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Autore: Rosie Bongiovi    21/06/2012    4 recensioni
"Teneteli" disse, lasciando nelle loro mani un ciondolo. Un simbolo della loro amicizia, solida come una costruzione di acciaio, delicata come un castello di sabbia.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quel lungo abito bianco iniziava a sembrarle troppo stretto. Non si sentiva a suo agio; tutto le pareva fuori posto e inspiegabilmente sbagliato. Aveva la sensazione di non riuscire più a respirare. In quel momento ogni suo singolo pensiero avrebbe dovuto essere felice, ma qualcosa glielo impediva. 

Sapeva benissimo quale fosse la causa di quell'inquietudine, purtroppo lo sapeva perfettamente. 

"Richie.. Ho bisogno di Richie" mormorò Chelsea, sistemandosi il corpetto, costellato da perle e ricami. 

"Chelsea non so dove sia.. Credo che stia aspettando il tuo arrivo, come tutti.." rispose sua madre, mentre tentava di calmare la figlia e di sistemarle i capelli. Aveva organizzato tutto, meticolosamente; la sua unica figlia si sarebbe sposata e non ci sarebbe stato un giorno più importante di quello. La donna non riusciva a smettere di sorridere, soddisfatta di quel suo capolavoro che aveva messo al mondo più di vent'anni prima. 

Chelsea si alzò di scatto, iniziando a camminare avanti e indietro, dopo essersi liberata delle scarpe, insopportabilmente bianche, come l'insopportabile bellezza del vestito, come quei gioielli anch'essi insopportabilmente perfetti e quell'insopportabile pettinatura tirata, causa del suo mal di testa.

"Ho bisogno di lui" replicò, lasciandosi cadere sul letto, insopportabilmente soffice e comodo.

"Così si rovinerà tutto il vestito. Oh avanti tesoro.. La zia ha lavorato tanto per renderlo più che perfetto, che cosa c'è che non va? Richie lo potrai vedere più tardi, dopo la cerimonia, al ricevimento. Ora devi sorridere, fare le foto e essere bellissima. Coraggio!". 

Tentata dal rispondere con un secco "Mamma, finiscila", Chelsea tirò un lungo sospiro.

Era sul punto di scoppiare a piangere.  

"Richie non mi ha più rivolto la parola da quando gli ho detto delle nozze. Sto male, io ho bisogno di parlargli o non ci sarà nessun matrimonio, oggi". Reva, la madre di Chelsea, si passò una mano sulla fronte. Ormai, dopo tutto quel tempo, sapeva che di fronte al carattere della figlia bisognava arrendersi.

"Dammi un minuto" concluse, prima di lasciare la stanza. 

Chelsea si impegnò a tornare a respirare in maniera controllata. Il suo migliore amico, con quell'odioso silenzio, l'aveva riempita di dubbi, di perplessità, di paure, di insicurezze. Ogni sua convinzione era scomparsa; la sua opinione, quella di Richie, valeva mille volte più di quella del resto del pianeta. Senza la sua approvazione ed il suo appoggio, iniziava a domandarsi se stesse facendo la cosa giusta. E nella sua testa c'era una vocina, dello stesso timbro di quella di Richie, che le rispondeva sempre con un 'no' secco. Perché doveva complicarle così tanto la vita?

Si sentì bussare alla porta.
"Ti prego mamma, dimmi che sei riuscita a trovare R.." ma nell'esatto momento in cui pronunciò quelle parole, Richie comparve nel suo campo visivo. Indossava uno smoking nero, estremamente elegante, ed una camicia azzurra. Chelsea gli aveva detto che era il colore che gli stava meglio di tutti. Niente cravatta, sempre dietro un vecchio consiglio della sua migliore amica (poteva ancora definirsi tale?). I capelli erano stranamente pettinati, lunghi sino alle spalle e con una frangia che arrivava a un centimetro sopra delle sopracciglia. Lo guardò intensamente per qualche istante, per recuperare il tempo in cui non l'aveva visto.

Era insopportabilmente perfetto, esattamente come Chelsea. 

"Richie..". La futura sposa si alzò dal materasso. Non ci pensò due volte: corse tra le braccia di Richie, stringendosi al suo petto. 

"Non piangere eh, tua madre potrebbe uccidere entrambi.." mormorò, mettendole una mano sulla schiena una sul fianco. 

"Mi hai fatto passare la settimana peggiore della mia vita!" esclamò, dandogli un pugno sulla spalla. Il chitarrista le mostrò un sorrisetto amaro.

"A chi lo dici" borbottò, senza sciogliere la stretta. Chelsea tentò di liberarsi, poi decise di tornare a lasciarsi cullare e di mettere da parte quel risentimento per la sua assenza, alla quale non era abituata. 

"Che cos'è successo? Richie deve esserci un motivo se hai reagito così..". Dalla finestra si sentiva una musica leggera; l'orchestra stava intrattenendo gli ospiti, tutti radunati nel giardino dell'hotel a cinque stelle, nel quale si sarebbe svolta la cerimonia.

Il moro le prese la mano destra e iniziò a danzare lentamente, tenendo Chelsea stretta a sé.

"Forse.. Forse sono preoccupato.." rispose, accarezzandole il fianco. Chelsea appoggiò la testa sulla sua spalla, quella alla quale aveva tirato un pugno poco prima.

"Per che cosa?" domandò, sottovoce, confusa.

"Perché.. Sono una specie di fratello maggiore.. E sai di cosa hanno paura i fratelli?". Le fece fare un giro su se stessa, per poi riprenderla tra le sue braccia. Chelsea continuava a scrutarlo. "Hanno paura di perdere le proprie sorelle.. Di essere messi in secondo piano dopo che loro se ne sono andate via di casa..". 
"E se io ti dicessi che non devi avere paura di una cosa simile, perché sei il fratello migliore che potessi avere?". I loro occhi si incrociarono e sul viso di Richie comparve un sorriso. Portò una mano sulla sua guancia, accarezzandola con il pollice. Poi poggiò le labbra sulla sua fronte.

"Se mai dovesse farti del male, sappi che non me ne starò con le mani in mano.. Mi fido di te, non mi deludere".

"Non lo farò".



"Non volevo disturbarti, semplicemente chiederti come stai". 

"Sto bene, è tutto sotto controllo e la mia vita è una meraviglia". Risposta secca, scocciata, diretta. Chelsea non aveva nessuna intenzione di ascoltare Ross né tanto meno di tenere una conversazione con lui. L'uomo annuì, come per farle capire di aver recepito il messaggio.

"Volevo chiederti scusa. Non è stata tutta colpa mia, avevo bisogno di te e invece non hai mai saputo darmi quello di cui avevo bisogno. Ma anche io ho fatto la mia parte, perciò.. Ecco tutto" disse Ross, tutto d'un fiato. 

"Non ho saputo darti quello di cui avevi bisogno? Ross, io lavoravo fino a tardi per portare a casa lo stipendio, di certo non per andare a fare scommesse e a divertirmi. Tu, invece, mi hai tradita. Hai la vaga idea di quello che significhi? Sai quello che si prova? No, certo che no, perché io non ho mai fatto una cosa schifosa come questa. E non ne sarei mai stata capace" rispose, sputando astio. Le sembrava di stare sognando; le parole pronunziate da Ross erano ai limiti dell'inimmaginabile. 

"Perché non c'eri mai e perché avevo paura che tu avresti fatto soffrire me" replicò, come se fosse una risposta più che scontata.

"Quindi hai fatto la prima mossa prima che ti facessi stare male io?" domandò Chelsea, stupita. L'uomo rimase in silenzio e, si sa, chi tace acconsente.

Chelsea scoppiò a ridere di gusto. Una risata sguaiata e fastidiosa, che la donna non era riuscita a trattenere di fronte all'ex marito e alla sua espressione, alla sua teoria, alla sua convinzione nell'aver avuto ragione per tutti quegli anni e di non aver sbagliato con l'averla tradita. 

Ross la squadrò, non riuscendo a capire cosa le fosse preso.

"Esci da questa casa, se vorrò farmi due risate, accenderò la televisione e guarderò uno show comico". Il biondo di fronte a lei tentò di dire qualcosa, per poi rendersi conto che scomparire, forse, sarebbe stato decisamente meglio, visti gli occhi di Chelsea che si stavano riempiendo di lacrime. Mormorò qualcosa di incomprensibile, prima di varcare la soglia e raggiungere la sua automobile, parcheggiata nel vialetto. 

Le mani di Chelsea composero, quasi in automatico, il numero di telefono di Richie. Portò il cellulare all'orecchio.

"Chelsea, dimmi tutto". 

"Ho bisogno che tu venga qui.. A casa mia. E'.." ma le lacrime presero il sopravvento. Le maledì: doveva parlare con Richie e loro le stavano bloccando la gola, privandola della capacità di articolare le parole che aveva bisogno di dire.

"Non me lo faccio ripetere due volte. Sono subito da te".




Nota dell'autrice:


*si guarda attorno per controllare se ci sono morti o feriti nella pagina* Okay, a quanto pare siete sopravvissuti anche a questo capitolo. Fiuff.

Bene bonjoviani, che dire.. Mi è piaciuto immensamente scrivere la prima parte di "Don't let me down", per ovvi motivi! Spero che vi sia piaciuto.. Fatemelo sapere lasciando una recensione. Mi accontento di due righe, mi basta sapere cosa posso fare per migliorare (o per suicidarmi e darmi all'ippica).


Un bacio a tutte le persone che hanno recensito:

_KeepSmiling (<3)

_barbara83

_HarryJo (<3)

_VaVa_95 (<3)

_ _lullaby


E un abbraccio a tutte quelle che la seguono:

_BrianneSixx

_chiaretta78

_DodoBJ
_erika_rose

_KeepSmiling

_VaVa95


Stavolta il bacio ve lo faccio mandare da Dave :P

 

Alla prossima! Have a nice day!

 

  
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