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Autore: LaLunaDispersa    21/06/2012    3 recensioni
Rachel è una piccola bambina sopravvissuta ad un attacco delle "Squadre Alpha".
Steve, mosso da un moto di compassione, decide che sarà Stark ad occuparsi della bambina, almeno fino a che non le troveranno una nuova sistemazione.
La bambina sembrerà prendere in simpatia sia Stark che Steve, contribuendo, oltre a creare scompiglio con la sua vivacità, a far avvicinare i due supereroi fino a ritenerli come propri genitori.
Note: è la prima storia che scrivo siate clementi. Probabilmente cambierò l'introduzione più avanti.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avevano passato tutta la mattinata a fare shopping, e Stark odiava lo shopping se non era per lui.
Mezz'ora a negozio. Una mattina intera a sentirsi un pesce fuori dall'acqua, con tutte quelle mamme che lasciavano cadere dei commenti del tipo che carino! oppure vorrei avere io un marito simile! e Stark non se ne sentiva affatto lusingato.
Aveva anche rischiato di perderla, un paio di volte. Lo aveva detto di non essere affidabile!
Non appena avevano finito di passare a rassegna i negozi, reggendo cinque o sei buste, Stark si era promesso che la volta dopo ci sarebbe andato Steve a fare compere con la piccola peste, a costo di indossare l'armatura e spedircelo a calci.
Caricò le buste in macchina, senza distogliere lo sguardo da Rachel, che non smetteva di muoversi un attimo.
“Cosa facciamo ora?” gli domandò, sbracciando per essere presa in braccio. 
“C'è un parco? Mi piacerebbe andare al parco!” continuò la piccola, mentre Stark apriva la portiera.
“Prima però avrei un po' di fame, passiamo a prendere qualcosa, per favoooreee!” Stark sospirò, allacciandole la cintura.
“Va bene. A prendere qualcosa e poi al parco” le concesse, facendo il giro dell'auto.
Il Central Park era calmo, lontano dal caos cittadino. Rachel aveva appena finito di magiare quell'enorme ciambella che Stark le aveva comprato, e ora gli saltellava affianco, euforica, per che cosa lui non avrebbe saputo dirlo.  L'aveva osservata, non faceva altro che muoversi, correre o saltellare sul posto, come se starsene ferma non fosse un opzione calcolabile. E parlava, Dio solo sapeva quante cose erano uscite da quella boccuccia d'oro, e a quante domande Stark si era sforzato di non rispondere in modo sarcastico. Era una bambina, si diceva, è normale che ti faccia domande ovvie, si ripeteva. Dopo aver camminato per un po' Stark si sedette su una panchina, non lontano da quella di un vecchio signore con il suo giornale, che li aveva guardati e aveva sorriso, forse in ricordo dei bei vecchi tempi, mentre Rachel si divertiva a spaventare i piccioni.
"Non avrei mai immaginato che avresti preso sul serio questa cosa" lo sorprese Steve, facendolo sussultare.
"C'erano altre alternative?" domandò Stark, guardandolo sedersi vicino a lui.
"Beh, immaginavo che l'avresti scaricata a qualcuno e saresti andato a divertirti" disse lui, porgendogli una busta di carta.
"Cappuccino?" domandò.
"Starbucks?" Steve annuì.
"Bene" disse, prendendo uno dei due bicchieri.
"In ogni caso, non avrei mai potuto farlo" fece Stark, con un alzata di spalle.
"Certo" commentò Steve, osservando la piccola correre da una parte all'altra.
"La prossima volta ci vai tu a fare spese con quella peste, Papà Steve" borbottò Stark.
"Avete addirittura fatto spese?!? Ricordami di darti un premio, Papà Tony" rispose Steve, ridendo appena. Stark sorrise, ma restò in silenzio.
"Novità sulle Squadre Alpha?" chiese, domandandosi di cosa avessero parlato Steve e gli altri mentre lui si occupava della pestifera.
"Thor voleva chiedere delle informazioni a Loki... ma ha detto che ci vorrà un po', sai come è fatto"
"Potrebbe non saperne nulla" disse sovrappensiero Stark.
"Mh?" domandò Steve.
"No, dico... anche se è stato il supercattivo di turno, ad inizio anno, non è detto che conosca tutti i supercattivi dell'universo... fra le altre, questi mi sembrano molto... umani" spiegò Stark
"Da dove proviene tutta questa simpatia per il rocchettaro molto arrendevole?" Stark fece quel singolare gesto, un tic era pi appropriato chiamarlo che, ormai Steve lo aveva imparato, stava ad indicare che aveva quei cinque minuti di serietà, o che c'era qualcosa che faticava a dire.
"Non provo... simpatia... dico solo che trovo improbabile che ne sappia qualcosa" si fermò un attimo per pensare.
"E poi... Thor? Non potevano mandarci la dolce Romanoff?"
"Su Asgard? Non ti sembra un po' troppo?" chiese Steve, inarcando le sopracciglia.
"Tsk, scherzi? Quella fa il culo a tutti ad occhi chiusi" forse quella sarebbe stata l'unica volta che avrebbe ammesso d'essere stato battuto da una donna... tralasciando Pepper...  e Rachel... va bene, non proprio l'unica, ma era raro che succedesse.  
"Rachel è una bambina" disse, lasciando almeno in minima parte la possibilità ai suoi pensieri di emergere.
"Non ci avrei mai scommesso" sbottò Steve.
"No, dico... devo considerarla come una bambina?" chiese Stark, osservandola correre felicemente.
"Si... mi fa paura quello che potrebbe succedere se la considerassi una donna" rispose Steve, per poi bere un sorso di cappuccino.
"Non sono un pedofilo" ribatté Stark.
"Tu sei Tony Stark. Sei tutto e niente" fece apparentemente quieto Steve.
"Sono più tutto che niente"
"Mh. Allora ammetti anche d'essere anche un pedofilo". Stark strinse le labbra e lo guardò, senza però ricevere sguardi indietro.
"Senti un po', perché non congeli nuovamente il cervello?" e ritornò a guardare Rachel, senza ottenere risposta alcuna.
La bambina si accorse di Steve solo quando si fermò un attimo per riposare, e gli corse incontro urlando il suo nome felicemente.
"Ciao Rachel, passata una buona giornata?" le domandò lui, lasciando che si sedesse sulle sue gambe.  
"Si, grazie" Stark inarcò le sopracciglia, quando il vecchietto li guardò con un misto di stupore e pietà, e avrebbe voluto urlargli no, noi non siamo una coppia gay, e no, lei non è nostra figlia, ma lasciò che il vecchietto pensasse quello che voleva, d'altronde non l'avrebbe rivisto un'altra volta.
Forse quel vecchietto prevedeva il futuro, perché Steve sarebbe stato una perfetta mamma chioccia. Stark sorrise al pensiero, non ascoltando cosa Rachel aveva da dire al soldato.
 
Perché Steve avesse insistito tanto per tornare con lui e Rachel questo proprio non lo sapeva.
"Allora, Capitan Ghiacciolo, piace la stanza?" domandò, indicando la suddetta con la mano, manco fosse un agente immobiliare.
"Direi che è carina" non aveva nulla in particolare, anzi, non sembrava per un bambina, ma Steve non si sarebbe mai aspettato che Stark avesse stanze anche per i bambini.
"Non si sentirà un po' sola con un matrimoniale?" domandò, osservando l'enorme letto a due piazze che campeggiava al centro della stanza.
"Credo di no" rispose Stark, con una scrollata di spalle.
"Sei un caso perso" sbottò Steve, guardando la piccola mettere al loro posto le cose che avevano comprato quella mattina.
Stark fece per rispondere, quando il cellulare nella sua tasca vibrò.
Guardò il mittente, prima di rispondere.
"Qui è Einstein ad un rave" disse, sorridendo.
"Stark! Che fine avevi fatto, dannazione, sono ore che ti cerco. Tu e gli altri montati"  
"Io e il Capitano eravamo a fare un giro" rispose semplicemente Stark.
"Bravi! Mentre voi eravate a divertirvi, le Squadre Alpha hanno raso al suolo una cittadina. Tu sei il primo che riesco a contattare nell'intera giornata!" Stark rimase in silenzio, con il fiato sospeso.
"Che cittadina?" domandò dopo un poco.
"Oberlin, in Kansas. Muoviti" e chiuse. Stark fissò davanti a se per un poco, poi rivolse lo sguardo al soldato che lo guardava perplesso.
"Tu resta qui" gli disse, correndo verso il laboratorio. Se era come aveva detto Fury, non ci sarebbero stati che lui e le squadre di soccorso, forse Clint e Natasha se fosse riuscito a rintracciarli.
Indossò l'armatura, non rispondendo alla continua ricerca di spiegazioni da parte del Capitano.
"Stark, dannazione" urlò, e fu l'ultima cosa che senti prima di partire.
Il caldo del Kansas, appesantito dalle colonne di fumo e dai piccoli incendi qua e la, sembrava insopportabile, soprattutto visto da dentro l'armatura, che in quel momento non faceva che soffocarlo.
Odiava quella situazione, il repentino cambio dalla fresca camera di casa sua a quel luogo che trasmetteva non più che tristezza e desolazione. Si sentiva in colpa, si sentiva fottutamente in colpa, per aver detto a Jarvis di ignorare QUALSIASI  chiamata proveniente da terzi, che non fosse Rogers, ma conoscendo l'abilità del Capitano in materia, aveva dubitato di riceverne.
La sagoma di Barton si fece largo tra la leggera nebbia creata dal fumo, tossicchiando leggermente.
"Questa volta... ci è andata tremendamente male. Avevo spento il telefono per riposarmi cinque fottute ore e guarda che casino" gli disse, calzando in modo particolare sulla parola fottute.
"Credevo che una spia non si riposasse mai"
"Anche io, ma questo ultimo periodo, con la comparsa di questi stronzi patentati, tutto è uno stress" sospirò, cercando forse di riprendersi per la cazzata commessa.
"Non lo so neanche io come ho fatto. Ho semplicemente spento il palmare e mi sono squagliato sul letto. Non so che mi sia preso"
"Anche io posso dire la stessa cosa, sai. Volevo isolarmi dal mondo" disse Natasha, apparendo alle spalle di Stark.
"Volevo una mattina per me... il problema è che non farei mai una cosa simile, eppure oggi l'ho fatta, senza pensare alle conseguenze"
"E ora, come scommetto, ci sentiamo tutti e tre in colpa per quello che abbiamo combinato" considerò Stark.
"Fino a ieri mi sembrava che avremmo potuto vincere questa guerra con dei guerrieri provetti" si inserì Fury, attirando su di se l'attenzione generale.
"Ora il mio più grande desiderio e liquidarvi tutti con un calcio nel culo bene assestato, e il sapere che non posso mi manda in bestia"  Natasha e Clint abbassarono lo sguardo, e Tony, conscio che nessuno lo poteva vedere, chiuse gli occhi e si lasciò ad un piccolo sospiro.
"Appena tornerà Thor, sperando che abbia scoperto qualcosa, non ci sarà tregua per quei bastardi. E il primo che risulta irraggiungibile è fuori. Fatelo sapere anche agli altri due scansafatiche" i tre annuirono mestamente.
"Mi avete oltremodo deluso. Due dei miei migliori agenti che si isolano dal mondo, perché? Perché sono finiti in un ghiacciaio? No! Perché sono stati fatti prigionieri? No, ovvio che no. Perché erano stressati. Non ho mai sentito una scusa più orribile in tutti i miei anni di servizio"
"Beh, tutti hanno bisogno di una vacanza" intervenne Stark, ottenendo solo due colpi sull'armatura e uno sguardo agghiacciante.
"Ora vi sarei grato se sparisse dalla mia vista e teneste cellulari, palmari e aggeggi vari accesi" i tre obbedirono e Stark si lamentò internamente che lui lì non c'era andato per sentire una ramanzina da parte di un Capitan Uncino color cioccolata.
Sbuffò, dirigendosi verso casa.
Il Capitano era ancora dentro, e parlava con Rachel. Stark restò per un po' a guardarli, indeciso se dirgli o no della cittadina. Alla fine optò per il silenzio.
"Buonasera" disse, entrando nella cucina.
"Stark, dove eri diretto così di fretta?" domandò Steve, inarcando le sopracciglia.
"Nulla, un amico ha avuto un problema" rispose l'altro con sufficienza. Steve non ne sembrò molto convinto.
"Va bene. Adesso devo andare" disse, alzandosi. Poi si chinò a lasciare un bacio in fronte a Rachel.
"Mi raccomando, non trattarlo troppo male" le disse, ammiccandole. Stark sorrise di sbieco, e lo salutò a sua volta, per poi sedersi sul divano.
Vedere Rachel, in qualche modo, lo faceva stare meglio. E vederla sorridere ancora di più. Sorrise anche lui.
"Posso disegnare?" gli chiese lei, scendendo dalla sedia e raggiungendolo sul divano.
"Ci sono dei fogli e una matita nell'altra stanza. Puoi usarli" le disse. Lei corse a prenderli e Stark sospirò
.

 -Qui è l'autrice:
Come sembra questo capitolo? Accettabile o no? 
Ditemi voi ^_^
Nel frattempo, un bacione e un grazie a tutti ^_^ 
  
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