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Autore: Perfect_Denial    20/06/2012    7 recensioni
“Shannon, ma mi stai ascoltando?” Eravamo seduti a un tavolo di Starbucks per un caffè e mangiare qualcosa, in attesa che chiamassero il nostro volo. E l’avevo fatto di nuovo. Mi ero incantato a guardarla ed avevo completamente perso il filo del discorso.
“Certo che ti ascolto! Mi parlavi di quella volta in cui hai conosciuto Karl Lagerfeld…”
“See, buonanotte…perdi colpi eh? Ti stavo chiedendo di raccontarmi di quando sei stato in Cina, per girare il video di From Yesterday…”
Accidenti a me!
Una storia "on the road" tra i suoni graffianti del rock e le passerelle dell'alta moda, tra amori e tradimenti, successi e clamorose sconfitte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 14

Capitolo 14Love will tear us apart (*)

 

 

 

 

 

Los Angeles

March 2011

h 11.25 am

 

 

 

Il mattino seguente, Shannon l’aveva accompagnata in aeroporto, dove si sarebbe incontrata con Victoria per prendere insieme il volo di ritorno per New York. Il breve tragitto in auto dall’Hollywood Boulevard fino al Los Angeles International, sembrò protrarsi per ere geologiche, tanto era opprimente e assordante il silenzio che riempiva l’abitacolo.

Quella notte pazzesca, anziché avvicinarli li aveva divisi, era chiaro.

Per quanto nessuno di quei due sciagurati volesse ammetterlo, entrambi si sentivano vigliaccamente sollevati, ora che la loro storia aveva raggiunto quell’empasse. Che entrambi ne soffrissero si vedeva a milioni di anni luce e niente al mondo avrebbe impedito a Serena di versare tutte le lacrime che aveva inzuppando il maglione di lui, quando l’aveva salutato, in piedi davanti al mostruoso Suv nero. Né Shannon avrebbe potuto fare a meno di stringerla forte a sé, esitando un secondo di troppo, come se mai e poi mai avrebbe desiderato lasciarla andare.

 

Victoria scese dal taxi che aveva accostato davanti all’ingresso delle Partenze, a pochi metri di distanza da loro. Occhiali scuri per imprigionare i segni del tempo che le solcavano il viso, rossetto rosso sangue come l’impermeabile che indossava, i capelli a caschetto neri stile Pulp Fiction tagliati con millimetrica precisione ed una sigaretta già accesa stretta tra le lunghe dita ossute. Si guardò intorno per un istante prima di individuare Serena e Shannon e rivolgere a quest’ultimo un saluto entusiasta agitando la mano e sorridendo a trentadue denti, ignorando quasi del tutto la sua assistente. Shannon rispose con un cenno della testa ed un sorriso imbarazzato “What the hell is wrong with her?” sussurrò tra i denti rivolto a Serena “I guess you have a new fan…” Serena si ricompose, cercando di asciugare le lacrime senza dare nell’occhio: non aveva alcuna intenzione di mostrare le sue debolezze, soprattutto non di fronte a Victoria. Quest’ultima tuttavia era già immersa in una fitta conversazione con quello che aveva tutta l’aria di essere un pilota della British Airways. A quanto pareva, per costringerlo a farle da facchino, per scaricare i suoi bagagli e caricarli sul carrello.

 

Shannon si sbattè i pugni in tasca e si guardò intorno, come a cercare ispirazione in ciò che lo circondava, prima di tornare a concentrarsi su Serena.

“Beh, ci fosse stato mio fratello al posto mio, sono sicuro che avrebbe trovato un bel discorso maledettamente poetico da fare in questo momento…”

“Non mi interessano i grandi discorsi, pensavo che ormai l’avessi capito…Però una cosa vorrei saperla, prima di andarmene…”

“Cosa?” Shannon alzò lo sguardo, abbagliato dal raggio di sole che illuminava il volto di lei, facendole brillare gli occhi. Perse per un istante il filo della conversazione, mentre cercava di assorbire quanti più dettagli e sensazioni possibili di quel momento: il suo profumo, il modo in cui si riavviava i capelli, dopo che una folata di vento li aveva scossi….ma soprattutto quell’azzurro-verde dei suoi occhi, impossibile anche solo da descrivere. Temeva che, con il tempo, il ricordo di quel colore sarebbe sbiadito, come le pagine di una vecchia rivista. Quando lei parlò, faticò un po’ per mettere a fuoco le sue parole e ritornare con i piedi per terra.

“Lo pensavi davvero quello che mi hai detto stanotte?”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire…” Serena prese a fissarsi le punte dei piedi, a disagio, giocherellando con una ciocca di capelli “…dai, hai capito….”

Shannon le prese il mento con la mano e lo sollevò, finché i suoi occhi ambrati non imprigionarono lo sguardo di lei. Aveva capito benissimo a cosa lei si riferisse.

“Verrò a cercarti fino in capo al mondo se necessario, Kid.”

“Ti prego, non farmi promesse che non potrai mantenere…So bene che non ci rivedremo più, a meno di non volerlo entrambi….e invece io devo concentrarmi sulla mia carriera e tu sulla tua, è giusto così.”

Shannon la lasciò andare e alzò un sopracciglio, scettico. “Sei sicura che sia per colpa della carriera? Perché a me sembra solo che tu abbia una paura maledetta e ti stia nascondendo dietro la scusa del lavoro! Se è così, dimmelo subito, smettiamola con le cazzate…è chiaro che se non vuoi rischiare, vuol dire che pensi non ne valga la pena!” Si morse il labbro, come a volersi rimangiare ciò che aveva appena detto. Sapeva di averla messa spalle al muro in questo modo.

Non costringermi a farlo, Shannon, ti prego. Eppure non vedo altra soluzione….

“Hai ragione, Shannon, voglio essere onesta con te. Io ti voglio bene, ovvio, ma l’amore è tutt’altra cosa. Non voglio farti credere di ricambiare i tuoi sentimenti, né sono disposta a sacrificare la mia carriera e la mia vita per inseguire una chimera…credimi, è meglio per entrambi se non ci vediamo più.”

“…neppure se ti vedo piangere

riesco ad essere felice

neppure se ti parlo veramente

quando ti dico

che per me non conti niente…”

 

Si era giocata tutto e lo sapeva. Lottò con tutte le sue forze per trattenere le lacrime amare che premevano per uscire e per continuare a guardarlo dritto negli occhi, per non tradirsi. Una parte dentro di sé, da dietro le sbarre nella quale era rinchiusa, urlava, la implorava di restare con lui. Ma ormai aveva preso una decisione, era troppo tardi per tornare indietro.

 

“Se è così che stanno le cose…non abbiamo altro da dirci.” Shannon le rivolse uno sguardo deluso e rassegnato, gli occhi ambrati fiammeggianti di rabbia. Anche se l’orgoglio gli impediva di dimostrarlo, aveva incassato il colpo ed ora l’unica cosa che voleva, era mettere un bel tot di chilometri di distanza tra lui e lei. Si avviò verso il lato del guidatore ed aprì la portiera, mentre dal cielo iniziavano a cadere di nuovo pesanti e fredde gocce di pioggia.

Serena, incapace di proferire parola, lo guardò sbattere la portiera, avviare il motore dell’auto, accendersi una sigaretta e ripartire a tutta velocità, effettuando un’inversione a U, da ritiro della patente a vita.

 

Oddio, se n’è andato veramente…e adesso??

Il panico iniziò a serpeggiare dentro di lei, come un veleno che si propaga….lo sentiva pulsare nelle vene e lentamente raggiungere ogni singola parte del suo corpo.

Allora è così? E’ vero che bisogna perdere una persona per renderci conto di quanto teniamo ad essa! Addio Shannon….non odiarmi, ti prego….

I suoi pensieri furono interrotti dal vibrare del cellulare. Rispose senza neanche darsi pena di controllare chi fosse, inconsciamente sperando che fosse lui.

“Serena, ma insomma ti muovi?? E’ mezzora che ti aspetto qui al gate, capisco che devi salutare il tuo bel fusto, ma devi guardarmi i bagagli, voglio andare a fare un giro al duty free!”

“Scusami, arrivo subito. E quel bel fusto non è mio…non lo sarà mai.”

 

*******

 

Per evitare di ripensare a ciò che era successo e quindi di sentirsi talmente in colpa e incazzata con se stessa, tanto da progettare nei minimi dettagli il suicidio, aveva approfittato della scorta personale di ansiolitici e tranquillanti di Victoria, così da riuscire a dormire per gran parte del volo di ritorno. Quando mancava ormai meno di mezzora all’atterraggio, infreddolita dopo aver dormito per diverse ore, si alzò per recuperare l’impermeabile dal vano porta bagagli, lo infilò e stava per riaccomodarsi al suo posto, quando una hostess alle sue spalle la chiamò.

“Miss! You lost this.” Disse, porgendole un foglietto di carta ripiegato che evidentemente doveva esser scivolato fuori dalla tasca del suo impermeabile.

“Thank you, I didn’t notice…” rispose confusa. Che diamine era quella roba? Sedette al suo posto, allungando le gambe nel sedile vicino vuoto e, accendendo la luce, si accorse che si trattava in realtà di un foglio contenente quella che aveva l’aria di essere una poesia…o meglio, una canzone, scritta con la calligrafia di Shannon!

“Your song”???... (**)

 

Lesse e rilesse quelle parole più volte, senza riuscire a smettere. Aveva scritto quella canzone per lei. ”…Stick with me until tomorrow comes”, le stava chiedendo di restare con lui? Già immaginava come sarebbe andata a finire tra di loro? L’aveva deluso, ecco il perché del suo risentimento quando l’aveva salutata…

 

Bene Serena, ora è ufficiale: sei un’emerita testa di cazzo!

Lui l’aveva già intuito, che avresti scelto la tua vita, la strada più facile, senza rischiare

di mettere in gioco i tuoi sentimenti per stare con lui…

eppure, nonostante tutto, ti aveva dato una possibilità….e tu l’hai sprecata!

Sarai fiera di te stessa, adesso….resterai sola e zitella a vita!! Quando sarai una manager del cazzo, al massimo avrai 2-3 gatti - tanto per avere qualcuno ad aspettarti a casa la sera tardi - che assisteranno impotenti alla tua morte solitaria, in una fredda notte d’inverno.

Probabilmente nevicherà pure quella notte, rallentando i soccorsi.

Che comunque sarebbero inutili, perché non ti troverebbero prima del giorno dopo, come minimo. Ed è precisamente ciò che ti meriti, per aver lasciato andare quell’uomo stupendo, che,

Dio solo sa perché, ma si ostina ad amarti!!

 

Ma tanto ormai è andata, chiaramente non vorrà più vedermi…

 

Senza rendersene conto, stava stringendo il foglio tra le mani, stropicciandolo, mentre una lacrima fredda e inconsapevole, scendeva a rigarle il volto.

 

Perso per sempre….

 

********

 

 

Erano circa le nove di sera, quando Serena e Victoria uscirono dal LaGuardia Airport, saltando sul primo taxi disponibile, che le portò dritte in direzione del centro di Manhattan.

“Ricordami domattina appena arriviamo in ufficio di chiamare l’ufficio stile, per sentire se hanno già i risultati dei test delle pelli del nuovo campionario….poi senti Josh se è tutto pronto per mercoledì…”

“Per mercoledì….?” Serena riemerse dai suoi pensieri, domandandosi di cosa diavolo stesse parlando…

“Serena, svegliati! Mercoledì partiamo per la sede centrale in Italia, per l’anteprima delle collezioni, te ne sei dimenticata??”

“No, certo che no…ero solo sovrappensiero, scusami. Controllerò i documenti e le prenotazioni domattina.”

Victoria alzò gli occhi al cielo, sbuffando “Certo che quello Shannon ti ha proprio fatto perdere la testa, eh? Scommetto che ti sei anche dimenticata di contattare Emma per l’invito per lei e Jared Leto a Parigi…”

“Beh, avrò pur diritto di perdere la testa anche io ogni tanto, no?? Non sono mica un robot!” sbottò lei interrompendola, incapace di trattenere oltre la sua irritazione, causata sì dai continui rimproveri di Victoria, ma soprattutto dal sentir pronunciare quel nome. Victoria rimase di stucco per un istante, prima di rivolgere altezzosamente lo sguardo verso il finestrino, fingendo di guardare il panorama. “Della tua vita privata non mi interessa, sono affari tuoi. Però sul lavoro, ogni tuo errore si ripercuote su di me, quindi vedi di tenere gli affari di cuore e il lavoro separati.”

Serena non rispose. Sapeva che non sarebbe stata capace di trattenersi dall’urlarle in faccia di andarsene al diavolo, qualora avesse aperto bocca….e in realtà la sua mente era ancora imprigionata nel ricordo dell’amarezza in quegli occhi color nocciola, quando si erano posati su di lei per l’ultima volta.

 

*******

 

Dopo aver fatto scendere Victoria a casa sua, in Park Avenue, il taxi risalì la Madison, facendosi strada a fatica nel traffico. L’intro di Night of the hunter risuonò nell’abitacolo e Serena si disse che avrebbe presto dovuto cambiare suoneria, per evitare di avere il cuore in gola ogni volta.

“Hey Josh! What’s up?”

“Hey S.! Are you back in the City already? You know, I think I might have put you in trouble with Victoria and I’m sorry about that…”

“Are you kidding me? No need to apologize, it’s not your fault at all! I don’t know what I was thinking when I jumped on the first flight to LA, without warning you nor the Boss, that I wasn’t coming to work…”

“Well, I bet you knew exactly what you were thinking…I guess you joined your boyfriend, didn’t you?” disse lui con aria maliziosa.

“Well, let’s say you’re not completely wrong: yes, I stayed in LA with Shannon, but no, he’s not my boyfriend….not anymore…”

“You sound really sad sweetie…how about me picking you up and go have a blast in the city tonight?”

“You’re really sweet Josh, but….I don’t know…” Il senso di colpa le attanagliò lo stomaco, guadagnando lentamente terreno dai recessi della sua mente. Non si sarebbe mai punita abbastanza, per ciò che aveva fatto a Shannon, per come l’aveva deluso e tradito la fiducia che riponeva in lei…Ormai aveva rovinato tutto, non le restava niente. Tanto valeva arrivare a toccare il fondo, era l’unica speranza che aveva per poter risalire…

 

“…è una vita spesa male,

ma tanto ormai è finita e lo sai

perché è finita.

È colpa mia

che non mi curo delle tue speranze

per piccoli egoismi e altrettante bugie

e nessuna spiegazione…” (***)

 

“What the hell….I’m in! Let’s say 11 o’clock?”

“Great! Dress up to kill, cause there’s a huge new club opening event at the Village I don’t wanna miss!”

“Dance music? Ewww….but I guess that’s exactly what I need right now. See ya later!”

 

 

 

FINE CAPITOLO 14

 

 

NOTES:

Come al solito, scusatemi per l’imperdonabile ritardo, ma è un periodo un po’…complicato e la creatività è ai minimi storici purtroppo L Tuttavia spero vi sia piaciuto il capitolo, se volete lasciare un commento sarà ben gradito! ^_^

 

Ringrazio di cuore la mia Donnah Lexie ed i suoi amorevoli calci nel sedere, per spronarmi a scrivere <3 e ovviamente tutte le mie adorate Crazy for GOT <3 <3 <3.

E infine grazie a voi tutti, lettori e recensori, spero di riuscire a regalarvi qualche emozione <3

 

(*) Il titolo si riferisce all’omonima canzone dei Joy Division

(**) Vedi capitolo 12

(***) Il Teatro degli Orrori – E’ colpa mia http://www.youtube.com/watch?v=t0CK_spHYrE

  
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