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Autore: Rosie Bongiovi    21/06/2012    1 recensioni
"Sì, amore. Quella cosa che causa più problemi di una guerra o del surriscaldamento globale. Quella cosa schifosa che, a volte, non è corrisposta e, altre volte, se lo è fa schifo comunque. In poche parole, alla sofferenza che causa non si può sfuggire in alcuna maniera". L'avevano detto anche i Bon Jovi che l'amore non è altro che una malattia sociale.. E nemmeno loro riusciranno a sfuggirgli. Dedicato a chi è innamorato, a chi lo è stato e a chi lo sarà.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Immagini di luci spezzate danzano davanti a me come milioni di occhi
Mi chiamano attraverso l'universo
Pensieri vagano come un vento irrequieto dentro una cassetta della posta
Cadono alla cieca mentre seguono la propria strada attraverso l'universo

Accross the universe, Beatles

 

Svegliarmi è sempre stato un trauma. No, non perché mi piace dormire e quindi essere sveglia è un incubo costante. Il fatto che la sveglia della mia coinquilina suoni alle 5 e mezza ogni santo giorno, che per fare la doccia debba accendere il giradischi e ascoltare mezza discografia dei Boney M, che canti a squarciagola finché non mi vede con gli occhi spalancati, iniettati di sangue, rende il tutto traumatico. Mi riprometto ogni volta di portare pazienza, imprecare contro di lei quando esce è più divertente (sono stata brava a convincermi di ciò).

Non vado d'accordo con lei, non sono mai riuscita a sopportarla per i suoi ritmi di vita e il suo ficcanasare. Per il resto paga sempre l'affitto, e credo che sia l'unico motivo per cui condivido ancora l'appartamento con lei. Si chiama Beatrice, ma vuole essere chiamata Betty, all'oscuro del fatto che quello è il diminutivo di “Elizabeth” e non “Beatrice”. Che soggetto.

“Cout, tesoro, sto uscendo! Ci vediamo più tardi!”. La sua voce, che è più uno squittio, mi fa venire i brividi. È seguita dal suono della porta di casa, chiusa violentemente. Forse voleva assicurarsi che fossi sveglia. Gentile da parte sua.

“Non 'Cout', Courtney, Courtney, dannazione!” dico, innervosita, e lascio il letto. Mi trascino di fronte allo specchio del bagno, lasciato in condizioni pessime dopo la sua doccia.

“Quando tornerà a casa mi sentirà, eccome se mi sentirà” borbotto, asciugando il pavimento per evitare di cadere a terra e rompermi qualche osso a causa dell'acqua. Mi sembra assurdo che in una persona sola siano concentrati così tanti difetti. Beh, nemmeno io posso parlare, è vero. Mi conviene stare zitta e smettere di lamentarmi. Mentre sistemo le ultime cose, il telefono suona. Lascio cadere lo straccio nella vasca da bagno, asciugo le mani sulla maglia e mi precipito in cucina.

“Pronto?”. Dall'altro capo della cornetta sento qualcuno che tossisce e capisco immediatamente di chi si tratta.

“Courtney, ho una proposta meravigliosa per te!”. La voce fastidiosamente nasale appartiene al mio pseudo manager. Ebbene, forse bisognerebbe spiegare di che cosa mi occupo; sono un'aspirante scrittrice. La mia carriera è iniziata (e finita, ma ancora non voglio ammetterlo a me stessa) nel momento in cui ho deciso di far pubblicare il mio primo romanzo. Respinta da tre case editrici. Perfetto no? Arrivata alla quarta, ho conosciuto Matthew, con il quale sono ora al telefono. Ha pubblicato il mio libro senza mai smettere di credere nella sottoscritta. Ancora mi domando che cosa ci trovi in me.. In ogni caso, diciamo che ho avuto un discreto successo anche con il romanzo pubblicato un anno fa. Siccome, ahimè, non ho ancora trovato la maniera di falsificare le banconote, ho bisogno di scrivere altro. E arriva la parte 'tragica' di tutto ciò: il blocco dello scrittore mi sta seguendo da mesi. Non so da dove iniziare e finisco sempre per stracciare quel che metto sulla carta. Chiamiamola maledizione del terzo libro, come quella della nona sinfonia di Beethoven. La differenza è che lui era un genio indiscusso e qualcosa di buono l'ha fatto, io no.

“Sentiamo..” mormoro, giocherellando con il filo del telefono per poi aprire il frigorifero, alla ricerca del latte, che è finito. Deglutisco e cerco di annientare la mia rabbia e i miei istinti omicidi nei confronti di Beatrice. Sospiro mentre la mia attenzione viene catturata dal perennemente raffreddato Matthew.

“Credo che il tuo blocco dello scrittore passerà prima o poi, quanto meno lo spero.. Ma dato che non puoi permetterti di rimanere con le mani in mano per molto altro tempo, ho da commissionarti un lavoretto che potrebbe anche piacerti”. Rimango in silenzio, in attesa di sentire qualcosa che possa darmi un motivo per sorridere. Ultimamente non ci sono state molte occasioni che mi rendessero particolarmente allegra, anzi.

“Spara”.

“Potresti scrivere una biografia, che ne dici? Insomma, non ci sarebbero problemi di fantasia, si tratta solo di fare qualche intervista, delle foto e di scrivere su delle persone”. Inarco il sopracciglio e blocco ogni mio movimento. Potrebbe essere una buona idea, no? Tutto sommato non ho niente da perdere e sono sicura che i miei problemi in fatto di scrittura mi perseguiteranno per chissà quanto altro tempo. E' un'occasione che non devo assolutamente sprecare.

“D'accordo, perché no? Su chi dovrei scriverla?” chiedo, aprendo la credenza nella quale ci sono sempre minimo tre barattoli di caffè in polvere. Mi metto sulla punta dei piedi e ne prendo una.

“E' una rock band, suonano dal 1984” risponde, starnutendo. Ancora mi domando che cosa gli causi quel raffreddore perenne. E' un ragazzo di un metro e ottanta e anche piuttosto palestrato, eppure ha la salute di una bambina sottopeso.

“E, di grazia, sai anche dirmi il loro nome?”.

“Sono i Bon Jovi. Dovresti andare in Inghilterra, il 25 giugno. Avranno un concerto a Londra e ne approfitterai per la prima intervista”. Do un'occhiata al calendario.

“Dovrei partire stasera quindi” constato, pensierosa e presa alla sprovvista. Non poteva avvisarmi un pochino prima in modo tale da potermi organizzare meglio?

“Esattamente. Beh, Courtney, ti auguro di fare un buon viaggio e in bocca al lupo!” esclama e, senza darmi il tempo di aggiungere altro, riattacca. Ancora confusa, chiudo la chiamata e mi siedo a tavola, con la tazza di caffè fumante tra le mani.

Londra.

“Come faccio ad arrivare fin là senza perdermi se ho già immense difficoltà a muovermi qui in Virginia?” mi domando, passandomi una mano tra i capelli. Niente panico, è tutto sotto controllo. Una volta arrivata lì saprò orientarmi e, insomma, sapranno indicarmi dove accidenti si esibiscono questi Bon Jovi. Provo a scavare nella mia memoria, cercando di ricordarmi qualche loro canzone o dove posso averli già visti. Nada, nulla di nulla. Forse sono io che vivo fuori dal mondo e mi limito ad ascoltare i Beatles e Bruce Springsteen ventiquattro ore su ventiquattro. Forse, per la prima volta nella sua vita, Beatrice può essermi utile. Mi alzo e vado nella sua camera, dopo aver mandato giù l'ultimo sorso di caffè. Mi sono addirittura dimenticata di metterci dentro lo zucchero, ma la mia agitazione non me ne ha nemmeno fatto accorgere.

Devo ammetterlo, in fatto di musica Beatrice è molto più informata di me, grazie al suo fidanzato che è il chitarrista di una talentuosa rock band che suona in qualche locale il sabato sera. La sua stanza è più ordinata della mia, decisamente. Ci sono dei fiori sulla scrivania e una cinquantina di vinili accanto al suo letto, ricoperto da un lenzuolo fucsia. Mi inginocchio di fronte a quei dischi e inizio a guardarne uno alla volta, rendendomi conto che sono in ordine alfabetico. La b arriva dopo quattro miseri dischi degli Aerosmith e degli Abba.

“BB King, Beatles, Black Sabbath.. Bon Jovi. Trovati!”. Guardo la copertina dell'omonimo vinile e scoppio a ridere nel vedere il cantante, che sembra un ragazzino di quindici anni che si finge grande. Mi trovo a dover storcere il naso anche per la seconda copertina, quella di 7800° Fahrenheit. Vale il discorso del precedente disco. Nel terzo non riesco a capire bene cosa debba rappresentare la scritta 'Slippery when wet' su uno sfondo grigio. Il quarto vinile mi piace molto; la copertina è tra il blu e l'azzurro, c'è scritto sopra 'New Jersey'. Sul prossimo invece c'è scritto 'Keep The Faith', appena sotto all'immagine di cinque mani, l'una sopra l'altra. Nell'ultimo disco, invece, vi sono raffigurati 4 uomini. Rimango sotto shock nel vedere il biondo in primo piano.

“Non può essere lui..”

 

Che diamine ci faccio qua lo so solo io” borbottai, seduta sulla panchina di fronte al bar dal quale ero uscita, poco dopo l'incontro con quel Jon.

Ancora qui?” domandò lui, rivolgendomi un'occhiata confusa. Feci spallucce.

Non ho voglia di tornare a casa, rimarrò qui ancora un po'” replicai, stringendomi tra le spalle.

E' l'orario di chiusura, tra poco qui non ci sarà più nessuno, e non credo che sia una buona idea rimanere da soli a quest'ora..” mormorò, mettendosi una mano in tasca e continuando a scrutarmi. Perché, perché lui mi dava l'impressione di essere in grado di potermi conoscere perfettamente, mentre io mi trovavo di fronte ad una barriera insormontabile dietro la quale si sapeva nascondere come un professionista?

Vai a casa se sei stanco, tanto io non ho nessuno che mi aspetta e non intendo lasciare questa panchina” dissi, chiudendo gli occhi e portando la testa all'indietro per togliermi i capelli dalle spalle. Ridacchiò.

Sei veramente testarda, eh? Sembra che tu voglia rimanere da sola a tutti i costi”. Sentire la sua voce iniziava veramente a darmi sui nervi. Non sapevo nemmeno io il motivo, ma tutta quella situazione era assurda. “Conosco un posto poco lontano da qui, è a solo un chilometro e mezzo di macchina. Quello di fronte a noi è il mio Chevy rosso.. Sì, ammetto che è un po' ammaccato, ma il motore è ancora in condizioni ottime. Mi puoi seguire se ti va.. Là dentro non ci sono luci al neon o la puzza di birra come qua fuori. Quindi..”. Aprii gli occhi, squadrandolo, stranita. Finito il suo monologo, prese le chiavi dell'auto dalla tasca del jeans e si avvicinò alla macchina.

- Tanto, peggio di così non può andare – pensai tra me e me, prima di aprire la portiera dalla parte del passeggero, e sedendomi di fianco a lui. Mi mostrò un sorrisetto beffardo.

Ammetto che questa non me la sarei mai aspettata” disse ridacchiando. Decisi di non rispondere. Mi chiedevo per quale motivo non si fosse ancora stancato, mandandomi a quel paese.

Allora, come ti chiami, ragazza misteriosa?” chiese, accendendo il motore e imboccando una strada che conoscevo fin troppo bene; era quella che percorrevo ogni mattina per andare a correre.

Courtney, mi chiamo Courtney” risposi, appoggiando la testa al sedile. C'era un delizioso profumo di menta in quella Chevrolet.

Courtney.. Mi piace, è un bel nome” commentò, girando prima a destra e poi a sinistra. Solo in quel momento realizzai di essere salita nell'auto di un perfetto sconosciuto e di non sapere dove saremmo finiti.

Ti ringrazio” dissi, guardandomi attorno. La macchina si era fermata in un parcheggio abbandonato. Sì, potevo decisamente scrivere un libro intitolato 'Come cacciarsi nei guai in cinque semplici lezioni'. Mi guardò, sorridente.

Questo è il posto in cui ho ricevuto il mio primo due di picche. Quando ero un ragazzino c'era un bellissimo locale, al posto di quella vecchia baracca abbandonata. Avrò avuto sì e no quindici anni. Mi ero preso una cotta assurda per una ragazzina della mia classe. Le avevo detto che l'amavo. Sai che cosa mi ha risposto?”. Feci di no con la testa. “Mi ha detto di andare all'inferno” rispose, ridendo e scuotendo la testa, senza togliere dalle sue labbra il sorriso che lo aveva accompagnato sino a quell'istante. “Il punto è che, dopo questa immensa stupida prima delusione, mi sono reso conto, con il passare del tempo, che piangersi addosso per l'amore non ne vale veramente la pena. Tra un po' di tempo anche tu potrai dire lo stesso, ripensando a questo tuo tuono a ciel sereno”. Wow. Il ragazzo dallo sguardo impenetrabile era molto più profondo di quanto credessi.

Grazie, Jon” mormorai, accennando un sorriso; mantenere il broncio non avrebbe avuto più molto senso.

E di che? Forza, Courtney, dimmi dove devo riaccompagnarti” replicò, riaccendendo il motore.

 

Un sorriso si dipinge sul mio volto. Chi l'avrebbe mai detto che il Destino avrebbe deciso di farci incontrare di nuovo, in una maniera così assurda e particolare? Rimetto a posto i vinili di Beatrice e mi dirigo velocemente in camera, per preparare la valigia. 

 

Nota dell'autrice:

Non vi libererete mai di me, popolo di EFP! Adesso, mentre scrivo All you need is (sempre nella nostra amatissima sezione "Bon Jovi") eccovi If that's what it takes, nata inizialmente come one shot. Poi una persona a caso *NON indica assolutamente l'utentessa VaVa95* mi ha "costretta" a trasformarla in una FF quindi.. Eccoci qui. Spero che sia di vostro gradimento! Alla prossima!!

 

Rosie

  
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