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Autore: Najara    22/06/2012    2 recensioni
Santana Lopez in completo scuro, cravatta nera e occhiali da sole... Dovrebbe essere sufficiente per invogliarvi a leggere!
I personaggi di Glee nel mondo Men In Black!
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez, Un po' tutti | Coppie: Brittany/Santana
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Nuovo capitolo, grazie a chi recensisce a chi segue a chi preferisce ecc ecc, vi adoro

Nuovo capitolo, grazie a chi recensisce a chi segue a chi preferisce ecc ecc, vi adoro!

Buona lettura!

 

 

Secondo capitolo: Il nuovo vicino

 

Trentasei ore dopo S era di ritorno al suo appartamento, il corridoio era di nuovo libero ed era una fortuna, perché già così stava facendo un enorme fatica a non sgocciolare dappertutto. Sì, era ricoperta da uno strato di Hihiano, un piccolo incidente nella metro, mentre lei e Q stavano interrogando un Dedi, che aveva un certo giro di conoscenze, era spuntato fuori un grosso e alquanto infuriato Hihiano, le aveva attaccate ed era stata obbligata a fare fuoco.

“Salve!” S aveva dei nervi d’acciaio e solo quello le impedì di voltarsi puntando la pistola, che ovviamente aveva già estratto. La rinfoderò veloce e si voltò.

“Ho preso l’appartamento accanto al tuo!” S sbatté le palpebre più volte, davanti a lei c’era una giovane ragazza, capelli biondi, occhi azzurri, un sorriso contagioso, e fin qui nulla di troppo strano se non si vuole considerare strano il fatto che la ragazza sembrava totalmente ignorare il viscido liquido blu che la cospargeva, quello che davvero la stupiva era l’enorme gatto che la ragazza teneva tra le braccia.

“Piacere io sono Brittany e lui è Lord Tubbington!” Le tese la mano con un sorriso.

“Oh… piacere…” Le prese la mano stringendola, i suoi occhi che continuavano a fissare l’enorme gatto. Uno squillo la tolse dall’imbarazzo la ragazza, si voltò verso la porta del suo appartamento,

“Il telefono…” Si voltò verso di lei con un sorriso di scuse poi aggiunse,

“Mi piacerebbe parlare un po’ con te!” Quindi si voltò e scomparì nel suo appartamento portandosi dietro il gatto.

Era stanca, al MIB le giornate lavorative erano di trentasei ore e quegli ultimi giorni erano stati pesanti, nessuno che sapeva niente, di Torosiani nemmeno l’ombra mentre numerosi cacciatori di taglie stavano girando a New York, creando non pochi problemi al suo ufficio.

Si liberò dell’uniforme e si concesse una lunga doccia calda, quando si sentì pulita tornò nel soggiorno e chiamò il MIB.

“Sono l’agente S” Si identificò e chiese dell’agente A.

“S? Credevo avessi appena staccato…” Sembrava infastidito nel sentirla,

“Dimmi solo cosa sai dei Corei” Tagliò corto la ragazza, per un attimo ci fu solo silenzio poi l’agente A sospirò e iniziò a parlare,

“I Corei sono alieni di tipo H, non amano i contatti con le altre specie, sono solitari e pericolosi. S ascoltò tutto con gli occhi chiusi, quelle cose le sapeva anche lei,

Ok, ma che aspetto hanno?”

“Gatti, sono come i nostri gatti, ma di certo non fanno le fusa!” Il ragazzo rise di quella che credeva essere una battuta. S chiuse la chiamata senza ringraziare, le piaceva essere considerata una stronza intrattabile, la Sy diceva sempre che incutere timore permetteva di sopravivere più a lungo!

Guardò il pigiama che aveva indossato dopo la doccia, no, non andavano bene, l’uniforme era importante, così si cambiò chiudendo con fermezza la cravatta nera e legando i capelli in una coda alta, poi controllò la sua arma e uscì nel corridoio.

Si avvicinò alla porta con una certa agitazione, cosa a cui non era affatto abituata,

“Salve agente… credo che sarebbe meglio se io e lei parlassimo a quattrocchi… se non le dispiace seguirmi sul tetto…” S aveva la mano sulla pistola mentre annuiva seguendo il gatto che si era rivolto a lei con tanta tranquillità spuntando da dietro l’angolo.

Raggiunsero il tetto e il gatto si stravaccò sul caldo pavimento di cemento, S rimase un attimo perplessa poi si sedette accanto a lui.

“Allora sei un Corei?” Il gatto che aveva socchiuso gli occhi li riaprì,

“Sì…”

“E cosa ci fai qui con un’umana?” Il gatto si stiracchiò alzandosi di nuovo,

“Non è che hai un sigaro per caso?” Quando la ragazza scosse la testa il gatto si stese di nuovo poi si decise a rispondere,

“Non ti senti mai sola?” S sbatté le palpebre senza rispondere, ogni agente del MIB era solo, era un attributo naturale del loro lavoro, loro erano nessuno. Il gatto non sembrava aspettare una sua risposta perché continuò, “Ebbene io sì… dopo aver passato più di tre secoli nella più totale e completa solitudine ho deciso che volevo un po’ di compagnia.

“E hai scelto un umano?” S lo guardava perplessa era difficile leggere le espressioni sul volto di un gatto, ma le sembrava che stesse sorridendo,

“Oh ma non sono io che ho scelto lei, Brittany, la tua nuova graziosa vicina, mi ha chiesto se volevo essere il suo compagno di avventure e io non ho saputo dire di no!” S era sempre più confusa,

“Te l’ha chiesto?”

“Certo, Brittany è alquanto particolare… unica direi, molto più intelligente e perspicace di qualunque altro umano io abbia mai avuto il dispiacere di conoscere!”

“Mi stai dicendo che sa che sei un alieno?” Il gatto si voltò a guardarla intensamente,

“Stai già pensando di usare quel bel attrezzino che noi Corei vi abbiamo stupidamente aiutato a costruire?” S che aveva effettivamente pensato al suo Neuralizzatore non poté negare,

“Umani! Siete così prevedibili! Comunque no, nessun bisogno di alterarle la memoria, non sa che sono un alieno.” S annuì sollevata, non sapeva perché ma le sarebbe dispiaciuto alterare la memoria a quella ragazza.

“Lord Tubbington! Non dirmi che sei sul tetto a fumare perché…” La ragazza spuntò dalle scale e la vide, un sorriso spontaneo si aprì sulle sue labbra, “Oh ci sei anche tu!” Lanciò un’occhiata al gatto che si stirò ignorandola. “Strano…”, S la guardò interrogativa e la ragazza sorrise ancora,

“Strano che abbia fatto amicizia con te, lui non è molto socievole generalmente. Il gatto si mosse passandole tra le gambe e strusciandosi contro di lei, “Già gli piaci proprio!” S lanciò uno sguardo fulminante al gatto che balzò tra le braccia di Brittany ignorandola, era chiaro che la stava prendendo in giro. Presa in giro da un gatto, questo era davvero il finale perfetto di quella giornata.

“Non parli molto è?” S alzò gli occhi sulla ragazza e rimase catturata da quello sguardo divertito,

sorrise suo malgrado,

“Già… ora devo andare…” Si allontanò ma prima che fosse fuori portata la ragazza la richiamò,

“Scusami, credo di non aver capito il tuo nome…” S rimase in silenzio, il suo nome? S, certo il suo nome era S.

Santana” Non appena lo ebbe detto si sarebbe tappata le mani con la bocca, Santana? Da quanto tempo non pronunciava il suo vero nome? Il nome che le avevano dato suo padre e sua madre?

Santana… mi piace!” Brittany le sorrise ancora e poi sempre con l’enorme gatto tra le braccia raggiunse il suo appartamento lasciandola sola nel corridoio, Santana, da quanto tempo nessuno pronunciava più il suo nome?

  
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