NOTE: Chiedo umilmente perdono!
Dall’ultimo
aggiornamento è passato un bel po’ di tempo, ma
tra i vari appelli,
l’improvvisa ondata di caldo afoso che mi ha privata della
voglia di fare
alcunché per diversi giorni e la stesura di una one-shot per
un contest estivo
avevo bisogno di prendermi una pausa prima di dedicarmi a questo
capitolo.
Comunicazione di
servizio: da oggi mi dichiaro ufficialmente in ferie, almeno per quanto
riguarda il fandom di Sherlock (BBC). Non intendo però
chiudere i battenti e
farmi risentire a settembre; continuerò a scrivere e ad
aggiornare, solo con
pause più lunghe del solito tra un capitolo e
l’altro. Non vi lascio soli,
don’t worry.
Buona lettura!
John non era stupido.
L’ambigua
affermazione con cui Sherlock aveva salutato la madre sommata al
criptico
scambio di sms tra lui e Mycroft portavano ad un’unica
conclusione: qualcosa
bolliva in pentola.
Così, una volta tornati
a
Londra, il dottore aveva tentato di farsi rivelare da Sherlock cosa
stessero macchinando
lui e suo fratello. Non ottenendo altro che dei poco convincenti
“Te lo
spiegherò a tempo debito” in risposta, si era
infine confidato con Harriet. La
quale, piena di senso pratico, gli aveva suggerito di discuterne
direttamente
con il secondo componente del machiavellico duo.
“Come se fosse
facile”
aveva brontolato John. “E’ un agente segreto al
servizio di Sua Maestà, nonché
colonna portante del governo britannico. Di certo non ha tempo da
dedicare ai
miei futili interrogativi”.
“Oh, non esserne
così
sicuro”aveva replicato lei, strizzandogli l’occhio.
“Potrebbe risultare molto
più semplice di quel che pensi”.
La mattina dopo, non
appena Sherlock fu uscito di casa diretto al commissariato sollecitato
da una telefonata
da parte di Lestrade, Harriet chiese al fratello di accompagnarla a
fare delle
commissioni. “Ho già contattato la babysitter,
dovrebbe arrivare a momenti” si
premurò di informarlo.
“Che tipo di
commissioni?” sbadigliò lui, spalmando un generoso
strato di marmellata di
arance su una fetta biscottata.
“Si tratterebbe di fare
una puntatina dal sarto per prendere le misure del tuo abito, ma prima
passerei
in pasticceria: il proprietario ha promesso di aprire il laboratorio in
anticipo appositamente per noi”.
“In
pasticceria?” si inquietò.
“Dobbiamo scegliere la
torta nuziale, Johnny” Harriet distolse lo sguardo dallo
specchietto di cui si
stava servendo per truccarsi e lo puntò sul fratello.
“Non intenderai uno di
quegli orrori a cinque piani di pan di spagna, glassa dolciastra e
decorazioni
di dubbio gusto, vero?”
“Mi dispiace deluderti,
ma è esattamente ciò che intendo convincerti a
commissionare” tracciò il
contorno delle labbra con il rossetto. “Che razza di
matrimonio sarebbe senza
una pacchianissima, indigesta e assurdamente costosa torta
nuziale?”
“Non è
giusto” borbottò
John. “Mycroft e Greg non l’hanno ordinata quando
si sono sposati”.
“Poche storie e sbrigati
a finire la colazione” Harriet chiuse lo specchietto con uno
scatto. “Sarà una
giornata proficua, me lo sento!”
“…Questa qui,
invece, è
la mia preferita. E’ farcita con una delicatissima salsa di
frutti di bosco e
uno strato di frutta secca fatta appassire nel brandy:
me-ra-vi-glio-sa!” stava
spiegando Alex, il capo pasticcere, schioccando le labbra con orgoglio.
“Ne sono certa”
lo
assecondò gentilmente Harriet. “Che te ne pare,
Johnny? Credi che a Sherlock
potrebbe piacere?”
“Conoscendolo, dubito che
sarà in grado di mangiare alcunché il giorno del
nostro matrimonio” sorrise.
“Però Boswell adora i frutti di bosco, e nemmeno a
me dispiacciono”.
In quel momento si udì
una nota voce maschile scusarsi per il ritardo. I due fratelli si
voltarono. Uno
stranamente affannoso e scomposto Mycroft si fece strada nella cucina,
dribblando abilmente una serie di giovani apprendisti che correvano da
una
parte all’altra della sala trasportando ciotole colme di
crema e sacchi di
farina.
“Sono
mortificato”,
sfiatò quando ebbe raggiunto i Watson, “quello che
sembrava un piccolo
contrattempo si è rivelato essere più serio del
previsto”.
“Niente di grave,
spero”
insinuò Harriet.
“No, no” la
rassicurò,
rosso in volto in modo sospetto. “John, qual buon vento ti ha
spinto ad unirti
a noi?” si rivolse poi al dottore.
“Ehm”
replicò
brillantemente lui. Si era completamente dimenticato del ruolo di wedding planner ufficiale ricoperto da
Mycroft.
“Sarà
meglio
che mi occupi della torta; voi ragazzi restate pure qui a
chiacchierare”
chiocciò la donna, mostrando i pollici in su al fratello.
“Mi scusi, Alex”,
prese a braccetto il capo pasticcere, “non avete nulla con le
arance? Sa, il
matrimonio verrà celebrato a dicembre e l’inverno
è la stagione migliore per
gli agrumi…”
Rimasti
soli, i futuri cognati si presero qualche secondo per fissare con
interesse le
punte delle loro scarpe.
“Avanti,
John, sputa il rospo”.
“Eh?
C-Cosa?”
“Mi
ritengo
una persona discretamente intuitiva. Mi è parso di capire
che muori dalla
voglia di chiedermi delucidazioni riguardo ad una questione che ti
impensierisce
non poco, o sbaglio?”
“Oh,
beh. In
effetti sì, qualcosa di cui volevo parlarti
c’è, però non vorrei risultare
indelicato”.
“Più
di mio
fratello? Impossibile” sorrise furbescamente.
“Avanti, di che si tratta?”
Il dottore
lo rese partecipe dei suoi sospetti. “E come se non bastasse,
Sherlock ogni
volta fa il vago” concluse. “Sicché, mi
stavo chiedendo, non è che-”
“Non
è che
Greg ed io stiamo cercando di avere un bambino: è questo
ciò che intendi?” lo
interruppe Mycroft.
L’altro
annuì.
“Complimenti,
John. Deduzione corretta”.
Nessuna
sorpresa: che i Mystrade stessero pianificando di scodellare un pupo
era chiaro
a tutti voi lettori, ho idea. Non per niente il titolo di questo
capitolo è
Preludio; il meglio, signori miei, deve ancora arrivare!
Questa, se vi interessa, è la mia pagina autore su Facebook,
per seguire in
diretta i miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).
Che
altro dire? Buon inizio d’estate e in bocca al lupo ai
maturandi (se ce ne
sono) e agli universitari alle prese con gli esami.
A
risentirci, un bacio! <3