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Autore: crazybulma    08/01/2007    7 recensioni
Quando finisce quello che si ritiene un grande amore, si prova una sofferenza indicibile e si pensa che non si possa più continuare a vivere, soprattutto se quell'amore ha preso tutte le nostre forze e la nostra vita...
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IN YOUR ROOM

GHOST

2° PARTE – PRESENZE

“Mi dispiace così tanto lasciarti sola, cara!”
Bulma abbracciò sua madre, ferma all’ingresso della Capsule Coorporation.

I suoi genitori avevano vinto un viaggio-premio e avevano deciso di partire e concedersi una seconda luna di miele.

“Poco male, per lo meno c’è una coppia che non si è mai lasciata…” pensò Bulma, con un sospiro triste. Si chiese se avrebbe mai avuto un matrimonio duraturo come quello dei suoi genitori, ma ogni volta che guardava al suo futuro vedeva solo un buio pesto.
”Non preoccuparti, mamma. Baderò io alla casa e agli animali mentre voi sarete via!”
”Quando
parli di animali intendi anche che ti occuperai di Vegeta?” domandò il dottor Brief spuntando alle sue spalle. “Ha distrutto tutte le attrezzature che gli avevo costruito per allenarsi. Quell’uomo è una belva!”
La signora Brief batté
le mani, contenta. “Oooh, sì! Avevo scordato di comunicarti che Vegeta è tornato stamattina! Così non sarai completamente sola, ma in tenera compagnia!”
La donna strizzò l’occhio, maliziosa e Bulma si vide costretta a sbuffare per non mostrare quanto in realtà le faceva piacere stare sola con Vegeta.
Ormai non aveva più paura di lui, e si era prefissata come missione quella di rieducarlo a persona civile e umana… Sapeva che ci avrebbe messo molto tempo, ma difficilmente Bulma Brief rinunciava a qualcosa su cui aveva puntato gli occhi. Sia che fosse un gioiello, un abito o… uno scimmione venuto dallo spazio!

Rimase a guardare la macchina volante dei genitori allontanarsi, e quando non fu diventata altro che una macchiolina rossa nell’azzurro del cielo, Bulma si decise a rientrare in casa.
Aleggiava una strana pace, il tipico senso di tranquillità che solitamente precede la tempesta… Il silenzio era assoluto all’interno delle stanze vuote della Capsule Coorporation, e per la prima volta nella sua vita Bulma pensò che avrebbe preferito vivere in una casetta molto piccola piuttosto che in un’enorme villa fredda e silenziosa.

Fortunatamente arrivò Vegeta a salvarla dall’angoscia della solitudine.
Il saiyan era appena uscito dalla doccia: aveva ancora qualche goccia d’acqua a bagnargli la fronte ed un asciugamano annodato intorno alla vita.

Era il suo unico indumento.

Bulma si ritrovò ad immaginare cosa si nascondesse dietro quel leggero telo bagnato. Non si sorprese di questo pensiero così poco innocente, anche perché non era la prima volta che studiava Vegeta e quel suo corpo talmente perfetto da sembrare scolpito sulla roccia.
Ma Bulma sapeva bene che si trattava di semplice attrazione fisica e non le aveva mai dato alcuna rilevanza.

Ciao Vegeta! Ma dove sei stato in tutti questi giorni?”
Lui non rispose e semplicemente la superò di qualche passo senza degnarla di attenzione.
”Ok, anche se non rispondi è facile indovinare… ti sei allenato in qualche posto sperduto del pianeta nella speranza di diventare super saiyan. Ho visto giusto?”
Sul volto di Vegeta apparve
qualcosa di molto simile ad un sorriso.
Era sconcertato da come quella ragazza riusciva a leggergli nella mente, a capirlo, a sapere cosa faceva e perché lo faceva.

Senza voltarsi a guardarla, le domandò “Dov’è tuo padre?”
”Non lo sai
ancora? Lui e mia madre sono partiti per un luuunghissimo viaggio.”
Vegeta imprecò e aprì la porta della sua camera da letto. Con un cenno fece intendere a Bulma che doveva sbirciare dentro, e quando la ragazza si affacciò oltre la soglia vide pezzi di ferro e piccolo chips ai piedi del letto.
Le attrezzature per gli allenamenti di Vegeta erano ridotti a pezzetti!
”Non so che farci, Vegeta! Se tu fossi meno brutale, magari i robot di mio padre ti durerebbero di più…”
”Devi aggiustarli. Non posso aspettare il ritorno del vecchio! Mi devo allenare!”
Bulma incrociò le braccia, e gettò un’altra occhiata all’interno della stanza di Vegeta.
”D’accordo… Vedrò cosa posso fare. Portami tutto in laboratorio, più tardi.”
Vegeta annuì, soddisfatto e Bulma si allontanò in camera sua.

Si gettò nel letto e chiuse gli occhi.
Quando li riaprì la sua attenzione cadde sul piccolo carillon di legno che Yamcha le aveva regalato.
Si mise seduta e lo strinse tra le mani, aprendolo. La melodia che risuonò nella stanza le mise una tristezza che mai avrebbe immaginato di provare in vita sua.
La musica suonava come un lamento, come un pianto. Bulma si sentì colpita per ciò che stava sentendo fuori e dentro. Il dolore era tangibile nell’aria, così come l’odore della morte.

“Basta!” Bulma chiuse di colpo il carillon, e la musica terminò immediatamente.
Eppure la sensazione di una presenza oscura all’interno della stanza non cessò.

Bulma tremò e capì di non essere sola.

CONTINUA…


  
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