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Autore: Red Robin    23/06/2012    6 recensioni
Davanti a sé vedeva solo il cielo attraverso le fronde dell'albero di Ukon1 , i cui rami venivano leggermente smossi dal lieve venticello che si era innalzato; alcune nuvole andavano a ornare il cielo di un azzurro intenso e vagamente sporco, facendolo rassomigliare quasi a un dipinto la cui mano si era divertita a mescolare il tutto fondendo i vari colori, ma nonostante ciò ancora non riusciva a non pensare ai suoi compagni, né alla sua visione di un Sanji insanguinato senza respiro e privo di vita in quello scenario bianco e freddo in mezzo alla neve.
[ZxS]
E di nuovo buon salve! Questa è una piccola storiellina pilota che spero vi piaccia, non ho dimenticato l'altra ^^^
E' un tema completamente nuovo, quindi spero di avere tutto il vostro sostegno
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Sanji/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Note importanti: Chiedo umilmente perdono per non aver aggiornato ancora la fic: The secret of his love, ma il pc su cui stavo ha esalato l’ultimo respiro… ergo devo arrangiarmi; quindi le fic le posterò dal pc fisso quallle rare volte che potrò trovarlo libero. Non disperate non mi sono dimenticata di voi… presto posterò il capitolo 5 che al momento è in fase betaggio, per ora godetevi questa e speriamo che vi piaccia ^^^

A voi il giudizio e spero di avervi attratto tanto da chiedere il seguito XD *Lo ammette spudorataente*

 

Buona lettura <3

  

 

 

 

Welcome in the Paradise

 

 

-Cazzo, torna! Torna indietro! Apri gli occhi e guardami!-

Queste erano le parole ripetute dalla voce di Zoro, il quale teneva stretto a sé il corpo del suo compagno: Sanji.

Era solo in quella landa deserta ricoperta di candida neve, i cui fiocchi cadevano incessanti sopra le loro teste.

-Svegliati, cuoco di merda! Apri gli occhi!-

Continuava a supplicare da diverso tempo, incapace ormai di muoversi a causa del freddo. Si sentiva così inutile e impotente, non solo non era riuscito a proteggerlo, ma non avrebbe potuto portarlo in salvo; né Chopper né nessun altro lo avrebbero curato. Qualsiasi dottore probabilmente gli avrebbe tirato sulla testa un lenzuolo bianco e lui, al solo pensiero, si sentì morire. Era devastato da tutto ciò.

Se avesse potuto tornare indietro nel tempo... se avesse potuto dirgli di più quanto lo amava a parole e donargli più attenzioni e carezze, al posto di tirarlo a sé ogni momento libero e dare sfogo ai suoi bassi istinti... ma ormai era troppo tardi. Non ci sarebbero più stati momenti di quiete da poter passare insieme... o forse quel freddo li avrebbe portati in un posto migliore.

Cadde, infine, stringendo a sé quel corpo che mai avrebbe lasciato andare per nessuna ragione. Che si fottessero tutti, che lo scoprissero! Erano amanti e ormai nulla avrebbe potuto tangerli.

Erano Zoro e Sanji, spadaccino e cuoco... erano innamorati.

 

***

 

Agli occhi la luce del sole era tanto forte da ferirlo, e il bianco attorno sé e quel letto soffice sembrarono troppo surreali per poter credere d'esser vivo. E probabilmente aveva avuto ragione, perché una volta sveglio si guardò in giro, notando ogni minimo oggetto costruito e modellato con motivi greci e molto articolati.

Le colonne in stile corinzio sembravano essere a loro agio in quel luogo completamente bianco, semplice nonostante la boria. Quello era forse il paradiso? si chiese. No, non poteva esserlo, loro erano pirati, e poi la città nel cielo Skypiea aveva insegnato loro che poteva essere ben più infernale di ogni vita terrena.

E allora dove si trovava?

Il suo quesito avrebbe atteso ancora per un po' la risposta tanto voluta, ma la figura del cuoco entrata in quella camera aperta che separava l'esterno da semplici drappi trasparenti da colori freschi e accoglienti, lo distrasse mentre lo sguardo preoccupato si posava su di lui.

-Cuoco...?- domandò flebile, rimediandoci uno sbuffo dal biondo che, nonostante il vassoio in mano ben coperto da un coperchio argento, teneva la sigaretta tra le labbra.

-Finalmente ti sei svegliato, stupido marimo... è tutta la mattinata che cucino per te, dovresti almeno ringraziarmi come si deve.- fu l'unica risposta che ricevette con tanto d'arroganza, lasciandolo più che perplesso, tanto da fargli sbattere le palpebre.

-C... come?- insistette confuso, sporgendosi un po' verso il compagno che, nel vederlo, pensò che si fosse svegliato da un sonno più profondo del solito. Ridacchiando, Sanji si sedette sul materasso e, nello schiacciare le lenzuola, fu a quel punto che Zoro si rese d'esser nudo, sentendo sulla pelle la stoffa liscia e leggera... quella rea seta rifinita e anche pregiata.

-Devi solo dire “Buongiorno” e “Grazie”.- ironizzò il cuoco con aria canzonatoria nello sbuffargli un po' di fumo in faccia, sorridendo bonario al suo indirizzo prima di scoperchiare il pasto e rivelarne il contenuto. -Sono stato un po'... cattivo? Si può dire così se ho voluto viziarti di primo mattino.- si chiese, afferrando uno degli onigiri presenti nel piatto per avvicinarlo alla bocca del Vice Capitano. -Di’ “Aaah”...-

-Ma che cazzo dici?- reagì d'istinto lo spadaccino quando riuscì a riacquistare la parola, osservando il biondo che aveva davanti, reputandolo un vero e proprio idiota. -Dove siamo?-

A quelle parole il cuoco sbuffò, alzandogli occhi al cielo.

-In Paradiso...dove credi che siamo?- ironizzò, ridacchiando nel vedere l'espressione di spavento che improvvisamente attraversò il volto dell'altro uomo. -Dovresti vedere la tua faccia.- prese a ridergli letteralmente in faccia, rimediandoci uno scappellotto non appena si chinò su se stesso a causa dell'ilarità.

-Imbecille, mi hai fatto prendere un colpo!- obiettò Zoro a quella risa che lo aveva profondamente fatto risentire a causa della derisione. Cosa ci trovava lui di tanto divertente?

-Calmati, stupido marimo.- ridacchiò ancora quello. -E' uno scherzo!-

A quelle parole Zoro afferrò la camicia del biondo per stringerla nei pugno all'altezza delle spalle.

-Dovrei picchiarti, brutto imbecille!- gli strillò in faccia prima di circondarlo con le sue braccia e ignorare la sua offerta culinaria.

A quella reazione il biondo provò a richiamarlo, soffiando il suo nome nel suo orecchio per poi venire zittito da uno “Shh” dell'altro, il quale prese a fare pressione.

-Sta’ zitto, cuoco, e restiamo un po' così.- fu l'unica cosa che gli consigliò di fare, facendolo accigliare.

-Che ti è preso...? E' raro che tu ti avvicini.- si ritrovò a domandare il cuoco con fare perplesso, ricambiando però quel gesto d'affetto. Fece passare le braccia sotto quelle del compagno, il quale lo aveva stretto a sé, arrivando a sfiorargli i capelli una volta fatte risalire le mani.

-Ti avevo perso.- ammise con un velo d'imbarazzo lo spadaccino. Non era molto avvezzo nel parlare apertamente o dei propri sentimenti, ma stavolta lo avrebbe fatto, sentiva di doverglielo. -C'era sangue... troppo sangue e il tuo petto...- sentì un brivido corrergli lungo la schiena, raggelandolo, mentre una fitta si fece largo nel suo cuore per poi stringerlo in una morsa dolorosa; ma tutto questo si calmò in lui nell’attimo in cui le mani del biondo presero a carezzarlo com'era solito fare quando si trovavano da soli nei momenti più intimi.

-Era un sogno. Era tutto un sogno.- si sentì rassicurare da quelle parole, mentre una risa leggera scaturì da quel damerino.

-Un sogno...- ripeté le parole lui stesso, prima di ricordarsi dei suoi compagni. Dov'erano? -Rufy... e gli altri?- domandò.

-Non ci sono, ci siamo solo noi qui.-

-Non c'è nessuno?- insistette.

-No, ti ho detto che siamo solo noi! Ma sei duro d'orecchie!-

-E non ti alterare, stupido cuoco! E' normale cercare gli altri.-

-Saranno rimasti sulla nave.- si risolse pacatamente il biondo, lasciando perplesso ancora una volta il compagno, che, un po' sulle sue, lo squadrò attentamente.

-Che vuol dire “Saranno rimasti sulla nave”? Allora tu sai dove siamo.- cercò di farlo parlare, senza cavarne un ragno dal buco.

-No. A dire il vero non me lo ricordo, ma a giudicare da questo posto,- disse osservando la stanza attorno a sé e soffermarsi sul giardino di rose che lo spadaccino non aveva minimamente notato nonostante gli fosse proprio davanti, -siamo qui da un bel po'...- gli sorrise. -Sai, la cucina è attrezzatissima, ci sono tutti i migliori oggetti, e poi c'è una palestra! A te piace allenarti, no?- gli disse il biondo, incalzante, con un sorriso a trentadue denti, decidendo di afferrarlo per una mano e alzarsi. -Andiamo, ti faccio fare un giro!- lo tirò un po' a sé, stando attento che i piatti cucinati non cadessero dal letto; ma gli occhi verdi sembravano contrari e smorzare in lui l'ilarità, tanto che divennero più duri una volta contratti per la preoccupazione di quel gesto.

-Cuoco, tu non sei preoccupato per i nostri compagni?- chiese quest'ultimo, cercando ancora di fare il punto della situazione, mentre gli occhi azzurri lo scrutavano senza mutare la loro espressione, così come quella del volto.

-Certo che no! Stanno bene.- rispose quello con fare ovvio.

-E tu che ne sai?- incalzò il compagno sporgendosi maggiormente verso il biondo. -Cosa sai... Sanji?- chiese, chiamandolo per nome; lo vide vacillare e, a quell'improvviso smarrimento che segnò il suo volto, non poté fare altro che attirarlo a sé con la mano che non aveva ancora lasciato e stringerlo al petto. -Stupido.- gli sussurrò di punto in bianco. -E' meglio che io mi sbrighi a fare colazione.-

 

Una volta vestitosi, lo spadaccino era uscito sul giardino che dava dalla camera da notte, e trovato un angolo tranquillo sotto un albero a fargli da ombra, si era sdraiato sull’erba alta, posando la testa sopra le braccia e incrociando le gambe.

Probabilmente quello era davvero il Paradiso, si disse.

Davanti a sé vedeva solo il cielo attraverso le fronde dell'albero di Ukon1 , i cui rami venivano leggermente smossi dal lieve venticello che si era innalzato; alcune nuvole andavano a ornare il cielo di un azzurro intenso e vagamente sporco, facendolo rassomigliare quasi a un dipinto la cui mano si era divertita a mescolare il tutto fondendo i vari colori, ma nonostante ciò ancora non riusciva a non pensare ai suoi compagni, né alla sua visione di un Sanji insanguinato senza respiro e privo di vita in quello scenario bianco e freddo in mezzo alla neve.

A quel pensiero rabbrividì, certo di non voler vedere ancora una volta quel corpo sporco di sangue, nemmeno per un misero taglietto su un dito a causa della cucina. Probabilmente era uno stupido, ma mai come in quel momento si era sentito così perso; si sentiva uno sciocco, al pari di quegli idioti che non sopportava.

Il frinire delle cicale lo avvolse in quel torpore estivo che, nonostante tutto, sapeva coccolarlo con un dolce e lieve vento fresco; nulla di così avvincente, ma bastava a farlo assopire, e ci sarebbe persino riuscito se una testa con i riflessi del grano non si fosse parata proprio dinanzi a lui, adombrando il suo volto per sorridergli dolcemente.

Irritato, lo spadaccino allungò una mano verso di lui per afferrargli il viso, spingendolo via.

-Che cosa vuoi, stupido cuoco?- chiese scontroso, sentendo una vena pulsare sulla tempia. -Mi hai fatto prendere un colpo, vedi di levarti dalle scatole.- ma nonostante quella reazione, Sanji si scansò di poco prima di tornare su di lui e stringersi alla sua vita, lasciandolo non poco basito.

-Ho freddo...- commentò il ragazzo a capo chino, cercando realmente calore in quella giornata estiva e assolata. -Riscaldami almeno un po'.- tremò.

Zoro sbatté le palpebre, incerto se fosse serio o meno, nonostante quel corpo sembrasse essere scosso realmente da brividi; fu con una certa riluttanza che allungò una mano nel mettersi a sedere, quasi non gli credesse, ma dentro di sé non poté negare di essere preoccupato né di fregarsene, tanto che afferrò quel capo dorato per tirarlo verso di sé, riscoprendolo con orrore macchiato del sangue.

Lo vedeva. Era li davanti a lui, era reale: la bocca insanguinata, il rosso colargli dalle tempie sino al basso, l'occhio scoperto, il destro, aveva un taglio proprio al limitare del lato. Alcuni punti erano violacei, ma non si soffermò, facendo cadere la vista sino ai suoi abiti tinti di quel liquido scarlatto e laceri; un battito del suo cuore sembrò interminabile, per quanto fosse durato poco meno di una frazione di secondo, e si risvegliò solo quando il cuoco, approfittando di quella catalessi, gli rifilò un calcio alla nuca.

-Brutto imbecille, è così che mi tratti quando siamo soli?- si risentì quello, mettendosi a sedere a sua volta senza rendersi conto che due possenti braccia erano già pronte per cingerlo nell'abbraccio protettivo che lo trascinò sino in terra, sul petto scolpito e nudo del Vice Capitano. La cicatrice ruvida al tatto non gli diede fastidio, anzi, con un dito prese a carezzarla, mettendo su un broncio.

-Ehi, mi avevi spaventato, ti ho detto, non fare il cretino.- fu la risposta che ricevette.

-Andiamo, siamo soli per un po', prendiamocela comoda.- cercò ancora di spronarlo il cuoco nell'avvicinarsi, e sembrò funzionare, tanto che lentamente poggiò la testa sulla sua spalla, socchiudendo le palpebre.

-Ehi, Zoro.- lo richiamò ancora una volta il compagno. -Se qualcosa non va devi dirmelo, d'accordo?- mise a condizione, ottenendo un semplice “Oh” come risposta, facendolo sbuffare. -Sono serio, devi dirmi tutto quello che ti passa per la testa quando non ti sembra che sia normale.-

-Perché, hai qualcosa da dirmi?- chiese lo spadaccino con fare quasi ironico, prima di stringere nuovamente il biondo a sé. -Dimmi un po’, cuoco, non ti sembra un po’ troppo strano essere ‘qui’… da soli?- chiese. -Davvero non sei preoccupato per gli altri?-

-No, staranno bene, sono certo che sapranno cavarsela.- rispose il suo interlocutore.

-E di Nami o Robin che mi dici? Di solito le cerchi…- tentò di tastare nuovamente il terreno.

-Non sono così sprovvedute… anche se ammetto che la mia protezione sarebbe meglio.- e a quelle parole il Vice Capitano si accigliò, quasi preoccupato.

-Ma sei serio?- insistette.

-Sì… ma forse questo è solo un sogno.- la gettò lì il biondo con un sorriso, facendo alzare maggiormente le sopracciglia al compagno.

-Non saprei dire se questo è un incubo.- ammise infine Zoro senza fare ulteriori domande… in fondo l’avere il cuoco tutto per sé, senza moine o interruzioni, non era poi così male, anzi, sarebbero potuti restare abbracciati in quel prato per sempre… se solo non gli fosse parso così strano.

 

Era ormai notte quando gli occhi verdi si riaprirono.

Zoro non si era nemmeno accorto di aver dormito, eppure si sentiva rilassato e incredibilmente felice, e ciò non gli diede affatto fastidio, anzi, un dolce sorriso gli si dipinse sulle labbra quando vide la testa bionda posata sul suo petto e le braccia attorno alla sua vita, quasi come se il cuoco cercasse di stargli il più vicino; lui non poté fare a meno di passargli una mano tra i capelli in un istintivo gesto, al fine di rassicurarlo nonostante si domandasse ancora dove fossero finiti e il motivo per il quale si trovassero lì.

Scosse la testa, sospirando, sentendo una fitta al petto che gli fece oscurare il volto, nervoso, mentre la preoccupazione sembrò accrescere dentro di lui.

Non sapeva cosa gli stesse accadendo e ciò lo disturbava, ma non quanto la vista stranamente appannata, mentre alcune gocce salate presero a scendergli lungo le gote senza freno.

-Perché…?- chiese in un soffio, mentre il prato spariva intorno a lui.

Si voltò senza capire realmente cosa stesse succedendo, eppure i fili d’erba e il loro colore sbiadivano uno ad uno senza fretta; arrivarono agli alberi sparsi in quel giardino segreto, facendo sì che ogni fibra di quelle cortecce si sfaldasse e si perdesse nell’aria come il resto. Le foglie e i petali rosati volarono in alto, facendo morire quel paesaggio, mentre le colonne della stanza in cui si era svegliato si confusero con il bianco del vuoto.

Aprì la bocca, incapace di parlare, per poi posare gli occhi sulla figura ancora dormiente al suo fianco, tranquillizzandosi quando la vide ancora al suo posto, mentre la domanda di come fosse possibile rimanere in piano nel vuoto si faceva sempre più largo nei suoi pensieri.

Rimasero lì, immobili in quel nulla ormai creatosi, e il fresco divenne gelo prima che tutto attorno a loro si tingesse di nero dall’alto al basso, quasi il colore avesse deciso di possedere quel paesaggio, colando e colpendo anche il cuoco, che si riempì di macchie.

-No…  no!- gli venne spontaneo strillare prima di toccare quelle gocce nere e scoprire con suo enorme disappunto e paura che il corpo non era più tangibile se non la parte visibile; si chinò su di lui, gli sfiorò le labbra con le sue e lo svegliò.

-Cuoco… cuoco…- prese a chiamare, e le iridi cerulee si puntarono su di lui. -Dove vai, cuoco? Torna indietro… resta con me o giuro che t’ammazzo!- ordinò in un moto di rabbia, vedendolo farsi più distante, mentre quegli occhi lo osservarono ancora confusi, ma udì chiaramente le parole nonostante la figura fosse ormai del tutto scomparsa in quel buio così profondo e lontano.

-Salvami…-

-Ti salvo, cuoco, ma tu non morire!- urlò a sua volta, cercando di tende la mano inutilmente. Le lacrime non sembrarono accennare a frenare la loro discesa, tanto che sentì la propria maglia bianca bagnarsi e un singhiozzo sfuggirgli.

 

***

 

Si trovò nel proprio letto quando aprì gli occhi, tossendo quando si portò a sedere sul materasso.

Si guardò attorno, non trovando nessuna traccia del cuoco né dei suoi compagni. Che stesse sognando? si chiese quasi stupidamente nello spostare le coltri.

-E’ veramente scocciante non trovare gli altri.- si disse nel prendere un bel respiro e osservare alcune fasciature sul proprio corpo. Decise di non dar loro molto peso, tanto che afferrò i propri stivali per indossarli prima di aprire la porta che dava all’esterno e constare che fuori faceva freddo. Tornò indietro, afferrando il proprio cappotto prima di uscire, vedendo i primi fiocchi di neve cominciare a scendere dal cielo.

Scosse la testa per scrollarsi l’acqua che si era già formata tra i capelli e raggiunse la cucina, pensando che ci volesse proprio un goccio di sakè. Era certo che tutto ciò che aveva vissuto fosse frutto della sua immaginazione… oppure no?

Sospirò, alzando gli occhi al cielo. Certe volte si sentiva uno sciocco e probabilmente era vero che il troppo dormire non gli faceva così bene, e fu con quel pensiero che aprì la porta della cabina, certo di sentire un cazziatone da quello stupido dalle sopracciglia a ricciolo, sull’orario in cui si era svegliato.

-Zoro! Che ci fai già in piedi, tu?-

Stranamente la prima voce che lo accolse fu quella della Navigatrice, ma forse non lo era così tanto, così, senza dar peso nemmeno a quello, fece vagare lo sguardo sui presenti, non trovando la figura che cercava.

-Zoro, ti senti bene?- gli venne chiesto dal medico di bordo. -Vieni qui e siediti, ora.- lo incitò nuovamente, portandogli una sedia senza troppo sforzo nonostante la  piccola statura.

Lo spadaccino eseguì l’ordine dato, osservando ogni movimento senza capirne il reale motivo.

-Ti abbiamo trovato nella tormenta con la febbre alta, ci hai fatto davvero preoccupare, per poco non si fermava il tuo cuore.- spiegò la renna, prima di venir interrotta dalla voce della Navigatrice.

-Già, che cavolo ti è saltato in mente? Sdraiarti lì in mezzo… potevi morire!-

-E il cuoco?- chiese il Vice Capitano, ignorando la ragazza. -Il cuoco dov’è?-

A quella sola richiesta sembrò che una cappa di gelo fosse scesa tra i presenti, mentre alcuni di loro si guardarono senza sapere cosa rispondere.

-Diccelo tu, Zoro, dov’è Sanji.- disse il Capitano, senza il suo solito sorriso genuino sulle labbra. -Era con te, credevo di potermi fidare.-

A quelle semplici parole lo spadaccino scattò in piedi, facendo cadere la renna, per sbattere i pugni con violenza sul tavolo.

-Dannazione! Era con me, il cuoco! Era sotto di me!- strillò.

-Ora calmati…- si fece sentire Usopp, cercando di appianare un po’ il suo fervore, nonostante quella reazione avesse fatto spaventare lui e i presenti, più per la reazione stessa che per lo stupore del gesto.

-Come avete fatto a non vederlo? Stava sanguinando! Ha perso i sensi!-

-Lo sappiamo.- gli rispose Rufy, volgendo lo sguardo altrove. -Mi hai deluso.-

-Cos…?- quelle parole lo lasciarono spaesato e confuso. Cosa aveva voluto dire il Capitano?

-Sanji sta riposando nell’infermeria.- lo informò il medico una vola tiratosi su e aver fatto sì Zoro rivolgesse la sua concentrazione verso di lui.

-Ha perso molto sangue e anche tu, sono giorni che dormi.-

-Quello che vuole dire…- s’intromise la mora. -E’: come mai non sei tornato alla nave e sei rimasto al tuo posto. Hai rischiato la vita di entrambi.-

-Allora… non è morto quello stupido…- disse, iniziando a rilassarsi.

-Di certo non grazie a te.- commentò il Capitano.

-Scusami, Rufy... non so cosa mi sia preso, in quel momento. Io... mi sento terribilmente stupido e...-

-Non credere di scusarti così presto, lo dovrai dire a lui quando si sveglierà.- disse Cappello di Paglia al suo diretto Subordinato.

-D’accordo, quando si sveglierà…- iniziò lo spadaccino, con le migliori intenzioni.

-Vuoi dire, se si sveglierà.- lo bloccò prontamente la renna. -Ha perso davvero molto sangue e la febbre alta non giova al suo fisico indebolito.-

 

 

 

 

 

1 L'ukon è un albero di metà Aprile. Ha un fiore con 10-20 petali e foglie color rame. Si riconoscono facilmente perché il colore dei fiori è giallino.

 

 

 

 

 

D: Sono certa che dopo questa fine e questo shock che mi ucciderete <3…

 

Ma non importa, sono fiera di tirarmi addosso maledizioni, purché la fic piaccia e avrò il sostegno per continuarla.

Chiedo perdono per non aver ancora pubblicato il capitolo della fic: The secret of his love, (Lo ripoete) ma il pc si è irrimediabilmente rotto, quindi sto lavorando su un portatile e un fisso D: , oltre il fatto che è incredibilmente difficile sostenere il capitolo 5 senza confondere i Sanji e far capire accuratamente i vari dettagli ^^^

 

Detto ciò vi aspetto numerosi alle recensioni qui e sull’altra e spero di poter avere la possibilità di continuare con questa fic, se mi sosterrete <3

 

Zau a tuttiiiii

 

 

 

 

 

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E me XD!

 

   
 
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