Prologo
Plic....
Plic...
Le gocce d'umidità scandiscono i secondi in questo luogo atemporale... Da dove
possa venire l'umidità che finisce col generarle non ne ho idea...
Quante ne sono colate lungo le mie braccia abbandonate, sulle mie gambe
raccolte, su queste catene candide che mi relegano in questo posto senza
percezioni?...Ho perso il conto...Ma erano tante quando ho smesso...
Non un suono raggiunge le mie orecchie, capaci di cogliere le vibrazioni più
insignificanti...Come ho già detto in questo luogo sono annullate le
percezioni...Anche quelle provenienti dal mio corpo...
Corpo che comunque non ha bisogno di nulla per esistere e mantenersi...
Non mi serve respirare...
Non ho bisogno di nutrimento...
La mia gola mai si è inaridita per la sete...
In questo momento sono solo un ammasso di atomi e molecole mantenute in questa
forma non certo per mia volontà...Sarei pulviscolo atomico se non fosse per il
gammaminion di cui sono fatte le mie catene...
Ed ancora una volta m'incanto nell'ascoltare l'unico suono che mi sarà
concesso...da qui all'eternità...
Plic...
Plic...
***
Il gelo era prepotentemente entrato nella Sala del
Consiglio dopo ch'egli ebbe fatto il suo trionfale ingresso spalancando con un
sol battito di ciglia, i possenti battenti della porta. Freddi, suonarono i
suoi passi in una sinistra marcia, verso lo scranno più alto della cristallina
tavola. Glaciali e beffardi, i suoi sguardi scivolavano, lenti, su quella che
era la sala che a Lui spettava dominare, non quelle insulse creature che per
cento e più anni avevano, indegnamente, usurpato il Suo potere.
E la sua sinistra marcia continuava, calma
annunciatrice di morte per il povero stolto che tanto aveva osato, nel sedersi
sul Suo trono una volta di troppo. I suoi, i suoi nuovi occhi, osservavano compiaciuti il tremore che scoteva le
membra flaccide e inoffensive dei suoi generali.
Solo uno scranno era vuoto, quello alla destra del Suo scranno dorato, il Suo alfiere ancora
gl'obbediva...
Arrivò infine, in un tempo che parve immenso a quei
poveri stolti, che tremavano, come agnelli pasciuti di fronte ad un lupo
affamato, allo sciocco, misero, mortale che audacemente si era rivestito di un ruolo,
di un potere, non suo, ed ora avrebbe affrontato le giuste conseguenze del suo
avventato gesto...
-Mio signore ve ne prego...- disse egli gettandosi
ai suoi piedi ed implorando tra le lacrime che copiose scendevano sul viso
pieno e molle -...Vi prego risparmiatemi...-
-Basta!- disse Egli puntando le iridi verde bosco in
quelle piccole acquose dell'uomo ai suoi piedi -Il tuo inutile berciare mi
infastidisce!-
Guardò con crescente disgusto il corpulento essere
ai suoi piedi, ormai dimentico della dignità. Alzò svogliatamente la mano,
pronto a fermare con un sol gesto, il frenetico pulsare dell'altro cuore. Avrebbe
fatto ciò non fosse stato per una flebile voce che gl'impediva di compiere l'epurazione
necessaria al suo ritorno alla gloria. Furono vane le sue lotte quella
luminosa, ma flebile, volontà, lo privò della vendetta. Abbassò allora il braccio,
e si diresse contrariato sul trono nuovamente suo. Volse nuovamente lo sguardo
sulla creatura singhiozzante che con la fronte accarezzava il gelido pavimento
della Sala del Consiglio , che gli disse deferente
-...Mio signore grazie...Grazie di aver risparmiato
un inutile verme come me...Gra...-
-Non mi ringrazierai ancora a lungo Jago figlio di
Mhannel...Preferirai mille volte la morte a ciò che sarà la tua giusta
punizione-
Entrarono con passo felpato guardie dal tetro
aspetto e dalla nivea livrea, presero con forza e stupefacente facilità
l'usurpatore e lo trascinarono urlante attraverso i corridoi della marmorea
Fortezza, non poteva togliergli la vita ma poteva far sì che essa fosse
intollerabile per il resto dei suoi giorni
'Maledetto'
Urlava la luminosa volontà sprofondata nella tenebra
dominante, residuo di un'antica ed immacolata purezza. Ma Egli la ignorava
sorridendo compiaciuto di tanto terrore e sgomento, seminato in pochi minuti...
-Dalle vostre flaccide facce si direbbe che abbiate
qualcosa in contrario...- disse n tono letale guardando l'assemblea riunita,
accavallò elegantemente le gambe, appoggiò il gomito sul bracciolo ed il volto,
falsamente angelico, sulla mano candida ed affusolata.
-No, mio Signore, Ektros Eidòkimos...- disse il più
anziano tra tutti i Consiglieri, tributandogli l'onorificenza di Eidòkimos,
glorioso... -Soltanto, nobile Ektros, siamo stupiti di vedervi già qui tra
noi...-
-Sì sì immagino la vostra sorpresa nel vedermi qui integro...-
Le porte si aprirono nuovamente ed un nuovo
guerriero, dal folto crine corvino entrò andando ad inginocchiarsi ai piedi di Ektros
Eidòkimos
-Mio signore siete finalmente tornato...-
-Alzati Rhome...Tu solo fra tutti mi sei rimasto
fedele, tu il mio alfiere...-
-Mio signore come avete fatto...- disse stupito
Rhome
-A ricompormi? Ebbene è una bella storia e se avrai
la gentilezza di andare tu stesso, a chiedere a colei che porta il nome del
demone della vendetta io potrò sistemare alcune insignificanti faccende...-
disse gettando un'occhiata di disprezzo ai tremebondi mortali ai suoi piedi
-Vi...Vi riferite per caso a...Lei?-
-Sì Rhome, mi riferisco proprio a Belfagor...-
Continua...