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Autore: Harmony394    21/06/2012    14 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~Stay with me.

“Stai con me,
non lasciarmi andare.
Perché non posso stare senza te.
Stai con me
e stringimi forte.
Perché ho costruito il mio mondo intorno a te
e non voglio sapere come sarebbe senza di te.
Quindi stai con me.
Stai con me.”

Danity Kane- Stay With Me.




Nonostante le incessanti suppliche di lasciar perdere e di rassegnarsi all’evidenza da parte dei suoi genitori e compagni, Loki non ebbe mai davvero intenzione di farlo. Non avrebbe lasciato che Emily morisse, avrebbe lottato con tutto se stesso per impedirle di chiudere gli occhi per sempre.

In quegli ultimi cinque giorni si era dedicato più del dovuto alla lettura di antichi incantesimi che, in qualche modo, avrebbero guarito la bambina e l’avrebbero fatta tornare quella di sempre. Quando però finiva i suoi studi, si recava nella Camera della Guarigione per andare a trovare la sua amica che, ogni giorno che passava, stava sempre peggio. La febbre le era aumentata vertiginosamente e adesso Emily aveva assunto un colorito pallido e cinereo. Inoltre, la tosse sembrava non voler assolutamente cessare, ma, al contrario, andava sempre più a peggiorare, finendo col farla respirare a fatica e con dolore.

Quella mattina poi, Emily sembrava stare particolarmente male, più del solito: la tosse sembrava essere diventata un tutt’uno con lei e i suoi occhi erano arrossati e velati di lacrime. Tutto del suo aspetto sembrava gridare aiuto: i suoi occhi, i suoi atteggiamenti e persino il suo colorito della sua pelle, adesso pallido e quasi esangue.

Sospirò, impotente, e si sedette su una piccola sedia accanto al letto della bambina e, con delicatezza, le accarezzò la mano destra.

A quel tocco gli occhi di Emily si aprirono e saettarono verso di lui: provò a dire qualcosa, ma, non appena utilizzò le corde vocali, dalla sua bocca uscirono parecchi violenti colpi di tosse che, per un momento, le impedirono di respirare. Quando parve calmarsi un po’, si lasciò cadere con pesantezza sul cuscino e, chiusi gli occhi, cominciò a inalare quanta più aria le fosse possibile attraverso la bocca dato che, ormai, il naso era completamente otturato.
Amareggiato, le strinse istintivamente forte la mano e lei ricambiò la stretta con flebile forza.

Emily …

«Ti prego, Emily… Non te ne andare, non mi lasciare qui da solo. Io … Io devo ancora farti vedere tutte le magie che ho imparato, devo insegnarti a scrivere e a fare le magie! Però se tu te ne vai, io non posso più farlo… capisci? Ti prego, resta con me, non te ne andare via … Ti prego Emily… Emily… » La voce di Loki si ridusse a un sussurro e gli si spezzò in gola; il dolore era forte e lancinante e la rabbia per non poter far nulla era tagliente come un rasoio; avrebbe voluto urlare, ma la voce era bloccata in gola e tutto, dentro di lui, sembrava fare a pugni e dimenarsi forte.

Sentì qualcosa pungergli gli occhi e subito dopo qualcos’altro di liquido e umidiccio scivolargli giù per le guance; fece saettare le dita all’altezza degli occhi, sfiorando il sottopalpebra con titubanza, e con sorpresa si accorse che erano lacrime. Stupito, prese ad osservare con sguardo vacuo le proprie dita bagnate, non riuscendo a capacitarsi di come potesse essere possibile; lui non piangeva mai: piangere era per deboli, per bambini stupidi come gli amici di suo fratello Thor, non di certo per lui, che era sempre stato freddo e distaccato da tutti e che non si era mai lasciato sopraffare dalle emozioni.
Si sfregò con prepotenza gli occhi, cercando di eliminare le prove di quanto era accaduto, ma improvvisamente la vista gli si annebbiò e le lacrime presero a sgorgare con prepotenza giù dai suoi occhi senza che potesse fare nulla per fermarle. Si diede dell’idiota: se suo padre l’avesse visto, lo avrebbe certamente preso a ceffoni.
Eppure, nonostante si stesse maledicendo per non riuscire a smettere di piangere, si accorse ben presto che era l’unica cosa che potesse fare in quel momento. Capì che doveva farlo perché se non si fosse sfogato in qualche modo sarebbe scoppiato. Nessuno poteva contenere tutto quel dolore.

Malgrado ciò, continuava a sentirsi uno stupido e desiderò che quelle lacrime si fermassero subito, perché lui non le voleva. Non le sopportava!

«L-Loki?» Nonostante Emily avesse appena sussurrato quel nome, il suo capo, fino a quel momento chino sulla fodera del materassino, scattò verso l’alto così velocemente da fargli persino male. «Perché piangi?».

Infastidito da quella domanda, aggrottò le sopracciglia e prese a strofinarsi con più prepotenza gli occhi, arrabbiato per essersi fatto scoprire in quello stato.

«Ma che dici, io non sto mica piangendo! I-Io non piango mai. M-mai …
» Rispose, il timbro della voce tremolante.

Probabilmente l’avrebbe persino convinta, se la sua voce non l’avesse tradito, tramutandosi in un singhiozzo instabile.

«Loki… »Sussurrò piano lei, sfiorando la sua mano con delicatezza.
«IO NON STO PIANGENDO!» Le urlò contro, scattando subito in piedi e allontanandosi.

Emily lo guardò malinconica, quasi amareggiata, e lui si sentì in colpa. Distolse lo sguardo, mordendosi il labbro inferiore e cercando di trattenere i singhiozzi, e prese a torturarsi le mani.
Perché era dovuto capitare proprio a lei una cosa del genere? Cos’aveva fatto di male lei, che sapeva a malapena reggersi in piedi tanto era piccola? Forse era colpa sua: magari gli dèi del passato avevano deciso di punirla per essere stata in compagnia del principe Loki, il maledetto; lo strano. Quei pensieri lo fecero sentire il peggiore dei mostri e di nuovo sentì le lacrime riaffiorare nei suoi occhi. Avrebbe dovuto chiederle scusa, che non voleva trattarla male e che non aveva mai desiderato che stesse male per colpa sua. Serrò i pugni, frustrato: avrebbe voluto dirgliele queste cose, lo avrebbe voluto fare sul serio. Ma non riusciva neppure a muovere un muscolo tanta era la tensione, figuriamoci a fare un discorso tanto lungo.

Ma non ce ne fu bisogno, poiché lei lo precedette.

«Scusami se non posso più uscire a giocare con te» Disse, improvvisando un piccolo e tentennante sorriso. «Però non piangere. Ti prometto che quando starò meglio usciremo di nuovo, però se piangi non gioco più. Non mi piace quando sei triste, diventi brutto».

Scusami.

Erano solo sette banalissime lettere collegate fra di loro e che, alla fine, non avevano alcun significato; eppure, in quel momento, sentì un improvviso calore al petto prendere il posto della morsa allo stomaco che lo attanagliava da tutta la mattinata. Osservò il suo viso pallido e con delle profonde occhiaie violacee sotto gli occhi azzurri, le labbra sottili incurvate in un piccolissimo sorriso sghembo, e qualcosa dentro il suo petto prese a spingere con insistenza, quasi come se volesse uscire. Faceva male, era doloroso e straziante.  

Non lasciarmi, Emily.

In un ultimo disperato gesto, prese la mano della bambina e la strinse con forza alla sua, poggiandoci con forza il viso.
Voleva far capire a Emily che lui non avrebbe mollato e che quindi, non avrebbe dovuto farlo neanche lei. Voleva che capisse che avrebbero lottato insieme e che loro, una volta finito tutto ciò, avrebbero ripreso a giocare a nascondino; come sempre. Voleva dirgliele queste cose; urlargliele a pieni polmoni.

E infine, le parole gli uscirono forti e prepotenti dalle labbra, quasi come se per tutto quel tempo non avessero agognato altro che quello.

«Non te ne andare» Erano parole concise, brevi e quasi banali, ma la malinconia e l’angoscia con cui le aveva pronunciate le fecero sembrare quasi come un’ultima disperata preghiera, una supplica più che una richiesta.
Emily sorrise, gli occhi lucidi e stanchi. «Certo che non vado via, stupido! Ce ne vuole prima che la febbre mi pass--»Non riuscì a terminare la frase, perché di nuovo, la tosse prese il sopravvento su di lei facendola tossire forte.

Ma stavolta era più alta, più roca e più tremenda. Emily si allontanò di scatto da lui, che, intuendo che qualcosa non andava, si allontanò dal  letto e chiamò aiuto a gran voce, sperando con tutto sé stesso che qualcuno lo sentisse.
Nel frattempo, la bambina continuava a tossire sempre più forte e, con orrore, Loki si accorse che quello che tossiva non era più semplice saliva o catarro: era sangue.

Sangue misto a un’orribile sostanza giallognola che stava lentamente sporcando le lenzuola candide che avvolgevano la bambina; la quale, aveva gli occhi spalancati e le pupille dilatate in una chiara richiesta di aiuto; si tenne il petto con una mano, mentre con l’altra si coprì la bocca e si accasciò su sé stessa, più morta che viva, cominciando a rantolare in maniera quasi ossessiva.
Spaventato, chiamò più forte aiuto; ma, nonostante stesse urlando a pieni polmoni, nessuno sembrò sentirlo.
Disperato, corse da lei e, quando notò che la bambina tossì nuovamente sangue, il panico si impossessò di lui.

«Emily!»La chiamò, cercando di farla rimanere sveglia, ma lei non rispondeva, continuava ad ansimare e tossire. «Emily no! No!» Urlò, ma fu inutile poiché dalla sua bocca continuava ad uscire del sangue. Solo in quel momento si accorse di avere tanta, tanta paura di perderla e di non poterla salvare.
«Ti prego, non mi lasciare! Resta con me! Resta con me!» Urlò avvilito, stringendo con forza il corpicino rantolante della bambina.

E, di nuovo, lei tossì con più forza: stavolta rigettando una grossa quantità di sangue sul letto, che adesso riportava delle grosse chiazze color cremisi, simili a chiazze d’olio. La testa cominciò a girargli e le gambe divennero molli, ma non voleva arrendersi, non poteva permettere che se ne andasse! Che lo lasciasse di nuovo solo!

«Non addormentarti Emily, non addormentarti!».

Sentì il suo piccolo corpo farsi sempre più debole e il suo rantolio diminuire e, ingenuamente, pensò che doveva essere una buona cosa perché, se Emily avesse smesso di rantolare, sarebbe stata bene. Eppure nella sua testa, incessante, qualcosa urlava che, al contrario di quanto potesse credere, quella non era assolutamente una buona cosa; che doveva impedirla e che doveva farlo in fretta.
Cercò nuovamente di chiamare aiuto, ma un lamento appena percepibile da parte di Emily lo fermò.

«Loki … Mi dispiace, non ce la faccio più. Sono stanca e ho molto sonno … Ho tanto sonno, Loki» Mormorò a fatica cominciando a piangere per il troppo dolore, portandosi una mano al petto, come se così avesse potuto lenire il dolore.

Loki sentì di nuovo gli occhi inumidirsi, e pregò con tutto sé stesso che Emily non chiudesse gli occhi, che non si addormentasse; che continuasse a stare con lui.
Non gli importava di essere egoista, lui non voleva che Emily morisse! Non voleva, dannazione!

«No! Non è vero! Tu … Tu non puoi! Ti prego … Ti prego, Emily … » Capì di star nuovamente piangendo solo quando la voce gli si spezzò in gola, impedendogli di continuare. Sentì le guance bagnarsi e, di nuovo, strinse a sé il piccolo corpo della bambina, affondando le dita tra i suoi capelli rossicci. Sperava che, così facendo, nulla di lei lo avrebbe potuto abbandonare e che la sua anima restasse lì, che non volasse via.

Emily, ti prego …

«Scusami, Loki … » Rantolò lei, agonizzante, mentre le sue palpebre cominciavano ad abbassarsi. «Scusam- »I suoi occhi si chiusero improvvisamente e il braccio che prima gli sfiorava la schiena scivolò giù, penzolando senza vita, e la sua voce si interruppe di colpo. Sul suo viso erano ancora impressi i rivoli che le lacrime avevano lasciato sulle sue guancie.

Tremando, Loki si allontanò un po’ da lei, giusto per poterla guardare meglio. I riccioli rossi le incorniciavano il viso sottile, le labbra erano schiuse in un piccolo ovale e il capo era reclinato all’indietro come quello di una bambola.

«E-Emily?» Provò a chiamarla, inquieto. «Emily? Rispondimi, dai. Non è divertente questo gioco. Emily … Emily ti prego … Emily» Un singhiozzo uscì prepotentemente dalle sue labbra, disperdendosi nel silenzio della Camera. Provò a scuotere il corpo esamine della bambina, ma quella non dava segni di vita. Il suo cuore perse un battito, poi un altro ancora ed infine la consapevolezza che Emily non avrebbe più riaperto gli occhi gli piombò addosso.
Emily… Emily era … No! Non era affatto così! Lei … Lei lo stava solo prendendo in giro! Ma sì, certo! Doveva per forza essere così, non poteva mica morire sul serio, no? Adesso si sarebbe risvegliata e gli avrebbe detto che si trattava solo di uno scherzo di pessimo gusto, lui l’avrebbe picchiata un po’ ma poi entrambi avrebbero finito col fare di nuovo la pace. Proprio come sempre!

«Emily, ti prego, svegliati. Ti prometto che, se lo farai, non leggerò più quei libri che ti danno tanta noia e… e ti assicuro che ti insegnerò a fare le magie che ti piacciono tanto! Però tu devi svegliarti! Emily devi svegliarti, dobbiamo andare a casa! Emily… » Non voleva credere a quello che la sua mente gli proiettava, no, quella era solo un’illusione; una di quelle che gli riuscivano tanto bene ma che, negli ultimi tempi, non riusciva più a controllare. Quando quella storia sarebbe finita, sarebbe subito corso a imparare altre magie, così non avrebbe avuto più problemi.

Le cinse le spalle con forza, sperando che si svegliasse, che riaprisse gli occhi e che gli dicesse di essere stato di uno stupido a credere a una bugia simile. Nella sua mente vigeva un unico, costante pensiero: resta con me, Emily! Resta con me!

E fu in quel momento che accadde.

Nessuno seppe mai spiegare cosa esattamente fosse successo in quel pomeriggio di inizio Stagione del Sole, neppure lui ne fu mai capace, ma rimase il fatto che quel giorno successe qualcosa di incredibile.

Tutto si fermò: era come se il mondo fosse stato messo in pausa, e una piccola e flebile lucina fuoriuscì dal palmo della sua mano destra, per finire poi col tramutarsi in dei lunghi e sottili filamenti argentati. Lo stesso successe ad Emily, ma i suoi “fili” non erano argentati, bensì di un macabro e grottesco color pece.
Quando tutti i filamenti uscirono dalle mani di entrambi, Loki ebbe la strana, ma allo stesso tempo bellissima sensazione, di essersi improvvisamente svuotato di tutti i propri sentimenti negativi, le sue paure e persino di alcuni suoi ricordi. Ma questa sensazione sparì quando, senza alcun preavviso, i fili color pece di Emily si addentrarono all’interno del suo palmo della mano, facendolo fremere. Lo stesso successe a lei quando i suoi “fili” si riversarono sul suo palmo della mano, prendendo il posto di quelli neri.

Subito dopo, quella strana illusione svanì, e tutto tornò alla normalità.

Per un momento, credette di aver sognato. Ma si dovette ricredere quando, osservando il palmo della propria mano destra, ritrovò impressa una grossa X tracciata come se fosse stata una cicatrice. Confuso, controllò anche la mano di Emily ed ebbe così la conferma che quello che aveva visto poco prima non era stato un sogno: sul palmo della sua mano destra c’era tracciata una grossa X che, al contrario della sua, era di color argentato.

Ma questo cosa significava?

Ripresosi da quello strano torpore, Loki capì che quello non era proprio il momento giusto per pensare a cosa fosse accaduto pochi istanti prima. Doveva prima risvegliare Emily da quel suo sonno interminabile, poi avrebbe razionalizzato.
La scosse parecchie volte, quasi sperando che quello strano avvenimento avesse influito su quello che le era accaduto,  ma, quando si accorse che era del tutto inutile, si sentì mancare e trattenne il fiato.

Era andata via.

Spaventato, incredulo e angosciato, Loki si accasciò sul letto della bambina e la strinse a sé con quanta più forza aveva in corpo. Dannata mocciosa. Come si era permessa a non ascoltarlo? Le aveva detto di restare con lui! Glielo aveva detto! Perché non lo aveva ascoltato?! Perché nessuno voleva restare con lui?!

Non seppe per quanto tempo restò così; inerme e in quella posizione fetale. Seppe solo che non volle in alcun modo staccarsi dal corpo di Emily, che doveva restare con lei. Non lo aveva ascoltato, era andata via anche lei e adesso lui era rimasto di nuovo solo. E lui non poteva farci niente.

Sentì qualcosa dentro di sé crescere e gonfiarsi: non seppe dire se si trattasse di rabbia, paura o angoscia, e non gli importava. Sapeva solo che improvvisamente tutto era diventato di nuovo buio e la voglia scalpitante di urlare gli lambiva le viscere, gonfiandogli le vene delle tempie e facendolo grugnire di rabbia.
Era doloroso vedere la sua unica vera amica inerme su quel letto, sapere che non avrebbe più potuto sentire la sua voce acuta e strillante, ed era doloroso sapere che niente e nessuno l’avrebbe riportata indietro. Perché? Perché gliela avevano portata via? Perché proprio lei?

E finalmente la voce esalò fuori dalla sua gola, e Loki urlò a pieni polmoni tutta la sua disperazione. Voleva che lo sentissero, tutto il mondo doveva saperlo! Dovevano sapere che lei era stata la sua unica vera amica e che, nonostante ciò, gliela avevano portata via, crudelmente e senza preavviso. Era come se qualcuno gli avesse strappato via un pezzo di sé con violenza, provocandogli una ferita enorme che non si poteva più rimarginare: sanguinava, faceva male e il dolore continuava a crescere.

Strinse ancora più forte il corpicino ancora caldo della bambina, affondando il viso nell’incavo della sua spalla. La supplicò di riaprire gli occhi, di parlargli; preghiere che restarono inascoltate e che si persero nell’aria.

Improvvisamente, la voce di sua madre risuonò forte e chiara nella sua mente. Sua madre era lì, lo aveva sentito. Cosa avrebbe detto trovandolo in quello stato pietoso? E come avrebbe reagito alla vista di Emily? Nonostante queste domande lo stessero assillando, Loki non accennò a volersi allontanare dal corpicino di Emily e, anzi, lo strinse a sé con ancora più disperazione.

«Loki! Cos’erano quelle urla? Ti sei fatto male?» Gli domandò lei visibilmente preoccupata, accorrendo in suo soccorso. Quando poi abbassò lo sguardo su Emily, che se ne stava inerte fra le sue braccia, disse, con la voce ridotta a un filo: «Oh, povera piccola… ». Subito, tolse il corpicino della bambina dalla stretta di Loki che, ormai avvilito, fece solo una lieve resistenza. Quest’ultimo, allontanatosi di poco dal giaciglio della sua piccola amica, evitò accuratamente di guardare sua madre finché, improvvisamente, un suo strillo chiaro e forte gli fece fare un balzo.

«M-Madre?» Domandò esitante, volgendo lo sguardo verso di lei, osservandolo con occhi dubbiosi.

Frigga si allontanò di alcuni metri dal giaciglio della piccola Emily e si affrettò a chiamare aiuto con quanta più voce aveva in corpo.

«Vado a chiamare un Guaritore, tu resta qui! Non accetterò proteste al riguardo!» Disse avviandosi con passo svelto fuori dalla Camera alla ricerca di qualcuno.

Loki non accennò parola e si limitò a guardarla dubbioso; poi, con lentezza quasi palpabile e con il cuore che cominciava a martellargli nel petto, si avviò verso il capezzale della bambina e quando la vide, sentì il fiato mozzarsi.

Emily aveva riaperto gli occhi e lo osservava con sospetto, come se non riuscisse a capire cosa fosse accaduto; l’eccessiva magrezza era completamente svanita dal suo viso, facendolo ritornare quello paffuto e infantile che era prima della malattia, e i suoi occhi erano di nuovo grandi e senza il minimo accenno di rossore o irritazione. Subito, un sorriso che andava da un orecchio all’altro gli si dipinse sul volto magro.

Era guarita! Emily era guarita!

«L-Loki? Cosa è successo? Perché mi trovo qui? Dov’è zia Kim?» Domandò esitante lei, strofinandosi gli occhi.
Lo sapeva! Lo sapeva che non l’avrebbe abbandonato!

Incredulo e incapace di fare qualsiasi cosa, si limitò a guardarla con avidità, quasi come se temesse che sparisse da un momento all’altro. Poi, le parole uscirono da sole, e lui non fece nulla per fermarle.

«Mi hai ascoltato: sei rimasta. »Sussurrò, più a sé stesso che ad Emily.
Lei alzò un sopracciglio. «Eh? Di cosa stai parlando? Ti senti bene?» Domandò scettica, guardandolo male.

Prima che Loki potesse anche solo provare a risponderle, una Guaritrice di grossa stazza e con dei lunghi capelli color grano raccolti in una crocchia si avventò su Emily, seguita poi da Odino e Frigga, che la scrutarono ansiosi e allibiti.

«Si può sapere cosa sta succedendo?!» Urlò lei, non capendo nulla.

Ma nessuno le badò, poiché improvvisamente la Guaritrice si alzò dalla posizione piegata che aveva assunto per poter visitare meglio Emily e disse con occhi colmi di gioia e un sorriso grande e commosso: «Che gli dèi siano lodati! La bambina è salva!».






 
- Note dell’autrice!

Ebbene sì, per la vostra gioia (??) sono tornata! Ditemi un po’, vi sono mancata?Ehehehe.

Comunque, spero che la storia non sia risultata troppo forzata perché vi assicuro che non era mia intenzione! Insomma, non è che ora è successa ‘sta cosa dei fili magici tutti vivono felici e contenti, eh! :P

Ebbene si. Mi odierete, miei cari.
Ad ogni modo, ringrazio dal profondo del mio HEART tutte le 21 persone che seguono la mia storia! Sul serio ragazzi, siete eccezionali. *si asciuga una lacrimuccia.*
Vi voglio bene, ragaSSuoli ç^ç.
Chiusa questa breve parentesi, vi lascio.
Vi ringrazio infinitamente per essere arrivati fin qui! Fatemi sapere che ne pensate!

RINGRAZIO INFINITAMENTE DARMA PER AVER BETATO IL CAPITOLO!
GRAZIE MILLE! :*
   
 
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