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Autore: Mirin    20/06/2012    3 recensioni
«Volesse il diavolo, passerei la vita con le mie dita tra i tuoi capelli, Ino» asserì Shikamaru, quello sguardo velato e rapito che Ino gli aveva visto solo una volta: la loro prima notte insieme.
«Puoi farlo ancora, Shikamaru. Ti basta rimanere vivo» come poteva il suo tono essere sarcastico quando sentiva il cuore incastrato fra le corde vocali? Come poteva mantenere uno sguardo deciso nonostante volesse solo piangere sulla sua spalla e accoccolarsi fra le sue braccia forti?
«Sarà facile» [...]
[dopo la millesima visione del musical e della lettura del romanzo di Victor Hugo "Notre-Dame de Paris", l'ennesimo parto inconcludente della Ladie che, non contenta, infanga una delle più belle opere musicali esistenti]
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara | Coppie: Shikamaru/Ino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Belle. C'est un mot qu'on dirait inventé pour elle.
[Belle - Notre-Dame de Paris]

Le spalle nude di Ino rabbrividirono al contatto con la saliva di Shikamaru, con i suoi denti bramosi, alle sue mani callose lungo la pancia.
Chiuse gli occhi mentre le sue labbra percorrevano la linea del collo bianchissimo, mentre i palmi stingevano con delicatezza i seni maturi e il respiro gonfiava i capelli biondi come l’oro.
Ino voltò la bella testa all’indietro, facendosi baciare con urgenza da Shikamaru, che conduceva quel gioco da predatore fino ad esasperarsi e lacerandosi l’anima per l’attesa che s’imponeva.
Le dita della ragazza si chiusero con precisione fra quelle così diverse di Shikamaru, un incastro perfetto fra l’ebano e l’avorio.
Le lenzuola del futon giacevano alla rinfusa sotto di loro, protetti solo dalla cerniera della tenda e dall’illuminazione intima della lampada a lume che pendeva sulle loro teste.
Poteva morire. Poteva morire domani.
Poteva morire lei. Poteva morire domani.
Non lo avrebbero saputo che ore dopo, incapaci di fare alcunché se non chiudersi nella più totale disperazione: la distanza fra i loro schieramenti pesava come un macigno, gli annodava la gola e gli faceva bruciare gli occhi.
«Ino» la chiamò, appena staccatosi da lei. Lei teneva ancora le palpebre abbassate, mentre tentava di trattenere in bocca il sapore di Shikamaru.
«Ino» ritentò, ancorando saldamente le mani alla sua nuca, facendole anche un po’ male.
«Ino.»
«Shikamaru» dichiarò e la sua voce suono così emozionata ma ferma che gli fece spalancare gli occhi.
Con un sorriso dolcissimo e le iridi lucide asciugò una lacrima furtiva che colava dalle ciglia dell’altro.
«Volesse il diavolo, passerei la vita con le mie dita tra i tuoi capelli, Ino» asserì Shikamaru, quello sguardo velato e rapito che Ino gli aveva visto solo una volta: la loro prima notte insieme.
«Puoi farlo ancora, Shikamaru. Ti basta rimanere vivo» come poteva il suo tono essere sarcastico quando sentiva il cuore incastrato fra le corde vocali? Come poteva mantenere uno sguardo deciso nonostante volesse solo piangere sulla sua spalla e accoccolarsi fra le sue braccia forti?
«Sarà facile» commentò, impedendole di rispondere mentre la ghermiva in un nuovo bacio ancora più dolce del primo, mentre saliva su di lei carponi con un ansito all’improvviso più veloce.
Entrò in lei con reverenza, soavità, con il cuore leggero. Come se entrasse in chiesa.
Spinse con lentezza, beandosi di lei mentre implorava il suo nome e con un sorriso amaro che non voleva sparire dal suo viso.
Gli occhi cerulei si scurivano dal piacere ed Ino si ritrovava i capelli di Shikamaru fra le unghie.
Quel senso di stordimento durava per ore ed era solo vagamente conscia di essere in guerra, di poter giacere fra qualche ora in una pozza di sangue e di venire strappata via da Shikamaru.
No, no, no. Il solo pensiero la uccideva.
Sarebbe dovuta sopravvivere, sarebbe dovuta andare avanti.
 Andare avanti solo grazie alla metà del suo cuore, quella che Shikamaru non poteva rubarle.
Avvertiva la carezza languida di Shikamaru al suo viso mentre invocava la sua presenza, la pregava, la desiderava in quel modo che soffocava qualunque tipo di esistenza lontano da lei.
Volesse il diavolo, passerei la vita con le mie dita tra i tuoi capelli, Ino.
Soddisfatto, appagato e con un senso orrendo di vuoto al petto, appoggiò con forza le spalle al materasso, pregando qualunque divinità di non punire lei per il loro peccato. Come sempre.
Ino appoggiò il capo sulle sue spalle, stanca ma decisa a non dormire.
Shikamaru si rese conto repentinamente di come Ino appariva agli occhi degli estranei: una sciacquetta.
Lei, che si era invaghita di un ragazzo quando era bambina, che aveva visto morire il proprio maestro e che stupidamente aveva affidato sé stessa ad un inetto come lui.
Perché? Perché doveva sopportare il peso della sua bocca da bambolina, del suo viso di porcellana e dei capelli dorati?
Qualcuno che le scaglierà la prima pietra? Sia cancellato dalla faccia della terra!
«E se morissimo davvero?» chiese, inaspettatamente. Shikamaru capì da come aveva pronunciato quelle parole che Ino aspettava quella risposta da tanto tempo e che adesso, al culmine della paura e della frustrazione nonostante il godimento e l’amore pieno, era arrivata allo stremo della sopportazione.
Se fossero morti … non sapeva cosa risponderle. Aveva passato troppo tempo a cercare di rimanere vivo per pensare sul serio all’ipotesi della propria dipartita.
Se Ino fosse morta, lui avrebbe ucciso chiunque si sarebbe trovato davanti, si ritrovò a formulare con lucida e fredda rabbia.
Se fosse morto lui, poco male. Ino non sarebbe crollata perché sarebbe stata troppo occupata ad aiutare Choji a superare l’accaduto per concedersi di scivolare via.
«La morte al di là del tempo unirà i nostri nomi. Verremo ricordati come gli innamorati che son tragicamente scomparsi per proteggersi a vicenda. Era questo che intendevi no, qualcosa di drammatico?» chiese con un sorriso genuino, facendola avvampare e facendole borbottare uno “stupido idiota”.
«Ero serio, Ino. Almeno all’inizio» chiarì ed Ino alzò lo sguardo per fissarlo nel suo e carpire la verità; le iridi antracite erano limpide: credeva fermamente in ciò che aveva detto.
Era così assurdo che lui la credesse tanto importante. Lei era solo una bimba viziata, no? Una stupida ochetta che si credeva regina.
No, non lo era.
Lei era la forza dell’uragano, il richiamo della cicala, il lento affilarsi delle pietre sospinte dalle onde.
Si era definita spesso “Impaziente” ma aveva aspettato quindici anni Shikamaru, imponendosi di correre per stare dietro al suo passo prima che lui lo accordasse a quello di lei, prima che iniziassero a camminare insieme.
E cosa cambiava che Shikamaru avesse visto sotto la sua gonna quando lui l’aveva finalmente aiutata a sopportare il peso di quella atroce croce umana che era sé stessa?
Gli doveva tutto. Anche quando non era cosciente di essere perdutamente innamorata di lui aveva sempre cercato il suo appoggio, il suo aiuto. Era l’unico a cui aveva permesso di sostenere il suo fondamentale corpo, l’unico di cui poteva fidarsi per quel compito vitale. Quel suo modo di rimanere calmo nonostante lo stesso inferno infuriasse fuori era la sola cosa che riuscisse a far tremare Ino, a farle salire un groppo alla gola. Era stato così difficile illudersi di non provare niente per Shikamaru già dalla prima volta in cui avevano svolto una missione insieme, ma non aveva mai messo in conto l’impossibilità di resistere vedendolo andare avanti ed indietro in compagnia di un’altra donna che perlopiù lo guardava con lo stesso sguardo stregato di Ino. Ed adesso, adesso che Shikamaru ancora una volta la rassicurava, adesso che erano nudi insieme sullo stesso materasso stretti contro il gelido inverno, adesso che sapevano di amarsi a vicenda, Ino non poteva sentirsi che felice. Totalmente felice, nonostante Thanatos incombesse su di lei con la sua falce.
«Non moriremo. Anche se morirò io, è come se fossi ancora viva.»
Shikamaru perse il filo della conversazione: Ino era così brava ad incasinare i discorsi.
«Non ti seguo» biascicò, ormai preda del sonno che lo trascinava con insistenza. Fra un po’ avrebbe dovuto fare ritorno al suo accampamento e trovare una scusa con Temari sulla sua assenza e sopportare il ghigno di chi la sapeva lunga stampato sul viso del padre.
«Shikamaru» lo aveva chiamato allo stesso modo di prima, con quell’emozione dosata, senza alcuna dolcezza smielata. Come chi crede di essere stato baciato dalla fortuna e favorito dal destino nonostante sappia di avere un cappio al collo. «morire per te non sarebbe morire.»

L'angolo delle rose blue:
Dicevano che non l'avrei fatto. *coff coff* Che non mi sarei azzardata a creare una mostruosità del genere. Ma sono qui, a profanare il capolavoro di Luc Plamondon con la mia boiata pazzesca.
Non fatemi leggere più Victor Hugo, lo dico per voi oppure sarete costretti a sopportare una puttanata come questa. Dopo ciò che ho fatto potete venirmi a prendere fino all'uscio di casa mia.
Per chi non avesse capito la storia come si svolge, ecco un riassunto: siamo in piena guerra contro Madara. La gente muore. Ino e Shikamaru fanno sesso ma non è la prima volta. Fine.
Come sono esauriente, eh? E pensare che fra due giorni ho gli esami orali.
Comunque la shot si basa su delle citazioni (non sempre utilizzate nella maniera originale) dalle canzoni liriche di Notre-Dame de Paris, in particolare quel capolavoro che è "Belle".
Qui di seguito vengono messe in francese in ordine di apparizione:
"O Lucifer! Oh! Laisse-moi rien qu'une fois glisser mes doigts dans les cheveux d'Esmeralda" [Belle - Quasimodo] (la prima parte nella versione italiana è leggermente differente, in quanto dice: "Volesse il diavolo, la vita passerei, con le mie dita tra i capelli di Esmeralda.")
"Oh! Laisse-moi rien qu'une fois pousser la porte du jardin d'Esmeralda" [Belle - Frollo] (anche qui vediamo che la traduzione italiana è differente ma in questo caso azzardo e dico che la versione della nostra penisola è migliore, perchè rispecchia il personaggio di Frollo che è, appunto, un prete: "Oh Notre Dame, per una volta io vorrei, per la sua porta come in chiesa entrare in lei...")
"Est celui qui lui jettera la première pierre? Celui-là ne mérite pas d'être sur la terre!" [Belle - Quasimodo] (nulla da dire, identica in entrambe le versioni: "Qualcuno che le scaglierà la prima pietra? Sia cancellato dalla faccia della terra!")
"Que la mort au-delà du temps unisse nos deux noms" [Danse Mon Esmeralda - Quasimodo] (la versione italiana stravolge completamente la frase, ma questa volta il punto in favore va a i francesi perchè questo è uno dei miei pezzi preferiti: "[...] Che la morte ha già incatenato i nostri nomi e noi")
"J'ai posé mes yeux sous sa robe de gitane" [Belle - Quasimodo] e "Semble soudain porter la croix du genre humain" [Belle - Frollo] (la traduzione italiana non è letterale ma vi si avvicina moltissimo e quindi non ho niente da commentare: "Ho visto sotto la sua gonna da gitana" e "Lei porta il peso di un'atroce croce umana")
"Mourir pour toui n'est pas mourir" [Dans Mon Esmeralda - Quasimodo] (una delle frasi più famose dell'opera. Bellissima e incredibilmente toccante, la traduzione italiana è uno scempio, annulla gran parte dell'effetto assoluto ed incredibilmente tragiromantico della frase: "Perchè con te non è morire")
Spero di avervi dilettato per qualche minuto!
Kiss,
Ladie.
   
 
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