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Autore: WaitForIt    21/06/2012    4 recensioni
Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, abito nel West Midlands, Inghilterra, sono sola in un ascensore, ma questo non è decisamente un problema poiché adesso scenderò e nel frattempo l'ascensore non si fermerà. Tiro un grosso sospiro di sollievo quando le porte si aprono e l'aria calda mi scuote i capelli castani.
Non appena entro nella libreria mi accorgo dei nuovi arrivi e non lo faccio perché noto i cartoni sparsi per il pavimento, ma poiché ne sento l'odore: l'odore di libri nuovi è il profumo più potente al mondo per me.
Afferro immediatamente un libro e lascio che le pagine scorrano sotto le mie dita, annusandone la fragranza. Non mi importa di sembrare stupida, poiché questa stupida somiglia molto più a me stessa che quella ragazza che guardava svogliatamente i vestiti di sotto.
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Liam Payne, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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È un caldo giorno di inizio estate, l'orizzonte è sgombro, la scuola finita e sono a caccia di un po' di svago. Chiamo Charlotte e Amy e andiamo al centro commerciale a spendere tutti i risparmi di un intero anno di studi.

Il centro commerciale è affollato e caldo, ma dopo aver preso un frullato tutto sembra essere più colorato e sensato. Ci fermiamo in parecchi negozi: io sono più il tipo che si perde nelle librerie o nei negozi di dischi, le altre, invece, preferiscono provare quanti più vestiti possono. Per quieto vivere evitiamo di trascinarci fuori dai negozi a vicenda ed aspettiamo pazientemente il nostro turno. Sono in minoranza, però, e quindi oggi il mio turno non arriva mai.

–Ragazze,– Charlotte mi guarda riponendo una maglietta sullo scaffale mentre Amy esce proprio in quel momento con un delicato vestito giallo dal camerino, –io vado al bagno. Faccio presto.

Uscita dal negozio è come se il mondo mi si fosse spalancato davanti: tutti i negozi sembrano chiamarmi e muoio dalla voglia di visitarli tutti. Però non posso stare via troppo tempo, quindi osservo attentamente la pianta del centro commerciale per scegliere in quale negozio spendere la mia manciata di minuti di solitudine.

È una libreria ed è al terzo piano. Mi guardo intorno e noto che c'è un ascensore vicino a me: entro e premo il bottone del terzo piano.

Sono vagamente consapevole che ci sia una persona nel vano con me, ma sono troppo impegnata al mio solito rito da ascensore per curarmene.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, abito nel West Midlands, Inghilterra, sono sola in un ascensore, ma questo non è decisamente un problema poiché adesso scenderò e nel frattempo l'ascensore non si fermerà. Tiro un grosso sospiro di sollievo quando le porte si aprono e l'aria calda mi scuote i capelli castani.  

Non appena entro nella libreria mi accorgo dei nuovi arrivi e non lo faccio perché noto i cartoni sparsi per il pavimento, ma poiché ne sento l'odore: l'odore di libri nuovi è il profumo più potente al mondo per me.

Afferro immediatamente un libro e lascio che le pagine scorrano sotto le mie dita, annusandone la fragranza. Non mi importa di sembrare stupida, poiché questa stupida somiglia molto più a me stessa che quella ragazza che guardava svogliatamente i vestiti di sotto.

Passa poco tempo e già stringo sei libri tra le braccia, forte, nel timore che qualcuno possa strapparmeli via. Quando alla fine mi dirigo alla cassa ne prendo solo tre, dopo aver riflettuto a lungo sulle mie possibilità: dopo avrei potuto tornarci con le altre e prenderli.

Ficco i libri nello zainetto che ho sulle spalle e chiamo l'ascensore. Dentro c'è un ragazzo che scende dai piani superiori, ma io lo ignoro.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, le mie amiche mi aspettano al piano terra, ho appena comprato tre nuovi libri fantasy e sto per scendere da questo dannato ascensore. Questa volta non sono fortunata, però: c'é un rumore e l'ascensore si blocca. Vorrei urlare per la frustrazione. 

Mi appoggio alla parete alle mie spalle e mi lascio scivolare contro di essa fino a finire a terra, con la testa tra le mani ed i capelli a coprirmi il viso.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, vivo nel West Midlands…

Il ragazzo pigia diversi tasti sul pannello, urla, bussa forte sulle porte, tira fuori il cellulare, ma non succede nulla. Si lascia cadere sul lato opposto al mio.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, vivo nel West Midlands, sono bloccata in un ascensore...

Sto andando in panico, comincio a dondolare avanti ed indietro, le dita sempre più serrate sulla testa, lacrime brucianti che mi rigano il volto.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, vivo nel West Midlands, sono bloccata in un ascensore, mi dirigo verso morte certa...

Mi sfugge un singhiozzo ed ho la lucidità di cercare un fazzoletto nella tasca dei jeans consunti. Prima di trovarne, comunque, il ragazzo me ne porge uno ed io lo uso per soffiarmi il naso, mentre allontano le lacrime dal volto con il bordo della felpa.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, vivo nel West Midlands, sono bloccata in un ascensore, mi dirigo verso morte certa, non so cosa fare...

Poggio la testa contro la parete e lascio che i miei occhi fissino la luce dell'ascensore fino a bruciare e chiudersi.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, vivo nel West Midlands, sono bloccata in un ascensore, mi dirigo verso morte certa, non so cosa fare, devo calmarmi...

Quando riapro gli occhi il ragazzo si è avvicinato a me e mi tende un intero pacchetto di fazzoletti. Devo sembrargli penosa. Devo sembrare orribile. Devo sembrare ridicola.

–Non faccio così di solito, sai.

–Non fai cosa?

Quando i suoi occhi scuri incontrano i miei il suo volto si scioglie in un sorriso e questo mi fa sentire stranamente meglio.

–Piangere, tremare, sembrare una che è fuggita da un manicomio.

–Ho conosciuto un fuggitivo, ma lui non era neanche lontanamente bello quanto te.

Un rumore scuote l'ascensore, ma quello rimane comunque bloccato. Riprendo a dondolare.

Mi chiamo Lilian Pike, ho 17 anni, vivo nel West Midlands, sono bloccata in un ascensore, mi dirigo verso morte certa, non so cosa fare, devo calmarmi, questo rumore non era nulla...

–Io mi chiamo Liam Payne, ho 18 anni e vivo nel West Midland, sono bloccato con te in questo ascensore, sono certo che non ci stiamo dirigendo verso morte certa, tutto quello che possiamo fare è aspettare e tu dovresti davvero calmarti poiché questo rumore non ha significato nulla.

Dovevo aver parlato ad alta voce poiché il ragazzo, che ora potrei anche chiamare Liam, mi sta tendendo la mano. Gliela stringo in maniera non molto convincente.

–Problemi con gli ascensori, eh?

Annuisco impercettibilmente, la testa di nuovo contro la parete e le mani sudate e tremanti.

–Ti capisco. Io ho problemi con i cucchiai.

Sono piuttosto scettica.

–Cucchiai?

–Non riesco a maneggiarne, utilizzo solo le forchette. Niente zuppa o brodo per me.

Il ragazzo fa un sorriso un po' forzato di fronte alla mia espressione confusa ed entrambi lasciamo cadere l'argomento.

–Allora,– ritenta lui, –cosa ti porta da queste parti?

–Niente, compro libri. Cosa porta te da queste parti?

Liam si volta verso la parete che ci sta di fronte, mettendo involontariamente in mostra uno strano segno sul collo pallido.

–Un appuntamento. Credo che lei mi odierà per averle dato buca.

–Non è colpa tua.

–Non saprei come fare a provarglielo.

–La chiamerò io, le dirò com'è andata.

Lui mi guarda sorpreso e farei anche io la stessa cosa se potessi. Ma cosa sto facendo?

–Grazie.

Sembra più una domanda che un ringraziamento, comunque mormoro un -Prego- e lascio perdere.

Mi sembra che sia già passata un'ora da che siamo qui dentro, ma un'occhiata al cellulare senza campo mi dice che sono passati solo dieci minuti. Qualcuno mi uccida. C'è mai stato qualcuno che è morto di paura? Forse è meglio che mi distragga.

–Hai qualcosa da fare? Mi sto annoiando.

–Che ne dici di Venti Domande?

Odio quel gioco. Scava troppo a fondo ed io sono un tipo piuttosto introverso. D'altra parte, ignorandone il perché, non mi preoccupa giocare a Venti Domande con Liam. Quindi annuisco e lascio che lui cominci.

–Hai mai bevuto?

–No. E tu?

–No, io non bevo.

–Sei mai stata in America?

–Sì. Abbiamo dei parenti lì. E tu? Sei mai uscito dall'Inghilterra?

–Una volta, per andare in Irlanda. Hai mai fatto qualcosa di stupido?

–Qualcosa? Tanto per cominciare sono entrata da sola in questo ascensore, nonostante io abbia una terribile paura degli ascensori. La lista è davvero lunga. Hai qualche rimorso?

–Qualcuno: vorrei aver dato di più ed aver preso meno, aver agito diversamente ed aver aiutato più spesso. La tua canzone preferita?

–You Found Me di The Fray: quella canzone ha rubato la mia anima per sempre. La tua?

–Non sono in grado di scegliere una canzone preferita: sono troppe quelle che mi vagano per la testa.

–Boy band preferita?

–Gli NSYNC. La tua?

–Non lo so… I Take That, credo. Suoni qualcosa?

–Un po' di chitarra, un po' di piano, tu?

–La chitarra. So che può sembrarti strano, ma ti piacciono i biscotti?

–Certo che sì.

–Nella mia famiglia i biscotti non piacciono a nessuno e questo mi manda fuori di testa. Non ce ne sono mai in casa.

–Hai fratelli o sorelle?

–Un fratello, è più grande di me. Tu?

–Due sorelle.

–Se fosti un cibo, cosa saresti?

–Una torta di compleanno.

–Perché?

–Passerebbe un anno prima che qualcuno mi mangi.

–Credo di non averla capita.

–Nessun problema, tanto è l'ora della mia domanda. Non puoi vivere senza?

–Libri. E tu?

–Il mio amico Niall.

–Oh.

–Vediamo, il tuo giorno preferito dell'anno?

–Banale! Il mio compleanno!

–A che età hai dato il tuo primo bacio?

–Non stiamo entrando un po' troppo nel privato, signor Payne?

–Ha appena sprecato una domanda, signorina Pike. Ora risponda.

–17 anni.

–Oh.

–Numero di telefono?

Continuiamo così per molto molto tempo, ignorando i minuti che passano e il limite ormai superato delle venti domande. 

Con Liam ho stranamente rimosso gran parte del mio terrore di precipitare insieme a questo ascensore. Quel ragazzo ha come un potere curativo su di me: mi ricorda un po' l'orsacchiotto che portavo sempre in giro da bambina e che mi dava sicurezza proteggendomi con le sue forti braccia di peluche.

Quando controllo l'orologio mi accorgo che è ormai pomeriggio inoltrato, il mio stomaco brontola inesorabile e di cibo nel mio zaino non c'è neanche l'ombra.

–Prendine un po'.

Liam mi porge un generoso pezzo di sandwich al tacchino, prima di riprendere a sommergermi di domande sul passato, il presente, il futuro ed io faccio lo stesso con lui, fermandomi solo per dare piccoli morsi al panino.

Non so quando, mi addormento sulla spalla di Liam: sento la sua presenza vicina, il suo respiro regolare che mi scuote i capelli, il battito del suo cuore vicino al mio orecchio.

Ci trovano così, mezzi addormentati, quando verso le dieci di sera le porte dell'ascensore si aprono e scroscia un applauso da una folla di persone preoccupate. Liam mi scuote leggermente e mi aiuta ad alzarmi. Sappiamo entrambi che quello è il momento dei saluti, ma cosa dire ad un perfetto sconosciuto che sa quasi tutto di te?

–Mi dispiace per la tua giornata di shopping.

–Nah, nessun problema. Mi dispiace per il tuo appuntamento.

–Non mi preoccupo tanto, non mi interessa più quella ragazza.

Mentre Charlotte ed Amy, che erano rimaste tutto il giorno nel centro commerciale ad aspettarmi, mi sommergono di domande, io continuo a torturare il telefono nella tasca destra dei pantaloni, aspettando chissà cosa.

Alle dieci e mezza arriva un messaggio da Liam: hai mai avuto un animale domestico?

Era questo quello che aspettavo: un messaggio che significava che qualcuno teneva a me e che non era fuggito davanti ai miei problemi. Un messaggio che significava possibilità.

 

Lo chiamerò "tentativo di fan fiction", mi sembra un nome efficace.
Che ne pensate? Momenti di nullafacenza e la necessità di scrivere di Liam si sono incrociati per formare questa cosa.
Grazie per aver letto e grazie in anticipo se recensirete.
Vado ad affogare i miei pensieri nella musica.
A presto,
WaitForIt

  
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