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Autore: Perfect_Denial    12/07/2012    7 recensioni
“Shannon, ma mi stai ascoltando?” Eravamo seduti a un tavolo di Starbucks per un caffè e mangiare qualcosa, in attesa che chiamassero il nostro volo. E l’avevo fatto di nuovo. Mi ero incantato a guardarla ed avevo completamente perso il filo del discorso.
“Certo che ti ascolto! Mi parlavi di quella volta in cui hai conosciuto Karl Lagerfeld…”
“See, buonanotte…perdi colpi eh? Ti stavo chiedendo di raccontarmi di quando sei stato in Cina, per girare il video di From Yesterday…”
Accidenti a me!
Una storia "on the road" tra i suoni graffianti del rock e le passerelle dell'alta moda, tra amori e tradimenti, successi e clamorose sconfitte.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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capitolo 16

Capitolo 15Can you feel it? Things are changing…

 

 

 

 

 

New York

June 6th 2011

Serena’s place

 

 

 

“HOLY SHIT!!!”

Serena sputò fuori dai denti una serie di imprecazioni, dopo aver sbattuto il ginocchio contro il tavolinetto del salotto di casa sua, saltando in piedi dal divano. Massaggiandosi l’arto dolorante, si fece largo saltellando su un piede solo, tra lattine di birra, bottiglie di vodka, indumenti vari e posaceneri improvvisati in bicchieri di carta riempiti d’acqua per metà, finché non recuperò il blackberry dall’interno della sua borsa: la sveglia suonava già da un pezzo, per quanto riuscisse a ricordare. Si stropicciò gli occhi, cercando di mettere a fuoco il display per leggere l’ora e si appoggiò con una mano alla libreria, nel vano tentativo di fermare la stanza che continuava a girare.

 

“Josh, wake the fuck up, it’s 8:20 already! I have to pick up Victoria in less than an hour!”

Si precipitò verso la finestra, spalancando le tende ed aprendola, per far entrare la luce del sole nel vano tentativo di dissipare l’odore decadente di alcol, fumo e sesso che impregnava la stanza. Si lasciò avvolgere dal sole tiepido di giugno, affacciandosi dal davanzale e soffermandosi per un istante per trarre lunghe boccate d’ossigeno, cercando di organizzare mentalmente le cose da fare prima di partire. L’aria newyorkese era sì, intrisa di smog, ma ciononostante Serena respirò a fondo, un po’ per cercare di scrollarsi di dosso i vaghi ricordi della sera precedente, ma anche per  arginare la sensazione di panico che la assaliva puntualmente ogni mattina, prima di gettarsi a capofitto nella giornata. Ormai non si sforzava neanche più di cercare di mettere insieme i pezzi della sera precedente. Fintanto che era insieme a Josh, sapeva che non le sarebbe successo niente di male….o almeno, niente di male dal punto di vista fisico. Per quanto riguardava il buco nero che si sentiva nel petto beh, non c’era niente che nè Josh, né nessun altro, avrebbero potuto fare; tutto l’alcol del mondo non sarebbe mai servito a colmare quel vuoto dentro che sentiva. Si soffermò a guardare il panorama dal quinto piano del suo appartamento e di nuovo avvertì quella familiare morsa allo stomaco, sentendosi risucchiare dal vuoto sottostante…senza rendersene conto si era aggrappata al davanzale con tutte le sue forze, sudando freddo e sbiancando in volto, finché due mani non la afferrarono saldamente per i fianchi.

“Ehy, dove credi di andare?”

“P-perché?” Balbettò lei, colta alla sprovvista. Josh, i capelli biondo miele arruffati e la barba sfatta, le scostò i capelli e la baciò lungo il collo, il torace premuto contro la sua schiena, che si alzava ed abbassava al suo stesso ritmo.

 

Le era stato molto vicino negli ultimi mesi, a suo modo. Se c’era una cosa della quale Josh Greenwood (*) era sicuro, era l’efficacia di una sana sbornia, come rimedio ai problemi di cuore. Ciò faceva di lui un qualunquista? Forse. Ma in quella metropoli frenetica e costantemente in evoluzione nella quale viveva, in qualcosa bisognava pur credere. In fondo si divertivano insieme, lui e “S.”, anche se sapeva che lei era mossa più che altro dalla necessità di buttarsi alle spalle i postumi della relazione con Shannon. Per lei era più semplice gestire i postumi di una sbronza, piuttosto che continuare a tormentarsi.

 

La scrutò per un attimo socchiudendo gli occhi e soppesando la possibilità di continuare il discorso. Quella spirale autodistruttiva nella quale si era cacciata, prima o poi sarebbe degenerata…quanto ancora avrebbe potuto reggere, buttando giù quantitativi assurdi d’alcol quasi tutte le sere, dormendo 2-3 ore per notte, per poi alzarsi e sopportare giornate lavorative lunghe almeno 12 ore consecutive? Josh capiva che quella era una specie di contorta e malata punizione che Serena tentava di auto infliggersi…tuttavia si sentiva responsabile per lei, visto che - a parte qualche amico - a New York era sola in realtà e temeva che avrebbe commesso qualche cazzata peggiore, se non ci fosse stato lui a riportarla con i piedi per terra. Ciò includeva l’assicurarsi che riuscisse a rientrare a casa sana e salva, quando la riaccompagnava in taxi alle 6 del mattino, ma anche sorbirsi le sue crisi isteriche ogni qual volta erano in un locale pubblico e una canzone dei Mars passava alla radio. Questo ed altro, era costretto a sopportare, ma non riusciva a fargliene una colpa. Dopotutto, grazie a lei era persino riuscito a salire di grado in azienda, finalmente….Senza parlare del fattore sesso che, diciamocelo, ha sempre un certo spessore – sogghignò tra sé.

                     

“Dai Josh, è ora di muoversi” Serena si divincolò dalla sua stretta e iniziò a freneticamente a recuperare i resti della serata precedente dal pavimento del salotto.

“Tranquilla, me ne stavo andando. Anche io ho un lavoro, sai?” Josh alzò gli occhi al cielo, sbuffando “però prima di andare mi faccio una doccia. Nel frattempo potresti anche prepararmi un caffè, tanto per ringraziarmi della serata…”

“Stronzo. Il caffè te lo fai da solo, io devo essere pronta e fuori di qui in meno di mezzora!”

“Hey S, cos’è tutta questa gentilezza di prima mattina? Guarda che potrei anche abituarmici, eh!”

“Scusa, ma ho troppo mal di testa anche solo per pensare a come risponderti, quindi fammi il favore…”

“Seee seee…grazie a Dio te ne vai per qualche giorno…ma cos’ho fatto per meritarmi te??”

“Ah, non lo so, ma nella tua vita precedente devi averla fatta grossa!” Sorrise, ironica, mentre lui fingeva uno sguardo truce, prima di chiudersi alle spalle la porta del bagno.

 

Valigia. Abito per la serata di gala già spedito all’hotel. Documenti per il viaggio. Mi farò prendere dal panico più tardi, per l’incontro con Jared di domani. Paris, j’arrive.

 

 

 

June 7th 2011

@ Gibert Joseph (**)

Paris

 

 

 

Il locale è già pieno zeppo di gente e anche la strada di fronte.

L’auto è costretta a deviare nella stradina laterale chiusa al traffico, per farci entrare dal retro. In realtà non ci aspettavamo tutta questa ressa, per questo siamo venuti tutti insieme in un’unica auto. Odio queste cazzate da VIP di entrare di nascosto dal retro dei locali, per non essere costretti a passare in mezzo alla gente, ma ci hanno obbligato per “motivi di sicurezza”. Sento di perdermi la parte migliore di questo lavoro, quando devo privarmi dell’opportunità di stare in mezzo agli Echelon….fino a pochi anni fa, era tutto diverso. Non dico che fosse migliore, ma sicuramente diverso. Prima e dopo i concerti potevamo restare per ore a chiacchierare e ubriacarci con i ragazzi che venivano a sentirci, non dovevamo rispondere a nessuno di quel che combinavamo…e affanculo la “sicurezza”! Però che cazzo, non voglio mica lamentarmi di aver ottenuto questo successo enorme con l’album, sarei un ipocrita se dicessi il contrario…oltretutto mi sono fatto il culo per arrivare fin qui e la strada da percorrere è ancora lunga. Non mi ha mai regalato niente nessuno e sarà sempre così, non puoi permetterti il lusso di prenderti una vacanza, quando “giochi” a questi livelli….ma se fosse facile, qualunque stronzo riuscirebbe a farlo, no?

 

L’Audi nera accosta davanti ad una porticina di ferro antipanico, tenuta aperta da una donna sui 35-40 anni, bruttina, ma con un gran sorriso zuccheroso e al collo un cartellino di riconoscimento con il logo del negozio e la scritta “Store Manager”.

“Bonjour….Geraldine!” Mi avvicino per leggere il suo nome stampato, sfoderando la mia migliore finta “erre moscia” alla francese. Lei arrossisce fino alla punta dei capelli di un biondo incartapecorito.

“Ehm….goodmorning! Please, come inside Mr Leto”

 

I francesi che parlano inglese. Poi prendono in giro me, quando mi sforzo di parlare francese il meglio possibile. Non faccio storie e la seguo all’interno, in una stanza piena zeppa di scatole e scatoloni, riviste di musica e libri impilati, una scrivania consunta e diversi vecchi pc ingialliti, il tutto incastrato alla buona in non più di venti metri quadrati di spazio, senza finestre.

Shannon mi segue, facendo un rapido cenno a Geraldine, mentre Tomo si toglie gli occhiali da sole e la saluta educatamente. Mi affaccio cautamente alla porta che dà sull’interno del negozio e vedo Emma già dietro al tavolo allestito col nostro merchandising, tra l’angolo riservato ai dischi vinili e le scale mobili per il piano superiore. Mi saluta con la mano, appena mi vede, per poi battere col dito sull’orologio al polso, impaziente. Le sorrido e le faccio cenno di rilassarsi, tanto per farla incazzare un po’.

 

“Mr Leto, you will find everything already in place. How much time do you have?”

“Time? Not much really. I’m afraid our time on this planet is limited, my friend.” Dico appoggiandole la mano su una spalla. Lei mi guarda sgranando gli occhi, attonita, come se le avessi appena chiesto di sacrificare il suo primogenito. Mi guardo attorno cercando sostegno, ma Tomo ha già alzato gli occhi al cielo, mentre Shannon sta armeggiando con il cellulare, isolato dal mondo. “Laisse tomber” dico rassegnato a Geraldine, “Abbiamo solo un’ora di tempo, purtroppo…Spero di riuscire ad accontentare tutti!”

“Tutti? In un’ora? Mr Leto, ci saranno almeno 300 persone qui fuori, di sicuro non riuscirete ad autografare tutti…”

“Volere è potere, cara Geraldine.” Di nuovo mi guarda come se fossi pazzo….ma ormai non ci faccio più caso. Stasera c’è quella stramaledetta Vogue’s Night Out, alla quale devo andare e non ne ho nessuna voglia. Se potessi resterei qui, a chiacchierare con questi ragazzi…ma purtroppo si tratta di pubblicità e non ho potuto rifiutare.

 

Sento gli occhi di Shannon piantati sulla mia schiena come pugnali. Da qualche giorno si rivolge a me solo tramite grugniti e mi lancia certe occhiate, neanche volesse incenerirmi. Gli rode il culo al solo pensiero che il sottoscritto stasera incontrerà lei…Beh, ma non è mica colpa mia! Devo andarci per forza, non faccio i salti di gioia….gli ho anche rimediato un pass, qualora cambiasse idea e decidesse di venire con me, ma niente da fare…dice che “E’ meglio così” e su questo non posso dargli torto…mi dispiace solo che stia così di merda…

 

“Mr Leto it’s all set. If you want, you can come out and go to your place” Geraldine, col suo inglese precario, si affaccia alla porta del magazzino/ufficio/retrobottega/scantinato nel quale ci siamo accomodati. Tomo è al cellulare, tanto per cambiare e Shan è metà dentro, metà fuori dalla porta che dà sul vicolo esterno, a polverizzare l’ennesima sigaretta di oggi e chiacchierare con i due uomini della sicurezza e l’autista.

“Merci mon chèrie! Nous venons tout de suite.”

“Si dice MA chèrie, non mon.” Alza gli occhi al cielo esasperata ed esce richiudendo la porta, borbottando qualcosa che assomiglia a “Américains!”

Mi volto verso il resto della band, battendo le mani una volta per avere la loro attenzione e infilo gli occhiali da sole.

“Gentlemen we’re ready to go. Let’s do this.”

 

 

 

 

FINE CAPITOLO 15

 

 

 

 

Notes:

Chiedo umilmente perdono a tutti voi, per l’enorme ritardo! Vi ringrazio davvero tantissimo anche perché, nonostante la mia imperdonabile lentezza nel postare, avete avuto la pazienza di restare  con me (e Serena) per tutto questo tempo! <3 <3 <3

 

(*) Scusate, non ho potuto farne a meno! :D Ora avrete capito a chi mi sono ispirata per il personaggio di Josh, quantomeno per l’aspetto fisico: al nostro Babu!  <3 .

Per i lettori estranei al mondo Marziano:  Robert Greenwood è il – presunto (?) – fratellastro di Jared e Shannon Leto; per darvi un’idea di chi sia: http://www.youtube.com/watch?v=NwD8Yug55cA

 

(**) Le foto dell’evento parigino le trovate qui: http://www.shannonletoarmy.com/gallery/thumbnails.php?album=430

  
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