*corre trafelata portando trenta fogli uno sopra l'altro* è tardi, è tardi! Oddio, ragazzi, non sapete quanto mi dispiace! D: La chiavetta si era rotta, il pc ha detto ciao ciao e mia mamma ha avuto la bella idea di mettere in lavatrice il libretto dove tegno scritti tutti i capitoli, quindi ho dovuto ricominciare da zero ogni santo capitolo a partire da questo. Ora sono pronta, quindi, perfarmi perdonare, pubblicherò oggi questo e domani il successivo, così da andare un pò avanti. Scusatemi ancora, cercherò di fare in modo che la cosa non ricapiti >_> *ricomincia a correre con i fogli svolazzanti in mano per andare al pc e copiare tutto*

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Merda. (ma questa parola non sta diventando ripetitiva?)


Merda. Cazzo. Merda. Cazzo. Ok, Dan, stai diventando ripetitivo. Prova con qualcosa di nuovo. Oh porca puttana? Un passo avanti, dai.

Ormai Daniel non ci credeva più. Desiderava solo che quell'incubo finisse seriamente, di tornarsene a casa e di ricominciare a vivere la sua vita da attore di tutti i giorni, senza servizi fotografici che mettono in dubbio la sua virilità.

Dan, la tua virilità l'hai messa in dubbio tu quando hai accettato questo servizio.

Ormai era ovvio che stava impazzendo. Insomma, parlava da solo! Dopo qualche minuto - in cui il moro desiderò con tutto sè stesso di morire nei modi più assurdi ed inimmaginabili - si diede una scrollatina, si sedette su una delle poltrone color beiche e, chiudendo gli occhi, cercò di pensare in modo razionale e tranquillo, senza farsi prendere dal panico.

Allora, vediamo un pò. Inanzitutto devo stare calmo, non posso farmi prendere dal panico. DANIEL, CAZZO HAI FATTO?!? PERCHE' HAI ACCETTATO QUESTO INCARICO, COSA TI SEI FUMATO QUEL GIORNO?!?
Ok, forse così non sono proprio calmo. Ok, ehm... Uff, ok. Ora io esco, busso alla porta di Tom e gli chiedo di uscire da buoni amici, per farci una chiacchierata e chiarire che è stato tutto un incidente. Mh, perfetto, ok. DAN, ALZATI DALLA SEDIA E MUOVITI.

Dopo una vivace chiacchierata con la propria mente, il moro si decise. Si alzò, prese i vestiti - che consistevano in una maglia nera con una scritta verde, dei jeans blu e delle scarpe da ginnastica grigie - e si diresse verso la porta, prendendo un bel respiro profondo e facendosi coraggio.
Ok, Dan, sei di fronte alla tua porta, non a quella di Tom, quindi muoviti ad aprirla! Altri due centimetri, su, forza... ecco, hai preso la maniglia, ora abbassala... ecco, hai aperto la porta e ora puoi... ma cosa?!? Merda!

Davanti a lui, mano alzata a pugno ed epressione paralizzata, ecco Tom Felton imbarazzato come non mai.

- Ecco... ehm... Sì, bè, volevo chiederti... Ti va di andare a fare un giro fra amici? Sai, per mettere a posto le cose, insomma... -
Wow, Tom, bell'autocontrollo. Ora vedi di trovare un modo per spegnere l'uragano che si è trasferito sul tuo viso.
Daniel, senza parlare o dire qualcosa, annuì, chiuse la porta dietro le proprie spalle e si apprestò a seguire il biondo.

- Ma.. il fotografo dov'è? - chiese il moro ad un certo punto, tentando di fare spazio ad una conversazione.
- Oh, bè... ehm.. sì, lui è andato via, ha lasciato un biglietto. Ha detto che per ora gli scatti sarebbero bastati e che ci saremmo visti fra un paio d'ore ancora lì. -

Ma come fa a mantenere la calma in questo stato?!?

In silenzio, senza prestare attenzione a dove fossero veramente, scesero le scale, uscirono e percorsero le strade di Londra distrattamente. Dopo qualche minuto, però, entrambi si accorsero che stavano camminando senza alcuna precisa meta, quindi si bloccarono in mezzo al marciapiede.

- Tom, ehm... dove andiamo? - si fece coraggio il moro.
- Non saprei... Bè, è quasi ora di andare a mangiare, potremmo andare a fare un pranzo veloce al bar, no? -

Si misero d'accordo per un bar lì nelle vicinanze, in cui puoi entrare senza essere notato da troppe persone e puoi tranquillamente pranzare senza il timore che qualche fan venga a chiederti l'autografo o qualche paparazzo ti fotografi mentre mangi porzioni gigantesche di cibo.
Camminarono in silenzio, senza parlare molto, fra loro l'imbarazzo e l'inquietudine si potevano tagliare con un coltello.
Dopo non molto tempo arrivarono di fronte ad un'insegna di un bar praticamente immerso nelle palazzine, quindi non molto visibile. Aprirono la porta ed entrarono. Da una parte furono felici del fatto che quasi nessuno si accorse che due degli attori più famosi della saga potteriana erano appena entrati in un luogo qualsiasi.
Si avvicinarono al bancone ed ordinarono qualcosa di veloce, giusto per mettere qualcosa sotto i denti e, mentre aspettavano, si sedettero ad un tavolo in un angolo del locale.
Stettero cinque minuti in silenzio assoluto, poi, evidentemente, capirono che stando in silenzio non avrebbero concluso niente, quindi si decisero a parlare.

- Ehm, bè, io volevo solo dirti che... bhe... -
- Ascolta, Daniel, lo so. Non c'è bisogno che ci scusiamo o che rimaniamo imbarazzati a vita, so benissimo che è stato un incidente. -
- Oh, bè... allora... -
- Però mi è piaciuto. -
-... Cosa? -

Gli occhi di Daniel non sono mai stati così grandi per lo stupore. No, andiamo, davvero l'aveva detto?


Merda. (Daniel, finiscila di ripeterti!)

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SPAZIO AUTRICE *tutti fuggono*

ehm ehm, ciao C: allora, volevo dire che questo capitolo mi sta facendo sudare (ovviamente escludendo il sole cocente che c'è da me *si scioglie*), quindi non riesco a scrivervelo tutto completamente solo oggi, ma vi giuro che domani o AL MASSIMO dopodomani ci sarà il continuo :3 Ok, perfetto, quindi... a prestoooo :3