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Autore: lievebrezza    20/06/2012    29 recensioni
Blaine arriva in una nuova scuola. L'ultima cosa che vuole è innamorarsi della persona sbagliata; però succede. E tutto improvvisamente, diventa molto complicato, perchè a volte non si può evitare di amare qualcuno di proibito.
[Teacher!Blaine + Student!Kurt]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non mi perdo in ciance. Buona lettura e buon ultimo capitolo.

E' tempo di prom, quindi vestitevi eleganti!

 

Capitolo trentacinquesimo

(parte seconda)

 

Come era prevedibile, Chandler si rivelò un accompagnatore entusiasta: quando Kurt e gli altri arrivarono davanti alla villetta dove viveva con i suoi genitori, era già sotto il portico, saltellando eccitato accanto a sua madre, una minuscola donnina bionda. Che ovviamente saltellava a sua volta.

Kurt pensò che forse il costante stato di esaltazione del ragazzo fosse qualcosa di genetico.

“Kurt! Yuuuuuhh! Sono qui!”

Lo chiamò agitando freneticamente la mano e alzandosi sulle punte dei piedi, come se per sbaglio Kurt potesse non vederlo o dimenticarlo lì sulla soglia. Fortunatamente, il suo abbigliamento era originale, ma garbato ed elegante: il completo vintage di Vivenne Westwood che Kurt gli aveva consigliato di indossare si era rivelato un'ottima scelta. Anche se uno accanto all'altro sembravano una coppia di fashion editor in libera uscita, doveva ammettere che insieme stavano piuttosto bene.

Come amici, ovvio.

La madre di Chandler insistette per scattargli una fotografia davanti alla porta di casa e arrivò anche a lasciarsi sfuggire una lacrima di commozione: “Il mio bambino è diventato un ometto...” mormorò mentre gli aggiustava il colletto della giacca. Probabilmente se avesse letto anche solo uno dei messaggini osè che Chandler aveva scritto l'anno prima al povero Kurt nel tentativo di sedurlo, si sarebbe risparmiata certe affermazioni. Tuttavia Kurt la trovò oltremodo tenera, e fu felice di aver dato a Chandler, con il suo invito incidentale, la possibilità di prendere parte a un ballo con tanto di accompagnatore. Era evidente che era qualcosa cui sia lui sia la sua mamma tenevano moltissimo.

Raggiunsero Rachel e Finn nella limousine, poi ripartirono, diretti al McKinley: su di giri, Chandler strinse energicamente la mano a Finn e spalmò il viso contro il finestrino, godendosi il viaggio. Quando arrivarono al liceo, Sam e Puck non aspettarono il loro ingresso in palestra e si fecero loro incontro a grandi passi; prestando ben poca attenzione al loro benvenuto, Kurt allungò il collo per vedere se Blaine era nei paraggi, ma non ebbe fortuna.

“Ciao ragazzi! Ehi, tu devi essere... Chandler, non è vero? Siamo tutti così felici di poter finalmente incontrare il ragazzo che ha rubato il cuore del nostro Kurt. Non è vero, Puck?” disse Sam sorridendo e afferrando la mano di Chandler e scuotendola con forza.

In piedi accanto a lui, Puck annuì serio, poi passò direttamente alle minacce, appoggiandogli una mano sulla spalla con simulata gentilezza: “E' vero. Ma tu prova anche solo a farlo soffrire, che dovrai vedertela con Puckzilla. E' chiaro? Nessuno può permettersi di...”

“Ullalà! Sei proprio un orso cattivone, non è vero?” rispose Chandler, battendo le mani, entusiasmato dal tentativo di Puck di spaventarlo. Diede un colpo di gomito nelle costole di Kurt, per attirare la sua attenzione: “Non ero mai stato ammonito da un ragazzo tanto carino.”

Strizzò l'occhio a Puck con aria complice, il quale si voltò verso Sam, paralizzato dall'imprevedibile reazione del ragazzo; Kurt per poco non scoppiò a ridere di fronte a quello spettacolo. La serata si preannunciava spassosa e pregna di equivoci.

“Tranquilli, Chandler non è il mio ragazzo. È solo un amico che mi accompagna al ballo. Per favore, siate gentili e accantonate i tentativi di intimidazione. Ok?” si premurò di raccomandare, lanciando un'occhiataccia a Puck.

La palestra puzzava di plastica, sudore e alcool di contrabbando: forse fasciare più di duecento adolescenti in tessuti sintetici da quattro soldi e rinchiuderli in una palestra non era la migliore delle idee. Soprattutto a inizio Giugno.

A Kurt mancò il respiro per l'aria soffocante e viziata, ma almeno ebbe una buona scusa per lasciare Chandler con gli altri e allontanarsi per qualche istante: “Vado a prendere qualcosa da bere. Ti va bene una Coca Light?”

Chandler, che stava già dondolando a ritmo della musica, gli rivolse un cenno assente e tornò a chiacchierare con Brittany; a quanto pare, quei due avevano legato immediatamente. Kurt li osservò per qualche istante, poi scosse la testa e si diresse verso il tavolo delle bevande, dove si aspettava di trovare Blaine. E fu proprio lì che lo scovò, intento a rassicurare Sue che nessuno avrebbe corretto il suo punch.

Kurt si prese un momento per ammirare il modo in cui la giacca gli cadeva perfettamente sulle spalle, poi si schiarì la voce: “Mi scusi, professor Anderson. Ci possiamo servire da soli o dobbiamo chiedere a voi?” domandò scherzoso, ottenendo l'attenzione di Blaine, che sorrise allegro.

Si spostarono all'estremità del tavolo e Kurt gli indicò il punto dove si trovavano Chandler e gli altri ragazzi, pronti per le loro esibizioni. In quel momento stava cantando Tina, ma nessuno sembrava prestarle troppa attenzione.

“Sembra davvero contento di essere qui. Chandler, intendo.” commentò Blaine, che stava sorseggiando una lattina di aranciata insieme a Kurt.

“Lo è. Spero di divertirmi almeno la metà di quanto si divertirà lui.” sospirò in risposta Kurt, con la Coca destinata al ragazzo ancora stretta in una mano.

“Comunque... sei bellissimo, stasera.” sussurrò Blaine, mantendo un'espressione impassibile e concentrata sugli studenti, fingendo di controllare la situazione. Kurt arrossì comunque e abbassò lo sguardo.

“Anche tu. Peccato però che ti manchi qualcosa.” mormorò di rimando e sorridendo compiaciuto. Blaine si voltò di scatto verso di lui, sorpreso.

“Ah sì, e che cosa?” domandò, incuriosito dall'affermazione di Kurt.

“Vieni.” Kurt appoggiò la lattina sul tavolo e gli fece cenno di fare altrettanto. “Dì alla Sylvester che devi restituirmi un libro. Io dirò lo stesso ai ragazzi, così nessuno ci verrà a cercare.”

Rimase in attesa vicino a una delle porte, finchè Blaine non lo raggiunse: “Dove andiamo?”

“Nella tua aula, ovvio.”

Kurt e lui camminarono insieme lungo i corridoi bui e silenziosi; una volta nell'aula, Blaine sedette sulla cattedra e rimase in attesa. Ancora non sapeva che cosa gli mancasse per essere perfetto, ma aveva la netta sensazione che l'avrebbe scoperto presto: Kurt stava frugando nella tasca interna della sua giacca.

“Ok. Chiudi gli occhi e apri il palmo della mano.” Lo istruì serio. Blaine non esitò nell'eseguire, chiudendo immediatamente gli occhi; li riaprì quando sentì Kurt posargli qualcosa sulla mano.

Qualcosa di piccolo, ma leggero e morbido.

Si ritrovò tra le dita la boutonnière più graziosa che avesse mai visto, oltre che, davanti a sé, un meraviglioso ragazzo imbarazzato.

“E' per la tua giacca. Non è fatta con i fiori perchè si sarebbe sgualcita a infilarla nella tasca. L'ho fatta io, qualche... qualche giorno fa. Potremmo fingere che sei passato a prendermi e che te l'ho regalata? Come se fossimo venuti qui insieme. Solo come Kurt e Blaine.” balbettò agitato. “Però se non ti piace, non metterla. Non sei obbligato, ecco.”

Blaine era senza parole. Accarezzò delicatamente una delle piume e passò il polpastrello sulla piccola moneta che ne decorava la base: era perfetta.

“Kurt... io non ti ho preparato nulla.” Si scusò, ma Kurt lo zittì togliendogli la boutonnière dalle mani e cominciando a fissarla alla sua giacca.

“Non importa. Da domani... sarà tutto diverso. Ma stasera sei ancora il mio professore. So bene che ci sono cose che non potresta fare nemmeno volendo. È tutto ok.”

Passò la mano sui rivolti della giacca e fece un sorriso soddisfatto: “Il tocco del maestro. Ora sì, che sei perfetto. Il mio bellissimo Blaine.”

L'altro scivolò già dalla cattedra e lo abbracciò stretto, senza azzardarsi a baciarlo.

“Grazie.” mormorò.

“Ora torniamo in palestra. Ma prima dammi un libro.” rispose Kurt.

“Un libro?” domandò Blaine, perplesso.

“Sì, era la nostra scusa per lasciare momentaneamente il ballo, ricordi?”

Blaine rise, afferrò il volume più vicino e lo passò a Kurt, poi spensero la luce e abbandonarono l'aula. Al loro ritorno, Sue era furibonda: in cinque minuti, il tavolo delle bevande era stato saccheggiato e senza Blaine che presidiava il punch lei non era andata a prendere i rifornimenti.

“Maledizione, Anderson!” sbottò quando arrivarono.

“Mi scusi coach. Doveva rendermi un libro.” si scusò educatamente Kurt, sollevando il libro incriminato. Sue sollevò un sopracciglio e commentò acida: “Certo Hummel, scommetto che non potevi vivere un altro giorno senza la tua copia di Analisi avanzata della poesia medievale dell'Inghilterra rurale. Anche io non riesco a dormire, se non mi rileggo almeno qualche pagina di quel capolavoro ogni sera.”

I due sgranarono gli occhi. Non si erano nemmeno resi conto di aver preso un libro tanto improbabile. Blaine aprì la bocca per spiegarsi, ma Sue lo zittì appoggiandogli l'indice sulle labbra.

Non me ne frega un accidente del perchè mi avete raccontato una balla. Ma se non incolli il tuo culo a questo tavolo per il resto della serata posso assicurarti che l'anno prossimo sarai tu il razzo umano dei miei Cheerios. E tu, Porcellana, fila a ballare con quella specie di folletto che ti sei portato appresso. Sparisci.”

Non questionarono le sue minacce e si salutarono rapidamente. Per il resto della serata, Kurt ascoltò i ragazzi del Glee cantare ed eseguì a sua volta un paio di pezzi; vide Blaine solo quando trovò il tempo di fermarsi per bere, ma fu felice di vedere che gli studenti sembravano soddisfatti delle loro performance.

E nessuno lo prese in giro per il suo kilt. Compiaciuto, si appuntò mentalmente di riferirlo a Blaine.

In sostanza, procedeva tutto meravigliosamente. Una perfetta conclusione per un anno cominciato tanto male.

 

***


La serata stava per arrivare al termine. Tutti smisero di ballare (e, nel caso specifico di Chandler, saltellare scompostamente sul posto) e si raccolsero davanti al palco dove si trovavano i vari candidati ai titoli di re e reginetta. Kurt strizzò l'occhio a Santana che, fasciata in un abito rosso fuoco, era talmente bella da mozzare il fiato; accanto a lei, un imbarazzato Karofsky salutò la folla con un cenno della mano.

Quando Figgins si presentò sul palco con le buste contenenti i nomi dei vincitori, la folla mormorò eccitata: scoprire che Dave era stato scelto come re non fu una grande sorpresa per nessuno. Kurt applaudì con gli altri e si godette l'espressione soddisfatta di Santana, ormai convinta di avere la vittoria in tasca.

Tutti trattennero il respiro mentre il preside apriva la seconda busta e accolsero perplessi l'espressione scura con cui lesse tra sé e sé il nome della reginetta; chiuse gli occhi per un istante, poi lo sputò nel microfono.

“Kurt Hummel.”

Queste furono le esatte parole che distolsero lo sguardo di tutti i presenti dal palco e li costrinsero a voltarsi verso Kurt, ancora in piedi in prima fila. Tutti lo videro rimanere immobile e impallidire, poi portarsi una mano alle labbra per nascondere un singhiozzo. Tutti lo videro sfuggire al tentativo di Rachel di prenderlo per un braccio mentre usciva di corsa dalla palestra, con i lembri del kilt che gli dondolavano all'altezza delle ginocchia.

Blaine era ancora al tavolo delle bibite, ma non gli sfuggì alcun dettaglio, nonostante la distanza dal palco; strinse con forza una mano intorno a una lattina, combattuto sul da farsi. Si chiese se avrebbe attirato troppo l'attenzione, rincorrendolo fuori dalla palestra mentre tutti erano immobili. Fu Sue, accanto a lui, a dargli una decisa scrollata: “Che aspetti, vai da lui, idiota.”

Uscì da una porta laterale e raggiunse rapidamente Kurt, che stava correndo nel corridoio. Come era prevedibile, stava piangendo ed era sconvolto; Blaine lo afferrò per una spalla e lo tirò in un abbraccio. Non c'era nessuno che poteva vederli, ma forse l'avrebbe fatto comunque.

“Kurt. Calmati. Ora ti porto a casa.” gli disse accarezzandogli i capelli, con il cuore che si spezzava a ogni singulto.

“Mi sono sbagliato, Blaine!” si lamentò rabbioso Kurt, con il viso appoggiato alla sua camicia. Le dita che si aggrappavano al tessuto. Si allontanò da lui e allargò le braccia, furibondo; con il dito, indicò la palestra. “Tutto questo tempo... ho pensato che fossero cambiati. Invece si stavano prendendo gioco di me, stavano organizzando questa stupida buffonata per farsi quattro risate. Quanto sono stato ingenuo.”

Anche tra le lacrime, Kurt non aveva perso il suo cipiglio combattivo; Blaine sedette a terra, con la schiena appoggiata agli armadietti, e lasciò che si sfogasse. Lo guardò urlare, tirare un calcio al muro e smettere di piangere; poteva quasi sentire i suono dei suoi pensieri mentre decideva come reagire.

“Che cosa vuoi fare?” domandò quando Kurt smise di camminare freneticamente avanti e indietro. Kurt inspirò profondamente, si passò i pollici sotto gli occhi per asciugare le lacrime e raddrizzò la schiena.

“Io andrò lì fuori. E mi prenderò quella stupida corona. Possono farsi gioco di me, Blaine, ma non mi spezzeranno. Non stavolta, non a un passo dalla fine di questo inferno. Non gli darò questa soddisfazione.” Si accucciò a terra davanti a lui e gli appoggiò le mani sulle ginocchia. “Gli dimostrerò che non possono toccarmi. Non possono toccare né me, né quello che abbiamo.”

Coraggiosamente, seppure poco elegantemente, tirò su con il naso, pronto a combattere. Blaine gli passò un fazzoletto e aggiunse in tono pericolosamente serio: “Credo che dovrò scambiare quattro parole con Figgins. E' inaccettabile che proprio lui si sia prestato a questa pagliacciata. Sarebbe bastato tacere e ti avrebbe risparmiato tutta questa sofferenza.”

“E' ok, Blaine. Da mezzanotte in poi, quell'uomo non avrà più alcun potere sulla mia vita. Non sprecare altro fiato con lui. Andiamo.” Si alzò in piedi e s'avviò a testa alta verso l'ingresso della palestra. Blaine rimase ai lati del palco mentre si lasciava incoronare e augurava alla Middleton di rodersi il fegato per l'invidia. Nonostante l'amarezza della situazione, a Blaine sfuggì comunque una risata; risata di cui si pentì non appena il preside annunciò il primo ballo di Kurt e Dave come re e reginetta. Blaine era senza parole di fronte all'idiozia di quell'uomo, ma non impiegò molto a decidere come reagire e a pagarne le eventuali conseguenze.

I due ragazzi coinvolti non furono meno sorpresi dalla richiesta di Figgins, e seppure riluttanti abbandonarono il palco.

“Che cosa hai intenzione di fare?” chiese Kurt a denti stretti, inclinando la testa verso Dave, che camminava rigidamente accanto a lui. L'altro distolse lo sguardo dalla folla che si stava aprendo intorno a loro, quasi sfidandoli a ballare per davvero; era senza fiato e un ronzio sordo gli assordava le orecchie da quando Figgins li aveva invitati a raggiungere la pista. Aveva ascoltato, orgoglioso ma confuso, il discorso di Kurt, ma ora non aveva idea di cosa fare, o di cosa si aspettassero tutti da lui: se avesse vinto Santana, sarebbe stato tutto molto più semplice.

“Non ne ho idea. Ma non posso ballare con te. Non posso.” rispose muovendo a malapena le labbra, quasi temendo che gli altri, seppure così distanti da loro, potessero in qualche modo origliare la loro conversazione. Sentì Kurt sospirare e continuare a scendere lentamente gli scalini: il cervello di entrambi stava pensando a una soluzione che risparmiasse entrambi dal vivere un momento terribilmente umiliante, ma senza successo.

Quando finalmente si ritrovarono al centro della pista da ballo, la musica ancora non era cominciata, forse perchè Mercedes e Santana erano ancora tra la folla, mentre la band non sembrava intenzionata a prendere gli strumenti; l'attenzione di tutti era su di loro.

Sul giocatore di football costretto a ballare con lo zimbello della scuola.

In silenzio, Kurt si voltò interrogativo verso di lui, senza la forza gli porgli di nuovo quella domanda. La corona sulla testa di Dave era storta, i suoi occhi più spaventati che imbarazzati, come se stesse contemplando l'ipotesi di ballare davvero con lui; Kurt lo osservò pazientemente, leggendo nel suo volto il dilemma che stava vivendo. Non ci sarebbe stato bisogno di spiegazioni, quando Dave decise che era chiedergli troppo; tuttavia, provò a scusarsi con lui, mordendosi un labbro prima di parlare. Spostò il peso da una gamba all'altra, poi si chinò verso Kurt e bisbigliò con voce intrisa di sincero rammarico: “Mi dispiace Kurt. Mi dispiace così tanto.”

Kurt annuì impercettibilmente, solo per fargli capire che non era un problema, che ce l'avrebbe fatta anche da solo; dopo quello scambio silenzioso, Dave si voltò e cominciò ad allontanarsi da lui. L'essere di nuovo fonte di sofferenza per Kurt era devastante, ma sapeva che rimanere avrebbe distrutto quel precario equilibrio che aveva costruito con tanta fatica nelle ultime settimane. Non si premurò di salutare i suoi amici, né di cercare Santana: salì in auto e guidò fino a casa, attonito e affranto.

E nel frattempo, di nuovo Kurt era solo. Guardò Dave allontanarsi in fretta, camminando scompostamente tra la folla, spintonando ragazzi qua e là per farsi strada verso l'uscita; nessuno sembrava prestargli attenzione, tutti non avevano occhi che per Kurt.

Kurt, il triste ragazzino gay incoronato dalla scuola come una regina, solo per il gusto di divertirsi ancora un'ultima volta alle sue spalle. Abbandonato, solo come un idiota, al centro della pista da ballo, con il kilt di cui andava tanto fiero e la boutonnière che Chandler gli aveva regalato giusto poche ore prima. Quando ancora credeva che tutto sarebbe andato per il meglio, che avrebbe chiuso l'anno in bellezza.

Kurt si sforzò di staccare gli occhi dalla sagoma del ragazzo che fuggiva e fece un mezzo giro su se stesso, a un passo dal lasciar crollare quell'allegra facciata con cui aveva appena accettato il suo scettro e pronunciato un sagace discorso indirizzato a Kate Middleton. Nonostante salire su quel palco e concedere a Figgins di consacrarlo reginetta del ballo fosse stato difficile, non era stato nemmeno lontanamente mortificante come essere lì, davanti a una folla di studenti, senza cavaliere e senza nessuno apparentemente intenzionato a prendere il suo posto.

Aveva preso parte allo scherzo, seppure controvoglia, per dimostrare a tutti che era migliore di loro; ma ora non desiderava altro che correre a nascondersi. La corona gli scottava sulla fronte e le nocche tanto strette intorno allo scettro da essere quasi bianche; perfino il suo viso non aveva la forza di arrossire, tanto era l'imbarazzo e la delusione che gli stavano attanagliando lo stomaco.

Nella folla silenziosa, Kurt riconobbe le ragazze del Glee Club, apparentemente paralizzate per la sorpresa: nessuna di loro si aspettava che il preside, per quanto meschino e ignorante, potesse spingersi fino a quel punto. Bloccate sul posto, si stavano chiedendo se si rendesse conto della situazione in cui aveva appena messo il povero Kurt; con il senno di poi realizzarono che avrebbero potuto raggiungerlo e danzare con lui, ma in quel momento non riuscivano a muovere nemmeno un muscolo, paralizzate e incredule. Lui e Rachel si scambiarono un'occhiata colma di amarezza, poi lo sguardo di Kurt continuò a vagare tra gli studenti: qualcuno rideva, qualcuno aveva gli occhi sgranati e sembrava dispiaciuto. Forse si erano accorti che il loro scherzo non si era rivelato innocente quanto credevano.

O forse non pensavano che la situazione potesse tanto sfuggirgli di mano.

A Kurt non importava quello che pensavano: sarebbe rimasto lì finchè la canzone non fosse terminata, poi avrebbe finto un mal di testa e si sarebbe rifugiato nel caldo conforto del letto di Blaine. Poteva già immaginare la scena; avrebbe pianto, stretto a lui, fino ad addormentarsi, poi avrebbe trascorso il giorno successivo a dimenticare la rovente sensazione di inadeguatezza e infelicità che ora gli bruciava nel petto. Sebastian ed Eric si sarebbero uniti a lui: Eric insultando a ripetizione ogni studente della scuola e Sebastian minacciando di far causa all'istituto.

Blaine avrebbe avuto le parole giuste. Blaine avrebbe saputo rimettere tutto a posto. Ma per ora, Kurt si sentiva così ingenuo e stupido: se davvero aveva sperato che qualcosa fosse cambiato, ora stava sperimentando sulla sua stessa pelle che non era affatto così. Blaine aveva ragione, non avrebbe dovuto abbassare la guardia; si ripromise di dargli ragione, una volta stretto al sicuro tra le sue braccia.

Alle sue spalle, Mercedes e Santana cominciarono a cantare. Kurt si chiese se il tempo stesse forse rallentando, perchè gli sembrava di essere sceso dal palco da ore, mentre probabilmente era passata una manciata di secondi. Dato che stava vivendo l'equivalente sociale di una morte repentina ma colma di sofferenza, Kurt si preparò a vedere il film della sua vita scorrergli lentamente davanti agli occhi prima della fine definitiva; inspirò profondamente, trattenendo le lacrime.

Chandler, rosso in viso per l'imbarazzo, non si azzardò a farsi avanti; come non poteva biasimare Karofsky, Kurt non giudicò codardo nemmeno lui. Era venuto al ballo del McKinley per passare una serata divertente e si era ritrovato davanti a quel bizzarro spettacolo; era ovvio che non desiderasse affatto prenderne parte. Sospirò, rassegnato.

Sarebbe stata la canzone più lunga di sempre.

Blaine era rimasto accanto al palco, aveva ascoltato il discorso di Kurt ed era rimasto sorpreso dal modo assurdo con cui la situazione era stata gestita; nel giro di pochi secondi, fu ben consapevole che lo stupore era stato rimpiazzato dalla collera.

Dal momento che si trovava fuori dal suo campo visivo, Kurt non potè vederlo scagliarsi contro il preside non appena quello scese dal palco per lasciare spazio al primo ballo tra re e reginetta. Fu tuttavia William, che stava cercando Emma, a vederlo: lui e Figgins stavano discutendo animatamente e Blaine sembrava fuori di sé dalla rabbia, anche se quello che stava urlando era soffocato dall'introduzione musicale di Dancing Queen e dalle chiacchiere eccitate dei ragazzi. Blaine, persi i panni di giovane professore posato e composto, stava agitando le braccia e sembrava sul punto di assalire fisicamente Figgins; perfino Emma, in piedi accanto a lui, con le labbra tirate e i pugni stretti appoggiati sui fianchi, non sembrava affatto più tranquilla. L'oggetto della loro furia, Figgins, si strinse nelle spalle con aria noncurante: sembrava non condividere le loro preoccupazioni, né trovare la situazione mostruosamente paradossale. Piuttosto sembrava scocciato da quelle veementi rimostranze.

William li raggiunse e posò una mano sulla spalla di Blaine, costringendolo a interrompere la sequela di furibonde argomentazioni che stava scagliando contro il suo superiore: “... ma le posso assicurare che non finisce qui. Informerò chi di dovere della sua incompetenza. Mi ha capito bene? E anche i giornali se sarà necessario, non è possibile che un educatore che riveste un ruolo tanto importante si permetta di dare spazio a...”

Quando la stretta del collega si fece più stretta sulla sua spalla, Blaine s'interruppe e rivolse la sua attenzione a Schue, ignorando completamente la risposta stizzita che il preside gli stava indirizzando, lasciando che divenisse un rumore di fondo, insieme alla musica e ai bisbigli degli studenti: “... chi si crede di essere per mettere in discussione le mie decisioni... è solo un ragazzino... l'ho sopportato per un anno intero... con tutte le sue idee tragressive e strampalate...”

“Blaine, credo che dovresti lasciarlo perdere almeno per ora.” Gli disse, indicandogli con un cenno del capo qualcosa che si era completamente perso mentre sfogava la sua frustrazione contro il suo superiore. Kurt era rimasto solo al centro della pista e sembrava sull'orlo di un precipizio.

Quello che accadde subito dopo fu una scelta che segnò la vita di entrambi; Blaine ricordò le parole di Sebastian, di quanto decidere di rischiare a volte fosse una decisione tanto spontanea da non poter essere sbagliata. Di quanto a volte correre via dai problemi gli avesse impedito di proteggere le persone che amava.

Di quanto Kurt fosse stato coraggioso nel voler essere ancora una volta se stesso: nonostante le raccomandazioni di Blaine, aveva deciso di non adattarsi e non piegarsi. Si era innamorato di lui per la sua forza e avrebbe fatto tutto il possibile perchè non la perdesse. Non ora.

Si tolse la giacca e la buttò tra le mani di Blaine, poi si fece strada tra i ragazzi che continuavano a fissare Kurt; nemmeno fece caso a Schue ed Emma che portavano Figgins nel suo ufficio per calmarsi e bere un caffè. Quando raggiunse Kurt, era voltato di spalle.

Si ritrovarono soli, con una folla che li circondava: Blaine allungò il braccio e lo sfiorò sul fianco, quel tanto che bastava per attirare la sua attenzione.

L'espressione del ragazzo, quando si voltò, era indecifrabile. Non sembrò capire immediatamente le intenzioni di Blaine, ma sembrò piuttosto pensare che fosse venuto a prenderlo per portarlo via da lì. Ma poi il professore gli porse la mano e, sorridendo timidamente, chiese: “Vuoi ballare con me?”

Kurt quasi rise, forse per il nervosismo che l'aveva attraversato mentre afferrava la mano di Blaine, o forse per l'accecante visione delle bretelle rosso ciliegia che il professore esibiva fiero, dopo averle nascoste sotto la giacca per tutta la sera.

“Ti tengo.”

Fu con gesti esperti che lo attirò a sé, ma i loro passi furono tutt'altro che smaliziati; volteggiarono lentamente ed incerti, sotto gli occhi attoniti dei ragazzi, ben consci che quel ballo avrebbe potuto significare molto per entrambi. Fu quando si rese conto che nessuno li avrebbe interrotti, che Blaine si concesse di stringere Kurt più vicino.

A chiunque sarebbe risultato palese la confidenza che c'era tra loro due. Non si trattava di un professore che risparmiava una figuraccia a un alunno, ma di un uomo innamorato che danzava con lui sull'orlo di un baratro. Disposto a cadere insieme a lui, se necessario.

Kurt lasciò che le braccia di Blaine lo confortassero, ma non appena ne ebbe l'occasione, gli sussurrò incredulo all'orecchio: “Sei impazzito? Potrebbero pensare che...”

“Che ti amo?” Rispose Blaine, allontandosi da lui quel tanto che bastava per guardarlo negli occhi. Lo sguardo di Kurt brillava di lacrime trattenute, delusione e speranza. “Allora non penserebbero nulla di sbagliato.”

“Ma Figgins...” provò a ribattere Kurt. Intorno a loro, alcuni ragazzi del Glee Club sembravano usciti dalla loro temporanea immobilità e stavano ballando, sollevati dal modo in cui si era risolta la situazione; non riuscivano a capire esattamente perchè il professor Anderson fosse corso da Kurt in maniche di camicia e bretelle, ma la felicità del loro amico sembrò mettere a tacere i loro dubbi. A metà della canzone, altri studenti si unirono a loro e Mercedes cominciò a cantare con più convinzione; lei prima di tutti sembrò capire che cosa stesse esattamente succedendo, sulla pista da ballo. Lei e, ovviamente, Finn, che si trovò costretto a spiegare alla propria fidanzata perchè sembrava il meno sorpreso tra i presenti.

Ma per Kurt e Blaine continuava a non esserci nessun'altro, a eccezione di loro due.

“Mi sono licenziato. Circa tre minuti fa.” rispose Blaine alle preoccupazioni di Kurt, fingendo di guardare l'orologio sul polso sinistro. “Per quanto ne può sapere quell'idiota, questo è il nostro primo bacio.”

“Il nostro...”

Blaine non gli lasciò il tempo di domandare spiegazioni; semplicemente, smise di ballare, si alzò appena sulle punte dei piedi e baciò Kurt sulle labbra, afferrandogli il viso tra le mani con dolce fermezza. Il ragazzo impiegò almeno un paio di secondi per reagire, ma poi accantonò ogni titubanza e fu più che lieto di contraccambiare.

“Il nostro primo bacio.” confermò Kurt, quando appoggiò la sua fronte contro quella di Blaine e infilò un dito sotto una delle bretelle, giocherellandoci. “E' ufficiale?” chiese incontrando lo sguardo con quello di Blaine.

“E' ufficiale.” rispose, baciandolo ancora una volta, solo per un istante. A quella vista Rachel tentò di battere le mani, eccitata dalla scoperta dell'identità del fidanzato misterioso, ma Finn glielo impedì; non riuscì a fare altrettanto con Chandler, che una volta sfuggito alla presa di Puck, strillò entusiasta, ricordando ai due di non essere esattamente soli.

Il ritmo sostenuto di Dancing Queen lasciò il posto a un lento: Kurt afferrò Blaine per una mano e lo trascinò con sé, abbandonando il centro della pista. In un angolo più appartato, ripresero a ballare; Blaine appoggiò la testa sul petto di Kurt e lasciò scivolare via la rabbia, la frustrazione e la delusione. Kurt, con la guancia sui capelli di Blaine, riprese a respirare e realizzò che forse l'anno, in un modo o nell'altro, era finito davvero in bellezza. Ma che forse... forse poteva finire ancora meglio.

“Sono così fiero di te.” disse allora, inspirando lentamente il profumo di shampoo e gel che ormai aveva imparato ad amare. “Non avrei mai pensato che... che potessi farlo davvero. Davanti a tutti.”

Blaine smise di muoversi e appoggiò le mani sui suoi fianchi.

“Ti ricordi il nostro primo bacio? Il nostro primo vero bacio? In quel corridoio ti ho detto che volevo tutto da te. Ma è stato solo questa sera, in questo momento, che sono riuscito a dartelo, il mio tutto. Mi dispiace aver aspettato così tanto per renderti fiero di me.” rispose Blaine, con voce spezzata dalla commozione.

“Ci faranno tante domande.” disse serio Kurt. “Domande a cui, stasera, non ho davvero voglia di rispondere. Domani, forse. Ma non ora.”

“Possiamo andarcene. Andiamo a prenderci una pizza, Sebastian ed Eric sono ancora a Westerville, però potremmo...” propose Blaine. Anche lui era del medesimo avviso di Kurt. Sapeva che il licenziamento non gli avrebbe risparmiato qualche domanda da parte dei colleghi, ma per ora non voleva che dedicarsi a Kurt.

“No. Voglio andare a casa tua.” rispose l'altro, con uno sguardo che lasciava ben pochi dubbi sulle sue reali intenzioni. Blaine si limitò ad annuire, prenderlo per mano e accompagnarlo fuori, verso la sua auto.

 

***

 

Al loro arrivo, l'appartamento di Blaine era buio e silenzioso, ma tanto familiare da essere solo accogliente. Kurt guardò Blaine accendere le luci, drappeggiare le loro giacche sulle sedie della cucina e passarsi nervosamente una mano tra i capelli; sembrava quasi più agitato di Kurt, che invece era tranquillo. Lo shock della serata stava lentamente abbandonandolo, lasciandolo sciolto e rilassato; se era uscito vivo da quello, allora poteva sopravvivere a qualunque cosa. Raggiunse Blaine in cucina e lo trovò con entrambe le mani appoggiate al bancone, lo sguardo fisso sul rubinetto; appoggiò la punta delle dita sulla spalla e lo chiamò piano.

“Blaine... che succede?” domandò, intimorito. Forse Blaine ancora non lo desiderava, in quel senso? O forse si era pentito di quello che avevano fatto davanti alla scuola?

Kurt voleva solo capire.

Ma poi lo guardò in viso: Blaine era spaventato ed emozionato insieme.

“Non l'ho mai fatto, Kurt.” disse a bassa voce, quasi come vergognandosi di quell'ammissione. Kurt spalancò gli occhi, senza cogliere il senso di quelle parole: era convinto che Blaine non fosse vergine, gliel'aveva detto lui stesso.

“Uh... io credevo che..” si trovò a rispondergli, perplesso.

“Ho fatto sesso in passato, Kurt. Ma non ho mai fatto l'amore con nessuno prima d'ora. So cosa toccare, so come toccarlo, ma non so... non sono mai stato abbastanza vicino a qualcuno per rendermi tanto vulnerabile. Era solo sesso.” confessò. Ed era vero. Con Sebastian, e tutti i ragazzi che erano seguiti, era stato sempre e solo sesso privo di importanza: non aveva mai provato ad essere emotivamente connesso con qualcuno, prima di passare al lato fisico. E lo desiderava talmente tanto, con Kurt, che l'intensità con cui ora lo voleva lo spaventava.

Kurt sorrise, rassicurante.

“Non avevi mai baciato nessuno sulla punta del naso, eppure con me ci sei riuscito, non è vero? E scommetto che non ti sei nemmeno sentito un idiota.” disse complice. Blaine rise appena, ancora rigido.
“Ascolta, Blaine. Anche io non l'ho mai fatto. Ma sono qui, mi fido di te e ti voglio. Per me è sufficiente sapere che mi ami per sapere che andrà tutto bene. Non hai nulla da dimostrarmi.” Lo accarezzò sulle spalle, sforzandosi di andare avanti nonostante il rossore del suo viso. “Voglio solo starti vicino. Più vicino di quanto non abbiamo mai fatto. Possiamo, Blaine?”

Blaine annuì, più convinto: “Sì.”

L'altro arrotolò uno dei suoi riccioli intorno all'indice, poi intrecciò le dita con quelle di Blaine: “Andiamo.”

Camminarono insieme fino alla soglia della camera di Blaine e insieme si spogliarono lentamente a vicenda; non era accaduto spesso in passato, ma Kurt era convinto che non ci sarebbe mai stato un momento migliore di quello per andare fino in fondo. Anche se alla fine dell'estate si fossero separati, quella sarebbe rimasta la loro notte perfetta.

Si presero tutto il tempo necessario, dedicandosi ai bottoni e ai polsini senza fretta, baciandosi a ogni passo e fermandosi a contemplare ogni centimetro di pelle, mano mano che si scoprivano. La stanza era illuminata appena da una piccola lampada, ma quella semi oscurità rendeva tutto più intimo, più caldo, più rassicurante.

Kurt incespicò nella cintura di Blaine, che invece non riuscì a trovare la zip del kilt, nascosta su uno dei fianchi; risero della loro goffaggine, ma nessuno dei due si sentì davvero imbranato, mentre le mani dell'altro accorrevano ad aiutarlo e soffocavano le scuse tra un bacio e una carezza.

Quando si sdraiarono sul letto, con addosso solo l'intimo e nient'altro, Kurt era completamente perso: non aveva idea né di che ore fossero, né da quanto tempo lui e Blaine fossero in quella stanza. Ogni tocco sulla pelle era puro fuoco, che bruciava ogni pensiero che osava avventurarsi fuori da quelle mura.

Baciò la cicatrice che attraversava il sopracciglio di Blaine, accarezzò il fianco che era stato bendato per settimane, correndo le dita lungo le coste che tocchi assai meno gentili del suo avevano osato spezzare; scivolò con le labbra lungo il suo collo, l'interno del gomito e del polso, succhiò lentamente un capezzolo. Mentre riscopriva il corpo di Blaine, ascoltò le sue reazioni, i suoi gemiti, i suoi sussurri più incorenti; non c'era nulla di nuovo, né nei suoi genti, né nei punti che toccava, eppure ogni movimento sembrava carico di sensazioni che nemmeno lui riusciva a decifrare.

Lasciò che Blaine affondasse le dita nelle sue spalle, che lo spingesse sotto di lui per dedicarsi cautamente a sua volta alla riscoperta del suo corpo. Tracciò umidi sentieri con la punta della lingua, fremette con lui nello stringere, accarezzare e baciare ogni centrimetro della sua pelle d'avorio, nel coccolare ogni curva del suo corpo.

Per Blaine non era la prima volta che aveva un ragazzo quasi completamente arreso sotto il suo tocco, ma era la prima volta che ogni suo gemito di piacere era soddisfacente quanto essere toccato a propria volta. Non c'era fretta, non stava aspettando che fosse il suo turno per godere: avrebbe potuto rimanere per sempre lì, portandolo all'apice ancora e ancora, e sarebbe stato felice.

Ma la realtà prese il sopravvento sopra i suoi propositi, perchè a un certo punto non riuscirono più a trattenere l'avidità dei loro baci, né l'urgenza delle loro dita: senza rendersene conto si trovarono a desiderare di più, a volerne ancora.

Quando Blaine sfilò i boxer di Kurt e baciò l'interno della sua coscia, nessuno dei due pensava ad altro che a quel momento. Pensarono a come il corpo di uno sembrava scivolare alla perfezione su quello dell'altro, a come la mano di Blaine sembrava creata apposta per stringere quella di Kurt, a come non ci fosse vergogna nei baci affannati che si stavano scambiando.

Non c'era musica, ma non aveva importanza, finchè la sinfonia dei loro respiri affannati avrebbe spezzato il silenzio della notte.

Non c'erano candele, ma nemmeno quello aveva importanza, perchè una lampada da quattro soldi era più che sufficiente per illuminare i loro sguardi. C'era tutto un mondo su quel letto. Un mondo da toccare, annusare e assaporare, non solo da vedere.

Non c'erano incenso o oli profumati che addolcivano l'aria, ma nessuno ne sentiva il bisogno: il profumo della pelle dell'altro era più inebriante di qualunque altra fragranza.

Non c'erano parole, non c'erano promesse, non c'erano eterne dichiarazioni d'amore: era la loro notte perfetta, non potevano sprecare il fiato con giuramenti che non erano certi di poter mantenere.

E quando il momento arrivò, Kurt non aveva paura. E Blaine nemmeno.

Perchè non avrebbero voluto essere in nessun'altro posto, né con nessun'altra persona. Tutto quello che desideravano era essere lì, nudi, sudati e affannati, intenti a soddisfare bisogni che nemmeno sapevano di poter avere. Blaine baciò Kurt sulla fronte e gli sussurrò che sarebbe tornato presto; fu di ritorno poco dopo, con quello che aveva trafugato dal borsone di Sebastian; Kurt guardò i preservativi e il lubrificante che stringeva tra le mani e realizzò che stava per succedere veramente.

Lasciò che Blaine ci armeggiasse e tornasse a sdraiarsi accanto a lui; quando le dita di Blaine gli scivolarono tra le cosce, sussultò.

“E' freddo!” si trovò a esclamare, sorpreso. Non si sentì infantile, sapeva che Blaine non l'avrebbe mai preso in giro. E non si vergognò nemmeno di avere bisogno di ulteriori rassicurazioni quando accolse teso l'inevitabile fastidio che accompagnava l'intimità di alcuni gesti, né di essere impacciato nei movimenti quando Blaine si sdraiò su di lui.

Erano insieme e sarebbe andato tutto bene.

Blaine era certo che non avrebbe mai dimenticato quella notte; anche se fosse stato con Kurt solo per quella volta, non avrebbe mai scordato il calore del suo corpo, il suo profumo, la sensazione di poterlo amare con tutto se stesso. Registrò nella mente ogni sussulto, ogni domanda sussurrata tra le labbra, ogni movimento scomposto e disordinato. Era tutto straordinario, nonostante fosse ben lungi dall'essere perfetto. Ma andava bene così.

Perchè Kurt in quel momento era suo, completamente.

E lui era completamente perso dentro di lui.

In ogni gesto, in ogni spinta, in ogni gemito, gridarono l'uno all'altro l'amore che provavano in quel momento. E quando tutto giunse al termine, non fu davvero finito.

Ci furono carezze, domande, raccomandazioni e premure, che Blaine non aveva mai riservato a nessuno. Nè che mai nessuno aveva dedicato a lui, allo stesso modo. Coccolò Kurt pulendolo delicatamente con un asciugamano umido, raccolse i loro indumenti intimi e gli passò i suoi boxer, poi tornò a letto, sdraiandosi sulla schiena.

Erano stanchi, erano stravolti, ma non si erano mai sentiti più felici di così. Ma non si erano mai nemmeno sentiti tanto diversi da se stessi: fare l'amore li aveva spogliati delle ultime incertezze, e degli ultimi segreti rimasti.

Erano solo Kurt e Blaine, ora.

Erano nudi anche emotivamente, non solo fisicamente.

Quando l'altro tornò a letto, Kurt si sdraiò sulla pancia, accoccolandosi accanto a lui e con la testa rivolta verso Blaine; l'appoggiò sul suo petto e gli rivolse un sorriso malinconico. Esausto, lo baciò all'altezza del cuore, sfregando il naso contro il suo collo.

“La scuola è finita. Non sei più il mio professore.” mormorò spostandosi piano fino ad appoggiare di nuovo il mento su Blaine. “Siamo solo io e te. Niente titoli, niente lezioni, niente segreti.”

Blaine sorrise a quell'affermazione e passò lentamente le dita tra i capelli di Kurt, ora appiccicati alla sua fronte sudata.

“E' l'inizio di qualcosa di nuovo. E' l'inizio del nostro tutto.” aggiunse Kurt, a bassa voce. “Possiamo fare qualunque cosa, possiamo essere qualunque cosa.” S'interruppe e fece un sospiro combattuto, prima di continuare. “Ma allora perchè questa notte mi sembra così dannatamente simile a un addio?”

Kurt alzò gli occhi, incontrando lo sguardo con quello di Blaine, appena visibile nella penombra della stanza. Lo vide sorridere sincero e lasciarsi sfuggire un sospiro.

“Perchè lo è, Kurt.” Gli accarezzò la guancia con il pollice. Kurt abbassò le palpebre e si lasciò cullare dal suo tocco. “Questa notte, in un certo senso... è stato davvero un addio.”

 

 

 

 

 Nda

Oooook... dopo sei lunghi mesi, Just...complicated ha visto la fine.

Per chi fosse interessato, questa è la boutonnière che Kurt ha fatto a Blaine.

A presto con la prossima storia!

No, sto scherzando. Lunedì pubblico l'epilogo. ^_^

   
 
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