“Ti devo
parlare.”
Continuai a servire clientela che annegava i propri dolori
nell’alcool. Continuavo a sbirciare quella maledetta porta e ogni volta che si
apriva lasciava entrare decine di persone estranee e che io non avrei mai
voluto vedere.
Louis continuava a stare sulla sua sedia e continuava a bere la sua stessa birra.
Mi fissava.
« Hai finito di guardare? » mi da fastidio quando le persone
mi fissano, sembra che mi stanno studiando e non voglio che scoprano quello che
ho dentro.
« Non ti ha risposto… » un veggente! Idiota patentato, ma
veggente.
« Louis, non hai una ragazza o sei arrivato a preferire la
mia compagnia? » per arrivare a tanto significava che c’era qualcosa sotto. Ignorò
bellamente la mia domanda e andò avanti a bere la sua birra. Osservava la
pista, come se cercasse qualcuno, ma l’unica cosa che otteneva era una mandria
di ragazze poco vestite che si strusciavano su ragazzi in preda ad una crisi
ormonale.
« Scusa… » era la prima volta che rivolgevo le scuse a
qualcuno senza un vero senso.
« Wow, ma allora anche tu sei capace a chiedere scusa! Prima metti
da parte il tuo fottuto orgoglio ed ora mi chiedi scusa. Heaven sei sicura di
stare bene? » faceva pure dell’ironia.
« Dai Lou, non rendere tutto difficile. Sta’ buono e
accettale. » si girò di nuovo verso la pista. Zayn pedinava Christie senza
lasciarle tregua. Si faceva trenta volte le scale, la rincorreva mentre portava
vassoi e ordinazioni e quando aveva un attimo di pace la portava in qualche
angolino buio.
« Scommettiamo? »
« Cosa vuoi scommettere Louis? E su di chi o che cosa? »
« Guardali. » mi indicò una coppia che di pudico non c’era
niente. Guardai la ragazza, avrà avuto la mia età eppure sembrava molto più
grande, molto più esperta e molto più disinibita.
« Quella è una prostituta Louis, che vuoi scommettere scusa?
»
« Non è una prostituta, fa solo il gioco di sembrare la donna
vissuta, ma in realtà è ancora vergine. » da quando era così esperto?
« Dai spara »
« Una birra che gli infila la mano nei pantaloni » com’era
fine e discreto.
« Una birra che non lo fa, ma ci pensa lui a divertirla »
« Andata! » perdere o vincere non mi cambiava niente. Io non
bevevo alcool, quindi non mi sarebbe cambiato nulla. Avrebbe vinto comunque
lui.
Dieci minuti a servire altri clienti e Louis mi chiama. Avevo
ragione, la verginella vissuta non aveva fatto altro che illuderlo e ci pensò
lui a sistemarla. Si appartarono nel privè e finirono quello che avevano
iniziato in pista. Speravo che non le portasse via l’unica cosa che la legava
all’infanzia in uno squallido locale.
« Perché continui a guardare? Sei una depravata per caso? » è
tornato l’idiota.
« No Louis, sto guardando che cazzo ha intenzione di fare. Quella
ha la mia età e per quanto consenziente possa essere non credo che voglia
ricordare la sua prima volta in quel modo. » non ero una romanticona, forse
cercavo di compensare quel vuoto che si era venuto a creare quando io avevo
perso la mia, di verginità. Di certo non avrei voluto che andasse com’era
andata; magari un letto, un ragazzo che non ti avrebbe tradito dopo una
settimana e magari un paio di anni in più.
« Hai intenzione di interromperli? » non era una buona idea,
lo sapevo.
« No, ma magari evitare che lei scappi in lacrime. »
Venti minuti dopo vediamo lei sorridente, con una leggera
macchiolina di sangue sulla sua gonna di jeans. Chissà che diavolo le ha fatto
prendere.
Era mezzanotte passata, sapevo che lui non sarebbe mai arrivato, eppure ci speravo. Continuavo a
guardare quella porta che si apriva e si chiudeva senza lasciar passare una
testa ricciola e due occhi verdi.
Tra un’ora avrei finito il turno, ma avrei dovuto aspettare
altre due ore Christie. Stasera toccava a lei lavorare più di me.
Mi sedetti accanto a Louis ad osservare la pista con la mia
coca-cola in mano. Ogni tanto avvicinavo le labbra alla cannuccia e mi
dissetavo, ma la gola continuava ad essere secca. Era come se gli mancasse
qualcosa, ma che non era né acqua né una bibita. Era qualcosa di più.
« La prima cosa che ti passa per la testa guardando la pista
» che gioco mai era Louis?
« Gioventù sprecata. » era vero, c’erano più troie lì dentro
che in un bordello di alto borgo con reggicalze, pizzetti e gioielli preziosi. In
entrambi i sensi.
« Perché pensi che Eleanor sia un’oca? » uoh! Che cosa?!
« Ehm… sei sicuro di voler sapere la risposta o per meglio
dire, la mia opinione? »
« Non ho bevuto tre birre per niente » reggeva così poco l’alcool?
« Non è che sia un’oca, ma non vedo il motivo percui debba
stare al mondo. Credimi, per quanto possa essere giusta per te, io non riesco a
vedertela accanto. Ogni volta che spuntano foto di voi due mi chiedo come stia
con un bollino nero sul viso e devo dire che le dona… » stava ridendo, o era
seriamente ubriaco o era successo davvero qualcosa.
« Lou, se l’ami buon per te, ma non sarò mai felice per voi e
credimi, non sono l’unica che lo pensa. »
« A differenza tua c’è chi l’ha insulta » tasto dolente
Tomlinson.
« Sì, ma come puoi pretendere che amino lei nello stesso modo
in cui amano i One Direction. Loro ascoltano la vostra musica, non comprano le
vostre tracce perché ci sono le vostre fidanzate. Capisco il rispetto, e lì
posso essere d’accordo con te. Basta ignorarla. Ma non puoi pretendere una cosa
del genere. »
« Allora sei intelligente oltre che stronza » perfetto, per
lo meno era riuscito a ridere e a distogliere l’argomento Eleanor su un
argomento più divertente.
Zayn si sedette accanto a me, stanco di tutto quel viavai.
Per quanto ne fossi allergica, non è un brutto ragazzo. Mi guardò
e mi porse il suo telefono.
« Non sono un portaoggetti… » era pure accesso. Cos’è, era
diventato handicappato a bloccare il suo telefono?
« Leggi. » cazzo.
« No » sapevo che era lui.
« Leggi Heaven… » uno
sguardo verso la pista.
« Fai questo sforzo » uno
sguardo verso la porta.
« Hai già fatto un passo verso di lui, te ne mancano cento. Falli
diventare novantanove » uno sguardo verso
di lui.
« Che cazzo hai bevuto? » da dove gli era uscita quella
frase? E se proprio volevamo parlare di passi ero un bel po’ indietro.
« Facciamo l’altra strada, così parliamo » Louis tanto idiota
non lo era.
« Va bene, ma parli tu. Mi racconterai di come è iniziato
tutto. » sorrise. Sapevo che gli piaceva ricordare come fossero finiti ad
essere i One Direction. E poi, non pensava per un po’ a quell’essere poco utile
all’umanità, l’uomo-donna. Chiamatela come volete.
Mi raccontò di come avesse il terrore che non lo prendessero
alle audizioni, di come conobbe lui e
di come capì subito che sarebbe diventato famoso. L’attesa di sapere se
potevano proseguire oltre il BootCamp. L’ansia nel sentire il nome degli altri
e far finta di essere felici, perché gli altri se lo meritavano. Proprio come
se lo meritavano loro. Lo stupore e la tristezza nel non sentire il proprio
nome. L’inizio di loro, la casa dei giudici, i One Direction.
Parlava con quello strano luccichio negli occhi. Quel sorriso
che gli spuntava ogni volta che pronunciava il nome dei ragazzi, i suoi denti
facevano capolino e spesso scoppiava a ridere. Ricordava tutte le cazzate che
avevano combinato, ricordava di come qualsiasi cosa dicessero influiva sulle
menti delle loro fans. Mi raccontò di come il suo “Mi piacciono le ragazze che mangiano carote” aveva incrementato la
vendita delle carote. Povero ragazzo, non aveva fatto altro che dire l’ennesima
cazzata della giornata ed ora si ritrova sommerso di carote.
Mi stava raccontando di alcuni tweets bizzarri che riceve su
Twitter e mi fece ridere. Quella risata che mi fa venire le lacrime agli occhi,
quella vera.
La macchina di Zayn era una seconda volta accompagnata da
qualcuno. Mi bloccai sul posto, le gambe avevano deciso di smettere di
camminare e di stare immobili. Due blocchi di cemento.
Era appoggiato al cofano della macchina e ci guardava. Aveva su
quel cappellino blu che metteva anche con quaranta gradi all’ombra, lasciando
scappare qualche ricciolo. Gli occhi erano stanchi, erano spenti. Non era il
suo solito sguardo. Sono proprio una stronza.
« Ciao Lou » mi era
mancata la sua voce.
« Harry, potevi fare un salto al locale! Ti sei perso il
meglio o peggio… » fulminai con lo sguardo Louis. Ora capisco che guardava. Tutto
tranne la faccia. C’era da aspettarselo, la faccia della sua ragazza non era
delle migliori.
« Non mi andava di vedere determinate facce » che carino
quando parlava di me indirettamente.
« Io vado Lou, notte e grazie. » mi era già passata la voglia
di parlarci insieme. Mi sentivo soffocare in quel momento.
« Non credo tu voglia salire… »
« E perché mai? » non dirmi che…
« Zayn è di sopra. » ma che cosa avevo fatto di male per
meritarmi un castigo del genere?!
Mi sedetti sui gradini che collegavano il marciapiede alla
porta del palazzo e mi presi la testa tra le mani. Non ero incazzata, ma erano
le tre del mattino ed ero stanca, volevo entrare in casa, farmi la doccia e
infilarmi sotto le coperte.
« Non dovevi parlarmi? » ottimo. Guardai Louis in cerca di
aiuto, non sarebbe stato così stronzo da negarmelo.
« Io mi metto in macchina a dormire » stronzo.
« Andiamo a fare due passi visto che il tuo amico ha deciso
di abusare del mio letto. » ci incamminammo fianco a fianco. Non parlavamo,
respiravamo e guardavamo in giro. Ci fermammo davanti ad un parco e ci sedemmo
su una panchina.
Nessuno mi aveva avvisato che quella sarebbe
diventata la “nostra” panchina.
Continuavo a guardare davanti a me, sentire il suo battito
cardiaco mi faceva capire che non era completamente calmo. Forse era arrabbiato
e si stava trattenendo da pigliarmi a sberle. Mi appoggiai allo schienale e
sospirai. Dovevo prepararmi un discorso, ne avevo provati tanti mentre lavoravo
al locale, ma nessuno di quelli mi sembrava adeguato. Dovevo improvvisare. Dovevo
buttarmi e lasciarmi andare.
Dovevo averlo o l’avrei perso per sempre.
« Per favore, ti dai una calmata? Mi metti ansia… » ero
partita male, ma non riuscivo a dire nient’altro.
Inspirò ed espirò, lasciando che il suo fiato invase le mie
narici ed imprimersi per sempre nella
mia testa. Incominciamo bene…
« Per quanto io abbia fatto la stronza, mi dispiace. E’… una
fottuta copertura che uso con tutti. Non sei il primo, solo che con te è
diverso. »
« Cos’ho di diverso dagli altri? » davvero non ci arrivava?
« Cristo, sei Harry Styles! Non mi importa che tu sia famoso, ma influisce. Non
so come spiegartelo… »
« Provaci, perché stavolta non ho intenzione di lasciarti
andare tanto facilmente. » mi girai verso di lui e ci guardammo negli occhi. Secondi,
minuti forse ore. Non so quanto passò, ma so che il tempo si era fermato. Ogni rumore
aveva cessato di mettersi in mezzo alla nostra discussione. Abbassai lo sguardo
e mi voltai a guardare, di nuovo, gli alberi davanti a me. Un sorriso ebete
nacque sul mio viso.
« Prima di conoscere i One Direction, ho visto te. E’
difficile spiegare, perché magari questa cosa la provano altre mille persone,
so che non sono l’unica e questo mi rende ancora più… stronza nei tuoi
confronti. »
« Ci siamo già visti? »
« No beota. Quando ti ho visto eravate già famosi, ma non mi
siete mai piaciuti più di tanto o forse, reprimevo il mio piacere perché in
Italia, a quanto pare, sei una bambina se ascolti determinati cantanti. »
« Cosa provi per me? » diretto.
Dovevo riflettere su come dirglielo. Era difficile, dovevo
riuscire ad accettarlo. Era un sentimento troppo complicato.
Cosa provavo per lui?
Cosa provavo per Harry?
Sì, lui era solo Harry. Harry Styles era il ragazzo dei
giornali, dei concerti, delle signing e dei meet&greet.
Harry era il turista di Milano.
« Io so di due Harry. C’è Harry Styles, il ragazzo dei One
Direction e poi c’è Harry. »
« Harry cos’è? » il
turista di Milano.
« Non ne ho idea… » bugiarda.
« Secondo me lo sai, ma non lo vuoi dire » hai ragione.
« Davvero, non lo so… » smettila
di mentire a te stessa. Diglielo. L’unica cosa che può succedere è che ti
pianti lì. Bella prospettiva.
« Dimmelo » diglielo.
« Avanti Heav » muoviti
cogliona.
« Harry è il turista di Milano, quello che giocherellava con
i piccioni e prendeva il gelato dal peggior banchetto che potessi trovare.
Harry è quello che ho guardato negli occhi e basta. Non ricordavo neanche che
fossi “quello dei One Direction”. »
Come
avete visto ho cancellato l’intera storia. In testa era una cosa, scritta era
una schifezza. Non mi rendeva fiera. Non so è complicato. Ho preferito
lasciarvi l’unico pezzo di cui vado fiera. Non importa se non avete letto gli
scorsi capitoli. Racchiude abbastanza da far capire ai lettori di
ZaynxChristie. Christie era la mia coinquilina, nonché migliore amica.
LouisxEleanor erano in crisi (mai trattati nei capitoli precedenti, ma oggi ho
un odio nei confronti di Eleanor che supera quello degli altri giorni e avevo
bisogno di farla passare da oca, cogliona) e HarryxHeaven non si sa che fine
fanno. Nella storia c’era che si mettevano insieme, ma nella mia testa finisce
così. Molto meglio onestamente, non so se avrei avuto la forza di scrivere
ancora di Harry. Anche perché sto odiando tutto quello che riguarda loro quindi…
Buona
Lettura e Arrivederci!