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Autore: Isabriel    21/06/2012    3 recensioni
Fan Fiction sul XIII Apostolo un po' "sopra le righe" scritta da due fans nel tentativo di colmare il vuoto che questa serie ha lasciato con la sua "fine".
E' stata scritta immaginando perchè Claudia abbia chiesto alla sua segretaria di annullare tutti gli
appuntamenti della settimana
Insomma,nessuno di voi moriva dalla voglia di chiedere a Claudia PERCHE'?!
La storia,dopo i primi tre capitoli si evolverà in un modo completamente diverso,buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era ormai arrivato settembre, il caldo torrido di agosto che aveva reso le ricerche di Serventi ancora più impegnative, se n’era ormai quasi andato, per lasciare spazio a giornate più fresche.

Claudia finalmente non era più costretta a vivere segregata nell’appartamento che Gabriel le aveva  preso in affitto per proteggerla. Era inutile continuare a nascondersi lì, tutti ormai sapevano dove si trovava…così  dopo aver fatto molte pressioni su Gabriel, e grazie anche all’aiuto di Alonso, era riuscita a convincerlo a farla tornare a casa sua e a farle riprendere il suo lavoro.

Finalmente aveva riacquistato la sua libertà, poteva sentirsi libera di uscire di casa, fare delle passeggiate…ogni tanto si incontrava con Giulia e passavano interi pomeriggi insieme a parlare. Anche il lavoro, non le era mai mancato così tanto.

Se non fosse stato per Serventi ancora a piede libero e Gabriel costretto in congregazione, sarebbe stato davvero tutto perfetto.

Serventi, ecco lui…chissà dove si nascondeva?!Tutto il tempo passato a cercarlo, tutte le volte che erano arrivati vicini a catturarlo, per un motivo e per l’altro gli era sfuggito…ormai era diventata quasi un abitudine questa attitudine che aveva preso prepotentemente parte della loro vita, bloccandoli in situazioni delle quali non volevano più fare parte già da un po’.

L’ultimo appuntamento della giornata era concluso, Claudia chiude l’agenda e con lei chiude anche i suoi pensieri in un angolino remoto della sua mente, speranzosa che non si sarebbero più fatti vivi se non per sempre, almeno per il resto della giornata.

 

Serventi in realtà non se n’era mai andato, è sempre rimasto li a Roma, questa volta era più vicino a loro di quanto non si immaginassero. Dallo scantinato di una villetta arrivavano dei tonfi pesanti.

“NON E’ POSSIBILEEEE!”

Serventi era in piedi, e a quanto sembrava  aveva ripreso buona parte delle sue forze o almeno, ne aveva recuperate abbastanza per poter muoversi da solo e arrabbiarsi. Sembrava che la rabbia che provava lo portasse a diventare più forte di giorno in giorno.

Esther entra nella stanza allarmata.

Esther: “Cosa succede?”

Serventi: “Le analisi del sangue che avevamo fatto tempo fa alla dottoressa Munari, dove sono?” Esther: “E’ tutto catalogato nei quaderni su quello scaffale…ho preso tutto…e non pensavo servissero ancora a qualcosa, non avevamo risolto il problema?”

Serventi: “Problema? Risolto? Qui non stiamo risolvendo più niente! Sono rimasto da solo e anche tu ti stai rivelando essere una palla al piede! Lì in mezzo non c’è nulla di quello che mi serve!”

Esther: “Ma…”

Serventi: “No, nessun ma! Ho un compito da portare a termine e non ammetterò che nessuno mi metta i bastoni tra le ruote, non questa volta!”

Esther: “Cosa vuole che faccia?”

Serventi: “E’ ovvio che le analisi sono ancora nello studio di Gaslini, o da qualche altra parte a casa sua…vuoi riacquistare la mia fiducia? Trovale e portamele…non mi sembra un compito tanto difficile…o sbaglio?”

Serventi sposta lo sguardo su Esther, la guarda dritta negli occhi. Esther si sente ferita nell’orgoglio, ha passato tutta la sua vita ad obbedire agli ordini che Serventi le dava e mai una volta era riuscita a strappargli di bocca un complimento. E questo le faceva male, anche se mostrava sempre quell’aria da dura. Serventi l’aveva cresciuta, l’aveva accolta nella sua casa quando era una ragazzina e viveva per strada. Se non ci fosse stato lui a salvarla, probabilmente ora, non sarebbe nemmeno più stata viva…e nonostante la gratitudine che provava nei suoi confronti, la feriva pensare che per lui lei non contasse niente, che in tutti quegli anni l’aveva solo usata, quando lui per lei era diventato un punto di riferimento. No, lei non era mai stata una persona emotiva e non sarebbero state di certo le critiche di Serventi a ferirla, avrebbe incassato il colpo un’altra volta, un colpo che avrebbe rafforzato ancora di più la sua corazza che la isolava dal mondo e che la rendeva così fredda e quasi priva di sentimenti. Le emozioni giuste che le servivano per portare a termine gli sporchi lavori che le assegnava Serventi.

 

 

**

 

Gabriel è nel suo studio a compilare qualche documento e a revisionare le ricerche condotte dai due nuovi collaboratori.

A un tratto qualcuno bussa alla porta.

Isaia: “Mi cercavi?”

Gabriel: “Si, senti hai novità?”

Isaia: “Nessuna, purtroppo. Ti stavo per fare la stessa domanda.”

Gabriel: “Non possiamo andare avanti alla cieca. Ci servono prove sicure e alla svelta.

Isaia: “Si, ma non è che se andiamo di fretta risolviamo il problema. Anzi, per la foga di arrivare a una conclusione potremmo anche rovinare tutti quei pochi risultati che abbiamo avuto...”

Gabriel: “Ma se andiamo avanti così non risolveremo mai nulla...”

Isaia: “Che pessimista...”

Gabriel: “Non è che pensi a molte cose positive ultimamente..."

Isaia: “Invece lo troveremo e tutto quanto sarà solo un brutto ricordo...”

Gabriel: “Ma fino a quel momento vivremo in un incubo...e io sono stanco.”

Isaia: “Da quanto tempo sei qua?”

Gabriel: “...ieri.”

Isaia: “Ieri?...cioè non sei andato a casa?”

Gabriel: “Avevo del lavoro da sbrigare...”

Isaia: “...Senti, se ti cercano devo dire che non ti ho visto o che sei malato?”

Gabriel: “Isaia, non posso sparire un giorno si e uno no...”

Isaia: “Esci, fatti un giro, vai dove vuoi. Stacca un po' da questa cosa, non è stando qui a pensarci sopra che risolveremo questa cosa.”

Poi Isaia si alza, si avvicina alla porta ed esce.

Gabriel rimane qualche minuto a pensare, poi sistema gli appunti, li impila, chiude i libri, prende le chiavi della moto dalla tasca della giacca ed esce dalla studio.

 

**

 

Un'ora dopo.

 

Claudia sta uscendo dallo studio e si avvia verso casa. Passeggia tranquillamente per le vie del centro, passa nel primo supermercato che le capita sotto mano e compra qualche piatto pronto da tenere in casa visto che ultimamente non ha molto tempo per cucinare.

Volta l'angolo e cerca nella borsa le chiavi del portone.

 

Gabriel: “Non mi saluti più?”

Claudia: “Cavolo Gabriel, mi hai spaventata!!!”

Gabriel: “Ciao!” sorride

Claudia: “Ciao...non ti avevo visto!”

Gabriel: “Me ne sono accorto...”

Claudia: “Che ci fai qui? E' successo qualcosa?...”

Gabriel: “No no, tutto ok.”

Claudia: “Dai sali che preparo qualcosa da mangiare...”

Gabriel: “A dir la verità io pensavo a un'altra cosa...sei libera oggi?”

Claudia: “Si...perchè?”

Gabriel: “Prendi il casco. Ti va di venire con me alla villa?”

Claudia: “...sai, non è che mi vada...”

Gabriel rimane ammutolito.

Claudia: “Ma scherzo!!! Certo che vengo...prendi qua.”

Claudia lascia la busta con la spesa e sale a prendere il casco.

Gabriel: “Non vorrai portati questa roba?...”

Claudia: “Io ho fame, tu puoi anche non mangiare!” urlando per le scale.

Pochi minuti dopo scende. La borsa è stata sostituita da uno zaino, il casco appeso al braccio.

Apre lo zaino e ci infila la spesa.

Claudia: “Vedi?...E' così semplice.”

Gabriel ridendo.

Gabriel: “La tua semplicità mi spaventa.”

Claudia: “Non dovevamo andare?”

Si infilano i caschi e partono alla volta della villa.

 

**

 

Arrivano di fronte alla villa. Erano appena le sei di sera,ma le giornate avevano iniziato ad accorciarsi e il buio stava arrivando.

Claudia, ancora aggrappata alla schiena di Gabriel, alza la testa.

Gabriel si toglie il casco.

 

Gabriel: “Arrivati.”

Claudia scende dalla moto.

Claudia: “Fa freschino...”

Gabriel: “Hai freddo?...dai entriamo, accendo il camino.”

Claudia: “Mi piace questa cosa.” sorride.

Inizia a cadere qualche goccia di pioggia. In due entrano nella villa, Gabriel si avvicina alla finestra del salotto e ne spalanca le imposte. Claudia toglie dalla zaino il cibo.

Claudia: “Dici che il forno funziona?”

Gabriel: “Se non mi sbaglio è elettrico e la luce c'è...”

Claudia: “Io ci provo.”

Gabriel: “Intanto accendo il camino...”

Claudia sparisce nell'enorme cucina adiacente alla sala. Gabriel scende in cantina a recuperare della legna da ardere. Torna al piano superiore e si mette all'opera con il fuoco. Nel giro di qualche minuto un bel fuocherello arde nel camino e Gabriel lo fissa perdendo i suoi pensieri in quelle volute rosso arancio. Si siede sul tappeto di fronte al camino, la schiena appoggiata al divano.

Pochi minuti dopo torna Claudia con dei piatti in mano.

Claudia: “Come sei pensieroso.”

Gabriel distoglie lo sguardo dal fuoco.

Claudia: “Hai fame?...”

Gabriel: “.....”

Claudia: “Devi mangiare. Conoscendoti non hai toccato cibo da ore...”

Claudia gli porge un piatto.

Gabriel: “Grazie.”

Claudia: “Spero che ti piaccia...”

Passano alcuni attimi, i due mangiano ma non dicono nulla.

Claudia: “A cosa stai pensando?...”

Gabriel: “Nulla...solo pensieri, così...”

Claudia: “Parlamene...”

Gabriel: “Pensavo a per quale motivo quella notte mi sono svegliato e ho cercato mia madre...”

 

Claudia continua a mangiare, non dice nulla per non far pesare la cosa a Gabriel. E' una delle poche

volte che lui si apre con lei sul suo passato e non vuole rovinare questo momento.

 

Gabriel: “Pensavo che se quella notte non mi fossi svegliato non sarebbe successo nulla. Non so se sarebbe stato meglio o peggio...forse non sarei quello che sono diventato...”

Claudia: “E forse non ci saremmo mai incontrati...” sussurra. Non riesce a resistere, doveva dire questa cosa, la pensava dall'inizio. Da quando Gabriel aveva iniziato a parlare.

Gabriel lascia il suo piatto semi vuoto sul piccolo tavolino vicino al divano e si avvicina a Claudia.

Gabriel: “Non lo devi neanche pensare...”

 

Claudia gli passa una mano sul volto. Si guardano negli occhi per alcuni secondi che a loro sembrano interminabili. Lei si perde negli occhi azzurri di lui, lui si perde degli occhi nocciola di lei. Si avvicinano sempre di più e un tenero bacio li avvolge per poi diventare sempre più travolgente.

Gabriel le passa una mano sulla schiena e la stringe. Claudia gli accarezza i capelli che, alla luce calda del camino, sembrano ancora più rossi.

 

Claudia: “...Gabriel...”

 

Camminarono insieme fino al divano e insieme si spogliarono lentamente a vicenda; era accaduto solo una volta in passato, ma Gabriel era convinto che non ci sarebbe mai stato un momento migliore di quello per andare fino in fondo. Qualsiasi cosa sarebbe successa alla fine della loro guerra contro Serventi, quella sarebbe rimasta la loro notte perfetta.

 

Si presero tutto il tempo necessario, Gabriel passa una mano sulla spalla di lei per sfilarle il cardigan. Claudia sposta la testa di lato per lasciare che lui le baci il collo, poi la spalla. Intanto lei gli sbottona la camicia.

Gabriel incespicò nella chiusura del reggiseno di Claudia, rise della sua goffaggine, senza però sentirsi davvero imbranato, mentre le mani di lei accorrevano ad aiutarlo e soffocavano le scuse tra un bacio e una carezza.

 

Gabriel: “Ti amo...”

 

Claudia gli prende il volto fra le mani.

 

Gabriel: “Ti ripeterei queste parole all' infinito...” sussurra.

 

Nessun'altra frase è più bella di questa per Claudia. Non le interessa se quello che stanno facendo è sbagliato, si amano è questo quello che conta.

 

Un altro bacio lungo e appassionato li avvolge.

 

Nel giro di pochi minuti si ritrovano nudi, una nelle braccia dell'altro, distesi sul tappeto di fronte al caminetto acceso. Solo loro due e il rumore della pioggia che cade.

Il corpo di Claudia aderiva alla perfezione a quello di Gabriel, la mano di lui sembrava creata apposta per stringere quella di lei…in quel preciso istante, non provavano  alcuna vergogna nei baci affannati che si stavano scambiando.

 

Con la mano le accarezza dolcemente i seni, poi con dei piccoli baci scende dal collo fino al ventre piatto di lei. Non ha più l'insicurezza della scorsa volta. E' più deciso, sicuro, dolce...

 

Lasciò che Gabriel affondasse le dita nelle sue spalle, che la spingesse sotto di lui per dedicarsi cautamente alla scoperta del suo corpo. Tracciò umidi sentieri con la punta della lingua, fremette con lui nello stringere, accarezzare e baciare ogni centimetro della sua pelle bianca, nel coccolare ogni curva del suo corpo.

A un certo punto non riuscirono più a trattenere l'avidità dei loro baci, né l'urgenza delle loro dita: senza rendersene conto si trovarono a desiderare di più, a volerne ancora.

Claudia inarca leggermente la schiena per attirarlo più vicino a se. I due stretti, arsi dalla stessa passione, lei che trema fra le sue braccia. In ogni gesto, in ogni spinta, in ogni gemito, gridarono l'uno all'altro l'amore che provavano in quel momento. E quando tutto giunse al termine, non fu davvero finito.

Stremati si abbracciano, i loro volti vicinissimi, le fronti che si toccano, poi lei si appoggia al petto di lui. Gabriel allunga un braccio e recupera dal divano una coperta.

Non c'erano parole, non c'erano promesse, non c'erano eterne dichiarazioni d'amore: era il loro momento perfetto, non potevano sprecare il fiato con giuramenti che non erano certi di poter mantenere.

 Si avvolgono stretti e si addormentano riscaldati dal fuoco.

 

                                                                                             **

 

Gaslini era seduto sulla poltrona del salotto di casa sua, leggeva un libro che sembrava aver catturato completamente la sua attenzione.

Era così immerso nella sua lettura tanto da non essersi accorto che in casa sua c’era qualcuno.

Qualcuno che era entrato poco prima che lui rientrasse e che aveva aspettato rannicchiato nell’ombra il momento opportuno per agire.

Serventi non le aveva ordinato di uccidere Gaslini, almeno non esplicitamente…sapeva che se avesse portato a termine la missione che aveva precedentemente fallito, forse Serventi si sarebbe ricreduto sulle dure parole che le aveva urlato quella mattina.

Doveva farlo, era pronta e questa volta nessuno si sarebbe messo tra lei e la sua vittima.

 

Gaslini alza all’improvviso la testa ,si era accorto che c’era qualcosa che non andava.

Un attimo, un ombra si muove sulla parete, il tempo di localizzare l’intruso che quello gli si era già avventato addosso.

Passarono pochi secondi, la donna con un colpo secco infilò la lama del pugnale dritta nel cuore del dottore che ansante la guardò in volto e negli ultimi istanti che gli rimasero prima della morte, poté vedere il ghigno di soddisfazione sul volto della donna.

   
 
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