Lo guardai, con aria stranita. Cos’era quell’espressione assorta sul volto?
-Come? –Mi decisi a chiedere.
-Una volta chiesi ad una strega di trasformarmi in un ibrido. Non sapevo ancora della necessità del sangue di una Petrova. Quella neanche, almeno così credetti. –Fissò ancor a il vuoto, infastidito. Klaus si era fatto fregare, il che aveva dell’incredibile. –Comunque, -sospirò- fece quell’incantesimo. Tutto fu inutile. Non successe nulla. Tornai a casa, dai miei parenti. Era il medioevo e si viveva benissimo, nella prosperità assoluta. La caccia era alle streghe, più che ai vampiri. Di noi si aveva paura, e tanta. Però c’era molta gente che ci voleva ammazzare. Gli originari, si sa, erano e sono difficili da uccidere. Nulla poteva, se non l’albero di quercia bianca. Tornando a prima, mi sentii un po’ stordito e non capii il perché. Pensai di aver solamente bisogno di nutrirmi. Andai via e, appena svoltato l’angolo, trovai la mia vittima. Era una giovanissima fanciulla, vestita per bene. Il suo sangue odorava tantissimo, così non le diedi il tempo di pronunciare il proprio nome che affondai i miei denti nella giugulare. –Si fermò, rendendosi conto della mia espressione inorridita. Rilassai i muscoli facciali, permettendogli di continuare. –Mi sentii sazio, dopo averla prosciugata del tutto: era morta. Poi una luce attirò i miei occhi: la luna. Era perfettamente tonda, un cerchio finito. Improvvisamente iniziai a correre verso il bosco, come se non fossi io a guidare il mio stesso corpo. Le vene pulsavano, pareva stessero per esplodere. Gli arti si allungarono, le mani diventarono zampe avvolte dal vento e il mio viso prese la forma del muso di un lupo. Pensai di esser diventato un ibrido. Scoppiavo di gioia. Tutte le mie sensazioni erano amplificate, anche quelle negative. Dentro nascondevo l’odio, il rancore e la gelosia nei confronti di mio fratello Elijah e, soprattutto, in quelli di Tatia. –A quel nome sussultai, incredula. Lui, Tatia ed Elijah erano coinvolti in una relazione, simile a quella tra Elena e i fratelli Salvatore.
-Tu e… -Non terminai la domanda. Lui stava già annuendo, fissandomi negli occhi.
Portai la mano sulle mie labbra, pensando al peggio.
-No, non la uccisi. –Si affrettò a rispondere, per alleviare il sentimento di orrore apparso nei miei occhi. -Però cercai di farlo. –Ammise- Quando la vidi, nascosta fra i boschi con mio fratello non capii più nulla. Sentii il suo odore kilometri prima, poi attaccai entrambi. Stavano parlando animatamente. Non dimenticherò mai il suo sguardo spaventato. Elijah capì subito che non ero un lincantropo qualsiasi, è sempre stato intelligente… aveva già capito chi si celava dietro quel manto di peli, dietro quell’enorme figura, sapeva che io volevo rompere la maledizione. Fortunatamente riuscì a fermarmi, mentre lei scappava. In quel momento mi… -D’un tratto si fermò. Posò il suo dito sulle mie labbra, facendomi cenno di non fiatare. Si alzò di scatto e sparì dalla stanza portando con sé il suo profumo. Un silenzio inquietante si scatenò sulla tranquillissima villa situata al centro del bosco. Poi udii anche io dei passi, pesanti, decisi. Di chi erano? Mi chiesi, spazientita. Klaus mi aveva soggiogata? Non riuscivo a muovermi. Forse era solo il suo effetto, i suoi occhi così profondi e sinceri, seppur indecifrabili. Me ne convinsi e riuscii ad alzarmi. Non lo chiamai, muovendomi silenziosamente. La porta era spalancata e, affacciandomi, non vidi nulla. Un ruggito, rauco e tremendo echeggiò nella notte. E, voltandomi, vidi due lupi che si muovevano in cerchio, pronti a lottare. Uno era nero, l’altro marroncino ramato. Il primo era grande, mostruoso e gli occhi sembravano essere rossi. Non ero molto lontana da loro e non fui sicura, inizialmente, di chi si trattasse. Poteva essere davvero chiunque seppure Klaus non era nella veranda. Capii, comunque, che finchè le cose non fossero peggiorate, dovevo tenermi nascosta dietro l’anta della porta. Regolai il respiro, tentando di non farmi scovare.
I due continuarono a guardarsi in cagnesco. Poi, uno, quello nero, attaccò. Si lanciò con le zanne su quello rossiccio, un po’ più alto. Questo contraccambiò, passando definitivamente all’attacco. Le sue zampe affilate si scagliarono furtivamente sulla tronco dell’altro che miagolò, dolorante. Nonostante ciò riuscì ad alzarsi, correndo sull’altro lupo, che era già pronto a difendersi. Entrambi rotolarono, ringhiando e mostrando i denti affilati. La polvere si alzò, impedendomi di osservare la scena da quella distanza. Comunque, quando la nuvola di terra si affievolì, notai che quello rosso cercava di portare l’altro nella foresta, nonostante spingesse verso la villa. Il lupo nero ebbe la meglio e, quando arrivarono nello spiazzale, uscii fuori.
-Basta! –Mi avventurai, incosciente. Camminai decisa e, in un attimo, mi ritrovai tremolante a pochi passi da loro. In quell’istante che sembrò durare l’eternità, il lupo rossiccio incrociò i miei occhi: era Klaus, ne fui certa. Le iridi mi scrutarono, profonde come l’oceano e perfette, seppur taglienti e arrabbiate come poche. Fu quello uno dei più grandi errori, l’altro se ne accorse e, non vedendo più dalla rabbia, spinse l’ibrido e si scagliò contro di me. In un attimo mi ritrovai per terra, con un lupo enorme che premeva le sue zampe sul mio torace: era Tyler.
Klaus, steso per terra, riuscì ad alzarsi, seppur barcollando. La zampa di Tyler era in alto, pronta a sfregiarmi il viso. Ringhiò, infuriato.
-Tyler no! –Implorai, pentita di essere uscita allo scoperto.
Chiusi gli occhi, pur percependo quella zampa avvicinarsi sempre più.
Aprendoli, però, notai che non era più lì. Sentii il sangue gocciolarmi dal mento, dove c’era un taglietto che appena avevo avvertito. Mi alzai, in preda al panico. Non c’era più nessuno. Cercai di sforzarmi per udire meglio i loro passi.
-Concentrati Caroline, concentrarti!- Imposi a me stessa, cercando di convincermi a farlo.
-Verso destra! –Esclamai, soddisfatta. Si allontanavano per addentrarsi nella fitta foresta.
Li raggiunsi, evitando di farmi sentire. Seguii quei lupi fino a quando si fermarono, nel cuore del bosco.
Aggrappandomi sull’albero, decisi di dover intervenire ancora, e non con le parole. Klaus mi aveva salvato la vita e dovevo fare qualcosa, prima che Tyler… Evitai di pensarci, scrollando il capo.
Fu proprio lui ad attaccare, ancora, il lupo rossiccio che arrancava. Dopo continue lotte, attacchi, e ringhi, qualcosa cambiò: Tyler stava avendo decisamente la meglio ma tutto si concluse diversamente. Klaus si decise a mordere il lupo nero che, gravemente ferito, si divincolò risolutivamente.
Non fui felice di vedere il mio, oramai, ex ragazzo ridotto in quelle condizioni ma sapevo che se la sarebbe cavata, sapevo che sarei stata peggio se qualcun altro si fosse fatto male.
Scesi dall’albero e lo raggiunsi, correndo.
-Klaus! -Sospirai, abbracciando quell’enorme lupo che, prima che me ne accorgessi, si tramutò in un uomo debole e stanco, steso supinamente fra le mie braccia.