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Autore: Liz Earnshaw    23/06/2012    5 recensioni
La storia si concentra principalmente su Klaus e Caroline. Ci sono comunque tutti i personaggi ed Elena è ormai un vampiro. L'inizio vede Klaus infuriato per questo motivo, poi Caroline farà finalmente la sua comparsa!
Dalla seconda parte dell'8 capitolo:
-L’ho fatto perché… -Prima di continuare, scrutai ancora i suoi occhi, immersi nei miei. Erano celesti, limpidi come l’acqua e bellissimi come il cielo primaverile. Sorridevano sempre. Volevo, desideravo, speravo di vederli un giorno sorridere per me, nei cui confronti pareva riserbassero solo rancore. –Perché credo di provare qualcosa per te, Caroline. L’ho fatto perché volevo vederti felice. L’ho fatto in quel modo perché –sorrisi nervosamente, alzando lo sguardo prima di rincrociarlo al suo, spaesato-, perché io sono Klaus. –Mi fermai, ripensando improvvisamente alla mia stramba vita le cui immagini si ripresentavano, come sempre, nella mia folle testa. -Non ho conosciuto nessuno che mi abbia. –Ancora un’altra pausa, tesa a riprendere il tono della mia voce ormai troppo smozzato. Pensai a mia madre, se così potevo definirla. Accarezzai le labbra e il mento e ripresi, con calma - insegnato ad amare, ad offrirmi, a sorprendere. Non sapevo come dirti dove stessimo andando perché vedevo nei tuoi occhi l’ebrezza e l’eccitazione. Ma non avrei mai potuto colmarla, volevo vederti sorridere col cuore. Volevo vedere i tuoi occhi… brillare come le stelle, quelle che ti ho mostrato l’altra sera. Tutto ciò nonostante non lo facessero con me. Nonostante non lo facciano con me. Non mi importava, seppure non ti ignoro che me ne doleva e duole tutt’ora. Me ne sono convinto sempre più andando lì, ho capito che non avrei mai potuto organizzare qualcosa che rimpiazzasse il tuo bisogno di avere accanto qualcuno che ti ami, qualcuno che tu inspiegabilmente ami. L’ho fatto con rabbia perché… non volevo. Io non volevo farti andare lì, sapendo cosa poi sarebbe successo. –Digrignai i denti e scossi il capo, tentando di non pensarla fra le sue mani. - A cosa sarebbe servito mostrarti Los Angeles? A cosa sarebbe servito parlarti di come l’ho vissuta io, di cosa ho vissuto in tutto questo tempo. Tu pensavi continuamente a lui e questo mi ha fatto render conto della completa inutilità che rappresentavo, in quel momento. –Mollai la presa sulla porta, sedendomi sul letto. –Non potevo farlo con dolcezza, Caroline. Non potevo correre da te e dirti che mi dispiaceva vederti piangere in quel modo. Tyler stava arrivando, avrei rovinato tutto. L’ho fatto per te! –Battei i pugni sul letto. –Lo capisci? –Mi avvicinai, accarezzandole il viso troppo pallido. –Per te. –Terminai, aprendo la porta e fuggendo via da quella dannatissima stanza, evitando così la sua risposta.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Klaus, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice leggeteee: 
Saaalvee! Allora, questo è l'ultimo capitolo prima degli esami. Dopo di che, potrò sbizzarrirmi ma non potevo lasciarvi così.
Spero vi piaccia eee fatemi un favore: ascoltate prima questa: 

http://www.youtube.com/watch?v=bfqEisOIMJc&feature=share
E poooi questa: http://www.youtube.com/watch?v=cVylu3t03v8&feature=related
Un bacio!!


Mi guardai intorno, cercando un’ispirazione che mi potesse aiutare a capire che cosa dovevo fare, nella notte, al centro della foresta. Afferrai Klaus, posandolo sulle mie spalle.

-Andiamo! - Iniziai a correre verso la villa, che raggiunsi in cinque minuti circa. Lì, lo distesi sul letto e lo coprii, osservandolo preoccupata.

Andai in bagno e bagnai un panno bianco, che successivamente posai sul suo capo. La temperatura del suo corpo era altissima… ci avrei potuto cuocere qualcosa sopra. A proposito, mi imbambolai a scrutarlo nella sua bellezza. Per la verità, me lo mangiai con gli occhi.

-Smettila, Caroline! –Mi imposi, tornando in cucina a prendere del ghiaccio.

Lo avvolsi in un altro panno e andai nella stanza, dove Klaus dormiva. Così passai il drappo ghiacciato sul viso, sul collo, sulle spalle e poi su tutto il petto. Non mi permisi a scendere più giù, dove la sua carne era coperta dalle lenzuola.

Pensai a Tyler… che  cosa gli era preso? Probabilmente era impazzito. E Klaus, perché non era andato via? Ed io perché non provavo più rancore nei suoi confronti? Com’è che tremavo all’idea di vederlo ferito?

Accarezzai quel viso così rilassato, poi tornai a cambiare il ghiaccio ormai sciolto.

Quando mi ripresentai in camera, Klaus era sveglio.

-Ehi! –Esclamai, imbarazzata. Da un lato speravo che non si fosse accorto di tutte quelle attenzioni, così nascosi il ghiaccio alle mie spalle.

-Cosa tieni stretto lì dietro? –Domandò, frastornato.

-Oh… nulla, pensavo che un po’ di ghiaccio non ti avrebbe fatto male! –Dissi, con aria indifferente.

Sorrise. –Caroline, dovrei chiamare ogni notte un branco di lupi per ricevere tutte queste premure?

Arrossi e rabbrividii al pensiero di tutti quei licantropi contro lui.

-Vieni qui. –Fece cenno, indicandomi il  letto.

-Sei nudo, Klaus! E puzzi, dovresti farti una doccia, non credi? –Sorrisi anch’io, felice di stuzzicarlo.

-Ma dai! Mi hai portato fin qua, non indossavo i vestiti se non ricordo male! A meno che tu non mi abbai spogliato! –Rise, sghembo.

Lo raggiunsi. –Non sono una maniaca! –Affermai, con una linguaccia. –E poi era una questione diversa… dovevo ricambiarti il favore. Mi hai salvato la vita.

Improvvisamente si fece serio e quell’espressione serena sparì dal suo volto.

-Caroline, la prossima volta non fare di testa tua e segui i miei stramaledetti consigli! –Lo sguardo mi pietrificò. Presi le distanze, alzandomi.

-Klaus, tu non mi conosci! Ma quest’esperienza ti avrà certamente aiutato! Io non farò mai quello che mi viene imposto, se sento dei ruggiti non posso non affacciarmi a vedere… insomma, che ti aspettavi! Che restassi immobile a vederti così? –Chiesi, stupita dalla sua reazione.

-Io mi sono trattenuto, Care! Tu mi hai… distratto! Non dovevi venire. Cosa credevi di fare, imponendo a due lupi, uno più incosciente dell’altro, di smetterla! –Si alzò e andò in bagno. In un attimo tornò da me, con dei pantaloni di tutta indosso. –Non siamo dei cani! –Concluse, camminando verso la cucina.

Lo seguii. –Nessuno ha detto questo! Però…

-Cosa? Però cosa? Volevi morire? –Riempì un bicchiere d’acqua, estasiato.

-No! Ovviamente!

Sbuffò, sorridendo tra sé. –Beh, non hai rischiato poco oggi!

-La smetti di farmi la ramanzina? Okay, ho sbagliato ma…

-Lo rifaresti! –Aggiunse, prima che io potessi farlo.

-Sì! –Affermai, decisa.

Ingoiò l’ultimo goccio d’acqua e tornò a stendersi sul letto. Ancora una volta gli andai dietro, curiosa di capire cos’altro volesse aggiungere.

-Perché? Insomma, perché rischiare così la vita?

-Cos’è questo, un questionario? –Mi tolsi la giacca, andando in bagno. Indossai un’altra di quelle enormi maglie e tornai in camera.

-Cosa ti ha fatto venire in mente quella genialata? –Continuò, imperterrito.

-Mi piace il rischio! –Risposi, legandomi i capelli.

Scoppiò a ridere. Presi un cuscino e glielo buttai addosso.

Improvvisamente si voltò, avvicinandosi.

-Ti piaccio, Caroline. Avevi paura per me, ammettilo. –Affermò, con sicurezza, scrutando il mio viso sorpreso.

-Non mi piacciono i lupi. –Negai, sorridendo.

-Le tue vicende passate non confermano quanto stai dicendo. –Aveva sempre la risposta pronta.

Posò entrambe le mani sul cuscino dov’era la mia testa, barricata da due braccia possenti. Poi spostò anche la vita, stendendosi sul mio corpo.

-Klaus? –Domandai, esterrefatta da quel comportamento così improvviso e inaspettato.

Con la mano spense la luce del lumino situato al lato del letto.

-Shh! –Ordinò.

Non riuscii a muovermi, niente del mio corpo rispondeva a ciò che volevo fare.

Con un dito sfiorò le mie labbra e poi le accarezzò con le sue. Quel tocco causò dei brividi inattesi che percorrevano silenziosamente il mio corpo corpo. Seguii quelle labbra fino all’ultimo, prima che si staccassero dalle mie. Poi strinsi la sua schiena, facendo combaciare i nostri bacini e sperando che ciò potesse riavvicinare a me quella bocca così soffice e desiderata.

Lo sentii sorridere, come lui sapeva fare. Non colmò l’ardente richiesta implicitamente fatta.

Passò la sua mano fra i miei capelli, odorandoli. Non riuscivo neanche a respirare, sopraffatta dalla bramosa voglia. Ci sapeva fare. Non mi dava ancora soddisfazione, i suoi atteggiamenti lenti rendevano il momento ancora più desiderabile. Baciò la fronte, poi l’occhio destro, la guancia, il mento e poi le labbra.

Questa volta affondai le mia dita nei capelli rossicci, morbidi e lucidi, per trattenere quel bacio ancora un po’, ancora un attimo. Si staccò, sorridendo ancora. Ansimai, impaziente.

Così decisi di prendere iniziativa e cambiai le nostre posizioni mettendomi a cavalcioni su di lui.

-Mmmh! –Disse, accarezzandomi la schiena.

Non mi bastava, non ora.

Le mie mani, ansimanti e smaniose, si avventurarono nei posti più bassi, dove mai avevano osato arrivare.

Gli slacciai i pantaloni e quel boxer ormai troppo piccolo. Sorrisi, soddisfatta.

L’originario si trasformò, cambiando ancora la nostra posa.

Mi afferrò, portandomi sul muro destro della stanza.

-Klaus! –Boccheggiai.

Travolgendomi in un uragano di emozioni, rese la mia mente completamente incosciente, amplificando ogni minima sensazione. Con una mossa decisa strappò via le mutande e la maglia.

Nudi, ci unimmo in una danza prelibata, mai esplorata e irripetibile. I nostri corpi si muovevano all’unisono, perfettamente incastrati l’uno all’altro, bramosi e tremanti.

Klaus era dentro di me, pronto a farmi provare emozioni indescrivibili.

Strinse la mia nuca iniziando a muoversi lentamente. Leccò il mio collo, a ritmo deciso.

Non riuscivo a respirare.

Tutto diventò più veloce, e questo non faceva altro che alimentare la voglia di far mio quel fisico marmoreo. Inarcai la schiena, sentendo il sudore scivolarci sopra.

-Caroline! –Esclamò, accarezzando l’interno coscia, procurandomi dei brividi.

Presi il comando della situazione, capovolgendo ancora le posizioni ad una velocità sbalorditiva. Era bellissimo essere così potenti, rapidi e capaci. Con gli umani era impossibile mantenere quei ritmi, esprimere così la propria passione.

Sorrise.

Lo baciai, ancora più impaziente. Lui trasferì i corpi uniti sul letto, dove continuarono a muoversi incessantemente.

Quando venimmo, insieme, posò il capo sul mio petto, respirando.

Mi sentii soddisfatta e ricordai la frase di un film:

 

Prendete l'orgasmo più bello che avete provato. Moltiplicatelo per mille. Neanche allora ci sarete vicino.

Solo che non mi ero fatta di cocaina.

 

-Tu sei la mia droga, Caroline. –Affermò profetizzante, prima di addormentarsi serenamente sul mio seno.

Note dell'autrice: dunque, ritengo sia difficile descrivere queste scene... davvero! Spero vi sia piaciuto, che abbiate immaginato i ragazzi! Ditemi che ne pensate, è importante. Voglio capire se ci sono riuscita o se ho fatto davvero schifo! Spero di non aver deluso le aspettative ahahh un baciooo

   
 
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