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Autore: Iria    23/06/2012    2 recensioni
"L'odio deve rendere produttivi. Altrimenti è più intelligente amare." -Pro domo et mundo, Karl Kraus.
Dieci one-shot, per mostrare un amore maturato nel tempo.
L'altra faccia della medaglia di "Ten little things that make me love (hate) you ♥".
[Kei x Yurij]
#1- Pride; #2- Coldness; #3- Silence; #4- Winter; #5- Darkness; #6- Christmas; #7- Sunrise; #8- Gloom; #9- Scars; #10- Promises.
Aspetto le vostre opinioni, spero che questo lavoro possa piacervi! ^^
Un bacio!
Iria.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Yuri
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ten little things that make me hate (love) you

#9- Scars [940 parole]

Le cicatrici per Kei e Yurij non rappresentavano una caduta o un’idiozia commessa durante l’adolescenza; e tanto meno potevano considerarsi come i risultati di una fantastica acrobazia in bicicletta o sullo skate.
Piuttosto, i due ritenevano –a ragione- quelle tante e candide spaccature sulle loro carni dei sacrifici e, difatti, ogni singolo dolore lì impresso era una reminescenza da curare e sanare con pazienza ed attenzione.
Sembrava che le più profonde, ancora un po’ rossastre, non volessero cancellarsi, pretendendo di restare lì un po’ più a lungo giusto per ricordare quanto male avessero causato e quanto sangue avessero lasciato versare.
Yurij, spesso, quando usciva dalla doccia fissava a lungo il proprio profilo cereo.
Qualche coraggiosa efelide si intravedeva appena sulla linea delle larghe spalle, la muscolatura per niente esagerata gli disegnava l’addome ed una rada peluria lo faceva rassomigliare ancora ad un ragazzino.
Tutto sommato, non disprezzava il proprio aspetto; però, ciò che più lo disturbava nello studiare i tratti del suo giovane riflesso erano le lunghe e sottili striature che un po’ ovunque lo avvolgevano.
Avrebbe potuto affermare in tutta tranquillità che vi fosse quasi una lascivia molesta nelle ombre di quelle morte ferite…
E se si immergeva nel silenzio ronzante del bagno, oltre al frastuono delle gocce d’acqua che scivolavano a terra, il giovane ancora avvertiva l’eco di un terribile sibilo.
Kei, da parte sua, mostrava una sana indifferenza innanzi alle proprie cicatrici e, anzi, spesso dimenticava addirittura di averne.
Quindi, il giapponese restò non poco sorpreso quando Yurij una volta, piuttosto che baciarlo o stringersi a lui, preferì accarezzargli ad uno ad uno ogni singolo sfregio.
Fra le braccia del compagno, infatti, il russo stava percorrendo con le lunghe dita i profili irregolari dei bianchi tagli, come a voler capire in quale momento e, soprattutto, con quanta forza fossero stati inferti; quando d’un tratto Hiwatari, prendendo la mano del giovane nella propria e bloccandola, posò le labbra sulla punta dei polpastrelli appena tremanti.
«Non fanno più male… non c’è bisogno di curarle.»
Kei ricordava decisamente troppo poco della propria infanzia, ma in alcuni dei flash che più avevano eccitato la sua memoria rivedeva perfettamente tanti di quei segni ormai sigillati, aperti e sanguinanti e Yurij che, lì di fianco, ne sfiorava i bordi con tristezza e con la consapevolezza che lui, ferito alla stessa maniera, non avrebbe potuto fare assolutamente nulla.
Che inutile capitano…
Il giovane Ivanov alle parole dell’amante sollevò appena lo sguardo ed un mezzo sorriso  gli tinse il volto.
«Capisco, però a volte io me ne dimentico e sento ancora dolore.»
Sussurrò in risposta nel buio, più rivolto a se stesso che agli occhi scuri di Hiwatari.
Il giapponese restò muto a quell’amara confessione, continuando a fissare Yurij con fare indecifrabile.
In quel momento, Kei avrebbe potuto ammettere in tutta tranquillità di star disprezzando Ivanov con ogni miserabile fibra del proprio essere.
Non poteva sopportare un simile ancoraggio ad un dolore passato e che mai più avrebbe dovuto preoccuparlo.
Non tollerava che Yurij mordesseal pari di un cane randagio- il sentimento che nutriva la loro scintilla di segreta ed intima felicità.
Oh! Il sangue che avevano versato si era raggrumato, lasciando sulle loro pelli solo un alone agrodolce dal sapore metallico.
Kei riusciva ancora ad avvertirlo.
Si era mosso senza pronunciare una sola parola e, respirando a pochi centimetri dalla cute di Yurij, sfiorava con le labbra sigillate i bianchi ghirigori incisi sul compagno.
Il russo chiuse gli occhi a quell’agire, e nel teso silenzio della loro camera cercò di imprimere nella propria memoria ogni singolo brivido che il caldo soffio di Kei gli infuse con inaspettata forza.
Ciò, indubbiamente, lo colse alla sprovvista eppure, senza mai esser violento, quel tepore dall’amaro retrogusto, conquistandolo, tentò di scavare e poi colmare un vuoto ben diverso dalla ferite fisiche…
Poi, d’un tratto, la bocca del giapponese arrestò la sua corsa sull’ultima e più odiata cicatrice. Infatti lì, poco sopra il labbro superiore di Yurij, c’era una sottile e perlacea screziatura visibile solo a chi avesse avuto l’onore di potersi avvicinare al giovane quel tanto che bastasse per distinguerla.
Allora Kei, senza malizia alcuna, posò le proprie labbra sopra quel segno imprimendovi un bacio tanto leggero che, in seguito,  Ivanov credé d’averlo solo sognato.
Però, le parole di Hiwatari che seguirono il gesto furono sicuramente autentiche, poiché il russo le avvertì sin dentro l’anima e le sfiorò col proprio cuore nudo.
«Il dolore ora non ha più motivo d’esistere, Yurij… non fra me e te

Spesso, Kei e Yurij avevano l’impressione che le loro cicatrici dolessero ancora; poi, si ricordavano d’esser felici e di non aver alcun bisogno dei fantasmi del passato.
Dunque, era proprio in quei momenti che sarebbero stati disposti persino a prendere a calci e a pugni quel bastardo senza cuore d’Amore in persona, pur di costringerlo a restituire la serenità che spettava loro di diritto.
In ginocchio sui resti marci delle loro vite, costruivano con fango, sudore, sangue e fatica ogni secondo, ogni minuto, ogni ora ed ogni giorno del proprio rapporto…
E, no, non potevano sopportare d’avere impressi sul corpo dei marchi in grado di lasciar scivolare via tutto ciò che avevano eretto; anche se, in verità, pareva che proprio a causa di questi ultimi fossero stati in grado di legarsi assieme con molta più insistenza.
Oltre al fisico, oltre alla sfera delle sensazioni, Kei e Yurij guardavano l’uno nell’anima dell’altro…
E con un bacio erano in grado di lavar via tutto quel ghiotto putridume che, accompagnando l’amore, aveva tentato di divorarli.
«Ridurrei Eros in pezzi solo per te; solo per potertene cedere un frammento ogni giorno e scaldarti il cuore.»

*Bite the hand that feeds, tap the vein that bleeds… down on my bended knees, I break the back of Love for you.*

*Owari*

*Mordi la mano che ti nutre, tappa la vena che sanguina... qui giù sulle mie ginocchia fasciate, rompo la schiena dell'Amore per te.*
Post Blue, Placebo.

Secoli son passati...

Ma finalmente ecco la penultima shot! XD
Spero possa essere stata di vostro gradimento, personalmente a me piace abbastanza -cosa che accade di raro, quindi, wow, miracolo!
Mi auguro di ricevere le vostre opinioni in merito! :3
Un bacio, alla prossima!
*Che non so quando sarà... la decima shot devo ancora scriverla, urgh .w.||||*
Iria.

   
 
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