie. Edward si riscosse e fissò i miei occhi, che si riempirono immediatamente di un sollievo tanto intenso da incatenarmi al suo sguardo. Mi alzai sulle punte dei piedi e gli strinsi la vita con quanta forza avevo in corpo, posando il capo sul suo petto. Edward mi avvolse nel suo abbraccio rassicurante e nascose il volte nell’incavo del mio collo, in un gesto tanto dolce e protettivo, carico di promesse.
Quello stesso giorno, chi ancora in forze trasportava in casa i feriti e i morti. Io affiancai Carlisle, nonostante la stanchezza e i rimproveri di Edward, occupandomi di chi era ferito più gravemente. Curando ossa rotte e gambe spezzate, con il tocco della mano. Mi avvicinai a Lionel e posai una mano sul suo fianco, là dove vi era un graffio profondo, macchiando le mie mani del suo sangue.
≪Per un attimo, ho davvero temuto che tutto fosse finito oggi, sai?≫, disse, con il fiato smorzato dal dolore.
Alzai lo sguardo.
≪Quando ti ho vista atterra, priva di vita. Non riuscivo ad accettare il battito nullo del tuo cuore. E’ stato come rivivere la morte di Elena e Sebastian, ma mille volte peggio≫.
Scossi la testa, posando una mano insanguinata sulla sua guancia. Il suo fianco era totalmente guarito, perciò riuscì a sollevarsi e ad afferrare la mia mano, tenendola stretta contro il suo volto, prima che io potessi dire qualsiasi cosa.
≪Mi sono sempre considerato parte della vostra famiglia, Isabella, sei come una figlia per me. So che il tempo è stato poco, ma queste settimane sono bastate perché imparassi ad amarti allo stesso modo in cui ti ama Carlisle≫.
Lionel abbassò lo sguardo.
≪Devo chiederti perdono, nonostante ciò che avevi detto, io ho odiato. Quando ho visto quell’essere colpirti ripetutamente, quando ti ho vista atterra, quando ho realizzato di averti perso, ho odiato come non mi era mai capitato prima. E per un istante ho odiato anche te, perché sapevo che tu non avresti mai provato disprezzato per colui che ti aveva tolto la vita, mai. E odiare te ha significato odiare me stesso, perché io non sarei mai stato capace di fare altrettanto, nonostante tutto ciò che tuo padre mi aveva insegnato≫.
Mi chinai su di lui e posai un bacio sulla sua fronte.
≪Noi siamo ciò che siamo, Lionel. Tu sei un uomo buono e meriti cose buone. Ho fin troppo sentito parlare d’odio, quest’oggi. Non pensare che io ne sia immune,  sono soltanto capace di andare oltre e voglio che tu faccia lo stesso. E’ finita, siamo liberi. Non hai più un obbiettivo da raggiungere, Drake, vivi. Vivi la tua vita. E’ l’unica cosa che ti chiedo e che mi aspetto da te... Eppure, c’è qualcos’altro che vorrei chiederti≫, aggiunsi.
≪Chiedi e ti sarà dato≫,m’incitò.
≪Se lo desideri vorrei che fossi tu, d’ora innanzi, ad occuparti del mondo degli immortali. Naturalmente io ci sarò sempre e mi occuperò di mantenere la pace insieme a te, se lo vorrai. I vampiri spargeranno la voce che i Volturi sono morti, che fin ora ci hanno sempre presi in giro. E tra le razze tornerà la pace. Occorreranno degli anni, ma sono certa che alla fine ogni cosa tornerà com’era in origine≫, dissi.
Gli occhi di Lionel si accesero di una nuova luce.
≪Sarebbe un onore per me, combattere ancora al tuo fianco, per la pace≫, rispose.
≪Così sarà≫, lo rassicurai.
 Dopo essermi lavata le mani e accertata che nessun’altro avesse bisogno di me, raggiunsi la mia famiglia e i lupi. A parte Quil, nessuno degli altri aveva riportato gravi ferite, ma questo non aveva affatto bisogno del mio potere per guarire in fretta. Quando mi videro avanzare i loro sguardi brillarono d’ammirazione. Lo stesso sguardo che avevo ricevuto da tutti. Esme mi abbracciò appena le fui di fronte, stritolandomi contro il suo petto.
≪Non farmi mai più prendere un simile spavento≫, singhiozzò.
≪Scusami≫, risposi, sorridendo a mia madre.
≪Esme ha ragione≫, intervenne Alice, ≪Bella il tuo cuore si è fermato≫.
≪Ti dirò, Alice, che a volte bisogna soltanto andare avanti, senza chiedersi il motivo di tutto ciò che ci succede≫.
Jasper mi carezzò i capelli: ≪Ti devo la vita, forse più di altri. So che sei stata tu≫.
Gli sorrisi, finalmente felice dopo settimane. La mia mente, o meglio quella parte esclusivamente dedicata a lui, si chiese improvvisamente dove fosse Edward.
≪E’ fuori≫, rispose Esme, accorgendosi della mia espressione.
Edward sedeva sui gradini del portico, lo sguardo lontano. Silenziosamente mi sedetti al suo fianco ed Edward si voltò nella mia direzione. Portai una mano ad accarezzare la sua guancia. Cosa c’è. Chiesero i miei occhi. Edward sospirò.
≪Non riesco a credere che sia finita. Non riesco a dimenticare il dolore, fin troppo radicato nella mia anima, al pensiero di averti perso per sempre, per poi vederti ritornare da me, chiedendomi quali angeli debba ringraziare per questo≫.
Edward chiuse gli occhi, assaporando il contatto con la mia pelle.
≪Elena e Sebastian ti approvano≫, dissi in fine.
Edward spalancò gli occhi. Sorrisi.
≪L’ho detto ad Aro, ricordi. Sono stati loro a salvarmi≫.
≪Ma è impossibile≫, balbettò.
≪Eppure è successo, evidentemente ancora molte cose di questo modo o di altri ci sono oscure≫.
Edward mi strinse tra le braccia.
≪Li hai visti?≫, sussurrò.
≪Oh, Edward, sono bellissimi. Sono felici per me. Sono felici che io ti abbia trovato. “E’ un uomo d’onore”, testuali parole di mio padre≫, dissi, imitando la sua voce.
≪Non hai idea di quanto ciò mi faccia piacere. Adesso abbiamo l’eternità davanti a noi. Niente potrà più separarci e comunque sia, ci troverebbe insieme≫.
≪Come sempre≫, risposi.
Edward prese il mio volto tra le mani e posò le sue labbra sulle mie, in un bacio carico di nuova passione. Si allontanò da me per permettermi di respirare e mi strinse nuovamente a se.
≪La sola cosa che non capisco è il comportamento di Aro. Prima che io lo uccidessi, mi ha guardato negli occhi, dicendo: ≪Contrariamente a quanto pensi, sono felice che tu mi uccida, Edward Cullen. Non potrei sopportare di vivere anche con questo peso. Il tormento di aver tentato di uccidere una creatura tanto meravigliosa. L’unica creatura, per la quale posso dire di aver provato dell’affetto≫.  
Quelle erano state le ultime parole di Aro. E ciò mi stupì non poco. Poteva davvero un uomo che avevo considerato l’incarnazione del male chiedere il perdono e invocare la morte per mano del suo rivale come ultimo gesto? Una verità impensabile si aprì ai miei occhi. Forse... forse non avevo mai realmente compreso Aro. Forse, oltre le profondità più oscure e nascoste della sua anima, vi era la luce, condotta in lui dall’affetto per una bambina che aveva visto crescere sotto i suoi occhi. Un affetto non abbastanza forte da cambiare la sua natura oscura, ma sufficiente perché, almeno nella morte, comprendesse i propri errori.

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: FCq