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Autore: _Fuck the system    20/06/2012    2 recensioni
"Sid, dannazione, avevi la faccia spiaccicata sulle mie tette!"
"Perchè, ti dispiaceva?"

Effy è una diciottenne punk e vive nella periferia di San Francisco.La sua vita non sembra un granchè finchè, un giorno, non fa irruzione Sid, un ragazzetto punk dai capelli biondi e un piercing al sopracciglio di cui Effy, dopotutto, scoprirà di essere innamorata.
Amore, amicizie, canne, sesso e litigi saranno i protagonisti di una storia forse troppo complicata per essere raccontata.
Recensite! (:
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Devo essere sincera, non ho nessuna voglia di presentarmi nè di iniziare a raccontarvi la mia vita. Ma Emily mi ha costretto a farlo e si sa, Emily è una di quelle persone che riescono sempre a convincerti a fare quello che vogliono. Sa essere pericolosa, a volte, sul serio.
Ad ogni modo, non sono qui per raccontarvi di quanto Emily sappia convincere le persone, bensì per raccontarvi la mia storia. Okay, so che è qualcosa di talmente patetico e nemmeno io ho voglia di farlo, ma ormai ho preso la penna e non so cosa fare, perciò eccomi qui.
Sono successe tante cose negli ultimi tempi e non penso che le racconterò tutte, perchè sono effettivamente troppe.
Ma iniziamo dall'inizio, da quella calda mattina di agosto quando ero stesa nel letto e fumavo beatamente quella che, a insaputa di pochi, non era una sigaretta, mentre la voce di Johnny Rotten che gridava che stava aspettando al muro di Berlino risuonava nella stanza a tutto volume.
Ero terribilmente accaldata e i contorni dei mobili della mia stanza erano sdoppiati e ondulati- già, forse era effetto della canna, ma ero sicura che fosse il caldo a darmi alla testa e non quel rispettabile spinello infilato in mezzo alle mie labbra. In fondo le canne erano qualcosa di del tutto innocuo, anzi, avevano solo aspetti positivi. Comprese le allucinazioni e la deformazione della realtà.
Ad ogni modo, stavo fumando la mia bella non-sigaretta quando quella rompipalle di mia madre fece irruzione nella mia stanza con una sigaretta ficcata in bocca, il pigiama sporco di birra e i capelli arruffati dopo il suo ultimo cliente.
La fulminai con lo sguardo e lei ricambiò, lanciando anche un'occhiataccia amara al mio spinello.
La ignorai. In fondo, anche lei ne aveva fumati a bizzeffe quando aveva la mia età.
-Che vuoi?- chiesi infastidita, e aggiunsi acidamente -E' passato di moda bussare?-
Lei non rispose, ma fece segno con la mano di abbassare il volume della musica. La ignorai beatamente, continuando a guardarla innervosita.
Dannazione, non poteva fare irruzione in camera mia tutte le volte che voleva. Poteva anche beccarmi mentre ero a letto con qualcuno, o che so, mentre mi trastullavo piacevolmente. Certo, in realtà la seconda possibilità era del tutto improbabile, ma doveva comunque bussare prima. Sempre che io la sentissi, date le note dell'album Never Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols che mi spaccavano i timpani.
Lei sbuffò e si decise a parlare, anche se terribilmente infastidita dalla mia musica.
-C'è un tipo con i capelli biondi che ti vuole di sotto. Dice che dovete fare le prove.- disse, mimando le virgolette mentre diceva le ultime quattro parole.
Feci una smorfia. Mia madre pensava sempre il peggio. Certo, non poteva venire a fare la predica a me riguardo il sesso, data la sua lurrida e "momentanea" -come diceva lei da circa cinque anni- occupazione.
Feci un lungo tiro dalla mia canna, mimando con la bocca le parole di Bodies dei Sex Pistols che ora risuonavano nella camera. Mia madre, con una smorfia, si voltò e uscì dalla camera.
Mi alzai dal letto e scesi le scale: Johnny mi aspettava alla porta impazientemente, battendo come suo solito il piede per terra a tempo delle note di Bodies che, dato il volume alto dello stereo, risuonavano fino all'ingresso.
Portava il suo solito chiodo di pelle con le borchie, le converse nere, i jeans sdruciti e una maglia sgualcita e strappicchiata nera. I suoi capelli biondi, come al solito, erano sparati in aria e il suo piercing al sopracciglio e l'anellino al naso brillavano. Mia madre, alla sua vista, doveva aver fatto la sua solita smorfia disgustata.
Gli sorrisi e mi avvicinai un po' freddamente, mentre lui mi poggiava le mani sui fianchi.
-Ehi- lo salutai, con un mezzo sorrisetto.
Era stato via per circa due mesi con la sua band e non si era fatto sentire nemmeno una volta. Avevo cercato di giustificare la sua assenza con mille scuse: non aveva gli spiccioli per usare il telefono pubblico, non aveva trovato uno straccio di cellulare da farsi prestare -dato che il suo l'aveva dimenticato a casa-, si era dimenticato, era troppo impegnato. Ma era inutile scusarsi con sè stessa, non mi credevo nemmeno io. Ero patetica.
-Ehi, stai benissimo.- rispose lui.
Sentivo le sue mani che pian piano scivolavano dai fianchi in giù. A volte pensavo che toccasse troppo. Ogni volta che lo abbracciavo allungava le mani approfittando del mio corpo ed era una cosa che mi dava abbastanza fastidio.
Insomma, poteva toccarmi quanto voleva mentre eravamo a letto, ma ogni secondo che gli stavo accanto forse era un po' troppo. Qualche volta avevo provato a respingerlo, ma era come se non esistessi, perciò avevo rinunciato.
Ad ogni modo, le sue mani ora si erano poggiate beatamente sul mio fondoschiena e stringevano vigorose, mentre aveva iniziato a baciarmi il collo. Mi staccai, sorpresa da tutto quel calore e affetto.
-Perchè non mi hai mai chiamato?- chiesi.
Me ne pentii poco dopo. Forse non era la cosa giusta da dire in quel momento, ma non sapevo quando chiederlo. Probabilmente ero stata un po' precipitosa, ma almeno mi ero liberata subito da quel peso.
Però sembravo come una mogliettina ossessiva che riempiva di domande il marito quando tornava da un viaggio di lavoro, dannazione. Lui sorrise beffardamente e si accese una sigaretta. Lo faceva sempre quando era nervoso.
Prima che aprisse bocca, lo interruppi precipitosamente.
-Se sei stato troppo impegnato basta dirlo.- dissi, afferrando la sua sigaretta e facendomi un tiro.
Lui ridacchiò e riprese a baciarmi. Non mi aveva ancora risposto. Anche questo a volte mi faceva venire i nervi: gli chiedevo qualcosa, lui non rispondeva e iniziava a baciarmi. Così me lo dimenticavo, perchè la maggior parte delle volte eravamo soli e finivamo per fare sesso, e il sesso è la più efficace distrazione dai problemi.
Ricambiai il suo bacio ma, mentre meno se lo aspettava, lo afferrai per il chiodo e lo gettai sul divano, mettendomi a cavalcioni su di lui. Lui fece per continuare a baciarmi con irruenza, ma lo fermai.
Ora era in trappola. Non poteva sfuggirmi, dannazione, questa volta doveva rispondermi. Non poteva continuare a sviare dagli argomenti così ogni volta. Fece il suo solito sorrisetto beffardo, un sorriso che ogni volta mi faceva venire voglia di gettarmi su di lui e iniziare a baciarlo.
-Sono stato troppo impegnato.- rispose, finalmente -Abbiamo avuto concerti in continuazione e gli unici momenti liberi che avevo li usavo per andare in bagno.-
Annuii, soddisfatta. Ora ero decisamente più tranquilla. Non capivo perchè non mi aveva risposto subito, dannazione, così mi faceva venire l'ansia! Okay, forse era vero, sembravo una mogliettina ossessiva. Era meglio smetterla.
Bene, Effy, ora sai che Johnny non si è fatto nessun'altra ragazza in tour e non ti ha chiamato perchè era troppo impegnato a suonare e fare pipì. Dovresti essere soddisfatta, e perfavore finiscila di fare la mogliettina ossessiva e iper preoccupata per suo marito, perchè sembri tua madre qualche anno fa. Grazie.
Okay, stavo parlando da sola e sembravo una psicopatica che si autoconvince che va tutto bene.
-Non pensavo ti fossi mancato così tanto- fece lui, e le sue mani si ripoggiarono sul mio fondoschiena, stringendolo vigorosamente. Pochi istanti, e mi rovesciò dalla parte opposta: ora ero io la vittima inerme, con lui sopra che sorrideva maliziosamente. Poggiò le sue mani sul mio seno, accarezzandolo. Dannazione, quella posizione era estremamente eccitante. Lui era estremamente eccitante.
-Infatti, non mi sei mancato così tanto...ma dato che non mi hai chiamato...- risposi.
Stavo cercando esasperatamente di mantenere la mia voce a tono regolare, e non eccitata come era veramente. Era difficile. Johnny era sempre stato un ragazzetto, come dire...eccitante, ecco. Sapeva sempre le posizioni adatte, conosceva alla perfezione i miei punti deboli e sembrava sempre sapere quando avevo voglia di...emh...di amoreggiare, ecco. Era qualcosa di incredibile, il signore del sesso, si poteva dire.
-Che c'è, non ti fidi di me?- chiese.
Iniziò a spingere su di me ed io respirai pesantemente. Okay, lo dovevo ammettere, avevo una voglia matta di fare sesso con lui, ma avevo promesso ad Emily che ci saremmo viste, quel pomeriggio. Dovevamo andare da Jimmy a farci un nuovo tatuaggio, e poi volevo rifarmi la tinta, ma di un colore diverso.
Lo respinsi a malincuore e lui mi guardò, piuttosto stranito.
-Sai che ho una voglia matta di fare sesso con te, ma oggi mi devo vedere con Emily. C'è caso che con te duri tutto il pomeriggio- dissi, e ridacchiai.
Lui sospirò ed io mi alzai dal divano. Avrei davvero voluto continuare, ma si sa, Emily è insistente e testarda e sicuramente mi avrebbe chiamato tutto il pomeriggio, per poi irrompere in casa mia e portarmi via con lei.
Già, Emily è qualcosa di incredibile, una rara rompipalle unica al mondo. Quando si mette qualcosa in testa, finchè non lo realizza è capace di scartavetrare le palle a tutti pur di raggiungere il suo scopo.
Già, una vera e propria rompi coglioni.
Ad ogni modo, afferrai la borsa e controllai di avere i soliti cinque pacchi di sigarette -sì, fumavo passivamente- e lasciai un bacio al sapore di birra sulle labbra di Johnny, che sapevano di alcol e sigarette.
-Dove ti aspetta Emily?- chiese.
Mi aveva seguito fino a fuori ed era probabile che lo avesse fatto tutto il tempo fissandomi il fondoschiena.
Già, ne era capace, il signore del sesso.  
-A Seventeen Street...-
Lui aprì la portiera della sua auto scassata e fece un mezzo sorrisetto. Okay, mi avrebbe accompagnato lui, a mio altissimo rischio: Johnny era un guidatore sfrenato, e probabilmente aveva ricevuto più multe lui che tutti i guidatori indiscreti di San Francisco messi insieme. No, non scherzo.
Una volta aveva accompagnato me ed Emily, e da quella volta Emily ha giurato di non mettere più nemmeno piede in quell'auto se alla guida ci fosse stato Johnny. Era un vero e proprio pirata della strada, alla guida di un fetido bidone della spazzatura con le ruote sotto. Pericolosissimo. Persino un guidatore di auto formula uno avrebbe detto che lui andava troppo veloce.
Feci un sorriso nervoso e salii, accompagnata dalla sua solita pacca al fondoschiena.
Okay, pronti al suicidio.


Mi affrettai a scendere dall'auto di Johnny. Più che auto, era un bidone impazzito che sfrecciava come un matto sulle strade, che si beccava perlopiù i più pesanti insulti dei guidatori, pedoni e gente su bici, skate, pattini, triciclo di San Francisco. Avevo anche il mal di stomaco dopo tutto quello slalom, e mi girava incredibilmente la testa.
Nota per me: non salire più sull'auto di Johnny. Non ero neanche sicura che avesse la patente, dannazione.
Ad ogni modo, scesi dall'auto frettolosamente e feci per raggiungere Emily, che mi attendeva dalla parte opposta della strada con una smorfia dopo aver visto Johnny -sapevo bene che non aveva mai avuto una gran simpatia per lui-, ma Johnny mi bloccò afferrando il mio braccio.
Mi voltai, e lui mi baciò, e il sapore di birra e sigarette della sua bocca mi tornò sulle sue labbra. Ero così presa da lui che non mi accorsi che stava stringendo i miei seni con vigore. Mi staccai, e mi affrettai a chiudermi la portiera alle spalle e raggiungere Emily. Sentii ancora il rumore del motore, poi una sgommata.
Raggiunsi Emily e lei mi accolse con un'aria disapprovatrice. Sbuffai.
-So cosa pensi di lui, ma...- feci, ma fui interrotta da un gesto della sua mano.
Odiavo quando mi interrompeva con quel gesto della mano. Sembrava mia madre, e io odiavo mia madre.
Fece un attimo di silenzio, poi rispose amaramente:
-Penso che è un coglione che ti tocca continuamente il culo e le tette, ecco cosa penso. E che ti stia palesemente sfruttando solo per fare sesso con te, ma tu non ti accorgi.- sospirò, e continuò -Ad ogni modo, sorvolando su questo argomento che odio con tutta l'anima...oggi torniamo da Jimmy!-
Fece un saltino e battè le mani, soddisfatta, iniziando a saltellare.
Era risaputo che tra lei e Jimmy ci fosse qualcosa, ma non erano ancora ufficialmente fidanzati. Cioè, andavano a letto insieme, si baciavano di continuo, si dicevano cose tenere, ma non stavano insieme.
Secondo me era una cosa idiota, ma Emily la pensava diversamente: secondo lei era romantico.
Feci un mezzo sbuffo simile a una risata e la raggiunsi. Dannazione, quanto era felice. Saltellava, tutta contenta, e aveva un sorriso enorme. A pensarci, a me Johnny non dava tutta quella felicità.
Solo tanta, tanta, tantissima eccitazione. Non sapevo se fosse meglio o peggio, ma fa niente.
-Non capisco perchè ancora non state insieme- commentai.
Lei alzò le spalle, serena, come a scrollarsi di tutti quei problemi che la gente si faceva su lei e Jimmy.
A volte la invidiavo. Era capace nonostante tutto di andare avanti, sorridere serenamente, non preoccuparsi di nulla, sbattersi altamente dei problemi che la circondavano. Magari fossi stata come lei, sarebbe stato tutto più semplice.
-Due persone che si amano non devono per forza legarsi in qualche modo. Basta che siano felici insieme, fidanzate o no.- rispose, tutta tranquilla -E poi pensavo di farmi qualcosa di speciale come tatuaggio. Il suo nome tatuato sopra il seno...sarebbe bellissimo!-
Mi immaginai il nome di Jimmy tatuato sulla pelle di Emily, per sempre. Insomma, era come lasciare un ricordo della persona che ami per sempre sulla pelle, qualcosa di terribilmente eterno. Una cosa molto romantica, senz'altro. Su questo dovevo concordare.
-Così intanto hai l'occasione di farti togliere la maglietta da Jimmy- ridacchiai, e Emily mi lanciò una gomitata nello stomaco, facendomi gemere. Ricambiai il suo gesto senza tanti problemi.
-Chiudi il becco. E tu cosa pensavi di farti tatuare, invece?- chiese, in risposta.
Riflettei. Inizialmente volevo tatuarmi una A cerchiata sulla caviglia, poi avevo pensato di farmi tatuare due occhi verdi sulle spalle, poi la scritta Anarchy in the UK sul braccio, ma ancora ero indecisa.
Non sapevo bene cosa volevo. Ci avevo pensato su pomeriggi, ma non sapevo ancora cosa farmi tatuare.
-Non so, penso che deciderò sul momento.- risposi.
Giungemmo da Jimmy: il suo negozio era collocato nella periferia di San Francisco. Era piccolo e piuttosto puzzolente, pieno di poster di band punk, graffiti, e murales sul muro che un po' dovevano rappresentare i tatuaggi che lui faceva alla gente. Dietro il bancone c'era anche appeso un quadro moderno, che doveva rappresentare l'LSD, perchè rappresentava una lingua lunghissima e colorata con sopra un piccolo quadratino a motivi psichedelici.
Jimmy, però, aveva sempre detto che quel quadro con l'LSD non c'entrava niente. Sarà.
Ad ogni modo, entrammo e trovammo Jimmy a fumare una canna con i piedi sul bancone e la solita faccia immersa in chissà quali profondi pensieri, mentre i Ramones risuonavano ad alto volume nel piccolo negozio.
Appena vide Emily, il suo volto si illuminò e corse ad abbracciarla. Notai che non allungava troppo le mani: si limitava ad accarezzarle la schiena. Già, forse ero troppo abituata a Johnny, che appena lo abbracciavo mi toccava ovunque.
Sospirai all'idea, ma fui riportata alla realtà dalla voce di Emily.
-Effy, vuoi iniziare tu?- chiese, e notai che mi stava supplicando con lo sguardo.
Evidentemente aveva paura, eh? Feci un mezzo sorrisetto ed annuii, seguendo Jimmy nella stanzetta accanto.
Lui pulì l'ago e mi fece sedere. Ripensai e ripensai, e alla fine decisi di farmi tatuare un bel I don't give a fuck sul braccio destro. Jimmy ridacchiò.
-Sei proprio incorreggibile.- commentò.

Finito con me, fu il turno di Emily, che tra un balbettio e l'altro era riuscita a dire a Jimmy quello che voleva. Jimmy era arrossito ed io avevo fatto finta di vomitare, suscitando irritazione in Emily, che mi aveva lanciato l'ennesima gomitata nello stomaco. Dopo un attimo di silenzio, Jimmy era saltato ad abbracciare Emily e la aveva sollevata, e i due si erano baciati dolcemente. Che scena sdolcinata e nausente. Così Emily si era tolta la maglia e il reggiseno ed ora era lì a farsi tatuare il nome di Jimmy sopra il seno, mentre io sfogliavo una rivista di rock e finivo la canna che poco prima Jimmy stava fumando. Una scena davvero romantica. Tirai un sospiro, sputando fumo, mentre sentivo le voci concitate di Emily e Jimmy che commentavano sul tatuaggio animatamente. Ogni tanto sentivo silenzio e lo schiocco di una lingua, probabilmente il rumore di un bacio. Invidiavo Emily e Jimmy.
Erano felici, nessuno nascondeva niente all'altro, si amavano tanto e lui non la toccava mai troppo. Certo, lui non era il signore del sesso, ma era dolce, tenero, amava Emily con tutta l'anima ed era pronto a fare qualunque cosa per lei.
Tra me e Johnny invece era tutto diverso. Era solo sesso, e i baci al di fuori del sesso finivano con lui che mi toccava ovunque o con, a volte, qualche litigata. Non eravamo la coppia perfetta, ineffetti.
E poi scommetto che se Jimmy avesse fatto un tour con la sua band avrebbe fatto di tutto pur di chiamare Emily. Quei due avevano molte cose in comune, e una di quelle era quella di essere due testardi che fanno di tutto pur di raggiungere il loro scopo. Due rompicoglioni di prima classe, in poche parole.
Invece Johnny era stato molto impegnato. Non gli credevo molto, ma era pur sempre una giustificazione da dare a me stessa. Probabilmente ero patetica e mi facevo troppe illusioni, ma non me ne accorgevo.
A pensarci Johnny non aveva mai fatto niente di romantico per me. Okay, eravamo due punk incazzati a morte con il mondo e il romanticismo non faceva per noi, ma in fondo anche Jimmy ed Emily erano due punk, ma sapevano essere romantici. Forse non erano punk quanto me e Johnny, però. E rieccoci a dare giustificazioni a me stessa. Mi facevo troppe illusioni, questo era poco ma sicuro.
Troppo immersa nei miei pensieri, non mi ero accorta che un tipo era entrato nel negozietto.
Aveva i capelli biondi ossigenati -una tintura indubbiamente casalinga-, un piercing al sopracciglio e vari all'orecchio; portava una t-shirt dei Sex Pistols, dei jeans strappati e un paio di anfibi neri. Sopra, un chiodo di pelle.
Assomigliava terribilmente a Johnny, a parte il fatto che i capelli di Johnny erano biondi naturali, che aveva un anellino al naso, non aveva piercing all'orecchio e non indossava mai anfibi. Diceva che li odiava.
Okay, forse non erano poi così simili, perchè il tipo in questione aveva due occhi verdi come piccoli smeraldi e quelli di Johnny erano scuri e neri.  Guardò prima nella stanza accanto, da cui venivano quelli che dovevano essere o orgasmi o risatine eccitate e, facendo una smorfia, posò lo sguardo su di me e fece un mezzo sorrisetto divertito.
-Jimmy è di là?- chiese.
Notai che aveva vari tatuaggi al braccio destro e sinistro, e immaginai che era qui per farsene un altro. Ma che sveltezza, Effy. Annuii, facendo un lungo tiro dalla mia canna.
-Ma ti consiglio di non andare di là, sta facendo un tatuaggio al seno alla sua ragazza e quelli che senti probabilmente non sono risatine ma orgasmi. Questo significa che hanno finito e stanno scopando.- dissi.
Il tipo sbuffò impazientemente e si mise a battere a tempo della canzone che ora risuonava nel negozietto, Geek Stink Breath dei Green Day. Abbassai annoiata lo sguardo e continuai a leggere l'articolo di Rolling Stone sui Nirvana, continuando beata a fumare la mia canna. Non so perchè, ma sentivo lo sguardo di quel ragazzo addosso a me, sulla mia pelle. Era piuttosto inquietante. Alzai lo sguardo e vidi che si stava accendendo una sigaretta.
-Penso che ti conviene tornare domani. Quei due sono capaci di continuare per tutto il pomeriggio- consigliai sia a lui che a me stessa, perchè ineffetti mi conveniva andarmene e lasciare Jimmy e Emily ai loro "affari".
Il tipo sbuffò e borbottò un 'vaffanculo' indistinto. Molto simpatico, pensai.
Alzò lo sguardo dalla sua sigaretta, che non ne voleva sapere di accendersi, e mi guardò annoiato.
-Posso fare un tiro?- chiese, indicando il mio spinello, ovvero quello di Jimmy.
Alzai le spalle e glielo tesi. Lui lo portò alle labbra e sorrise, alla vista del quadro moderno che (non) rappresentava l'LSD, e che secondo Jimmy era uno dei più bei quadri moderni degli ultimi tempi.
Io, sinceramente, non ci trovavo niente di speciale.
Chiusi la rivista e tirai un sospiro, battendo le mani sul tavolo.
-Io devo andare- sentenziai -Ci si vede, tipo con i capelli ossigenati.-
Raggiunsi l'uscio e, passandogli accanto, sentii il suo profumo. Non era un profumo di quelli che si comprano, no, erano sigarette, canne, alcol, baci, lacrime, rabbia e amore mescolati insieme. Rimasi un istante lì ad odorarlo.
Era buonissimo. Poi, sentendomi un'idiota, uscii.

Appena rientrai in casa capii che mamma era impegnata con un nuovo cliente, dato il rumore di orgasmi che veniva dal piano di sopra. Tirai un urlo, dicendo di darci un taglio, ma mia madre e chiunque ci fosse a letto con lei mi ignorarono beatamente continuando il loro lavoro. Una cosa disgustosa.
Non capivo come mia madre poteva andare a letto con il primo che gli dava dei soldi. Era qualcosa di lurrido, disgustoso, umiliante. Si faceva usare palesemente come un fottuto zerbino.
Ma d'altronde era così da quando papà aveva fatto le valige ed era andato via. Si era stufato di mamma, e anche io al posto suo avrei tagliato la corda il prima possibile. Solo che avrebbe potuto portarmi con lui, ovunque fosse andato.
Avremmo viaggiato, avremmo riso. Sarei stata mille volte meglio con lui che con quella battona di mia madre.
Ma quest'ultima aveva fatto di tutto pur di tenermi con lei, ed io ero troppo piccola per capire, per ribattere. Non capivo nulla, sentivo solo tante urla e tanti insulti.
Feci un sospiro e raggiunsi il bagno, aprendo un armadietto e riflettendo su che colore tingerli questa settimana. Inizialmente optai per un blu elettrico, poi azzurro cielo, poi giallo canarino, poi verde sedano, poi lilla, poi viola scuro, poi rosso bordeaux. Ma, alla fine, mi decisi a farli del mio colore preferito: verde acqua.

Mi sfilai l'asciugamano dai capelli e mi diedi un'occhiata: li adoravo. Erano lunghi, ondulati, color verde acqua con una sfumatura lilla sul una ciocca laterale e varie sfumature sull'azzurro qua e là.
Un vero capolavoro. Li osservai, soddisfatta, e sorrisi.
Avevo detto addio ad i capelli color arancione tramonto che avevo avuto per una settimana accogliendo questa nuova tinta che, dovevo essere sincera, avrei tenuto per un sacco di tempo.
Per festeggiare questa nuova tinta decisi che quella sera sarei andata al Rock's con Emily, Johnny e Jimmy.
Il Rock's era un locale di periferia dove veniva sempre trasmessa musica rock e punk, e dove tutta la comunità punk della periferia di San Francisco si riuniva in feste, ma a volte anche solo per bere una birra e ascoltare un po' di buona musica. Io lo frequentavo da circa sei o sette anni fa da quando avevo conosciuto il proprietario, Rod Williams, conosciuto anche come Rod Jones, data la sua somiglianza a Steve Jones. Era un tipo sui venti-ventitrè anni, punk, fumatore accanito e con un gran senso dell'umorismo. Era simpatico a tutti quanti, si diceva non avesse nemici.
Era piuttosto basso, ma saltava più della sua altezza durante i concerti: lui e la sua band, gli Anarchy Rebellion, suonavano sempre al Rock's ed erano noti per le loro canzoni e i loro testi per la maggior parte anarchici e pieni di rabbia e ribellione punk. Personalmente, li adoravo.
Ad ogni modo, decisi di chiamare prima Johnny ma mi rispose che quella sera aveva una festa con la sua band; chiamai Emily, ma a quanto pare era troppo occupata con Jimmy, quella sera. Non volevo immaginare cosa avrebbero fatto.
Così mi ritrovai sola, quella sera, davanti al Rock's. Stavano dando i Sex Pistols. Diciamo che ero arrivata nel momento giusto, perchè le note di No Feelings ora stavano risuonando nel locale tra luci, grida, risse e birra rovesciata sul pavimento. Entrai, e sgomitando raggiunsi il bancone dove Paul, un ragazzetto con i dreads lunghi fino alla schiena tinti di biondo canarino e un piercing alla lingua serviva la birra.
-Ehi Paul- lo salutai, sedendomi al bancone.
Lui, alla vista della mia nuova tinta, fece un sorriso di approvazione.
-Ehi Effy, bei capelli- commentò.
Ricambiai il suo sorriso e ordinai una birra. Lui, afferrando il bicchiere, iniziò a cantare a squarciagola le parole di No Feelings. Anche lui, come me, adorava i Sex Pistols.
-Oggi sei senza Johnny e Emily?- chiese, notando che ero sola.
Annuii, tirando un sospiro.
-Johnny è ad una festa con la sua band e Emily stasera è con Jimmy.- risposi, e feci un sorriso.
Paul ridacchiò e mi servì la birra, per poi girarsi verso un altro cliente.
Feci per portale il boccale alle labbra, quando qualcuno mi investì, da ubriaco, e mi versò la sua birra addosso dandomi anche una testata. Imprecai sonoramente, mandando a fanculo quel poveraccio e lanciandogli una ginocchiata nelle palle. Quest'utlimo si piegò, dolorante.
-Ahia, porca puttana...- soffiò, portandosi le mani all'inguine.
Impari a cadermi addosso, pensai, ma decisi di non dirlo e uscii, sbottando qualcosa di incomprensibile. Dovevo prendere una boccata d'aria.
Mi appoggiai al muro e mi accesi nervosamente una sigaretta. Le giustificazioni che fino ad allora mi ero data mi caddero addosso e si infransero come uno specchio.
Johnny non era stato impegnato, probabilmente non aveva avuto voglia di chiamarmi perchè di me gli piaceva solo il sesso o si stava facendo un'altra in tour. Emily mi aveva bidonato per Jimmy, mia madre mi odiava e si era pentita di aver voluto tenermi con lei. Mio padre non mi aveva neanche salutato, e non se ne era dimenticato. Non l'aveva voluto fare. Morale della favola: non mi vuole nessuno.
-Vaffanculo, vaffanculo, vaffanculo!- gridai.
Lanciai un calcio nervoso al muro, ma la rabbia e il dolore mi stavano divorando pian piano e non potevo sfogarli solo in uno stupido calcio. Bestemmiai, gridai, buttai giù un bidone.
-Ehi, bambola, così rischi di distruggere tutto.-
Mi voltai, pronta a colpire in faccia chi avesse detto quella frase, ma mi bloccai: non era solo uno, c'erano altri ragazzi dietro. Avevano tutti uno sguardo malizioso.
Imprecai mentalmente. Cosa volevano questi, adesso?
-Che cazzo c'è, eh? Cosa volete?- chiesi, nervosamente, e iniziai a indietreggiare.
Andai a sbattere contro il muro. In trappola. Inerme.
-Sei molto carina.- disse uno, poggiandomi le mani sui seni e stringendoli fortissimo.
Mi faceva male. Lo spintonai, facendolo andare a sbattere contro gli altri dietro di lui. Lui sembrò incazzarsi e fece segno agli altri di circondarmi.
-Mi hai fatto male.- disse, e sorrise maliziosamente.
Sentii tante mani tirare la mia maglia fino a strapparla. Iniziai ad avere paura. Li spintonai via, ma non si decidevano ad andarsene. Iniziarono a tastarmi il seno, e in giù, a sfilarmi i pantaloni strappati.
Cercavo di andare via, li spintonavo, mi dimenavo, ma non mi lasciavano andare.
-Che cazzo state facendo?- una voce, da dietro, arrivò come mia salvezza.
Non riuscivo a vedere chi era, ma mi sembrava una voce familiare. Vidi tutti quelli che un istante prima sembravano chissà quali duri dileguarsi -portandosi dietro la mia maglietta e i brandelli dei miei pantaloni- e finalmente capii chi era: il tipo con i capelli ossigenati che era venuto da Jimmy quel pomeriggio.
-Stai bene?- mi chiese, avvicinandosi.
Feci un sospiro di sollievo.
-Penso.- risposi -Grazie.-
Lui notò che non avevo la maglia e si sfilò il chiodo, prestandomelo. Lo ringraziai e me lo chiusi fino al petto.
Mi fissò per un istante, come dubbioso. Mi scrutò, e poi vidi il suo viso illuminarsi.
-Sei la tipa del negozio!- esclamò -Hai cambiato colore di capelli.-
-Sei molto sveglio.- commentai, ridacchiando.
Lui sorrise. Non aveva idea di quanto gli fossi grata per avermi salvato da quei pervertiti.
-Ti...ti posso offrire una birra?- chiesi -Mi hai salvato da uno stupro.-
Lui accettò e rientrammo al Rock's.

Quella sera scoprii molte cose su quel tipo. Si chiamava Sid, anche lui adorava i Sex Pistols, e come me ascoltava anche i Green Day e i Nirvana. Ascoltava anche Clash, Ramones, Rancid e tante altre band punk.
Era piuttosto scazzato e strafottente, ma era simpatico. E molto carino, aggiungerei.
Sua madre era morta quando lui aveva sette anni e da allora aveva vissuto con suo padre, un ubriacone senza lavoro, e doveva pagare lui l'affitto lavorando come barista.
A fine serata, dopo esserci raccontati un po' della nostra vita, ero completamente ubriaca dopo tutta la birra che avevo ingurgitato e non ricordavo bene la strada di casa. Sid mi reggeva in piedi per un braccio, mentre raggiungevamo la sua auto con la quale speravo mi avrebbe riportato a casa.
-Tua madre è a casa?- chiese.
La sua voce era lontanissima, ovattata e come sdoppiata, di due Sid contemporaneamente. Feci segno di sì con il capo.
-Probabilmente è con uno dei suoi clienti...dio, quanto li odio! Anche tu li odi, vero?- inziai a parlare a vanvera.
Fortunatamente lui reggeva bene l'alcol e non rispose alla mia domanda.
Giungemmo alla sua auto e mi fece salire. C'era il suo profumo, dentro, e varie sigarette sparse per terra e calpestate. Nei posti dietro c'era la custodia di una chitarra elettrica vuota e alcuni spartiti sparsi dentro. Probabilmente suonava.
Ma che ragazza sveglia che sei, Effy.
Mise in moto l'auto e iniziò a ricoprirmi di domande su dove abitavo. Ovviamente, da ubriaca non sapevo rispondere e facevo una gran confusione. Certo, non solo da ubriaca.
-Freeman Street...- bonfocchiai, confusa.
Sid fece una smorfia un po' stranita e sbuffò, sbadigliando.
-Freeman? Come Matt Freeman?- chiese.
Scossi il capo velocemente. No, non Freeman, questo era poco ma sicuro.
-No, non Freeman...Freedom! Oh Free...free qualcosa...- ragionai, confusa -Oh! Sì, Ghrol...no, Cobain...oh, Armstrong, Wright, Lydon...Lydon Cook?-
Sid si portò la mano alla fronte e sbuffò. Dovevo essere estenuante.
-Effy, finiscila di sparare nomi di componenti di band e cerca di ragionare- protestò.
Dannazione, non mi ricordavo proprio. Mc...McRight? McHell? Oh, no! Giusto! McHall! Feci un balzo dal posto, illuminandomi. Ma certo, McHall Street!
-Me lo ricordo, sì! McHall street!- esclamai.
Sid fece qualcosa di simile ad una risata e frenò l'auto. Rimasi stranita.
-Effy, McHall Street non esiste.- disse.
Rimasi immobile e poggiai la testa allo schienale del sedile dell'auto, inalando il buon odore ed espirandolo con uno sbuffo. Mi faceva un male cane la testa e non ci capivo più nulla, dannazione.
E il chiodo mi stava facendo sudare, ma non potevo toglierlo perchè sotto avevo solo il reggiseno.
Sentii l'auto che si rimetteva in moto con una sgommata e aprii gli occhi, sorpresa. Guardai Sid interrogativamente.
-Ti porto a casa mia. Ma solo per questa notte, okay?- fece.
Annuii e sospirai.
-Grazie.-

La casa di Sid era una catapecchia piccola e cadente di periferia. Appena entrammo, trovammo suo padre addormentato sul divano in canottiera, con una bottiglia di birra sulla pancia e la televisione accesa davanti a lui.
Sid, alla sua vista, fece una smorfia di disgusto. Salimmo le scale ed entrammo in camera sua: era bellissima.
Le pareti erano nere e piene di scritte, parole di canzoni, graffiti e murales, poster di band e foto. C'era una chitarra elettrica nera appoggiata al muro e una marea di pile di cd sulla scrivania. Il suo profumo alleggiava nella stanza.
-Ti concedo di dormire nel mio letto.- disse, e si stese a terra con le mani dietro la testa, iniziando a fissare il soffitto.
-Sid, hai una maglia?- chiesi.
Lui fece uno sbuffo simile a una risata e si alzò. Sfilò una maglia nera dal cassetto e me la tese, per poi stendersi di nuovo per terra. Controllai che non guardasse e mi slacciai il suo chiodo, piegandolo alla fine del letto. Mi tolsi i pantaloni rovinati da quei bastardi e mi infilai la maglia, per poi stendermi anch'io sul suo letto.
Mi attendeva una lunga e insonne nottata.
Ma, dopotutto, avrei avuto con chi chiacchierare.



Spazio autrice
Booonjouur! (spero si scriva così)  Spero che questa storia vi piaccia, davvero.
Lo so che forse come primo capitolo è un po' noioso, ma vi prego di recensire e se ho fatto qualche errore correggermi. Be', che dire, spero in tante belle recensioni *-*  
Baci,
_Fuck the system
  
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