Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: LaniePaciock    21/06/2012    8 recensioni
Rick e Kate finalmente c’è l’hanno fatta, ma a che prezzo? Le dimissioni, la rottura tra Esposito e Ryan… Kate pensava di smettere, di essere in salvo, ma se venisse assassinato Smith? Se fosse di nuovo in pericolo? Ma soprattutto, cosa succederebbe se l’uomo misterioso di nome Smith non fosse stato l’unico a ricevere i fascicoli sul caso Beckett da Montgomery?
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Rick's dad'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cap.8 Il piano C

“Signor Kastor, sono il detective Beckett” disse decisa la donna entrando nella sala interrogatori. “Mi hanno detto che vuole parlare con me” continuò andandosi a sedere di fronte all’uomo e lanciando contemporaneamente uno sguardo a Castle che era entrato appena dietro di lei e stava chiudendo la porta.
“È così infatti” replicò l’uomo tranquillo e con un piccolo sorriso, mentre lo scrittore prendeva posto vicino alla detective. Kastor era rilassato, comodamente seduto a gambe incrociate e mani giunte sulla pancia. Sembrava che non si fosse mai mosso da quando Castle era uscito da quella stanza qualche ora prima. “Per prima cosa però, anche se le sembrerò indiscreto, volevo chiederle come sta.” Kate si prese qualche secondo per rispondere, approfittandone per studiare l’uomo. Quando Kastor aveva sparato a Cole Maddox, l’unica cosa che era riuscita a notare erano gli occhi. Per un momento aveva quasi pensato fosse Rick, ma la ragione l’aveva subito avvertita che lo scrittore stava arrivando esattamente dalla parte opposta a dove era l’uomo. Aveva visto la foto che Esposito aveva appeso alla lavagna, ma nulla equivaleva al confronto faccia a faccia. I suoi occhi… Si soffermò qualche attimo su quelli. Gli occhi di Kastor erano di un blu quasi identico a quello dello scrittore, seppure poco più scuro. Come già aveva notato in precedenza Castle, anche Beckett constatò che l’uomo aveva l’aria del grande affascinatore. Inoltre era lì dalla sera precedente eppure non sembrava per niente stanco. Non aveva occhiaie ed era in perfetto ordine. Non si era neppure tolto la giacca. La donna si morse il labbro inferiore.
“Se posso rispondere bene, direi che è merito suo. Devo ringraziarla” rispose alla fine Beckett riconoscente. “Mi ha salvato la vita.” In quel momento, Kate si sentì a sua volta studiata dall’uomo. Sembrava un bambino particolarmente curioso di vedere come funzionava un giocattolo. Lo vide quindi soffermarsi, con la testa leggermente piegata di lato, sui due tagli visibili che aveva sulla faccia, una alla guancia e uno alla tempia, e sul livido all’occhio. Aggrottò per un momento le sopracciglia.
“Non c’è di che detective. Anche se forse sarebbe stato meglio arrivare con qualche secondo di anticipo. Inizio ad avere una certa età, ma detesto che siano colpa della mia lentezza quegli sfregi che ora deturpano la sua straordinaria bellezza” ribatté l’uomo con aria sinceramente mortificata. La detective sentì Castle accanto a sé fare un mezzo sbuffo ironico. Kastor si girò a guardarlo con un sopracciglio alzato.
“Avrà anche una certa età signor Kastor, se questo è davvero il suo nome…” intervenne lo scrittore sarcastico. A quell’affermazione, l’uomo fece un sorrisetto che non passò inosservato alla detective. “…ma ha ancora una mira niente male. Ha colpito Maddox in pieno petto, da diversi metri di distanza e con scarsa luce. Non è propriamente una cosa da niente.” Kastor si prese un paio di secondi prima di rispondere. Appoggiò i gomiti ai braccioli della sedia e unì le mani davanti al viso. Il sorrisetto non gli era scomparso dal volto.
“Che posso dire, signor Castle, sono un fan dei tiro a segno dei Luna Park” replicò poi allargando per un momento le mani come a dire ‘mi ha scoperto’. Rick sbuffò di nuovo, scocciato per la palese presa in giro.
“Signor Kastor” lo chiamò Beckett per riprendere l’attenzione su di sé. Kastor tornò a guardarla con un sorriso affabile sulle labbra, diverso da quello divertito che aveva mantenuto fino a un secondo prima con lo scrittore. “Doveva parlare con me. Cosa voleva dirmi?” A quel punto l’uomo si fece serio, prese un respiro profondo e annuì piano.
“Giusto. Mi perdoni detective, ma starei volentieri a chiacchierare per ore e a volte perdo la cognizione del tempo. Lei però ovviamente ha altro da fare, quindi vedrò di farla breve…” In quel momento si fermò e alzò gli occhi sullo specchio davanti a lui e dietro di loro. “Immagino ci siano i detective Esposito e Ryan, oltre forse al capitano Gates, dall’altra parte vista l’importanza del caso” disse facendo un cenno alla sua immagine riflessa. Non sembrava arrabbiato. Solo curioso. Beckett scambiò un breve sguardo con lo scrittore. Era sorpresa che sapesse chi li osservava e insieme preoccupata che avesse cambiato idea riguardo al parlare. Ricordava che Kastor avesse chiesto di parlare con lei, ma di solito quando la gente entrava in quella stanza tendeva a dimenticare che poteva essere vista da fuori. Ma non Kastor. È uno abituato ad avere tutto sotto controllo… pensò Kate, appuntandosi quel particolare. Quindi si morse il labbro inferiore.
“Se anche fosse, è un problema per lei?” domandò infine nervosa. Il sorriso tornò sul volto di Kastor.
“Mia cara detective, se non è un problema per lei, allora non è un problema neppure per me! Ma devo avvertirla. I suoi colleghi conoscono la…  diciamo la sua storia recente?” Kate aggrottò le sopracciglia, perplessa, cercando di capire cosa intendesse.
“La mia storia recente?” domandò la donna. Kastor si passò una mano sul mento, cercando le parole migliori per farsi capire.
“Diciamo che a quanto ne so, detective Beckett, lei non ha mai detto a nessuno, se non a poche persone, quello che successe realmente quella notte…” aggiunse cautamente dopo qualche secondo. Kate non riuscì a dare un senso alla frase finché Rick accanto a lei non scattò in piedi all’improvviso.
“Come fa a sapere di quella notte?? Come fa a sapere che Montgomery è morto per salvarla??” domandò ostile e con tono rabbioso, le mani ben poggiate sul tavolo, il busto inclinato in avanti, la mascella serrata, lo sguardo determinato inchiodato negli occhi dell’uomo davanti a loro. “Come fa a sapere di quella notte??” ripeté ancora a voce più alta e sporgendosi ancora di più verso di lui, quasi volesse assalirlo. Kastor lo guardava impassibile. Kate era immobile, la bocca semiaperta, troppo sconcertata per reagire.
“Lo so, come so anche che non ha mai raccontato a nessuno la storia di Montgomery se non a lei e ai suoi due colleghi” rispose atono, ma con un leggero accento di sfida. “Lo so, come so che fino a pochi giorni fa c’erano solo due persone che sapevano dell’uomo che la chiamava al telefono. Lo so, come so che la detective aveva chiesto di dimettersi, anche se la sua domanda di licenziamento non è mai stata mandata. So questo e molto altro.” Lo sguardo dello scrittore ora era stupefatto quanto quello della detective. Gli occhi di Kastor tornarono su Kate.
“Lei come…” iniziò la donna quando riuscì a riprendersi appena, ma non riuscì a continuare. Si sentiva spiata, violata. Come diavolo fa a sapere queste cose? Gli occhi di Kastor si addolcirono.
“Non sei mai sola Kate. Non lo sei mai stata” replicò l’uomo piano, intuendo la sua silenziosa domanda. Kate aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. Rick era ancora in piedi di fianco a lei, teso.
“Ma lei chi diavolo è?” chiese dopo qualche secondo di silenzio Castle. Kastor gli sorrise complice.
“Sono il piano C” rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo. Beckett e Castle si scambiarono uno sguardo confuso. Lo scrittore era ancora in piedi e sembrava indeciso su cosa fare. Si era calmato, ma sarebbe bastato poco per farlo scoppiare di nuovo in quel momento. La detective invece decise di dar corda all’uomo.
“Sanno tutto” disse dopo qualche secondo. Non ebbe bisogno di dire che si riferiva a Ryan, Esposito e alla Gates prima nominati. Kastor infatti la guardò stupito per un momento, ma poi le sorrise e le fece un breve inchino con la testa.
“Mi congratulo con lei allora detective. Montgomery sarebbe stato fiero di lei” ribatté con tono sincero e ammirato. “Ah, e complimenti anche per voi due!” esclamò quindi con tono allegro facendole l’occhiolino, come se nulla fosse successo. Castle continuava a guardare alternativamente la sua musa e l’uomo davanti a loro, combattuto. Chi diavolo era quell’uomo davvero? Come sapeva queste cose su di loro?
“Pensa di dirmi come fa a sapere queste cose sul mio conto e su quello dei miei amici signor Kastor?” chiese Beckett per entrambi, vedendo negli occhi di Rick la stessa domanda che aveva in testa lei. Era ancora stupita e ora anche scocciata per quella invasione della sua vita. Voleva delle risposte. Ma se voleva far parlare Kastor, se voleva avere una minima possibilità di fare un passo avanti nel caso di sua madre, allora doveva rimanere calma e farlo parlare. Kastor fece un sorrisetto ironico.
“Forse” rispose. “Nel frattempo, visto che sembra non ci siano più i problemi che credevo, che ne dice se parliamo un po’ del perché sono qui?”
“Perché è qui??” domandò Castle stupito, ancora in piedi. “Ha sparato a un uomo, per quanto assassino!” Kastor ridacchiò.
“Richard se avessi voluto, tu nemmeno mi avresti visto ieri sera” rispose con tono divertito. Rick lo guardò stranito, la bocca aperta, le sopracciglia aggrottate. Poi Kastor tornò un po’ più serio e si rivolse di nuovo a Kate. I suoi occhi blu si fissarono in quelli di lei. “Detective se sono ancora qui è solo perché ho delle cose da dirle. Altri prima di me l’hanno tenuta all’oscuro credendo di mantenerla al sicuro. Ora sono rimasto solo io. E non posso più permettermi di lasciarla al buio.” La donna rimase a guardarlo per qualche secondo, ancora confusa, studiandolo. Poi annuì. Quando vide quel gesto, Rick fece un respiro per calmarsi e si risedette, le mani strette a pugno sulle gambe. Aveva ancora il viso contratto e gli occhi fissi su Kastor. Non si fidava ancora completamente di lui, soprattutto ora che aveva saputo che li spiava da chissà quanto tempo. Era così concentrato sull’uomo che quasi non si accorse del tocco leggero sulla sua mano serrata. Abbassò lo sguardo e vide una mano della donna sulla sua. Si voltò verso di lei. Kate lo guardava con aria di supplica. Calmati Rick. Sentiamo cosa ha da dire… sembrava dichiarare il suo sguardo. Non resistette. Fece un altro respiro profondo e si calmò del tutto. Strinse appena la mano della donna prima di lasciarla andare. Quando si girarono verso Kastor, l’uomo li stava guardando con un leggero sorriso. Kate si sentì in imbarazzo e arrossì appena.
“Quindi cosa vuole dirmi? L’ascolto” ripeté cercando di coprire l’imbarazzo. Kastor annuì. Poi cominciò.
“Beh, immagino che il signor Castle qui presente le abbia già comunicato qualcosa della nostra ultima conversazione, ma spero non me ne voglia se ne ripeterò una parte…” rispose sporgendosi in avanti sul tavolo verso i due. “Lei non è più al sicuro detective.” Il tono serio e lo sguardo profondo dell’uomo le fecero passare un brivido lungo la schiena.
“Sì, mi è stato comunicato…” replicò dopo qualche secondo con tono di voce incerto, scambiando uno sguardo con Rick. Negli occhi dello scrittore poteva leggere chiaramente la preoccupazione nel sentire di nuovo quella frase. “Quello che non capisco è: lei come fa a saperlo? Deve raccontarmi tutta la storia” chiese un’altra volta, sperando che gli rispondesse, magari in un momento di distrazione. Ma Kastor fece un mezzo sorriso.
“Detective io le racconterò parte della storia. Ma sarà più che sufficiente, non si preoccupi” ribatté l’uomo. Beckett si morse il labbro inferiore, indecisa se concedergli o meno per il momento di darle solo un pezzo del puzzle. Alla fine annuì e fece un gesto con la mano che gli indicava di proseguire. Lo avrebbe spremuto in seguito. Per il momento era meglio lasciarlo parlare e vedere che aveva da dire. Kastor annuì a sua volta e si risistemò comodo sulla sedia, schiena alla spalliera, gambe incrociate e mani sullo stomaco. “Come ho già detto in precedenza al signor Castle, io sono, anzi purtroppo dovrei dire ero, un amico di Montgomery” aprì il discorso l’uomo con un velo di tristezza. “Ora non è importante come l’abbia conosciuto. I fatti che ci riguardano al momento risalgono a circa un anno fa. Subito dopo il funerale di Roy, io e Jonathan abbiamo ricevuto un pacco molto particolare. Nel caso non lo sappiate ancora, conosco Jonathan Smith. Quando sono entrato ho purtroppo notato che non è più fra noi e che non se ne è andato nel migliore dei modi…” dichiarò con tono sconsolato, facendo un piccolo cenno alla porta. Beckett comprese che doveva aver visto le foto delle torture di Smith appese alla lavagna bianca.
“Conosceva bene il signor Smith?” domandò la detective approfittando di un momento di silenzio dell’uomo. “Sappiamo che vi sentivate spesso.” Kastor annuì.
“Più precisamente ogni due giorni. Ma anche questo riguarda la nostra storia, se ha un po’ di pazienza nell’ascoltare il racconto di un vecchio” rispose con un mezzo sorriso. Poi tornò serio. “E sì, conoscevo bene Jonathan Smith. Era un grande uomo oltre che un ottimo medico” continuò. Si perse per qualche secondo nei suoi pensieri, lo sguardo fisso nel vuoto. Poi scosse appena la testa. “Questo però non riguarda direttamente la nostra storia. Torniamo a noi. Io e Jonathan quindi ricevemmo due pacchi uguali, giusto il giorno del funerale di Roy. Jonathan lo aprì subito. Io ero fuori città, quando mi fu recapitato, quindi seppi del plico con qualche giorno di ritardo. All’interno c’erano dei documenti. Molti e importanti documenti che se divulgati avrebbero scatenato un putiferio.” Nonostante l’arrabbiatura precedente, ora Beckett e Castle pendevano letteralmente dalle labbra dell’uomo. La voce dell’uomo, calda e profonda, metteva sicurezza e al contempo soggezione. Sembrava un nonno che spiega ai suoi nipoti la storia dell’uomo nero. Affascinava e faceva paura nello stesso tempo. “Insieme a questo pacco c’era anche un piccolo appunto di Roy. Ci metteva in guardia dal fatto che solo noi eravamo in possesso di quei documenti e ci spiegava che dovevamo nasconderli, tenerli al sicuro. E ci chiedeva anche di fare di tutto per proteggere lei detective. Lei e la sua stessa famiglia per quanto ormai fosse fuori pericolo. La signora Montgomery e i suoi figli non sapevano niente e non avrebbe portato alcun giovamento far loro del male. Era lei il problema detective, poiché Roy sapeva che non si sarebbe fermata facilmente.” Lo sguardo di Kate scivolò per un momento sullo scrittore. Nonostante all’inizio fosse scettico, ora Rick era piegato in avanti sul tavolo verso Kastor, attento alle sue parole. La donna sorrise leggermente. Roy aveva ragione… Sapeva che non mi sarei arresa se fosse spuntato fuori anche solo un piccolo indizio sull’omicidio di mia madre. Eppure non poteva sapere che la stessa causa, la stessa persona, che mi ha dato la forza per andare avanti è la stessa che mi ha definitivamente frenato per la prima volta e che mi ha fatto tornare a vivere… O forse sì? Rick dovette accorgersi dello sguardo della donna su di sé perché si girò a guardarla. Le sorrise appena. Tutto bene? chiedevano i suoi occhi. La detective annuì e tornò a concentrarsi su Kastor. L’uomo la stava fissando. I suoi profondi occhi blu sembravano volerle leggere dentro. Poi Kastor distolse lo sguardo e continuò a parlare. “Senza che io sapessi nulla, perché come vi ho già detto ancora non avevo visto il pacco, Jonathan chiamò il così detto ‘drago’ il giorno stesso del funerale di Roy. Fu una fortuna che Maddox avesse sbagliato mira, seppure di poco. Appena riuscii a contattare il mio amico, mi spiegò ciò che aveva fatto. Io non ero molto d’accordo, ma al momento non potevo fare più nulla e mi fidai di lui. Ci accordammo per sentirci una volta ogni due giorni, in modo da essere sempre sicuri che l’altro stesse bene. Per questo le chiamate frequenti. Inoltre mi disse che avrebbe appurato lui per il momento la sua salute detective.”
“Quindi, quando l’ho incontrato in ospedale, Smith controllava già Kate” constatò Rick senza riuscire a trattenersi. L’uomo gli sorrise.
“Sì. Lui lavorava già in quel luogo. Venne sempre a dare un’occhiata a lei, detective, mentre era ancora incosciente. Smise di passare quando finalmente si riprese. Sarebbe stato poco saggio farsi vedere, ma d’altronde il suo ex-ragazzo era un medico, il patto era già stato stipulato e per almeno i tre mesi di convalescenza sarebbe rimasta lontano dal distretto. Per il momento era al sicuro” disse con un sospiro. Poi un pensiero gli attraversò la mente e ridacchiò. “Comunque Jonathan mi ha detto del breve incontro con lei signor Castle” aggiunse Kastor con tono più leggero e divertito rivolto allo scrittore. “Credo l’abbia vista rimettersi a posto i capelli poco prima di entrare nella stanza della detective con un bel mazzo di fiori. Mi disse che sembrava un ragazzino al primo appuntamento.” Rick tossicchiò imbarazzato, mentre Kate sorrise leggermente. L’uomo riassunse il tono serio dopo quella parentesi giocosa. “Tutto andò bene in quei tre mesi. Poi le cose si complicarono ancora una volta” disse portandosi nuovamente in avanti, appoggiando le mani giunte sul tavolo e alzando gli occhi sulla donna.
“Quando tentai di indagare sul cecchino” commentò Beckett con un sospiro. Kastor annuì gravemente. “Ci vedemmo costretti a correre ai ripari. Jonathan non sapeva come far rispettare il patto. Così gli proposi di chiamare lei, signor Castle” affermò con un gesto della mano per indicare lo scrittore. Rick sgranò gli occhi.
“Gli ha detto lei di chiamarmi?” mormorò a mezza voce, stupito. Kastor annuì e per un momento Kate fu sicura di aver visto un lampo di tenerezza nello sguardo dell’uomo.
“Sapevo che l’unico in grado di trovare un modo per fermare la qui presente detective Beckett dall’indagare sul caso di sua madre eri proprio tu, Richard. E infatti, per nostra fortuna, così è stato.” Rick si voltò verso la donna.
“Era in pericolo” replicò lo scrittore rivolto a Kastor, ma con gli occhi blu legati a quelli della sua musa. “Avrei fatto e farei ancora qualunque cosa per lei. Sempre.” Il viso di Kate si aprì in un sorriso e arrossì appena. Si morse il labbro inferiore, trattenendosi ancora una volta dall’alzarsi e baciarlo, dimenticando il resto del mondo. Quando tornarono a concentrarsi su Kastor, l’uomo aveva un sorriso sincero in volto, anche se gli occhi leggermente tristi.
“Non sapete quanto siete stati fortunati…” mormorò Kastor piano, più a sé stesso che ai due, abbassando gli occhi sul tavolo. Scosse però subito la testa e tornò al racconto, senza lasciare il tempo ai due di chiedere spiegazioni. “Allora, dove eravamo? Ah sì, lei che smette di indagare, detective, grazie all’intervento del signor Castle. Beh, per qualche tempo quindi il patto fu preservato. Questo fino al caso del sindaco Weldon.”
“Ma non c’entrava nulla il sindaco alla fine” replicò Beckett confusa. “Né con l’assassinio né con i soldi scomparsi.” Castle invece non aprì bocca. Rimase immobile. E fu proprio lo scrittore che l’uomo si girò a guardare.
“No, non c’entrava nulla, è vero” rispose continuando a fissare Rick, impassibile. “Però senza volerlo siete andati molto vicini a scoprire altro… Per fortuna Jonathan ebbe la lungimirante idea di proporre al signor Castle, durante un breve incontro, di indagare intorno al sindaco e non sul sindaco. Era vittima di una cospirazione, se vogliamo. Lui infatti era pulito.”
“Troppo pulito” commentò Castle amaramente, ricordando le parole che il sindaco stesso, suo amico, gli aveva detto quando quel caso era stato chiuso. Kastor annuì comprensivo.
“Hai incontrato Smith??” domandò Beckett incredula e con un lieve accenno di rabbia repressa. “Come hai fatto a non riconoscerlo prima??” Castle spostò lo sguardo su di lei e deglutì di fronte ai suoi occhi che iniziavano a lanciare fiamme.
“Ti… ti ricordi quando ti ho descritto l’uomo che mi contattava? Ti avevo detto che era una voce al telefono, un’ombra in un parcheggio. Era quello il caso. Ci incontrammo, ma lui rimase sempre nel buio e non abbiamo scambiato che poche parole. Se non l’avessi visto in ospedale, non l’avrei mai riconosciuto” spiegò velocemente lo scrittore. Kate fece un mezzo sbuffo, ma si calmò. Rick emise un lieve sospiro di sollievo. Kastor li guardava divertito.
“Siete davvero adorabili” commentò ridacchiando. “È un piacere rimanere ad ascoltarvi.” Kate sbuffò di nuovo. “Va bene, va bene, direi che è il caso di andare avanti…” aggiunse dopo qualche secondo l’uomo vedendo lo sguardo truce della detective. Raccolse per un secondo le idee e continuò. “Dopo il sindaco ci fu un altro lungo periodo di calma. Interrottosi circa quattordici giorni fa.” Kastor si rabbuiò appena nel ricordare. “Jonathan mi chiamò agitato, dicendomi che il drago aveva fatto un’altra mossa.”
“Stava tentando di far sparire qualunque riferimento che avrebbe potuto portare a lui attraverso Montgomery” affermò Beckett al suo posto. Kastor annuì gravemente.
“Non credo che rubare il computer fosse stata una mossa così saggia, ma evidentemente il drago stava iniziando a scocciarsi del patto. Jonathan non ne era convinto. Pensava di avere ancora abbastanza carte in mano da poter tenere le redini del gioco…” si fermò e fece un sospiro, voltando lo sguardo verso la porta chiusa. Beckett sapeva che stava pensando alle foto di Smith sulla lavagna. “Non sai quanto ti sbagliavi amico mio…” mormorò dolorosamente, negli occhi uno sguardo spento che fino a quel momento non avevano visto. Fu in quell’attimo che Kate vide l’uomo che si nascondeva sotto la maschera di spavalderia e fascino. Un uomo con le rughe in viso e settant’anni sulle spalle. Un uomo apparentemente solo in quanto a familiari e che nel giro di un anno aveva perso due cari amici. Un uomo che stava portando un fardello che prima portava insieme ad altri. Un fardello diventato forse troppo pesante per lui ora, per un solo uomo. Castle e Beckett rimasero per qualche secondo stupiti da quel cambiamento. Fino a quel momento Kastor aveva sprizzato vita, anche nei momenti più seri. Ora sembrava solamente un uomo che voleva lasciarsi andare. Non dissero nulla, aspettando pazientemente che facesse lui la prima mossa. Passò una decina di secondi prima che Kastor scuotesse la testa. Quando si girò verso di loro aveva gli occhi lucidi, ma stava tornado l’uomo con cui avevano parlato fino a quel momento. Sorrise appena, un po’ imbarazzato forse. “Scusatemi…” mormorò facendo un respiro profondo. Il sorriso tornò più largo sul suo volto, ma l’umido nei suoi occhi non era scomparso del tutto. “Scusate un povero vecchio. A volte l’età gioca brutti scherzi e rischi di emozionarti con niente” sostenne con quello che voleva essere uno sbuffo divertito.
“Non deve scusarsi” rispose Rick d’istinto. L’uomo si girò a guardarlo e le due paia di occhi blu si incontrarono per la prima volta senza scintille. “Non conosco la sua storia” continuò lo scrittore. “Ma ha appena perso un suo amico a poca distanza da un altro. Probabilmente è solo, quindi non ha nessuno con cui sfogarsi quando ne ha bisogno. Forse perché il suo lavoro non glielo permette o perché non vuole. In ogni caso non è una debolezza piangere per la morte dei propri cari.” L’uomo fece un piccolo cenno di ringraziamento con la testa.
“Me ne ricorderò” rispose ironico, ma entrambi sentirono il tono riconoscente mal nascosto che uscì con quelle parole. “Comunque dicevo… Jonathan mi chiamò e cercammo di trovare una soluzione. L’unica che ci venne in mente fu contattarla ancora una volta, signor Castle. Purtroppo credo sia stata proprio quella chiamata a mettere Maddox sulle sue tracce. Forse aveva messo qualche dispositivo di controllo sul suo cellulare, signor Castle, o aveva intercettato la telefonata. Cercavamo sempre di limitare al minimo i minuti di chiamata per evitare spiacevoli inconvenienti come questo, ma lei doveva impedire di nuovo che la detective ricominciasse a indagare.” Sospirò. “Mi rincresce dirlo, ma questa volta il drago fu più furbo di noi. Sapeva che lei, detective, non si sarebbe arresa stavolta. Era troppo vicina all’uomo che aveva tentato di ucciderla per anche solo pensare di fermarsi. Di fatti neanche il signor Castle è riuscito a bloccarla…” Rick e Kate si lanciarono uno sguardo triste. Ricordavano entrambi la litigata che era seguita alla supplica dello scrittore di lasciare il caso. “Maddox le tese una trappola” continuò Kastor in tono grave. “Se non la uccise quel giorno sul tetto, è solo perché ancora non sapeva l’ubicazione dei documenti per il suo padrone.” Lanciò un altro sguardo alla porta. Stavolta era rabbioso. “Deve essere riuscito a far confessare il luogo a Jonathan alla fine. Altrimenti non sarebbe un vostro caso adesso. Sarebbe ancora tra le persone scomparse.” Fece un sospiro profondo per calmarsi e tornò a guardare Beckett. “Quindi torniamo all’inizio della nostra storia, detective. Io sono il piano C, come ci piaceva dire scherzando. Sono l’ultima risorsa che doveva essere utilizzata dopo Roy e Jonathan. Non sentendo il mio amico, dopo due giorni mi precipitai qui e scoprii che era scomparso. Lo cercai a lungo, ma non riuscii a trovarlo purtroppo. Qualche tempo dopo sentii che era stato ritrovato un cadavere sotto un ponte. La sua foto girava in tv, poiché non se ne conosceva l’identità. Ma io la conoscevo. Sapevo quello che ne sarebbe conseguito e quello che avrebbe pensato il drago. Distrutti i documenti di Jonathan, nessuno avrebbe più potuto minacciarlo, quindi non rimaneva che ucciderla, detective. Arrivai alla stessa conclusione, così inizia a seguirla…” La donna sussultò a quelle parole e lo guardò male. “Era per la tua sicurezza Kate” aggiunse subito più dolcemente. “E mi sembra che abbia funzionato. Quando ho visto Maddox che ti attaccava, purtroppo ero un po’ lontano e, come ho già detto all’inizio della nostra chiacchierata, non sono più così giovane. Per fortuna sono arrivato comunque in tempo” concluse Kastor con un sospiro tornando ad appoggiarsi allo schienale della sedia. Sembrava sfinito da quel colloquio.
“Ma lei ha una copia di quei documenti…” disse cauta Beckett dopo qualche secondo. L’uomo annuì. La donna si morse il labbro inferiore. “Può… può mostrarmeli?” Kastor sorrise appena.
“Al momento sono in un luogo sicuro. Non le dirò ancora dove, non è pronta per questo…” Kate lo guardò incredula, la bocca semiaperta, le sopracciglia aggrottate.
“Che significa ‘Non sono pronta’??” domandò scioccata. Kastor fece un sospiro e si riappoggiò al tavolo con i gomiti, giungendo le mani all’altezza del viso.
“Kate, io sono in possesso di documenti di cui nessuno a parte me, nemmeno il drago, conosceva l’esistenza fino all’inizio di questa conversazione. Li ho tenuti al sicuro per un anno, in nome di ben più di una stretta amicizia…” dichiarò misterioso. “Non ho intenzione di vanificare la morte di due miei cari amici e di molte altre persone lungo gli anni solo per poi vederti andare a morire tra le fiamme del drago” continuò duro. “Non è questo il motivo per cui sono qui. Probabilmente ora ci sarà qualche giorno di quiete, prima che il drago riesca ad assoldare un altro assassino professionista. In fondo è il terzo che ha perso a causa tua, diretta o indiretta…” Fece un sospiro e tornò a guardarla in modo meno duro di prima. “Detective Beckett io conosco l’identità del drago. Ma non voglio che lei vada dritto difilato nelle sue fauci appena ne svelerò l’identità. Deve promettere che aspetterà il momento migliore per attaccare. Ora ha qualche alleato in più e ha me, una paio di cose da non sottovalutare e che il nostro comune nemico non si aspetta. Quindi ora sta a lei, detective…” Si fece più vicino e senza accorgersene anche Castle e Beckett si accostarono di più all’uomo. Sembravano dei cospiratori. Quando Kastor parlò, la sua voce era bassa e i suoi profondi occhi blu erano incatenati a quelli della donna. “Io so chi è il drago Kate… ma tu sei pronta a scoprirlo?”

-----------------------------------------
Xiao!! :D
All'alba di mezzanotte e mezza sono riuscita a finire e pubblicare questo capitolo! X) 
Questa volta era interamente dedicato alla conversazione tra i tre... Sinceramente pensavo sarebbe venuta più corta! XD Secondo l'idea originale del capitolo c'era un pezzo in più che ho dovuto togliere e che sarà nel prox capitolo causa lunghezza del testo! X)
Non scrivo altro perché sto dormendo un po' in piedi... Spero solo di aver fatto una discreta revisione... boh...
Vabbé ditemi che ne pensate!!! :D:D:D
Aspetto vostre recensioni!! :D
Notte! ;)
Lanie
ps: per come ho finito il capitolo, cito a mia difesa una di voi che mi ha recensito tempo fa... "Non ti uccido solo perché voglio sapere come va a finire!" XD
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: LaniePaciock