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Autore: Hummingbird    23/06/2012    2 recensioni
Allora avete presente cosa succede quando una fan del royai si mette ad aprire a caso il vocabolario e scrive una storia per ogni parola che trova?
No? Ecco allora leggete questa fic, cento vocaboli (rigorosamente presi a caso) per raccontare cento storie su di loro. Cento.. non uno di più non uno di meno.
Non so perchè era sbagliato l'ordine dei capitoli, ora l'ho aggiustato.
Probabilmente, i primi capitoli li troverete brulicanti di errori ortografici, non fateci caso: appena possibile, li revisionerò tutti quanti...
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Veleno.

 

Molto spesso, quello che ci nuoce è considerato come oggetto negativo, aura nera che ci divora l'anima; non sono d'accordo: ciò che è dannoso può anche essere interpretato come rafforzamento dello spirito stesso.

 

 

Fosse per me, cancellerei quella sensazione di amaro, che giace statica sul palato quando ci troviamo costretti a rinunciare a qualcosa: l'orgoglio si ribella, diventa incontrollabilmente bastardo e comincia a corrodere il nostro corpo, l'animo.

Tutto ciò che non è detto, quello che ci teniamo dentro, sotto vari punti di vista può anche essere incredibilmente dannoso, come veleno; però, mentre lo stesso veleno imprigiona in uno stato di torpore il corpo, quello che noi stessi neghiamo è semplicemente nocivo per lo spirito.

E' un concetto tanto semplice quanto complicato; per cercare di introdurvi questo “simpatico” argomento, mi cimenterò in un esempio masochistico: quando siete sul punto di sperimentare qualcosa di nuovo, di speciale e di concreto, ma poi vi ritirate... Cosa provate? Il ripudio totale dell'orgoglio è così malvagio da far aggrovigliare le viscere.

Voi pensate, come si sarà sentito un fanatico dell'arroganza, tale è definibile Roy Mustang, insultato dal suo stesso vizio per essere un maledetto rinunciatario? Tutte le volte che, preso dall'ardore del momento, si trovava nella situazione perfetta per ammettere un sentimento represso da lui stesso e invece... Puf, nulla.

Certo, non deve essere stato facile nemmeno per un uomo tanto superbo, ma cosa avrebbe dovuto dire la persona che, di giorno in giorno, se lo vedeva arrivare davanti a passo di marcia, per poi riuscire correndo dalla porta, dando calci al muro? Infatti, Riza non aveva capito pressoché nulla di quell'atteggiamento tanto incostante: lui che le veniva incontro, apriva la bocca per chiedere qualcosa e infine... Se ne andava.

Una sera, l'aveva trovato aggrappato alla scrivania, totalmente ubriaco; stava blaterando qualcosa riguardante un veleno interno e, in un primo momento, quel discorso l'aveva allarmata non poco.

Solo dopo una secchiata d'acqua gelida in faccia Roy aveva potuto spiegarle che si sentiva praticamente logorato dal rimorso, un rimorso che lo stava danneggiando internamente da mesi, forse anni. Non trovava il coraggio per ammettere il legame nuovo e diverso che lo stava portando alla follia; Mustang aveva paura, il terrore più puro di una stessa sensazione: l'amore.

Sentendo quel discorso malato, Riza si era convinta di quanto avesse bevuto il suo superiore: decisamente troppo.

Lei, che gli era sempre stata vicina, che l'aveva sempre compreso, non riusciva ad intendere ciò che lo affliggeva. Per di più, non era la prima volta che lo trovava in quel penoso stato, ma la sua mente non riusciva ad arrivare ad una soluzione.

Poi di nuovo la storia si ripeteva monotona: la mattina lui le veniva incontro, apriva la bocca per chiedere qualcosa e infine... Se ne andava*. Sorpresa, lo dovette sopportare in quella “modalità” durante tutto il mese a seguire.

Un'ultima sera, l'ennesima serata d'ubriachezza e di finte risate, la ragazza lo dovette aiutare a tornare a casa, anche perché Roy si sentiva fin troppo intorpidito per camminare; come di consueto, iniziò a blaterare qualcosa su quel veleno tanto dannoso e lei si rifiutò di ascoltare oltre.

Arrivati a casa del colonnello, lo lasciò cadere pesantemente sul divano, annoiata; parlando a bassa voce, per non disturbarlo eccessivamente, pose tranquilla la sua domanda.

-Signore...- incominciò, attirando la sua attenzione -Mi vuole spiegare cosa le sta succedendo recentemente?-

Quanto può essere lucido un uomo che si è appena scolato una bottiglia strapiena di Wodka? Non molto; difatti, la sua risposta fu più che confusionaria: incominciò a spiegarle del rimorso, del suo risentimento, ma lei non comprese praticamente nulla.

Purtroppo, passato quel mese non cambiò niente: il loro rapporto rimase sempre arricchito da quella spiacevole sensazione di abbandono, da un orgoglio ferito che non riusciva a smettere di essere dannoso per entrambi.

Eh, cosa possiamo fare? Infondo, stiamo parlando di due persone tanto cocciute quanto legate; proprio per questo,si spera siano in grado di risolvere da soli le loro divergenze!

Non fosse così, almeno ci rimarrebbe il dolce lusso di poter modificare tutto ciò che li riguarda, secondo la nostra fantasia; questo è il bello di una storia imprecisa, per quanto velenosa possa essere.

 

 

 

Piccolo angolo dedicato a me:

Allooora, per questa storia volevo procedere con un approccio più “personale”.

Purtroppo, ci ho messo più di un giorno a scriverla (dopo la febbre sono un po' peggiorata D: Quindi stavo imprecando contro il cielo tra un paragrafo e l'altro ç_ç )

Spero lo stesso che vi piaccia.

Baci & Saluti,

Hum.

 

P.s. : (*) lo so che ho ripetuto una frase che ho scritto in precedenza, non sono ancora così fuori di testa ^^

  
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