Storia
scritta senza
pretese, come sfogo per una situazione che ho vissuto... i
protagonisti sono un ragazzo e una ragazza, Golden e Gwendolyn...
buona lettura!!
Diade
SHE’S
A BITCH
POV:
GOLDEN
Eravamo tutti seduti sui divanetti, attorno ad un basso
tavolino pieno zeppo di bevande che poco prima avevamo ordinato,
mentre nel locale risuonavano le note house, e le luci colorate
illuminavano la pista da ballo, dove tanti corpi si muovevano al
ritmo di musica. C’era una varietà ampia di
persone: c’erano
quelli timidi, che se ne stavano seduti in un angolino a bere il loro
cocktail, guardandosi in torno con aria spaesata, gli intraprendenti,
gruppi di persone che si scatenavano con movenze ridicole,
fregandosene della gente sconosciuta che li guardava ridendo della
loro goffaggine, gli scrutatori, ragazzi/ragazze che stavano al
bancone a guardarsi in giro, per adocchiare il più bello o
la più
bella, per poi buttarsi in un ballo sfrenato, in fine c’erano
le
puttanelle di turno, pronte a soddisfare ogni richiesta di
quest’ultimo gruppo, finendo
sempre con l’ andare in bagno a
fare chissà cosa.
Non mi soffermai molto su quest’ultimo
gruppo, sinceramente mi faceva proprio schifo il modo in cui quelle
ragazze si concedevano in così poco tempo a dei perfetti
sconosciuti, in quei loro abiti succinti che poco lasciavano coperto.
Fortunatamente mi ritengo un ragazzo che si distingue dalla
massa, non mi interessa la ragazza da una botta e via, tendo di
più
a guardare quelle più
semplici, che non si mettono strati e
strati di trucco e abiti provocanti per attirare l’
attenzione di
qualche ragazzo, preferivo le ragazze semplici, simpatiche, che se ne
fregano degli standard di bellezza di questi ultimi tempi, in cui per
essere qualcuno devi menare il sedere come se da quello dipendesse la
tua vita.
Sorseggiai con calma la birra ghiacciata, godendomi il
sapore e il retrogusto leggermente amaro, quando rischiai di sputarla
completamente addosso al mio amico appena il mio sguardo cadde sulla
figura femminile di una persona che conoscevo, ma che non
assomigliava per niente alla ragazza che ricordavo.
Questa
indossava un cortissimo abito svolazzante, composto da più
veli di
diverso colore, la profonda scollatura non conteneva il suo seno
abbondante e cosparso di brillantini, fatto apposta per attirare gli
sguardi sognanti di mille ragazzi troppo arrapati. Le gambe erano
completamente scoperte, abbronzate e toniche, grazie ai tanti anni
dedicati allo sport, i piedi erano calzati in vertiginosi sandali
tempestati di brillantini che neanche un circense esperto avrebbe
potuto indossare senza cadere almeno un centinaio di volte.
Avevo
quasi timore di guardarla in faccia, volevo credere che quella che
una volta era una ragazze normale non si fosse trasformata in una di
quelle bamboline create solo per conquistare .
Puttana.
L’unica
parola per descrivere quello che Gwendolyn era diventata.
Appena
la guardai in viso il mio cuore perse un battito.
Era
una puttana.
Sotto tutto quel trucco elaborato non riuscivo più a
scorgere quella che una volta era la mia amica, ingioiellata fino
alla punta dei capelli, si muoveva strusciando il corpo contro quello
del ragazzo che, senza vergogna le stava tastando il culo come se
fosse un oggetto per soddisfare i suoi più perversi
pensieri, ma la
cosa che mi lasciava più deluso di tutto questo era che il
suo viso
esprimeva piacere, per quello che quella sottospecie di scimmia le
stava
facendo.
Vidi Gwendolyn socchiudere gli occhi e
dischiudere le labbra buttando in
dietro la testa mentre il
ragazzo le baciava la mascella, scendendo voracemente fino alla
scollatura, sentii una rabbia montarmi dentro vedendo che lei non
faceva nulla per fermarlo, anzi lo incitava premendo una mano sulla
sua testa e
incollandosi sempre di più al suo corpo.
Buttai
giù d’un botta quello che rimaneva della mia birra
chiara e la
posai
violentemente sul tavolo, facendo sobbalzare tutti.
<<
che c’hai Gold?! >> mi domandò Lucas.
<< niente >>
disse tra i denti.
<< non mi sembra nulla, sei viola dalla
rabbia, cos’è, hai scoperto che la
ragazza con cui hai ballato
prima ora se la sta facendo con qualcun altro? Eh?! >> mi
schernì Andreji.
Gli lanciai uno sguardo fulminante, dopotutto
non aveva tutti i torti.
<< all’ incirca >> risposi
alla fine.
Non che ritenevo Gwendolyn la mia ragazza, ma non mi è
mai stata del tutto indifferente, molto spesso mi ritrovavo disteso
su di lei, e devo dire che stavo davvero comodo, tra noi
c’era uno
strano rapporto, fatto di battutine sul suo fisico, prima robusto,
ora troppo magro, e soprattutto sul suo petto prominente, rimasto
intaccato dalla perdita di peso, e le mi prendeva molto spesso a
botte, lasciandomi la cinquina della sua mano sulla schiena.
Ora,
vederla così cambiata, mi faceva impressione, era sempre
stata
contro questa mercerizzazione della donna, schifava le ragazze che si
concedevano così facilmente ed ora era diventata una delle
persona
che odiava tanto.
Puttana.
Era l’ unica parola che avevo in mente per descrivere questa nuova
Gwendolyn,
bella, ma superficiale.
Senza proferire parola mi alzai dal
divanetto e mi diressi al centro della
pista.
Continuavo a
tenere i miei occhi puntati sulla sua figura, per non perderla
tra
l’ incrociarsi di corpi che ogni volta dovevo schivare per
non
finirci
contro. Più la guardavo, più volevo distogliere
lo
sguardo, ma volevo trovare un particolare che mi avrebbe confermato
che, da qualche parte, sotto quell’ abito succinto e il
trucco
pesante, c’era ancora la Gwendolyn, che si, si truccava, ma
non
così tanto, si vestiva con abiti femminili, ma non per farsi
guardare e mangiare con gli occhi da tutta la popolazione
maschile, che ballava muovendo i fianchi con
femminilità e non
in modo così volgare.
Cercavo ancora una parte di lei che
gridava: << Guardami, sono ancora io, la
piccola e solare
Gwendolyn, quella che ero un tempo >>.
Mentre quello che il
suo corpo urlava era : << Guardami, sono una puttanella
che si
muove per farti perdere la testa. Vuoi una ragazza facile? Eccomi,
sono tutta tua >>.
Finalmente ero riuscito ha raggiungerla,
lei aveva alzato la testa e riuscii a sentire la sua risata, mentre
le mani del ragazzo continuavano a fare su e giù lungo il
suo corpo,
lei sembrava così felice delle attenzioni di quel ragazzo.
Scorsi
Gwendolyn che ondeggiava la lunga chioma e i fianchi andando a ritmo
con la musica, vidi il ragazzo prenderle la faccia con tutte e due le
mani e baciarla con prepotenza, quasi divorandole le labbra.
La
cosa che mi fece più incazzare era vedere che non si
opponeva a
questa
presa di potere da parte del tipo, ma che invece lo
lasciava fare, qualcosa
però mi fece capire che mentre lo stava
baciando, la sua mente era da tutt’altra parte, non so dirvi
che
faccia fece quando mi vide, ma quello che so è che i suoi
occhi
esprimevano felicità, il resto della faccia esprimeva puro
terrore.
Fine primo capitolo.