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Autore: margheritanikolaevna    22/06/2012    2 recensioni
Ecco il seguito di "If the dull substance of my flesh...", la storia della killer Miriam Greenberg e del suo amore impossibile. Non fatevi ingannare dal titolo (che appartiene ad una poesia dell'inglese W.H. Auden, quello della poesia "Funeral blues" del film Quattro matrimoni e un funerale): certo è anche una storia d'amore, ma stavolta ho cercato di scrivere qualcosa di differente. Se la prima voleva essere una specie di legal thriller, questa ha una trama che ricorda un po’ alcuni episodi di NCIS, almeno nelle intenzioni, sarà (spero) più movimentata e più ricca di colpi di scena.
Ci saranno: un cattivo perfido, un valzer, un temporale improvviso, qualcosa di disgustoso e qualcosa di meraviglioso e ... una poesia; chi ha ingannato sarà a sua volta ingannato, un uomo considerato buono si scoprirà cattivo e un altro rischierà seriamente di diventarlo.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Dopo lo scorso capitolo, un po’ deprimente, questo si propone di essere più tipicamente CSI, ovvero investigativo. Ma con un occhio ai sentimenti e al rapporto tra Stella e Mac, dato che la storia è, comunque, una storia d'amore e sull'amore.
Il grande scrittore cui mi riferisco è Milan Kundera e la citazione sulle coincidenze appartiene ovviamente all' "Insostenibile leggerezza dell'essere".
Grazie alle amiche che continuano a leggere e recensire.
 
CAPITOLO DODICESIMO
 
Speranza

Di rado gli agenti della Scientifica di New York avevano visto il loro capo così teso e preoccupato; i pochi momenti che non trascorreva incollato al monitor del suo p.c. oppure al telefono li consumava passeggiando nervosamente avanti e indietro, come un animale selvaggio rinchiuso in una gabbia troppo piccola. Gli pareva d’impazzire e fremeva di rabbia impotente.
Stava accadendo di nuovo - pensava - come anni prima con sua moglie: sapere che stai per perdere (che forse hai già irrimediabilmente perduto) una persona cara, senza il conforto di un addio, in maniera inattesa e imprevedibile, e non poter fare nulla per impedirlo.
Una persona cara: questo era, quindi, per lui quella donna misteriosa, sfuggente, lontana dal suo mondo eppure vicinissima alla sua anima? Cinque anni prima le loro vite si erano incrociate in modo indimenticabile… poi un abisso di dolore e di rabbia li aveva separati.
Un grande scrittore ha detto che, se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi: se ciò fosse stato vero, il loro non sarebbe stato certo indimenticabile, né, probabilmente, vero amore.
Il primo incontro con lei era stato, infatti, la negazione della casualità, anzi in esso avevano agito il calcolo e l’astuzia e la manipolazione; oggi, invece, sentiva che le coincidenze si erano posate su quell’amore proprio come gli uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi.
Tutto è, in qualche modo, collegato: quella frase gli piaceva, era divenuta un po’ il suo motto e adesso si trovava a doverla applicare a se stesso, con un significato differente rispetto al solito. Certo, avere seguito proprio quel caso, avere ricomposto gli indizi seguendoli fino al Consolato, avere accettato l’invito di Ponyrev quella sera: insomma, erano state necessarie almeno tre coincidenze perché le loro strade si incontrassero di nuovo.
Bastava questo per poterlo chiamare amore? Non ne era certo e forse, a quel punto, non avrebbe mai avuto la possibilità di scoprirlo.
Stella era l’unica a conoscere tutte le reali ragioni della sua inquietudine e, da parte sua, sentiva di avere con quella donna un debito di riconoscenza che non poteva non saldare; da quel che aveva visto - e vissuto - laggiù, temeva fortemente che l’avessero già uccisa.
Si guardò bene dal condividere quella considerazione con Mac, che già le sembrava fin troppo scosso, e pensò che, se pure non fossero arrivati in tempo, avrebbe comunque impiegato tutta la sua abilità di detective per discolparla e riabilitarne la memoria.
“Non capiamo mai gli amori degli altri” rifletté, analizzando con mente tagliente come una lama quella singolare situazione: due persone che più diverse non potevano immaginarsi, lontane anni luce l’una dall’altra, si incontrano per caso o per destino e la vita di tutte e due cambia, per sempre. E lei stessa? L’atteggiamento del suo collega, le sue parole, il cambiamento dei suoi modi avevano prodotto un effetto su di lei che non avrebbe creduto possibile, rivelandogli un lato vulnerabile di lui che l’aveva affascinata.
Non era mai stata gelosa di Mac, delle donne che gli aveva visto accanto nel corso degli anni; invece aveva odiato Miriam Greenberg furiosamente, fin dal primo istante. Persino adesso che le doveva la vita la fiamma di quel sentimento devastante non si placava: la gelosia, il mostro dagli occhi verdi, si annidava adesso anche dentro di lei?
Come se non bastasse, la terribile esperienza che aveva vissuto qualche ora prima l’aveva turbata nel profondo della sua anima, facendo tornare a galla brutti ricordi che ancora non cessavano di tormentarla, nonostante fossero passati degli anni; anche Stella Bonasera quel pomeriggio si sentiva esposta, fragile, come se quella violenza le avesse portato via la pelle ed ora il succo della sua carne giacesse nudo, alla luce del sole.
Per quanto strano potesse sembrare, il fatto che Claire-Chantal fosse ricomparsa nelle loro vite lasciandovi tracce indelebili e segni profondi, sebbene diversissimi, anziché allontanarli l’uno dall’altra aveva finito - per qualche insondabile motivo - per avvicinarli, finendo per spezzare il fragile equilibrio che avevano costruito tra loro nel corso degli anni; erano come due oggetti metallici tra i quali d’improvviso si fosse interposto un magnete eccezionalmente potente, mutandone le polarità e i rapporti di forza.
Non sarebbe stato più possibile fare finta di niente, temporeggiare, attendere in silenzio le mosse dell’altro che non arrivavano mai; comunque fosse andata, in un modo o nell’altro, il loro rapporto era destinato a chiarirsi una volta per tutte.
Con le nocche, bussò timidamente alla porta dell’ufficio di Mac, il quale le fece cenno di entrare; era pallido ed i penetranti occhi verdi erravano inquieti da una parte all’altra della stanza.
“Deve sembrarti assurdo che io sia tanto in ansia, non è così?” le chiese a bruciapelo.
Stella lo fissò, scosse leggermente la testa e sorrise appena: “Non ho nessuna intenzione di giudicarti…” rispose.
Lui fece qualche passo dalla scrivania fino alla parete, si fermò e d’improvviso, si passò una mano sul volto, come a scacciare un pensiero tormentoso.
“Vedi, Stella” esclamò con una voce che la donna quasi non riconobbe, tanto era differente dal consueto “io ho sempre creduto di essere un uomo deciso, che sa distinguere senza difficoltà il bene dal male ed agisce di conseguenza…”
“E lo sei, infatti!” intervenne lei, continuando a guardarlo in viso con intensità.
“ Invece, in questo caso…” riprese Mac. Fece una pausa, indeciso se condividere con la collega un pensiero tanto intimo.
“Vuoi sapere cosa stavo pensando un istante fa?” le domandò. Poi, senza attendere la risposta, aggiunse: “ho avuto per un momento la chiara sensazione che non sarei sopravvissuto alla sua morte, che non sarei riuscito ad essere di nuovo io quello che deve continuare a vivere, ad andare avanti nonostante tutto”.
Tacque un momento.
“Naturalmente è un’idea assurda” riprese, cambiando tono e recuperando almeno parte della sua abituale compostezza, quasi pentito di essersi lasciato andare così “Io sono sicuro che è un sentimento eccessivo, non abbiamo nulla in comune e, in fondo, non la conosco quasi per niente…”.
“Mac” ribatté Stella, stringendosi nelle spalle “forse cinque anni fa ti avrei parlato diversamente. Allora io credevo - ero sicura - che le cose potessero essere solo bianche o nere; poi è arrivato Frankie e mi a costretto a capire che, invece, la vita è piena di infinite sfumature e che cercare di afferrarle tutte, specie con i limitati strumenti della nostra ragione, è una pura follia, un’illusione e nulla più. Lui mi amava, a modo suo, eppure mi ha fatto del male. E io…” esitò a sua volta, travolta da un ricordo ancora doloroso.
 Mac comprese cosa stava accadendo e le si avvicinò.
“ Ed io” riprese, la voce incrinata “ io l’ho amato e non ho potuto fare a meno di …”
“Mi dispiace di averti richiamato alla mente quella brutta storia!” le disse Mac e, cedendo a un’improvvisa tenerezza, l’abbracciò.
“Mi dispiace” disse ancora una volta, tenendola stretta.

*******


“Quindi, i rottami della bomba che abbiamo repertato nei pressi dell’auto in cui si trovava il cadavere dell’agente Nikanor Ivànovic Bosoj presentano caratteristiche coincidenti con quelli trovati sulla scena della finta consegna?” chiese Mac a Danny e Lindsay.
“Esatto” gli rispose il ragazzo “ovviamente sono molto danneggiati, ma lo schema costruttivo dei circuiti ed i materiali utilizzati sono identici”.
“Sappiamo che chi è in grado di realizzare congegni del genere di solito sceglie una tecnica specifica” continuò Lindsay “è un lavoro in qualche modo creativo ed ognuno ha un proprio “marchio di fabbrica”. Stella e Mac annuirono, in silenzio.
“E anche le tracce di esplosivo” aggiunse Danny “Lo spettrometro di massa ha rivelato che si tratta dello stesso tipo di esplosivo: anzi, probabilmente è C4 proveniente dalla medesima partita!”.
“Cioè” fece Mac, concedendosi finalmente un sorriso tirato “vuol dire che c’è la stessa mano dietro ai due ordigni!”.
“E…” Stella completò il suo pensiero, come leggendogli nella mente “dato che l’agente Conrad, al momento del primo omicidio, si trovava sul volo Toronto-New York, è impossibile che sia stata lei a costruire ed a posizionare entrambe le bombe”.
“Infatti, i filmati delle telecamere di sorveglianza dell’aeroporto La Guardia attestano la sua presenza lì in un orario successivo alla prima esplosione, mentre l’analisi dei tabulati ha evidenziato che il telefono cellulare dell’agente speciale Blair Hopper ha agganciato una cella in prossimità del Consolato all’ora dei fatti, poi è stato spento per circa due ore e, pochi minuti dopo l’esplosione, è ricomparso a tre isolati da dove è saltata in aria l’auto” concluse Mac.
“Ora possiamo collocare Hopper al Consolato in un orario compatibile con la morte di Bosoj!” riassunse Stella “Dobbiamo solo riuscire a provare il suo coinvolgimento nella finta consegna del polonio, ma quell’uomo è furbo e sarò stato attento a non lasciare tracce…”
In quell’istante, Adam Ross entrò come una furia nel laboratorio brandendo, con aria di trionfo, alcuni fogli di carta.
“Lui sarà anche furbo” fece il tecnico, con un ampio sorriso “ma io sono un vero genio!”.
Mac gli rivolse un’occhiata che lo costrinse a rimettere all’istante i piedi per terra.
“Non è stato per niente facile” esordì “Le transazioni finanziarie che ho analizzato sono rimbalzate decine di volte su banche di diversi paesi e su server diversi …”
Un altro sguardo eloquente di Mac gli impose di sintetizzare in trenta secondi le sue tre ore di lavoro al computer.
“…ma alla fine ho scoperto e tracciato dei versamenti provenienti da una società di intermediazione con sede in Texas, il cui rappresentante legale è schedato come simpatizzante della “Aryan Supremacy”, su di un conto corrente riconducibile ad Hopper presso una banca delle Isole Cayman: 200.000,00 dollari due mesi fa e altri 300.000,00…indovinate un po’? proprio oggi, circa quattro ore fa!”.
“Vale a dire subito dopo la falsa consegna!” esclamò Danny.
“Il che vuol dire che, mentre noi seguivamo una pista fasulla, lui ha portato a termine l’affare!” Stella completò il ragionamento.
“Aspettate” intervenne Mac, seguendo il filo del ragionamento che lo stava occupando da qualche minuto “Se Hopper, con le sue competenze di agente speciale, è in grado di costruire bombe tanto micidiali e se è stato già pagato dalla “Aryan Supremacy”, vuol dire che il suo compito non era solo quello di far uscire il polonio dal Consolato grazie alla sua posizione di insospettabile, ma anche quello di realizzare un altro ordigno, più potente, con il quale liberare quella roba nell’aria e diffondere la contaminazione: quindi non c’è stata nessuna consegna, ma semplicemente lui ha inscenato tutto per distrarci e portare con sé il polonio fuori dal Consolato senza essere disturbato, sistemarlo nell’obiettivo che quei terroristi hanno scelto per l’attentato e predisporre la bomba!”.
“Certo!” fece Stella “Aveva i mezzi - ossia l’esplosivo e le capacità tecniche - il movente, vale a dire il denaro, e l’opportunità di fare tutto mentre noi seguivamo la falsa pista che lui stesso ci aveva fornito servendosi dei codici riservati della Conrad.”
“Bene!” disse a quel punto Mac, afferrando la giacca “vado a parlare con il Vice-Direttore Keeler, ora che abbiamo queste prove non potrà che darmi retta!”. Uscì in tutta fretta, mentre dentro di sé sentiva rinascere la speranza.
 
******


“Taylor, non ho tempo da perdere con lei!” gli disse brusco l’agente quando Mac lo fermò mentre usciva dall’ufficio dove aveva sistemato la sua base operativa. “I nostri informatori ci hanno segnalato che l’attentato potrebbe avvenire proprio oggi, in coincidenza con la fine del mese sacro del Ramadan, quando tutti i musulmani di New York si ritroveranno nelle moschee a celebrare questa ricorrenza!”.
Già - pensò il tenente - quella sera terminava la Eid ul fitr, la festa di tre giorni che conclude il mese sacro di digiuno e penitenza del Ramadan.
“Ho mandato squadre in tutta le moschee della città” continuò Keeler “Se saremo fortunati riusciremo a evacuarle in tempo!”.
“Deve mandare qualcuno anche al consolato, Vice Direttore” esclamò Mac “Posso provarle che l’agente speciale Conrad non è coinvolta e che, anzi, è in pericolo!”.
L’altro lo fissò per un istante, indeciso sul da farsi: poche ore prima avevano avuto un brutto scontro e quell’uomo si era rivelato molto più testardo di quanto lui avesse inizialmente immaginato, senza tenere conto del fatto che aveva ignorato il suo grado superiore e lo aveva apertamente contraddetto. Cosa, questa, che ben pochi osavano fare.
Tuttavia, sapeva quanto fosse in gamba come investigatore e, in cuor suo, si era già pentito di avere giudicato così severamente Claire - che aveva sempre goduto della sua fiducia - sull’onda emotiva del dolore per la morte violenta dei suoi uomini. In quel momento, aveva assolutamente bisogno di trovare un colpevole cui addossare la sua rabbia e forse, come spesso accade in tali condizioni, la fretta l’aveva indotto in errore.
“Ha tre minuti” ribatté quindi “la ascolto”.
Mac sintetizzò più in fretta che poté gli elementi indizianti che avevano raccolto e, alla fine, chiese a Keeler dove si trovasse Hopper in quel momento; lui dovette ammettere che non lo sapeva, perché l’agente speciale si era allontanato - fatto senza precedenti - senza avvisarlo dei suoi spostamenti, forse confidando che, in quella confusione, nessuno avrebbe notato la sua assenza.
“Va bene, tenente” disse infine l’alto funzionario “La posizione dell’agente Blair Hopper deve essere approfondita, e la nostra priorità è trovare la bomba, ma per ora lei prenda quattro dei miei uomini e vada al Consolato di ******stan! Ho bisogno solo di qualche minuto per predisporre l’autorizzazione…”.
Mac a quel punto gli porse alcuni fogli già compilati.
“E’ sufficiente che lei metta una firma qui, Vice-Direttore” aggiunse, in tono freddo e distaccato.
Ottenuta la firma di cui aveva bisogno, si allontanò senza perdere tempo a ringraziarlo; Keeler non se ne sorprese, rendendosi conto che, se fossero riusciti a trovare l’agente Conrad ancora in vita, certo non sarebbe stato per merito suo.



 
 

  
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