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Autore: thanksidols    20/06/2012    7 recensioni
E' facile dire che non me ne importa nulla di lei.
Ma quando una persona ti stravolge la vita, non fai altro che negare il tuo sentimento.
"La ami?" mi chiedeva sempre mio fratello.
"No" rispondevo.
Mentivo. La amo come si amano gli eccessi.
E forse amo quando ride, quando MI sorride.
"Tu sorridi, io sorrido".
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Introduzione:
Ma salve a tutte, spero che questa fan fiction vi piaccia. Ovviamente non vi svelo nulla, riservo tutto per la lettura xx
Ps: se non riuscite a capire qualcosa, inserite nella recensione la domanda, cercherò di renderla chiara nel prossimo capitolo!
 

 
Non voglio iniziare con banali presentazioni o altre cose sdolcinate.
Dico solo il mio nome e forse anche da dove provengo.
Sono Serena e sono di Miami.
La stagione che amo di più? L’estate!
Infatti stavo trascorrendo le vacanze estive dai miei nonni, a San Francisco.
Facevo svariati lavoretti e speravo di conoscere un po’ di persone.
Lavoravo principalmente in bar, pub o pizzerie.
Stasera toccava lavorare nel ristorante di mio zio.
Mi descrivo: alta, bionda, occhi azzurri, un fisico da modella, un bel seno e delle gambe lisce come l’olio.
Ho circa 19 anni e mi sono diplomata l’anno scorso nella scuola privata di Miami, sono stata ammessa sia al college di Yale che Stanford.
Ovviamente dovevo affrettarmi a scegliere visto che le vacanze estive stavano giungendo al termine.
 
«Serena, mettiti l’uniforme poi ti do i tavoli da servire» disse mio zio appena varcai la porta del ristorante.
Erano circa le 8pm e a quell’ora i ristoranti a Miami sarebbero stati sicuramente pieni ma evidentemente a San Francisco no.
«Certo» risposi con poca enfasi e corsi nel ripostiglio riservato al personale.
«Stasera non sarai sola, c’è anche il figlio del mio vicino ad aiutarti!» annunciò mio zio attraverso la porta del ripostiglio.
«Va bene» gridai per farmi sentire dall’altra parte della porta.
Uscii non appena finii di mettermi l’uniforme.
«Ecco brava, il tuo aiutante sta arrivando, mi raccomando sii professionale» assicurò mio zio aggiustando il mio colletto.
«Certo» diedi uno sguardo alla porta d’ingresso e un ricciolo entrò sorridente.
«Ciao Paul» disse avvicinandosi a mio zio, riponendo le buste che aveva con se.
«Ciao Nicholas,» sorrise mio zio «vatti a cambiare che tra mezz’ora si inizia.»
Lui mi lanciò uno sguardo e ne fui quasi stregata.
Continuai a preparare i tavoli buttando qualche occhiata al ripostiglio, sperando lui uscisse.
«Allora dimmi tutto quello che devo fare» uscì con aria sgargiante quasi spaventandomi.
Mio zio gli sussurrò qualcosa nell’orecchio e Nicholas, così si chiamava, mi guardò annuendo.
Dopo aver parlato con mio zio si avvicinò a me sorridendo.
«Credo che per tutta la serata dovremmo restare insieme» disse.
«Si,» risposi continuando a sistemare i tavoli «ma io non so un bel niente di ristorazione.»
Lui rise guardandosi intorno, sperando che i clienti non lo prendessero per pazzo.
«Se trovi complicata qualcosa puoi chiedere»
«Oh certo, grazie!» esclamai sorridendo.
«Comunque sono Nicholas, puoi chiamarmi Nick» sorrise porgendomi la mano.
Una mano non troppo grande, bagnata a causa delle posate ancora umide.
«Serena» strinsi la sua mano e avvertii un brivido che mi percorse la schiena.
«Lavori sempre qui?» mi chiese passandomi una tovaglia.
«No, lavoro in vari locali. Sono di Miami»
«Uh forte, io ho un posto fisso qui e ci lavoro da quando avevo 16 anni» spiegò passandomi decine e decine di tovaglie.
Io imbandivo tutti i tavoli che mi trovavo davanti sperando non mi chiedesse nient’altro.
«Quanti anni hai?» chiesi curiosa.
«20 a settembre» sorrise.
Rimasi incantata dal suo sorriso quasi forzato, erano carini anche i suoi riccioli.
«Io a stento 19» risi.
«Okay basta parlare,» ritornò in toni seri «adesso si lavora!»
Ritornò in cucina e con una grinta portava ogni piatto al tavolo e con una pazienza enorme prendeva le ordinazioni una ad una.
Lo guardavo tra un ordine e a l’altro, mi sembrava un tipo apposto con zero scheletri nell’armadio.
Il turno finì e mi affrettai a cambiarmi prima che qualche insulso cliente scambiasse il ripostiglio per il bagno e mi vedesse praticamente in biancheria intima.
«Ciao zio!» salutai sorridente e mi affrettai ad uscire dal ristorante seguita da alcuni passi.
«Hey Serena,» gridò Nick «da che parte vai?»
Mi sorrise e mi fermai per raggiungerlo.
«Vado con il tram abito dall’altra parte della città» sorrisi mettendomi le mani nei capelli.
Lo facevo quando ero nervosa, era un vizio che difficilmente ero capace di togliermi.
«Io sono con la macchina, vuoi un passaggio?» mi domandò indicandola.
«No, grazie» sorrisi e ri-cominciai a camminare.
«Ci vediamo domani» gridò.
E se avessi presi quel passaggio, ci saremmo potuti conoscere meglio? Oppure l’imbarazzo avrebbe regnato?
   
 
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