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Autore: Giuacchina    23/06/2012    0 recensioni
«…e sai poi che mi ha detto? Che le carrozze sono scomode! Non capisco proprio come un serpente possa dire certe cose di un macchinario così moderno!» sentenziò la nonna.
«Magari il serpente è un tipo all'antic-»
«Scusami, potrei chiederti un favore?»
Una voce alle mie spalle mi interruppe facendomi sobbalzare.
Lo fissai a bocca aperta qualche secondo, prima di essere interrotta ancora, stavolta dalla nonna.
«Oh, lei non ha bisogno di un ragazzo, è ancora troppo giovane e bella» e a quelle parole lui rise.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto procedeva per il meglio. Era un periodo strano, ogni cosa mi era andata bene.
Per esempio mamma acconsentì all'iscrivermi ai corsi pomeridiani di design.
Per esempio la professoressa di arte ne fu talmente entusiasta che non potè fare a meno di dedicarmi una mostra nell'aula di arte.
Per esempio stranamente ero diventata più dolce con la mia sorellina.
Tutto questo, e in più conobbi Harry.
Ma probabilmente sarebbe meglio presentarmi ma con quello che ho appena scritto sapete già molto. Insomma, non credo che la mia passione per l'arte sia passata inosservata, né tanto meno la mia propensione nell'odiare la mia sorellina, la tipa tutta fiocchettini e fiori che non fa altro che irrompere in ogni cosa mi vada bene. Quella stupida ochetta che da quel periodo in poi non fu poi così tanto male.
Ma andiamo per gradi. Vivo nella Via Lattea, più precisamente nel pianeta Terra, nel continente europeo, Inghilterra, Greater London, esattamente a Londra, quartiere dell'Islington.
Vediamo in prospettiva la mia casa, visto che ne sono esperta: bene, a guardarla davanti non è una bellezza esagerata, troppo bianca com'è. Mattonelle rosse sovrastano il bianco al piano superiore, dove troviamo il balcone principale e tante inutili finestre – mia madre esagerava sempre e quando disse esplicitamente a mio padre di volere una casa illuminata decise di riempirla di buchi ovunque.
Ma insomma, so che non vi può interessare di meno la struttura della mia casa, così passerò direttamente col parlare della mia passione.
L'arte, beh, non tutti la vedono di buon occhio. Nemmeno la mia famiglia ne è così entusiasta e detestano il fatto che perda tempo davanti a tele e fogli bianchi ogni pomeriggio. Il fatto è che proprio non capiscono che così esco dall'ordinario, mi distacco del convenzionalismo che rende partecipi tutte le persone intorno a me. Di certo essere anticonvenzionale non sta nei miei principi di vita, ma sta di certo che odio qualsiasi cosa sia contraria al mio ideale di vita libero e allegro. In pratica nei miei diciassette anni non ho visto che crescere un piccolo mostro più piccolo di me che la mamma trattava come se fosse una bambolina di porcellana. Diceva che il lavoro che non era riuscita a fare con me avrebbe preferito farlo con qualcuno più disposto. Ma più e più volte mi sono chiesta chi sarebbe disposto ad indossare stupidi abitini rosa e scarpette scomodissime per di più con un cappellino inutile a renderti ancor più ridicola.
Mamma diceva che era la moda dei tempi, Sophie ne era contenta perché così faceva colpo sulle sue amiche, papà rendeva il tutto più complicato accettando ogni stupido capriccio delle due, e poi c'ero io che praticamente combattevo ogni giorno con la loro fissa nell'essere perfetti. Solo la nonna mi capiva per com'ero davvero, una volta mi confessò che anche lei avrebbe voluto avere la determinazione che mi caratterizza. Poi, da quando si era ammalata di Alzheimer, si trasferì a casa nostra e mamma decise che sarebbe dovuta stare chiusa in casa per sempre per "non farla stare male". Peccato che non conoscesse per bene nemmeno sua madre.
Nonna Adele aveva sempre amato passeggiare, cantare, addirittura a volte mi costringeva a ballare con lei per divertirci. Mi chiese anche di insegnarle a disegnare.
Ricordo quando una volta mi fissava divertita mentre disegnavo.
«È normale che voi artisti mastichiate la vostra stessa lingua?» mi chiese incuriosita dal mio strano modo di concentrarmi.
Effettivamente niente mi fa dedicare interamente la mente al disegno se non masticare la lingua convulsivamente. Posso immaginare che sia una scena divertente vista da fuori, ma non riesco a disegnare se non lo faccio.
Parlato della mia famiglia, cos'ho da dire in più? Col tempo riuscirò a dirvi tutto, ma nel frattempo io ritornerei al giorno in cui la mamma firmò l'iscrizione.
 
 
In una mano teneva stretta la penna e nell'altra il foglio. Con gli occhiali posizionati sulla punta del naso era intenta a leggere le condizioni del corso. Nel frattempo facevo avanti e indietro per l'ansia.
Fa che lo firmi, fa che lo firmi, fa che lo firmi.
«Angela, vuoi stare ferma? Mi fai venire il voltastomaco»esclamò esausta mia madre.
La guardai come per scusarmi e mi sedetti dietro al bancone della cucina accanto a lei, cominciando a picchiettare le dita sul marmo.
Alzò lo sguardo verso le mie dita, segno che sarei dovuta stare ferma anche in quel caso.
«Va bene, ma tu sii più veloce»mi alzai e mi diressi nel soggiorno, sperando in un programma intelligente in televisione.
L'orologio accanto al divano indicava che erano le tre, esattamente l'orario in cui la nonna avrebbe dovuto prendere la pillola. Mi alzai malavoglia dalla mia comodissima posizione a testa in giù e mi diressi verso la sua stanza, non prima di aver dato un'ultima occhiata alla mamma che era ancora ricurva sul foglio davanti a lei.
Quando entrai nella stanza la nonna non mi riconobbe, come oramai mi aspettavo ogni volta. Però mi trattava come una sua amica.
«Domani voglio uscire in guardino»mi sorrise dolcemente.
«Certo, nonna»mi sedetti sul letto accanto a lei porgendole la compressa e il bicchiere d'acqua che avevo preso dalla scrivania davanti a lei.
«Che si mangia oggi?»
«Non ne ho idea, probabilmente il solito stufato di verdure» feci una faccia disgustata e lei rise subito.
«Fa così schifo?»
«La cucina della mamma, in genere, fa schifo» e risi con lei.
Prese la pillola e si voltò verso la finestra.
«Domani voglio uscire in giardino»
Sorrisi alla sua affermazione. Era di un'ingenuità unica, nessuno avrebbe mai pensato che una donna allegra come lei avesse potuto avere una malattia come quella. Non ricordava chi fossi, cosa ci facevo lì o come si chiamava lei. Mi dispiaceva non poter avere indietro la nonna di sempre, quella che mi diceva che se non stavo attenta Sophie mi avrebbe superato in tutto, ma poi rideva come per smentire quel che aveva detto. Ero io la sua preferita, altroché.
«Ti va di andarci ora in giardino?»
Si alzò con calma dal letto entusiasta per la mia proposta improvvisa e si fece guidare giù per le scale.
Una Sophie super truccata ci bloccò sulla soglia della porta con un'espressione sconvolta in volto, lanciandomi occhiate sognanti.
«Che vuole questa? Falla spostare» disse bruscamente la nonna. Ah, quanto l'adoravo.
«Oh, nonna non essere così cattiva con me» disse fintamente mia sorella «Hai visto i nuovi vicini?» si rivolse, poi, a me.
Scossi il capo scocciata, notando che la mamma leggeva ancora quei due fogli su cui c'era semplicemente scritto l'orario in cui mi sarei dovuta presentare ai corsi. Cosa c'era di difficile da capire?!
Quando fummo sull'atrio davanti casa feci sedere nonna sul dondolo che dava sul giardino, mentre io rimasi in piedi a fissare la mamma. Non si poteva essere così lenti nel leggere due pagine, era totalmente impossibile.
Nonna attaccò a parlare di cose che non avevano senso, del tipo «Ho trovato un serpente sotto il letto e mi ha detto che domani mi porta in bicicletta e io ho detto si».
Risi rispondendo allegra alle sue insensate storielle, poggiandomi alla ringhiera rigorosamente bianca, davanti al dondolo.
«…e sai poi che mi ha detto? Che le carrozze sono scomode! Non capisco proprio come un serpente possa dire certe cose di un macchinario così moderno!»
Risi così tanto che la mamma si voltò verso di noi scuotendo il capo contrariata dalla nostra discussione.
«Magari il serpente è un tipo all'antic-»
«Scusami, potrei chiederti un favore?»
Una voce alle mie spalle mi interruppe facendomi sobbalzare.
Ecco, qui entra in scena la Angela che fa brutte figure.
Un ragazzo riccissimo mi sorrideva cordiale con una busta in mano e lo sguardo allegro. Per poco le mie gambe non cedettero. Dio, era la perfezione. E mi ricordava troppo un disegno che feci qualche tempo prima. Aveva gli stessi occhi verdi, lo stesso sorriso acceso e le fossette che lo affiancavano, i capelli folti e ricci… che il mio disegno avesse preso vita?
Lo fissai incredula qualche secondo, prima di essere interrotta ancora, stavolta dalla nonna.
«Oh, lei non ha bisogno di un ragazzo, è ancora troppo giovane e bella» e a quelle parole lui rise.
Mi voltai dando le spalle al ragazzo per rimproverare con lo sguardo la nonna.
«Oh, lascia perdere. Certo, dimmi pure» cercai di essere più disinvolta possibile, sperando di non diventare rossa.
Era troppo bello, santo cielo.
«Volevo chiederti se qui vicino c'è un negozio di dischi» aveva ancora quel bellissimo sorriso stampato in faccia.
«Negozio di dischi? Ne dubito, probabilmente dovrai allontanarti di un bel po' per trovarne uno» iniziai a gesticolare. Altro vizio inopportuno quando si vuol far colpo.
«E il più vicino dov'è?» sempre così cordiale, Dio!
«Non saprei dirti la strada con esattezza, probabilmente farei prima ad accompagnarti» scherzai.
«Quindi saresti disposta ad accompagnarmi?»
Ok, avete presente quei mimi che da felici diventano seri con una sola passata di mano davanti al loro viso? Toglieteci la mano e avrete la mia reazione. Il mio cuore smise praticamente di battere per un po'. Mi aveva chiesto di stare un po' di tempo con lui?
«Io non… cioè, potrei ma…»
«Non fare la stupida e vacci, essendo tua madre ti dico di si»
Esclamò la nonna dietro di me facendo scoppiare a ridere sia me che il ragazzo.
«Tu sei mia nonna» le sorrisi.
«Sì, ma vacci lo stesso» si voltò verso la finestra dietro di lei «Io e la ragazzina davanti a me andiamo a fare un giro, ci vediamo domani!» detto questo si alzò e mi prese sottobraccio con uno sprint pazzesco, evitando le grida della mamma.
«Ragazzo, guidaci tu»
«Veramente dovremmo guidarlo noi»
«E che razza di galantuomo sarebbe allora?!»
 
 
 
Eravamo a metà strada e la nonna non aveva fatto altro che raccontargli le sue stravaganti storie sui serpenti sotto il suo letto. Il ragazzo non sembrava affatto intimidito dal suo comportamento e, anzi, anche lui le rispondeva con frasi inerenti alla situazione. Mi piaceva il suo modo di comportarsi, era simpatico e bello.
«Comunque non ci siamo ancora presentati»disse lui ad un certo punto, prima che la nonna ricominciasse con la stessa storia.
«Io sono Felix» gli porse la mano la nonna.
Il ragazzo la strinse. «Piacere Felix, io sono Harry»
Spostò una ciocca dal viso facendo un movimento indescrivibile che mi lasciò ancora a bocca aperta e si voltò verso di me che fino ad allora avevo tenuto sottobraccio la nonna.
«E tu, nipote di Felix, sei…?»
«…Angie» gli sorrisi «E lei si chiama Adele, lascia perdere ogni cosa che ti dice, il suo cervello è troppo fantasioso» detti un buffetto alla nonna che si ritrasse ricambiando.
Harry rise e mi porse uno sguardo tenero.
«Sembrate complici, siete davvero simpatiche»
Altri dieci minuti con la nonna che parlava in continuazione di gatti – cosa che scoprii interessare Harry – e il negozio di dischi era davanti a noi.
Entrammo tutti e tre, e io mi diressi con la nonna verso il reparto di musica degli anni '60 e '70, sperando di trovare il cd dei Rolling Stones, quello che desideravo più di ogni cosa. Ma fu Harry a trovarlo prima di me.
«Ti piacciono i Rolling Stones?» esordii sconvolta ancora una volta.
«Li adoro! Li ascolti anche tu?» sorrise.
«Si, ma i miei non vogliono comprarmi i loro cd perché sarebbe uno spreco, secondo loro»
«Uno spreco comprare i cd della band più grande della storia della musica?»
Ora sembrava ancor più sconvolto di me.
«Sai cos'è uno spreco? Quello dell'andare a letto con le luci accese» sbottò la nonna che ora prese sottobraccio Harry.
«Ora mi tradisci con lui?» lo indicai e lui mi fece una linguaccia.
Era strano. Nessun ragazzo avrebbe mai riso alle battute stupide di un anziano o sarebbe stato al suo gioco. Eppure lui si stava forse addirittura divertendo.
Comprò il suo cd dei Rolling Stones e mise un braccio intorno alle spalle della nonna, invitandola a tornare a casa. Quella scena fu talmente divertente che anche il commesso si mise a ridere.
«Harry, non per essere impertinente-»
«Lo sei» disse scherzando la nonna.
Sorrisi. «-ma tu da dove sbuchi?»
«Io abito davanti casa vostra, ora»
Bene, avevo appena scoperto che il ragazzo che mia nonna praticamente reputava suo abitava davanti casa mia, ricambiava l'affetto della nonna, amava i Rolling Stones e probabilmente rientrava nel mio ideale di perfezione.
Giunti davanti casa dopo un'altra ventina di minuti di camminata, Harry ci salutò dicendoci che si era divertito tantissimo con noi e che avrebbe voluto passare un altro pomeriggio così.
La nonna fu un po' triste nel vederlo andarsene, così Harry disse, più a me che a lei, qualcosa che ci fece rimanere ancora a bocca aperta.
«Se sei triste e vuoi divertirti, guarda di fronte, alla finestra alla destra, ci sarò io a farti divertire»
Detto questo se ne andò.
«È un caro ragazzo» sussurrò la nonna.
«Dici?»
«Cosa dico?» l'aveva già dimenticato. Magari sarebbe potuto essere così.
E come dimenticare un tipo che si presenta davanti casa tua con tutto il suo splendore e accetta ogni cosa di te e della tua famiglia in così poco tempo?
«Entriamo» dissi accompagnando la nonna in casa.
E, ovviamente, la mamma mi aspettava infuriata per essermene andata in giro con la nonna.
La nonna cercò di difendermi. «Mi sono divertita»
«Sophie, accompagna la nonna in camera sua»
Entrambe contrariate salirono al piano di sopra, lasciandomi da sola con la mamma.
«Non farlo mai più»
Annuii, ricordandole del corso.
«L'ho firmato» sussurrò a malincuore.
«Davvero?» non ci credevo davvero.
Qui annuì lei, porgendomi, poi, uno sguardo di rimprovero.
«Sophie si è presa una cotta per il figlio dei nuovi vicini, quindi domani mi ha costretta ad invitarli per presentarci»
Un sorriso a trentadue denti si fece spazio nel mio viso già contento per la notizia del corso.
E sì, un'altra buona notizia entrò a far parte della mia vita.
 
 
 
 
 
È la quarta FF che scrivo.
È l'ennesima FF in cui parlo di una ragazza che si chiama Angie (amo questo nome, non posso farci niente) e di sua nonna Adele (ahimè, anche per questo nome non posso che dirvi lo stesso) e dei miei amatissimi Rolling Stones. Per non parlare di Harry! Sto diventando monotona, ma provo ad inventare qualcosa di nuovo, qualcosa di alternativo. Ci provo, eh, non è detto che sia piacevole come spero. Ma va bene, mi metto in gioco sperando che apprezziate una storia del genere, che è diversa dalle solite. Ci ho infilato anche una mezza matta che però, secondo me, da quel tocco di comicità in più, nella sua drammaticità.
Gente, vi lascio alla vostra vita… au revoir!
  
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