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Autore: tomlinsonsistah    23/06/2012    8 recensioni
È stata una delle solite feste che organizzano gli amici di amici di amici. Quelle che alla fine non sai mai chi l’ha organizzata e tu entri tranquillamente, facendo finta di non essere un imbucata, dicendo che sei lì con qualcuno di importante. Che in fondo i butta-fuori capiscono che sei un imbucata ma, vedendo il faccino tenero di una diciottenne, fanno finta di niente e ti lasciano passare facendoti credere di averci creduto alla solita e patetica scusa.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Svegliarsi con un mal di testa post-sbornia non è poi un buon risveglio, ecco. E le coinquiline con cui non sei mai andata d’accordo, che mettono la musica a palla, non ti aiutano molto. Presi il telefono, che avevo lasciato sul comodino, per vedere che ore erano: sei e trenta.
Ero, più o meno, in orario per il primo giorno di ritorno al lavoro. Il mio turno iniziava alle otto e, calcolando che avrei dovuto fare la mia solita doccia, fare colazione, truccarmi, scegliere il vestiario e piastrare i capelli, avrei impiegato almeno più di un ora.
Mi alzai e andai in bagno. Mi infilai subito in doccia, girai la manopola dell’acqua verso quella calda e presi il tubetto dello shampoo, versai un po’ del contenuto nella mano per poi passarlo velocemente tra i capelli. Avevo ancora l’alcool della sera precedente che circolava in corpo.
È stata una delle solite feste che organizzano gli amici di amici di amici. Quelle che alla fine non sai mai chi l’ha organizzata e tu entri tranquillamente, facendo finta di non essere un imbucata, dicendo che sei lì con qualcuno di importante. Che in fondo i butta-fuori capiscono che sei un imbucata ma, vedendo il faccino tenero di una diciottenne, fanno finta di niente e ti lasciano passare facendoti credere di averci creduto alla solita e patetica scusa. Presi del doccia-schiuma e insaponai bene anche il corpo.
Dopo aver eliminato il sapone da ogni singola parte del corpo con l’acqua calda, uscì dalla doccia, mi asciugai e infilai l’intimo che avevo portato con me nel bagno. Sentì qualcuno bussare alla porta. «Tesoro, la colazione è pronta. Vieni a tavola quando hai finito!» neanche mia madre mi chiamava tesoro, con quella vocina da oca giuliva poi.. l’ho già detto che odiavo le mie coinquiline?
Non risposi, avrei fatto colazione al bar prima di iniziare il turno. Sarei potuta passare per quella maleducata ma al mattino, con quelle lì, non riuscivo proprio a parlare civilmente. Tornai in stanza e mi vestì.
Indossai un paio di jeans chiari, una canottiera nera con, al centro, disegnato uno smile bianco e le nike blazer grigie ai piedi. Piastrai i capelli neri, misi un cappello di cotone in testa e mi truccai leggermente. Presi la borsa, il telefono e le chiavi ed uscì di casa salutando velocemente con un ‘ciao, a dopo’.
Per arrivare a lavoro ci impiegavo più o meno dieci minuti.
Scesi in fretta le scale per arrivare alla metro, timbrai il biglietto ed entrai nel treno. Presi il telefono dalla borsa e vidi che erano arrivati due messaggi. Uno era da parte di una delle due oche, mi chiedeva se ero a casa per pranzo.
Non risposi ed aprì l’altro messaggio.

        ‘ho l’ora di buca per oggi, pranziamo insieme? L.’

Era Liam, nonché mio da sempre migliore amico.
Decisi di non rispondergli, avremo parlato quando sarei arrivata al bar.
Non so se ritenerla una fortuna o sfortuna lavorare ogni giorno con uno dei tuoi amici. Molti la ritengono una fortuna ma, pensate per un attimo, trascorrere quasi tutto il tuo tempo libero con loro e poi trascorrere anche le ore di lavoro.. non è poi così tanto un vantaggio. Non che mi dispiacesse, anzi, però era straziante a volte.
Sentì dall’altoparlante che la prossima era la mia fermata: Piccadilly Circus. Vidi l’ora: sette e cinquantaquattro. Ero in orario. Avrei preso un caffè al volo prima di iniziare. Quella sarebbe stata la mia colazione.
Riuscì ad entrare nel bar dopo qualche istante. Già a quell’ora era pieno di gente.
Lavoravo lì da quasi un anno e, ogni volta che entravo, venivo attaccata dall’odore di caffè che insisteva nell’aria.
Salutai Julie, la donna che gestiva il bar, e andai a salutare Liam.
«Buongiorno!»
«’Giorno anche a te dolcezza» rispose dandomi un bacio sulla guancia.
«Prendo un caffè, poso la borsa e ti raggiungo.» dissi lasciandolo servire il tavolo verso cui stava andando precedentemente.
Dopo aver fatto ‘colazione’, lasciai la borsa nel retro banco del bar. Presi il blocchetto per le ordinazioni e avanzai verso un tavolo dove c’erano due signore.
La mattinata passò molto velocemente e verso le undici entrarono dei ragazzi, credo che fossero degli amici di Liam visto che si avvicinò a loro e li salutò come se fossero amici di vecchia data. Dopo che se ne fu andato mi avvicinai a loro.

«Buongiorno, volete ordinare?» chiesi con un sorriso. «Si, per me la colazione della casa con aggiunta di doppio bacon e doppie uova. Ah, e anche un succo alla pesca.» rispose un biondino con un sorriso che gli prendeva tutta la faccia. Aveva il viso dolce ed era magrissimo, chissà come faceva ad ingurgitare tutta quella roba avendo un corpo del genere. «Per noi, tre caffè e tre muffin. Grazie» finì un altro. «Arrivano subito» risposi andando via.
Passai le ordinazioni dentro e servì altri clienti. Quanto sentì chiamarmi, avanzai verso il bancone per prendere i piatti con il cibo caldo e le bevande ordinate da quei ragazzi. «Allora, caffè e muffin a voi» dissi poggiando le ordinazioni ai tre «e succo con colazione della casa a te.» finì mettendo l’ultimo piatto davanti al biondino. «Doppie uova e bacon?» chiese. «Certo!» risi alla faccia che fece. «Bhe, allora buon appetito.» sorrisi andando via.
«Hai conosciuto i miei amici..» disse Liam, una volta seduti al bancone. Il bar era praticamente vuoto a quell’ora, dentro c’erano solo quei ragazzi e una coppia di anziani che scherzavano con Julie. «Più che conosciuto, direi sfamato» risi pensando ancora alla colazione del ragazzo biondo.
«Bhe si, Niall mangia tanto.» rise anche lui guardando verso il loro tavolo. «Allora, la proposta di oggi è ancora valida?» chiesi sentendo lo stomaco che reclamava del cibo. «Certo, che domande!» rispose.
«Ok, allora prendo la borsa e dico a Julie che andiamo.» finì alzandomi e andando verso Julie.
Quando tornai verso il bancone trovai Liam con gli altri quattro ragazzi. Erano dannatamente belli. Uno più dell’altro.
Cercai di prendere la borsa senza dare disturbo quando sentì Liam chiamarmi. 






Lo so, sono ancora qui. Vi ho postato un nuovo capitolo di una nuova storia. Anche se non so se chiamarlo capitolo o prologo, anche se il titolo è prologo non lo ritengo tale. Da questo capitolo non si capisce molto. Non ho neanche spiegato molto i vari personaggi, anche se sono certa che i vari ragazzi li conoscete già molto bene. Per la ragazza.. bhe, aspetterete il prossimo capitolo per sapere il suo nome. Anche perchè non sono molto convinta con il nome che le ho dato. La storia, credo, sarà interamente vista dal punto di Vanessa Hudgens (che avrà un altro nome, ovvio). 
Spero che vi sia piaciuto come inizio, ci tengo alle vostre opinioni. 

Un bacione, Sofia :)



  
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