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Autore: Celest93    22/06/2012    1 recensioni
"Quando sarai triste, delusa o arrabbiata, dovrai alzare i tuoi occhi, lassù nel cielo, e ammirare le stelle. Loro ti saranno d'aiuto. Hai capito?" Un lieve bacio tra i capelli della bambina, per arginare le lacrime che le stavano nascendo dentro.
"Perché le stelle? E se non si vedranno la notte? E se sarò triste di giorno? Mamma, perché mi dici questo?"
"Tesoro, le stelle sono luminose, e si illuminano di luce propria. Tu guardale, dovrai solo pensare: 'loro brillano di luce propria, posso farlo anch'io.'
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Tesoro ascoltami, la mamma non ci sarà per un po', ma devi promettermi una cosa."
"Va bene..." Una vocina debole debole le rispose affermativamente.
"Quando sarai triste, delusa o arrabbiata, dovrai alzare i tuoi occhi, lassù nel cielo, e ammirare le stelle. Loro ti saranno d'aiuto. Hai capito?" Un lieve bacio tra i capelli della bambina, per arginare le lacrime che le stavano nascendo dentro.
"Perché le stelle? E se non si vedranno la notte? E se sarò triste di giorno? Mamma, perché mi dici questo?" 
Il viso giovane della bambina che si piegava in un triste broncio, le labbra che tremavano, gli occhi che cercavano in tutti i modi di non lasciar trasparire l'angoscia che provavano.
"Tesoro, le stelle sono limunose, e si illuminano di luce propria. Tu guardale, dovrai solo pensare: 'loro brillano di luce propria, posso farlo anch'io.' non lasciarti mai abbattere da nulla, supera tutti gli ostacoli a testa alta. Capito?"
"Si, mamma..."
 
 
'Loro brillano di luce propria, posso farlo anch'io.'
Allora perché sto così male? 
Non serve a niente guardare le stelle, è stata una bugia!
Sono mesi che mi affaccio dalla finestra solo per evitare di piangere e guardo le stelle.
Le guardo, le guardo... ma non succede nulla.
Sto li a pensare, mentre mi copro dalla leggera brezza notturna, e faccio solo quello: penso.
A quanto sia stata ingiusta la vita con me, a quanto dolore ancora dovrò sopportare.
Al perché io sia ancora qui, mentre tu no.
Mi hai mentito, mamma.
Quel giorno non eri andata dalla nonna, no, perché poi ci sono andata anch'io, alcuni giorni dopo che tu non arrivavi più.
Allora ero una pupattola di sei anni, non capivo.
Perché nonna piangeva? Perché papà era distante?
Mi avevi lasciata, abbandonata.
Ho dovuto aspettare di avere alcuni anni in più per capire che era colpa di una cosa chiamata tumore.
Era colpa mia?
Anche questo mi chiedo. 
Mamma, io sto male.
Piango quasi sempre, finché non mi dico che non mi porterà a nulla.
Sono sola, nessuno con cui parlare.
Niente amici, a scuola sono un tipo chiuso.
A casa non parlo con nessuno, non sopporto la mia matrigna e nemmeno che mio padre - ormai dentro al mio cuore non lo è più - preferisca passare del tempo con loro piuttosto che con me.
Dormo, se posso definirlo così, un paio d'ore al massimo, e ho sempre il mal di testa.
Non voglio mai fare nulla...
almeno, quello che voglio fare mi sembra un passo troppo grande, non sono sicura di poter compiere un simile passo per non dover più soffrire.
E' tanto semplice, mi basterebbe affacciarmi un pochino di più dalla finestra e cadere, semplice. Dal quinto piano, non è molto distante. Non sentirei dolore, di questo sono sicura. Forse non sentirei più nulla, ma è questo che voglio.
Non sentire più la morsa allo stomaco quando il vecchio che ti sei sposata fa una carezza alle mie sorellastre, quando scherza con loro.
Non dover più affrontare tutti gli stupidi che popolano questo mondo, rovinandomi ulteriormente le giornate a scuola.
Che cosa importerà mai a loro se io sono depressa?
Ognuno ha i suoi problemi, io ho i miei!
Non dover versare più lacrime se vedo una ragazza che fa shopping con la propria mamma, non sentire la rabbia montarmi dentro quando alcune ragazze rifiutano, anzi dicono di odiare, la propria madre. Solo perché donano loro un bacio quando le accompagnano a scuola.
Sai quanto vorrei poterli ricevere, io? 
A quel punto saprei di essere amata almeno da qualcuno.
Mamma mi manchi!
Tanto, cavoli! 
E rieccole che tornano a farmi visita.
Sai come le definisco?
Le mie mogliori amiche. 
Le lacrime, già. Le uniche che non mi hanno abbandonata, e mai mi abbandoneranno.
Te l'ho detto, quando sono su questa finestra penso. E mi fa male, ma non posso farci nulla. 
Tanto il sonno non arriva.
E io non mi illumino di luce mia.
Non sarò mai come le stelle, mamma.
Loro brillano sempre... io mai.
Sono sempre di cattivo umore, come potrei?
Ho due occhiaie gigantesche che mi rendono ancor più spaventosa di quanto non sia già. 
E' ridicolo, mamma. Io non brillerò mai, punto.
Non posso fare finta di nulla, è impossibile. Se sto male, sto male, non lo nascondo. Non posso fingere di star bene e farmi vedere più solare dal resto del mondo. No? Ho ragione, vero mamma?
Però... tu stavi male, e ugualmente brillavi.
Avevi un sorriso capace di farmi sciogliere, sai? Eri bellissima, nonostante fossi un po' troppo magra.
Io te lo dicevo sempre: mamma, mangia bene! 
Ma tu non mi ascoltavi, sorridevi e mi lasciavi una tenera carezza in mezzo ai capelli.
Quanto ne vorrei una anche adesso...
Aspetta mamma!
E' la prima volta che ne vedo una, non pensavo fosse così bella!
Una stella cadente.
Non ci credo.
Le lacrime si fermano, i miei occhi ammirano quella scia luminosa che brilla in cielo.
Una magia che dura pochi secondi, ma ugualmente affascinante.
Sai cosa, mamma?
Non brillerò come una stella, ma posso essere come una stella cadente: rara.
Magari mi lascerò dietro qualche leggera scia luminosa...
Magari agli occhi degli altri non sarò più la ragazzina depressa di adesso, anzi!
Magari potrò essere felice anch'io.
E finalmente non dovrò più venire ogni santa notte ad affacciarmi a questa finestra.
Una cosa: grazie mamma.

...Le ante di quella finestra vennero chiuse quella notte,
dopo la tragica notizia di una giovane ragazza che era caduta mentre vi si affacciava...


 
   
 
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