Accidenti a tutte
le domeniche della terra, pensava Kaede Rukawa correndo veloce sulla Honda,
lunga la strada della litoranea. Il sole
quel pomeriggio era fortissimo come lo era stato per quasi tutta la settimana.
Sembrava di essere tornati in piena estate e il riverbero lo infastidiva agli
occhi.
Aveva lui la moto quel giorno, il do’aho gliel’aveva lasciata, anima
buona, perché a quanto pareva doveva andare a trovare una persona.
Ora, Kaede
credeva fermamente che fosse uscito con la Babbuina ma Hana non aveva fatto
alcun libidinoso accenno a una sua uscita con la Piattola, quindi l’unica
soluzione possibile era che fosse andato da Sendoh.
La
cosa che gli faceva girare le palle poi
non era il fatto che scimmia e porcospino andassero in giro fuori dallo zoo senza
catene e collare, no.
Era il fatto che Sendoh avrebbe potuto mollare la
squadra a dargli in testa.
Non ne capiva il motivo e le parole di Hanamichi
alla partita del Fujen quando gli aveva detto chiaramente di essere un bastardo
perché vedeva Sendoh solo come una macchina del basket gli erano rimaste
scolpite in testa.
E la sua irritazione cresceva, cresceva a
dismisura.
Quella sferzata gli era crollata addosso…ricordando a Kaede che in
fondo Hana aveva ragione.
Aveva spento il cellulare quella mattina e staccato
anche il telefono, si era anche sfinito nel suo giardino tirando a canestro
quando il troppo silenzio l’aveva di nuovo spinto a uscire di casa, correndo in
moto come un pazzo lungo le strade di Kanagawa.
Si era ritrovato a pensare
al mare e inconsciamente si era spinto fino alla litoranea.
Le spiagge erano
deserte, tranne qualche bambino coi genitori. Si fermò sulla piazzola di sosta,
scendendo dalla Honda e infilandosi gli occhiali scuri sugli occhi.
La luce a
volte per lui era accecante. Lui viveva troppo al buio.
Scese i gradini fino
a toccare la sabbia con la suola delle All Star e cominciò a camminare fino a
raggiungere il bagnasciuga, con le mani in tasca e lo sguardo perso.
Non
capiva cosa gli stesse accadendo ma da quando era iniziata la scuola, da due
mesi quindi, si sentiva profondamente confuso, tranne quando giocava, questo era
chiaro. Si sentiva come se le fondamenta su cui aveva basato la sua vita da
quando i suoi erano morti si stessero come sgretolando.
Aveva imparato a
vivere solo, a dormire solo in una casa piena di silenzi. Aveva imparato a non
sorridere, a non parlare con gli altri ragazzi. Aveva imparato a lasciarsi
vivere…ma ora tutto andava in polvere.
Ora aveva imparato a sopportare le
risate di coloro che gli stavano attorno. Aveva imparato ad apprezzare l’ironia
dei suoi compagni di squadra, a uscire con loro, a stare insieme a quei matti
senza il desiderio di fuggire.
Hanamichi l’aveva tirato fuori a forza dal suo
guscio. L’aveva riempito di botte per tre anni e alla fine l’aveva riportato
alla realtà. E poi era arrivata Raim.
Aveva avuto qualche esperienza estiva,
in vacanza e lontano da Kanagawa, ma non aveva mai saputo stare con le ragazze
che lo fissavano adoranti, chiedendogli il mondo o solo il suo cuore.
Lei invece sembrava non chiedergli nulla…e per
questo voleva darle tutto
.
Inspirò
a fondo l’aria salmastra, continuando a camminare a testa china. Cosa gli stava
succedendo? Cosa? E perché?
A volte, la notte, si scopriva a pensare che
forse Hana e Raim avevano operato un miracolo su uno che non meritava una tale
grazia. Forse avrebbe dovuto restare per sempre l’essere gelido che
era.
Solo, abbandonato.
Ma in quella solitudine lui si sentiva avvolto in
un bozzolo caldo, che lo proteggeva dal resto del mondo.
Ma
proteggere da cosa?,
pensò amaro. Voleva davvero difendersi da Raim?
Se con Raim fosse
andata male…di certo non l’avrebbe presa bene. Anzi.
Per lui sarebbe stato
il colpo letale. Se avesse perso anche lei…
Si bloccò, dopo aver visto con la
coda dell’occhio qualcosa di rosso rame…e voltandosi con gli occhi quasi
sgranati, vide qualcuno sdraiato comodamente su una sdraia. Era una ragazza. In
pantaloncini di jeans stracciati che facevano risaltare due gambe da gazzella,
un top verde smeraldo striminzito, un lettore mp3 nelle orecchie e un grande
cappello di paglia dalla tesa larga sul viso…ma intravedeva dei capelli rossi
che non poteva confondere.
Si avvicinò cauto, poi si piegò leggermente e come
se lei avesse sentito la sua presenza, Raim sollevò lo sguardo.
Fu in
quell’attimo, quando gli regalò un sorriso sorpreso e radioso, che Kaede si
sentì perduto.
Senza neanche salutarlo Raim gli passò le braccia al collo,
per farlo chinare e potergli sfiorare la bocca con la sua.
Era quello il
paradiso? Se non lo era, Rukawa sperava ci assomigliasse.
- Come mai sei
qui?-
Poco più tardi camminavano sul bagnasciuga e la tiepida mano di Kaede
stretta alla sua fece sentire Raim al settimo cielo. Era tanto che non si
sentiva così.
Lui si limitò ad alzare le spalle. La domenica di solito andava
al campetto a giocare ma si era già sfinito quella mattina.
- Te l’hanno
detto gli altri che ero in questa spiaggia?- continuò la rossa
sorridendo.
Lui levò un sopracciglio, senza capire, e allora lei gli spiegò –
Io sono sempre qui.- e si fermò, avvicinandosi a lui e puntando il dito verso le
villette a schiera che davano sul mare – La vedi quella casetta bianca? Quella
con la mansarda sporgente? Coi fiori rossi sul balcone?-
- Si. È casa
tua?-
- Ahah.- sorrise lei.
Era una bella casa, pensò Rukawa. Svegliarsi
col suono del mare nelle orecchie doveva essere rilassante.
In quel momento
passarono al loro fianco dei bambini in costume da bagno, con braccioli e
salvagente.
- L’acqua dev’essere calda.- bofonchiò, osservando i mocciosi
intenti a schizzarsi – Non fai il bagno?-
La vide scuotere il capo
vigorosamente, stranito e confuso.
- Io e l’acqua non abbiamo un buon
rapporto.- scandì perentoria.
No eh?
- Non sai nuotare.- se ne uscì
lapidario.
Raim gli scoccò un’occhiataccia e non rispose, ma era chiaro che
la signorina Faccio-tutto-Kotobuki non era in grado di stare a galla. Mah…la
cosa si faceva interessante. Avrebbe potuto tornargli utile una simile
informazione.
- Che stai macchinando?- gli sibilò acuta.
-
Hn…niente.-
- Sicuro?- la rossa lo guardò scettica – Non è che con quel tuo
cervellino perverso te ne stai inventando qualcuna kitsune? Ha ragione Hana, sei
diabolico.-
Ma perché il do’aho lo chiamava Hana tutta confidente e lui lo chiamava kitsune?
Che storia era?
- E’ il do’aho che ha l’intelligenza di una capra.-
- E
allora non andargli dietro.- replicò sbuffando – La verità è che ti piace
punzecchiarlo.-
- Il livello spropositato d’intelligenza che ci separa è
evidente.-
- In compenso avete l’umiltà che vi scorre nelle vene insieme al
sangue e al basket.- frecciò di rimando, riprendendogli la mano per trascinarlo
via – Piuttosto, vuoi un caffè, qualcosa?-
Bene, si entrava nella tana della
rossa stavolta! Molto beneeee…
La villetta era veramente impressionante.
C’erano molte superfici in vetro che davano una luminosità tutta particolare
alla casa. Una grande porta finestra nel soggiorno piccolo e colorato dava sulla
spiaggia, mentre un mazzo di girasoli spiccava nel vaso sul basso tavolino fra i
divani.
In cucina non l’aveva seguita perché aveva trovato di meglio da fare.
Seduto sul divano guardava le varie foto sparse ovunque e rimase stupito, anche
se ormai gli era entrato bene in testa, quante foto raffigurassero la sua rossa
con gli altri dello Shohoku. In un paio c’era solo Raim con il do’aho, Mitsui e
Miyagi. Sembravano in spiaggia, tutti in costume da bagno. Altre erano state
scattate alle partite di pallavolo, con la squadra di ginnastica ritmica, altre
di sera, a qualche festa. Una anche al compleanno del Gorilla.
Ma quella che
più attirò la sua attenzione era quella più nascosta nel mucchio.
Raim coi
capelli sciolti, abbracciata a un ragazzo. Shiro Sota.
Lui l’abbracciava
teneramente e le baciava la tempia, guardando verso l’obbiettivo.
Così era
lui. Ora si faceva un’idea di com’erano state insieme. Sembravano molto
affiatati.
- Ecco.-
La ragazza riapparve in quel momento, posandogli una
birra ghiacciata davanti al naso e non disse nulla quando vide la foto di Shiro,
l’unica che aveva conservato. Si accoccolò sulla poltrona alla destra di Rukawa,
incrociando le gambe…e poi sorridendo amaramente. Vi lesse del rimpianto nei
suoi occhi.
- Ti manca?- le chiese, deciso a sapere la verità.
Raim lo
fissò a lungo, poi gli prese la foto e guardò se stessa, di un tempo passato.
Anche Shiro…
Socchiuse le palpebre, chinando il capo contro l’imbottitura
della poltrona di pelle bianca.
- Se mi manca non lo sento troppo. La cosa è
attutita dal fatto che se n’è andato avvisandomi il giorno prima della sua
partenza.- e sogghignò, vedendo l’aria allibita della volpe – Non ha avuto il
coraggio e la forza di prendere la decisione coinvolgendomi. Ha fatto tutto da
solo. Non mi ha dato possibilità di discuterne.-
Già, pensò Kaede. Ma come
avrebbe potuto lasciare una ragazza come lei a cuor leggero?
Forse l’aveva
fatto per un semplice motivo. Non voleva andarsene e aveva cercato di
convincersi del contrario.
Bevve un sorso di birra, tornando a
guardarla.
- Vuoi sapere se lo amo ancora?- l’anticipò, sollevandolo da un
peso – No.-
A quel punto trattenne a stento un sospiro ma l’espressione di
Raim era ancora amara e malinconica – Ma una storia di un anno e mezzo non si
dimentica facilmente. Forse più che mancarmi, sono molto arrabbiata.-
- Mi
spieghi perché vivi qua da sola?-
Raim sollevò un sopracciglio, stranita da
quel tono.
- Te l’ho detto quella sera in palestra. La nuova donna di mio
padre non mi vuole in casa.-
- E tuo padre?- proseguì senza staccarle gli
occhi di dosso.
- Mio padre cosa?-
- Scommetto che viene a trovarti tutti
i giorni.-
- Bhè…si…-
- Non voleva che te ne andassi forse.-
- Non
potevo certo stare in quella casa con quella donna orribile e quell’idiota di
Soichiro.- replicò rabbiosa.
- Se avessi insistito di più tuo padre non
l’avrebbe sposata.- Kaede finì la birra, abbassando lo sguardo – Da come lo
descrivi sembra una persona intelligente che tiene molto a te. Non è che invece
eri tu a volertene andare?-
Ma bene. La rossa sorrise mestamente, passandosi
una mano fra i capelli. Possibile che proprio lui avesse dovuto arrivarci?
Possibile che dopo tanto tempo passato a negare anche a se stessa, doveva
arrivare una volpe che viveva nel suo mondo senza fare entrare nessuno a darle
il colpo di grazia?
Dopo la partenza di sua madre per tornare in America,
Raim era rimasta in Giappone…provando una collera che spesso la notte rasentava
il delirio. Tutto era andato a pezzi, tutto quanto…la sua famiglia, sua madre
l’aveva abbandonata.
E suo padre, l’uomo migliore del mondo, che seppur
quanti sforzi facesse, doveva avere una presenza a fianco e aveva trovato nella
madre dispotica, arida e gretta di Soichiro la donna perfetta.
Ormai sola,
Raim aveva deciso di fare a pezzi anche gli ultimi ricordi della sua famiglia
felice…e aveva scelto la solitudine.
- Osservi le persone più di quanto vuoi
far credere, Ru.- gli disse, ostentando un tono tranquillo.
Lui in risposta
alzò le spalle, poggiandosi su un gomito col mento – Ti basterebbe poco per
riprenderti tuo padre.-
- Si ma…ora sto bene qui da sola.-
- E’ la cazzata
più grande che abbia sentito.- bofonchiò – Dopo il fatto che Sakuragi sia in
grado di battermi.-
Lei ridacchiò, rannicchiando le gambe al petto – Ti
avevo detto di non addentrarti in discorsi che non vuoi finire.-
- Ma io
voglio finirlo.-
Si guardarono per un attimo e Kaede capì di essere finito su
un campo minato.
- Tu stai bene da solo?- gli sussurrò, fissandolo
attentamente.
Tacque e allora Raim si sporse dalla poltrona, afferrandogli
una mano – Non tutte le storie sono uguali.-
- Si ma tu puoi riavere tuo
padre.- sibilò, quasi astioso.
- E’ vero. Ma non puoi paragonarmi a te.-
-
No.- ammise - Quindi preferisci stare qua a fare l’eremita?-
- Ma che
eremita.- borbottò alzandosi, prendendo le birre vuote e andando in cucina,
seguita dalla volpe che la tampinava. Kaede vide a malapena un grande acquario
pieno di pesci piccoli e colorati, mentre la sua rossa buttava via le
bottigliette e ne tirava fuori un’altra dal frigo – Io non faccio l’eremita.-
- No, hai ragione. Fai la stacanovista e rischi di finire
all’ospedale.-
- Sai che hai una faccia tosta impressionante?- lo zittì con
un ghigno perfido – Tu passi metà della tua giornata a giocare a basket, un
trenta per cento a dormire, un dieci per cento a picchiarti con Hana e l’altro
dieci a dare il tormento a me. Sei davvero forte kitsune! Maledetto tappo!-
aggiunse, cercando di stappare dalla birra.
- E tu invece che fai eh?- la
rimbeccò, prendendole la bottiglietta e aprendogliela facilmente – Metà della
giornata sui pattini e l’altra metà in palestra e fai finta che niente ti
urti.-
- Mi urti tu per esempio.- soffiò, con un’occhiataccia – Tu e la tua
lingua tagliente.-
Sentendosi addosso i suoi occhi blu, Raim inspirò a fondo
e cercò di riprendere la calma. Accidenti!
Non ne aveva mai parlato con
nessuno e la sua rabbia era esplosa subito.
Tempo un altro mese a disquisirne
con Rukawa e sarebbe finita al manicomio.
Non si sorprese però, né lo cacciò
via, quando sentì la mano tiepida della volpe intenta ad accarezzargli la
nuca.
- Ruffiano.- sentenziò, a bassa voce passandogli dolcemente le braccia
attorno ai fianchi.
- Hn…- e si chinò a baciarle la fronte, continuando a
carezzarle i capelli ma appena cercò di approfondire il contatto quella piccola
vipera sgusciò via, cacciandogli la lingua e dicendogli chiaramente che doveva
tornare nelle sue grazie, visto che l’aveva fatta arrabbiare. Donne
psicopatiche!
Nel complesso comunque il non saltarle addosso servì a calmare
i bollori ad entrambi.
Dopo che si fece seguire in giardino, attraverso
la portafinestra, lo scaricò praticamente su una sdraia, gli si mise accanto e
questo placò la marea in tempesta di sentimenti che si erano scatenati, dopo un
discorso tanto pesante per entrambi. Il sole accarezzava la pelle, ora che si
era fatto un po’ più tardi, e Raim era sempre bellissima…sdraiata accanto a lui,
con la testa sulla sua spalla e le dita intrecciate nella sua mano.
- Lo sai
dell’avviso di uragano della prossima settimana?- bisbigliò poco dopo.
Kaede
sollevò appena il capo, guardandola con la coda dell’occhio – Si, avevo
sentito.-
- I ragazzi verranno qua ad aiutarmi a proteggere i muri della
casa, coi sacchi di sabbia. Si tratta di una tempesta poco violenta, quindi non
c’è bisogno che torni da mio padre.- la rossa poggiò il viso contro il suo
collo, stringendoglisi un poco di più – Verrai con gli altri?-
Domanda
stupida. – Hn.- mugugnò, facendo un cenno affermativo.
La sentì sorridere e
capì non poté più trattenersi. Si chinò e la baciò, passandole un braccio
attorno ai fianchi ma proprio quando furono sul più bello, il campanello di casa
squillò frenetico.
Imprecando fra sé, Rukawa la lasciò andare mentre Raim,
stranita, si chiedeva chi potesse essere.
- Hisa!-
Dal giardino, la volpe
quasi si sfracellò giù dalla poltrona quando sentì Raim cinguettare allegra quel
nome.
Merda! E adesso che faceva!?
Si mise in piedi e cominciò a cercare
fra gli alberi del giardino che comunicavano con quello dei vicini un buon posto
per imbucarsi ma mentre cercava e mentre sentiva la voce di Mitsui sempre più
vicina, si bloccò sul ciglio della gradinata che portava i residenti lungo un
piccolo sentiero in spiaggia.
C’era una ragazza sulla battigia e Rukawa
l’avrebbe riconosciuta fra mille.
Capelli corti neri e un corpo da
infarto avvolto in un insolito vestitino rosso corto, su un paio di jeans
stracciati qua e là, per non parlare del suo focoso carattere. Junko
Kanzaki.
Cosa ci faceva
lì? Anche lei lo notò e sgranò letteralmente gli occhi.
Forse lei sapeva che
quella era casa di Raim…cazzo!
La ragazza comunque, dopo un attimo di
sbalordimento, gli fece un gesto appena accennato con la mano, che lui rispose
con un movimento leggero del capo, quando accadde il disastro.
-
Rukawa?-
Si volse e sulla porta finestra del soggiorno trovò Mitsui. Sembrava
così allibito che per un attimo anche la volpe credette di non poter dire nulla
per mentire…quando Raim, giuliva e falsa come solo una donna poteva essere, se
ne uscì con la sparata.
- A Ru s’è fermata la moto cinque minuti fa.- spiegò
con un sorrisone – Mi ha vista in spiaggia ed è venuto a chiedermi una mano.
Fortunatamente in garage avevo ancora delle taniche di benzina della moto di
Shiro e così gliele ho date.-
- Oh…- Mitsui, che non aveva sentito una parola
perché sapeva riconoscere le situazioni equivoche ancora prima di vederle, fece
un sorriso stentato – Bel casino quando ti si ferma la moto in mezzo alla
strada. Comunque…- e tornò a girarsi verso la padrona di casa, evitando alla
kitsune una svenevole messa in scena - …parliamo domani per l’attrezzatura che
ci servirà con l’arrivo dell’uragano. Ero solo passato per vedere se ti serviva
qualcosa ma ora che ci penso devo aver di nuovo lasciato il forno acceso…-
Ma
era una mania! Kaede gli scoccò un’occhiata serafica, che Hisashi interpretò
come un invito a schiodarsi e così se ne andò tranquillo e beato com’era venuto,
anche se Raim non aveva capito i motivi dell’improvvisata.
- Dici che l’ha
bevuta?- gli urlò, mentre andava in cucina a prendersi qualcosa da
piluccare.
Seee…era Mitsui la volpe, altro che lui! Porcaccia e adesso come
la sistemava quella faccenda? Come minimo il teppista avrebbe chiesto un
risarcimento in denaro o roba simile! Curioso com’era poi si sarebbe tenuto
davvero la cosa per sé ma avrebbe cominciato un via vai d’informazioni e
pettegolezzi che gli sarebbe costata la vita.
Stava progettando di
strangolarlo sul serio negli spogliatoi, magari sotto la doccia alla Psyco,
quando il destino per una volta gli dette una carta da giocare.
- Ma tu
guarda che porco…- bofonchiò fra sé, a bassa voce, quando lo vide tornarsene
sulla litoranea, dove aveva lasciato la macchina, appiccicato alla Kanzaki. Da
non credersi! Era riuscito a farsi pure lei!
Quello non era un uomo, era un
trapano!
- Non lo sapevi?- si stupì Raim poco dopo, tornata sulla
portafinestra con un tramezzino diviso in due – Dura da tre mesi questa
storia.-
- Tre mesi?- si sconvolse. Mitsui...tre mesi...e
la stessa tizia? Ma dai!
- Già. La senpai Kanzaki deve
piacergli molto.-
- Oppure è la tigre del ribaltabile.- frecciò
sarcastico.
- La senpai è una persona molto particolare.- gli spiegò, sedendosi in braccio a lui
– E’ una persona un po’ complicata, ma come lui del resto. Non si capisce bene
quando dice davvero ciò che pensa oppure no ma da che la conosco ho sempre visto
in lei un’amica. È molto leale, anche se evita di farsi mettere in mezzo ai
problemi degli altri. Se sta con lui e ha accettato di uscire in pieno giorno,
vuol dire che la cosa si fa seria.-
- Uscire di giorno?-
Raim ridacchiò –
Di solito passavano la serata in casa.-
E bravo Mitsui. Lui si che capiva
tutto! Adesso però la volpe doveva trovare un modo per sistemare la linguaccia
serpentina del loro cecchino o lui e Raim non sarebbero più stati liberi di fare
un tubo…
Urgeva una soluzione! E in fretta anche!
Lunedì mattina
lo Shohoku si riempì di nuovo di studenti vocianti ma il tempo cominciava già a
raffreddarsi leggermente. Hana e Kaede avevano fatto la loro oretta di
allenamenti con le felpe addosso ma quell’idiota del rosso se n’era inventata
un’altra, anche se Rukawa ci aveva trovato lo zampino di qualcun altro.
Sulla
bandana che Sakuragi portava legata sui capelli durante l’allenamento, c’era
sempre stato scritto BANZAI. Ora invece le prime quattro lettere erano state
cancellate e soppiantate con "TENS"…quindi Tensai.
Già sentirglielo urlare
era una tortura sufficiente, ma anche leggerlo era il colmo della
bestialità.
Arrivati a scuola in moto però, si accorsero che qualcosa non
andava.
Una folla bestiale e vociante stava metà
fuori e metà dentro ai cancelli. Sul muretto di cinta, una scritta
fantasmagorica in blu scuro e verde che diceva "Vita e Morte, oggi
Shohoku avrai la seconda!
"
L’intero ingresso
era un’unica pozzanghera, ma non pioveva da giorni e i professori sembravano al
limite di una crisi isterica…quindi qualcuno l’aveva allagato con le
pompe.
Scesi dalla Honda, Rukawa si mise gli auricolari e andò dritto in
aula, sconvolgendo Hanamichi che si chiese come poteva sbattersene dopo un
putiferio del genere, così si fermò a chiedere informazioni ai presenti. Fra
questi c’era Rei Manabe che dopo averlo salutato giulivo e cinguettante come suo
solito, gli spiegò la situazione.
- E’ una sicura opera dell’Oni dello
Shohoku!-
- Ma che ti sei fumato stamattina?- fece Sakuragi, guardandolo
scettico.
- Ma no senpai!- Rei scosse le mani, trascinandolo via dalla bolgia
– L’Oni! Io faccio parte del giornale scolastico, ti ricordi? Bhè, io e i miei
compagni stiamo investigando su di lui. È dall’inizio dell’anno che accadono
cose strane, c’è questo tizio che fa pesanti scherzi ai prof e ai rappresentanti
di classe. Il redattore pensa sia un inserviente, io invece penso sia una
matricola. Yase Tomigaoka, I anno, sezione G.-
Oddio. Hana se ne tornò in
classe piantando lì un Rei piagnucolante senza neanche voler sentire il resto.
Oni eh? Lui aveva altro a cui pensare, altro che Oni! Quando salì al secondo
piano però si accorse che la situazione nelle aule peggiorava. Alcune erano
totalmente zuppe d’acqua, altre d’olio per motori, altre imbrattate di terra e
vernice.
- Certo che questo demente se l’è studiata bene.- sentenziò Miyagi,
arrivandogli a fianco.
- Oh, tappo ciao.- lo salutò il rosso – Hai ragione.
Deve averci messo un sacco per fare questo disastro. Strano che i custodi non se
ne siano accorti. Ma forse ha fatto tutto di domenica, anche se stento a
crederci. Sembra ci sia passato un tornado…bhè, se non altro prima che rimettano
a posto questo casino ci vorranno giorni.-
- Sai che bello.- rognò il play –
Poteva almeno mettere i manifesti, almeno non mi sarei alzato dal letto. Odio il
lunedì mattina. Vado a cercare il Gorilla e Kogure e poi facciamo una scappata
in palestra, per verificare i danni, tanto qua stamattina non si farà un bel
niente.-
- A quanto pare…- Hana si ficcò le mani in tasca – Io vado a
prendere la volpe e Raim. Ci vediamo dopo!-
Davanti alla terza classe si erano
raccolti tutti i suoi compagni e tutti, nonostante lo schifo a cui era stato
ridotto lo Shohoku, sembravano contenti di essersi guadagnati tre o quattro
giorni di vacanza per ripulire il liceo.
Le ragazze facevano gruppetti
sparsi, i compagni maschi progettavano di scoprire chi fosse quel maledetto Oni,
mentre Rukawa si era trovato un angolo, si era seduto…aveva appoggiato la testa
al muro e si era addormentato.
- Ehi! Ehi Kit!- gli dette un calcio leggero
nel fianco, pronto a scattare indietro per evitare un pugno.
- Hn…che
c’è?-
- Ho trovato Ryo-chan per strada. Qua non si farà niente per giorni.
Andiamo in palestra a controllare.-
- Hn…- fece di nuovo e si mise in piedi,
ciondolando.
- Kaori, scusa!- prima di andarsene Sakuragi si rivolse alla
loro capo classe – Se arrivano i prof e dicono qualcosa riguardo ai giorni che
ci toccherà stare a casa, potresti venire in palestra ad avvisarci?-
La
ragazza, in gridolini di sottofondo delle altre, arrossì come una cretina – Ma
certo Hana-chan!-
Dio che sesso stupido quello delle donne, pensò Rukawa
furibondo mentre cercava di riprendersi dal sonno. Chissà perché quel fottuto
cretino a cui era venuta in mente quella pagliacciata non l’aveva avvisato?
Almeno avrebbe poltrito a letto! Che nervi! Si era sbattuto per
niente!
S’imbatterono in Mito al primo piano. Stava ascoltando il presidente
del consiglio studentesco che ululava vendetta ma poi li seguì in palestra,
divertito da quel casino. – Pare che abbia fatto altri danni, non solo alle
aule. Noma mi ha detto che ha spaccato i vetri in sala professori, ha distrutto
la presidenza e rotto un po’ di attrezzature.-
- Psicotico il moccioso eh?-
frecciò il rossino – Non è che invece sono quelli dello Shikuda?-
- Do’aho.
Sto’ casino l’avrebbero fatto a casa tua o sulla tua faccia. Non qua.-
- E
sta zitto, kitsune!- lo rimbeccò il Tensai del basket – Nessuno da solo potrebbe
fare un macello simile!-
- Tu si, Hana.- rise Mito.
- Io un corno! Ieri
sono stato tutto il giorno con te e Haruko!-
- Solo il pomeriggio.- lo
corresse l’altro.
- La mattina avevo da fare.- si limitò a dire il rossino.
Rukawa gli scoccò una breve occhiata di striscio, tornando poi a fissare la
strada davanti a sé.
E così andava davvero da Sendoh. Chissà se era riuscito
a rimettere la testa del Porcky a posto.
Davanti alla palestra però, capirono
che era tempo perso.
A venti metri, la terra sotto i loro piedi cominciò a
tremare e poi una tirata storica del Gorilla, simile a una scarica di tuoni,
invase tutto il liceo facendogli tremare le fondamenta.
- Akagi è
arrabbiato…- fece Mito placido, mentre Hana e Kaede cominciavano a sentirsi
male.
Nel polverone sollevato davanti alle porte della loro palestra, Akagi
stava scatenando il giorno del giudizio, a malapena trattenuto da Kogure e dalle
matricole. I professori erano sconvolti dal casino provocato: il parquet era
pieno di terra, il legno graffiato e scritte ovunque. Insomma, gli giravano che
era un piacere.
Coi professori e i custodi, c’erano anche la squadra di
pallavolo e quella di ginnastica ritmica.
Haruko fu la prima a raggiungerli
con Miyagi e Ayako.
- Ragazzi, mio fratello è imbestialito!- disse la Babba,
preoccupata – La palestra è un vero disastro!-
- Niente che non possa essere
sistemato in una settimana.- aggiunse Ayako scazzata – Meno male che la prossima
partita è contro quelle seghe del liceo Hoto.-
- Si ma dove cazzo andiamo ad
allenarci adesso?- rognò Mitsui, dopo che si era rotto le balle nel tentativo di
fermare la furia omicida del capitano – Sotto i ponti? Sapete quanto costa
affittare una palestra tre ore al giorno?-
- Se ci mettiamo anche noi a
pulire senpai?- gli chiese una matricola – Non ce la sbrigheremo in meno
tempo?-
- Inutile.- disse Kogure – Il lavoro è davvero troppo. Ci metteranno
di meno le imprese che chiamerà la scuola!-
- E ancora non avete sentito il
casino che hanno piantato le compagne di Raim.- sospirò Haruko.
- Già…e non
ho visto Junko.- fece Miyagi stranito – Dov’è andata? A bestemmiare dal
preside?-
- Conoscendola gli starà piantando una grana tremenda insieme alla
senpai Kurata!- sorrise Raim, arrivando con la borsa delle pallavoliste in
spalla – Ciao gente! Come facciamo per gli allenamenti?-
- Prima di tutto
cerchiamo di tenerci vivo il Gorilla.- grugnì Hana, mentre Rukawa si era già
rimesso a dormire appoggiato alla sua spalla – E poi vedremo di ficcarci in un
bar e cercare di trovare una soluzione. Ma porca puttana, la sfiga non viene mai
sola!-
- E tra un po’ si metterà a piovere anche.- bofonchiò Rei Manabe,
sollevando il capo al cielo.
- Oggi dava solo nuvolo credo.- lo seguì Yaoto,
altra matricola.
Tempo a parte, ci misero degli anni per riuscire a calmare i
nervi ad Akagi che sembrava diventato King Kong, anche nel formato. Urlando e
sbraitando, menando pugni anche ai professori, aveva minacciato gl’inservienti
di morte cruenta se entro venerdì non avessero messo tutto a posto visto che gli
studenti da quel momento in poi non avrebbero più potuto avere accesso. In
coppia con lui c’erano la mister della squadra di ritmica, mentre le ragazze
della pallavolo se ne stavano abbastanza in disparte. Non c’erano né la Kurata,
ovvero il loro capitano infortunato, né la Kanzaki, quindi gli elementi focosi
erano lontani per il momento.
Per limitare i danni fisici si erano spostati
sotto al padiglione dell’ala esterne della scuola, proprio davanti alla
palestra, dove potevano osservare il casino che provocava il Gorilla.
- Se
continua così gli verrà un collasso.- disse Mitsui, seduto a terra contro il
muro, insieme a Rukawa che dormiva, Ayako, Miyagi, le matricole e alcune della
squadra di pallavolo.
- Povero fratellone.- mugugnò anche Haruko, in piedi
accanto ad Hanamichi.
- Povero fratellone sul serio…- Mito annuì serio – Mi
sa che per giorni sarà intrattabile.-
Al diavolo il Gori, pensò Rukawa visto
che continuava a sentirlo strillare come un’aquila. Non riusciva a farsi la
pennichella in santa pace, era una fottuta tortura. Ma perché non potevano
tornarsene a casa e fare un giro di messaggi poi per avvisarsi sulla nuova
ubicazione degli allenamenti?
Inoltre il numero 14, che se ne stava seduto
tranquillo accanto a lui, non aveva ancora fatto parola di ciò che aveva visto
il giorno prima. Ovvero lui e casa di Raim. Forse con gli occhi gli aveva fatto
tacitamente capire che se lui stava zitto sulla Kanzaki, allora Mitsui sarebbe
stato zitto sulla sua rossa. Mah. Certo che era bello strano quello lì.
In
fondo che lui uscisse con una ragazza era un pettegolezzo bello succulento
no?
Stava ancora bestemmiando fra sé, pensando ai vari motivi per cui quello
spostato non avrebbe dovuto fargli domande e mettersi a punzecchiarlo quando
qualcosa di ovattato, una strana sensazione labile e soffice, gli sfiorò il
viso. Si volse sulla sua spalla sinistra e vi vide della polvere bianca…polvere
calcarea. Sembrava vernice sbriciolata…poi dei piccoli pezzi di vetro e mattone.
Alzò il capo e…sbiancò.
- Do’aho!-
Hanamichi non riuscì neanche a capire
cosa stesse succedendo che si ritrovò addosso la kitsune. Fra urla e stupore
volarono in terra prima uno sull’altro che un grosso vaso si schiantasse addosso
a entrambi.
Il vaso andò in pezzi a terra e le ragazze delle varie squadre di
misero a strillare isteriche, pensando che Rukawa potesse essersi fatto male ma
non ci fu tempo per gracchiare troppo. Infatti Hana e Kaede, rigirandosi un
attimo per guardare che diavolo fosse successo videro qualcosa di ancora più
pericoloso.
- Oddio!- alitò Ayako portandosi le mani alla bocca – Guardate!
Al secondo piano!-
A cinque metri su di loro, dalla stessa finestra da cui era
caduto il vaso, stava pendendo ora qualcuno che era attaccato alla mensola
esterna della finestra di un’aula solo per una mano.
Col cuore in gola, in
parecchi videro Junko Kanzaki ballonzolare in aria. Qualcuno doveva averla
spinta fuori, era impossibile che fosse caduta e si fosse ritrovata in quella
posizione. Guardava in basso e cercava di farsi forza, per aggrapparsi con
l’altra mano mentre quelle urla indisponenti non facevano altro che
innervosirla.
Mitsui
poi sembrava quasi un lenzuolo tanto era pallido.
- Presto!- ordinò a
tutti quanti – Correte in palestra e prendete i materassini! Muovetevi!-
-
Junko!- urlò Miyagi – Tieniti forte! Hai capito? Non mollare!-
- Senpai
Kanzaki! Stai attenta!- strillarono tutte le sue compagne.
- Ma come cazzo c’è
finita in quella posizione eh?- ringhiò
Hana, mentre lui e gli altri sistemavano una decina di materassini uno sull’altro,
per attutirle la caduta. Erano passati pochi secondi e lei continuava
a rischiare di cadere. La mensola traballava, era stata spezzata e anche se
i ragazzi avessero cercato di salire fino al primo piano sarebbe stato
inutile. I bidelli avevano già chiuso le porte interne. I professori stavano per
mettersi le mani nei capelli…
E là sopra, la Kanzaki non faceva altro che
imprecare.
- Cazzo…- sibilò, quando arrancando col piede sulla parete ricadde
malamente, spelandosi un fianco.
Qualcuno rise sopra di lei e la ragazza
serrò i denti.
- Spera che non ti prenda mai fra le mani, bastardo!-
ringhiò.
- Junko!-
Si bloccò di colpo e abbassò il viso.
- Hisashi…-
sussurrò.
Mitsui stava là sotto, a cinque metri da lei ed era terreo per lo
spavento come gli altri.
- Junko non possiamo salire! E quella mensola sta
cedendo! Devi lasciarti andare!-
- Cosa??- tuonò la ragazza, sconvolta – Ma
sei impazzito? Mai e poi mai!-
- Devi farlo! Tanto cadrai comunque! Ci sono i
materassini!-
- Non ci penso neanche! Mi romperò qualcosa!-
- Insomma,
meglio un braccio che l’osso del collo!- sbraitò Mitsui furibondo.
- Tu ti sei bevuto
il cervello, mai e poi mai!-
Cominciando a ringhiare come un cane che deve
lottare per l’osso, la guardia stava letteralmente sfrigolando.
- Inventatevi
qualcos’altro no?- urlò la ragazza, dal secondo piano – Che vuoi fare? Prendermi
al volo?!-
- Ma ci sono i materassini senpai!- le disse Raim.
- E se li
manco???-
- Allora ti prenderò al volo!- concluse Mitsui isterico – Datti una
mossa o tutta la scuola ti guarderà sotto la gonna, cosa che vorrei
evitare!-
- Al diavolo!- sibilò la ragazza. Accidenti a lui e a quella divisa
che si sollevava a ogni alito di vento.
- Mhhh…e così hai il ragazzo,
senpai.- ghignò la stessa voce di prima.
- E sta zitto! Fammi salire!- ringhiò la
Kanzaki, risollevando il viso – Fammi salire immediatamente o giuro che…ehi, ma
cosa fai!?- e cacciò un grido che rimase a lungo nelle orecchie di Mitsui.
Qualcuno, dalla finestra, stava usando un idrante. Aprì l’acqua e dalla lunga
pompa che puntava dritta su Junko, uscì una cascata d’acqua che la
soffocò.
Perse la presa e cadde a peso morto. Di nuovo tutti quanti
gridarono. Gridarono fortissimo perché il getto dell’acqua aveva spinto la
ragazza a deviare leggermente dalla traiettoria dei materassini.
Prenderla
per Mitsui non fu facile. Da una tale altezza, il contraccolpo fu molto forte ma
con dietro Miyagi e Hana riuscirono a cadere indietro tutti e quattro sui
materassini senza farsi nulla.
- Merda…- ringhiò Hisashi, piegato sulla sua
ragazza – Ehi, Jun…tutto ok?-
- Senpai Kanzaki!- Raim le dette un paio di
colpi sulla schiena, per farlo tossire e farle espellere l’acqua ingoiata ma
appena le dettero un attimo di spazio lei buttò gambe all’aria Mitsui, Ryota e
anche la rossa, mettendosi a correre bagnata fradicia verso l’entrata della
scuola.
- Junko! Ma dove vai?- urlò Ayako.
- Fermati!- sbraitò Mitsui,
mettendosi in piedi e scattandole dietro – Che diavolo hai in mente?!-
Lei
neanche si
sprecò a rispondere. Veloce come una gazzella e inseguita da metà
istituto, la Kanzaki si bloccò davanti alla porta d’ingresso, presidiata dai
bidelli. Sbarellando tutti, sfondò la porta come una mandria di animali e volò
lungo le scale per raggiungere il primo piano. Guardandosi attorno non trovò
quel maledetto, quindi corse al secondo piano…niente nemmeno lì.
- Ma dov’è?-
sibilò, guardandosi attorno. Dov’era andato? Non poteva essere uscito!
Corse
fino al terzo piano e lì, all’uscita delle scale, venne presa in pieno da
qualcuno che le corse a fianco. Prese una dura spallata, si trattenne per un
soffio alla ringhiera, mentre un tipo in passamontagna si lanciava giù dalle
scale su uno skate-board. Quasi ammazzò gli altri che salivano, ma alla fine
riuscì a scappare.
Un’ora dopo, in infermeria…
- Maledetta deficiente!
Testarda di una donna…-
Junko Kanzaki, aria apatica, un cerotto sul fianco e
del tutto incurante della brutta avventura, stava seduta a gambe incrociate sul
letto e fissava Mitsui fare su e giù davanti a lei, tutta la squadra di
pallavolo, quella di basket e pure l’infermiera che aveva appena minacciato di
morte quando le aveva proposto di mandarla all’ospedale per un controllo.
-
La molli?- bofonchiò, guardando il numero 14 – Mi stai facendo venire mal di
testa.-
- E sta zitta! Potevi morire!-
- E invece sono ancora qua.-
replicò seccata – Non darmi il tormento!-
- Scusate un attimo…- s’intromise
Ryota con uno strano sguardo – Non per farmi gli affari vostri ma vi
conoscete?-
- Già…- fece anche Ayako – Jun, ma che gente frequenti eh?-
-
Me lo chiedo anche io.- sibilò la ragazza, sbuffando.
Mitsui per tutta
risposta le rifilò l’ultima occhiataccia al veleno, per poi mettersi a sedere
sbuffando.
- Glielo dico io o glielo dici tu?-
- Dirci cosa?- cinguettò
Hana trattenendo a stento l’impulso di sfregarsi le mani.
- Ma tuo fratello
non ti rompeva su una certa ragazza?- rincarò Miyagi – Nooo…non ci credo!-
-
Dai!- pigolò una delle ragazze della squadra di pallavolo – Senpai hai il
ragazzo! Ma perché non ce l’hai detto?-
La Kanzaki sospirò snervata. Doveva
andarsene a casa…e subito anche!
- Volete lasciar perdere?- s’intromise
Hisashi dopo aver defenestrato Miyagi e Sakuragi che come due deficienti si
erano messi a spettegolare, così tornò a rivolgersi alla sua ragazza – Mi
spieghi che cazzo ci facevi là sopra?-
- Semplice tesoro. Mi hanno spinta
giù.- rispose – E’ colpa di quel bastardello!-
- Senpai…- s’intromise Raim –
Parli del tipo in passamontagna?-
- Già. Ero in classe a prendere i dizionari
quando l’ho pescato a finire il suo lavoro nel locale delle caldaie. Stava
alzando la pressione per far esplodere il piano e…-
- COSA?????- la
interruppe Mitsui rimettendosi a urlare – E tu stavi lì tranquilla e beata
quando potevi volare in orbita??? Ma allora sei completamente cretina!-
-
Mitchy…trattale meglio le donne dai…- risero in sottofondo Hana e Ryota,
risaliti dalla finestra. Si presero un cazzotto a testa, poi la Kanzaki continuò
col racconto – L’ho pescato, mi è saltato addosso…poi gli ho spaccato in testa
il dizionario ed è scappato in corridoio. Solo che è tornato indietro e mi ha
spinta fuori dalla finestra insieme a tutto quello che c’era sopra…chi s’è preso
il vaso in testa?-
- Sfortunatamente nessuno.- rognò Akagi.
-
Ahah…divertente Gori.- bofonchiò Hana, scoccando un’occhiata stranita alla
volpe, che sembrava dormire.
- Aspettate un attimo!- Rei Manabe fece venire
un colpo a tutti, saltando letteralmente in testa a Mitsui e sporgendosi con gli
occhioni scintillanti verso la Kanzaki – Senpai, molto piacere! Io sono Rei
Manabe, del giornale della scuola!-
- Incantata.- sibilò la ragazza.
- Non
è che per caso puoi dirmi qualcosa di più su quel tipo?-
- Era coperto dal
passamontagna. Ho sentito solo la sua voce. Sembrava giovane e mi ha chiamata
senpai.-
- Matricola.- sentenziò Kogure.
- Fottute teste calde.- rognò
Hana.
- Matricola per forza. Sta nella prima classe, sezione G.- concluse
angelica la Kanzaki.
- Cosa?- Mitsui alzò un sopracciglio, senza levarsi Rei
dal capo – E come fai a saperlo?-
- Quando mi ha spinta mi sono aggrappata al
suo maglione…e gli ho staccato questo.- sporse la mano e sopra vi stava
un’etichetta delle divise scolastiche. Il nome non si vedeva, era stato
cancellato, ma c’era la classe di appartenenza.
- SIIIIII!- urlò Rei di punto
in bianco, facendo di nuovo venire un colpo a tutti – Lo sapevo!!! Avevo ragione
io! È una matricola! Era l’Oni della sezione G!-
- Oddio, ancora con sta
storia?- sbuffarono Hana e gli altri.
- Oni?- chiesero Raim e Haruko – Che
Oni? Che roba è?-
Dopo un’altra lunga tirata sul teppista dello Shohoku,
Manabe era ormai andato in brodo di giuggiole. Avrebbe dato un bacio alla
Kanzaki se Mitsui non l’avesse mandato via a calci, quando accadde
l’impensato.
Junko
stava di nuovo litigando con l’infermiera, decisa ad andarsene a casa senza nessun controllo quando la porta dell’infermeria si
spalancò di scatto e apparve sulla soglia una tizia parecchio alta,
con due buffe codine ai lati del capo che mitigavano un'avvenenza davvero prorompente. Era
una dell'ultimo anno.
Aveva un braccio ingessato legato al collo e il cipiglio di
una parecchio incazzata.
- Oh oh…- alitarono le ragazze della pallavolo –
Capitano Kurata…-
Non fecero in tempo a finire che Junko si beccò il braccio di
gesso sulla testa almeno una ventina di volte, con quella furia scatenata che
urlava ai quattro venti la sua deficienza. Sembrava la sosia isterica del
Gorilla, solo che aveva forme del tutto diverse.
- RAZZA DI MALEDETTA
YANKEEE!!!! Vuoi che ti uccida vero???- gracchiò Naomi Kurata, quinto anno,
quasi sputando fuoco mentre ululava addosso alla Kanzaki – Ne combini sempre
una! Non faccio in tempo a girarti le spalle che vengono a dirmi che stavi per
schiantarti dalla terrazza!-
- Dal secondo piano senpai.- la corresse
timidamente Raim.
- SILENZIOOOO!!!!- strillò ancora, facendo arrampicare la
squadra di basket contro il muro.
- Ne ho piene le scatole di te, Kanzaki!-
ringhiò, attorniata dalle fiamme – Un giorno di questi verrò a strangolarti nel
sonno! E adesso fila in ospedale!-
- Un momento Miss Ghestapo!- si rialzò
Junko, con la testa dolorante – Io non vado da nessuna parte! Tanto sotto
c’erano i cani da riporto che mi hanno presa al volo!-
- Ehi, cani da riporto
a chi?- si lamentarono gli altri in sottofondo.
- Ringrazia i cani da
riporto allora!- sbraitò l’altra, quasi spaccando i vetri – Abbiamo una partita
domani! Se ti capitava qualcosa che avremmo fatto eh?-
-
Grazie per la considerazione. Fammi un favore, va’! Vai a giocare in
autostrada e lasciami in pace!-
- Un momento…- le sibilò Naomi Kurata, arrivandole a un passo
dal naso con espressione omicida che la fece deglutire leggermente – Ti avverto,
razza di maledetta piantagrane! Sgarra di nuovo e diventerò il tuo incubo
peggiore! E un’altra cosa…- aggiunse, sibilando con un fraseggio che sconvolse un
po’ anche Rukawa – Vedi di non fare ginnastica notturna, stasera, perché se
becco quel demente che ti ripassi giuro che vi faccio deportare insieme in mezzo
al Pacifico! Sono stata chiara?!-
- Il demente è lui!- cinguettarono
Hana e Miyagi, facendo sbiancare Mitsui che dopo un attimo si ritrovò la Kurata
addosso. Lo squadrò a lungo, come per soppesare che lui andasse bene per la sua
schiacciatrice, quindi l’avvisò senza mezzi termini – Toccala prima di domani e
ti eviro! Spero di essere stata cristallina!-
- Che fisse con questa storia
del sesso prima della partita…- si lamentò Junko, sbuffando.
- Non
me ne frega niente!- sbraitò la Kurata, andandosene alla porta come un uragano –
Io ti ho avvisata! Combina qualche altro casino e
manderò un plotone della Yakuza sotto casa a farti spezzare le dita! Idem per
te chiunque tu sia!- ringhiò, verso Mitsui – E tu Kotobuki vedi
non investire l’arbitro all’ingresso come l’anno scorso! Vi saluto, devo andare a spiagare al
mister che stavi solo facendo esercitazioni di volo acrobatico per l'esame di
fisica di metà semestre!- e tempo un secondo se n’era andata, facendo
traballare la porta e tutto il piano.
Su tutti i presenti calò una goccia
stratosferica. Dio…ma che gente bazzicava per lo Shohoku?
Le uniche a non
fare una piega erano Raim, che se la rideva leggermente, e Junko che scesa dal
lettino si stava rivestendo. Si mise la felpa della tuta di Mitsui, seccata da
tutto quel baccano.
- Senpai Kanzaki…sicura di star bene allora?- le chiese
la rossa.
- Se, se…- sospirò – Mi basterà dormire un po’. In fondo ho solo
fatto una doccia fuori programma.-
- Chiamala così…- rise Ryota – Forse ti
servirebbe un caffè Jun.-
- O un cervello di ricambio.- soffiò Hisashi
ironico.
- Sapete una bella cosa?- disse con aria melensa – Mi avete rotto
tutti quanti. Me ne vado a casa! Miyagi, Hisa e tu coi capelli rossi…grazie per
avermi preso al volo. Ragazze noi ci vediamo domani alla partita.-
- Aspetta
senpai!- la bloccò Raim in mezzo al corridoio, mentre se ne andava con Mitsui –
Non mi hai detto se ti vedo giovedì, in spiaggia per l’uragano. Devo farti il
letto?-
- Si, certo.- sorrise la Kanzaki e senza aggiungere altro se ne
andarono ma subito dietro l’angolo si misero a sbraitarsi dietro, rivelando a
tutti una trafila di parolacce da manuale.
- Mamma mia…- Kogure era allibito
mentre se ne andava con gli altri verso l’uscita – Non credevo che quella Kurata
fosse una tale furia.-
- Per gestire la senpai Kanzaki ci vuole una pazienza
incredibile.- sorrise Raim divertita.
- Ma
lasciate perdere quella! Mitchy ha la ragazza! Direi che si sono trovati quei due.-
ghignò Hana.
- Già.- Ayako era ancora confusa – Anche se non riesco a
capacitarmi che Mitsui abbia la ragazza fissa.-
- L’unica cosa di cui non mi
capacito io è del casino che è successo in due ore.- rognò Akagi, che ancora
ribolliva per il casino in palestra – E adesso dove cazzo andiamo ad
allenarci?-
- Potreste andare al campetto sulla spiaggia.- disse Haruko – Ma
pioverà in questi giorni.-
- Dai Gori…l’Hoto è una squadra della fava.-
piagnucolò Hanamichi – Mica avremo problemi!-
- Meglio che stai zitto…chissà
perché Rukawa non ha lasciato che quel vaso ti arrivasse in testa!-
- Cosaaa?
È questo il modo di trattare il Tensai?-
Anche Rukawa ora stava cominciando a
chiedersi perché non aveva lasciato che quel vaso gli sfondasse il cranio.
Accidenti. Era stato un riflesso incondizionato ma aveva perso l’opportunità di
levarsi quel coso molesto dalle balle.
Ma poi Kaede lasciò perdere,
sentendolo strombazzare la sua grandezza ai quattro venti.
Forse non era
proprio destino.
Passarono due giorni di ozio e al telegiornale
quella mattina di mercoledì si preannunciava il famoso uragano per il giorno
dopo. Una bazzecola a dire il vero, infatti avrebbe appena sfiorato la loro
costa ma i ragazzi dello Shohoku si erano messi in testa di non far allagare la
casa alla loro manager e così si sarebbero diretti tutti quanti in spiaggia, ad
aiutare Raim ad imbottire le pareti della sua villetta con sacchi di
sabbia.
Hana stava ficcando il sacco a pelo nello zaino quando sua madre lo
chiamò, avvisandolo che Rukawa era arrivato a prenderlo sotto casa. Salutò
rapidamente e scese dalle scale, onde evitare che la kitsune si
addormentasse.
- Tempo infame…- sibilò, vedendo cupi e tetri nembi neri
spuntare all’orizzonte.
- Hn.- bofonchiò Kaede, passandogli il casco – Datti
una mossa do’aho.-
- Di ottimo umore come sempre eh?- frecciò, salendogli
alle spalle.
L’altro non gli rispose neanche e mise in moto, sfrecciando
lungo la via. Sinceramente non vedeva l’ora di arrivare alla spiaggia. Non
sapeva bene perché ma quello stacco dalla realtà di tutti i giorni forse avrebbe
fatto bene alla sua anima irrequieta. Inoltre sarebbe potuto stare con Raim e
questo gli risollevava il morale.
Raggiunta la litoranea, si fermarono alla
piazzola giusto per vedere che gli altri erano già arrivati. C’erano la macchina
di Mitsui, quella del Gorilla, di Ayako e…imprecando, Rukawa vide quella di
Sendoh.
Era una persecuzione quella!
Seguendo una via laterale,
raggiunsero il retro delle villette dove avrebbero potuto mettere la moto nel
garage di Raim.
Lì trovarono la rossa intenta a chiudere le persiane a doppia
mandata, in compagnia di Haruko.
- Ragazzi!- sorrise la padrona di casa –
Ciao! Vi credevamo dispersi!-
- La volpe s’è svegliata tardi.-
- Il do’aho
è lento.-
Dopo le scuse e quattro pugni in faccia, Hana volò addosso alla sua
Haruko, tutto contento perché avrebbe passato la notte fuori con lei, mentre
Raim sorridendo raggiunse la kitsune e gli fece mettere la moto nel box. Al
buio, dopo essere sceso la spinse contro il sellino e le chiuse la bocca con un
bacio.
- Non per essere poco romantica…- gli sussurrò a fior di labbra – Ma
se non lavoriamo mi ritroverò senza casa.-
La baciò ancora, zittendo ogni
replica e pensando che allagandole la casa forse sarebbe stato un po’ esagerato
per costringerla ad andare da lui.
Si staccarono di malavoglia e i due
giocatori dello Shohoku entrarono in casa portando dentro le borse con le
provviste che Haruko aveva loro affidato e una volta in cucina videro i loro
amici dalla portafinestra in soggiorno.
Miyagi trafficava riempiendo i sacchi
di sabbia, mentre il Gori che era un uomo da lavoro duro se li caricava in
spalla e li passava a Mito e Kogure che stavano già sistemando il primo angolo
della villetta.
- Spiedini e yakitori?- fece Rukawa, mentre levava la spesa
dalle borse.
- Già, sono il Tensai della griglia io!-
- Hn…do’aho,
cucinerai tu?- chiese l’altro un pelo preoccupato.
- Lo so che non sembra ma
sono bravo in cucina!- sibilò il rossino.
- Hn…spero di più che a
basket.-
- Ma vuoi che ti spacchi in due?- e mentre si
prendevano per il collo, entrò qualcuno che si limitò a fissarli con aria vaga.
La Kanzaki.
- Salve.- le disse Hana, mollando il collo di Rukawa e
complimentandosi coi gusti di Mitchy visto che ogni volta che la vedeva, quella
era sempre più bella.
- Salve.- rispose tranquilla – Il senpai Akagi mi ha
chiesto di mandarvi fuori i calci.-
- Il Gorilla sta diventando un negriero, cazzo!-
sbuffò il Tensai, finendo di mettere birre e bibite gasate in frigo – Tu stai
bene senpai? Niente ossa rotte a scoppio ritardato?-
- Fortunatamente no.-
disse la ragazza, pacifica.
- Mitchy dov’è?-
- In bagno con un tizio che
ha chiamato porcospino. Chi di voi due è la volpe invece?-
- Lui.- sogghignò
Hana, additando Rukawa con un pollice – Il porcospino si chiama Akira Sendoh.
Che fanno in bagno? Inchiodano gl’infissi della finestra?-
- Alla perfezione
direi!- scandì Mitsui, entrando in quel momento dal corridoio laterale alla
cucina, seguito dal Porcky – Dove cavolo eravate voi due? Il Gori sta sclerando,
non ho voglia di farmi usare come un sacco!-
- Ancora per sta storia degli
allenamenti?- sbuffò Sakuragi – Per l’amor di Dio, l’Hoto ha passato solo per
culo.-
- Vaglielo a spiegare. Ru, mi dai una birra?-
La kitsune
infilò la testa nel frigo giusto in tempo per scoccare uno sguardo stranito a
Sendoh ma il giocatore del Ryonan sembrava alla solita forma. Sorrideva coi suoi
denti bianchi da dentifricio e chiacchierava giulivo con la guardia. Ma allora perché il do’aho
sembrava stare sempre lì a coccolarlo? Che cavolo succedeva?
- Aki, ho il cd
che mi hai chiesto.-
- Oh, grazie Hana. Adesso torno fuori…sarà meglio
cominciare con la parte a destra che dà sulla spiaggia.-
- Si, è meglio.-
annuì Mitsui – Raim!- urlò – Noi andiamo fuori e cominciamo col lato
destro!-
- Ok!- gli rispose, ancora da fuori nel cortile – Quando torna
Ayako mandatemela giù nel seminterrato! Io e Haruko cominceremo a chiudere
tutto!-
- Io vado con loro.- sbuffò Junko, passando a fianco della truppa –
Non si sa mai che Raim faccia qualche disastro.-
- E noi andiamo a lavorare…-
concluse Hana, ficcandosi in testa la sua bandana e tirandosi dietro
Rukawa.
Se gli allenamenti col Gori erano sembrati stancanti, mettersi a
caricare e scaricare sacchi di sabbia era anche peggio, specialmente con Akagi
che sbraitava al vento. Il mare s’ingrossava e il cielo s’incupiva ora dopo
ora.
- Sono un po’ preoccupata…-
Raim sollevò il viso verso Haruko, che
stava appoggiata alla finestra.
- Ma no.- la rassicurò – E’ già successa una
cosa del genere e la casa, come quelle dei vicini, se l’è sempre cavata.-
-
Si, peccato che stavolta debbano dormirci dentro un branco di capre.- sbuffò
Ayako serafica, che le stava vicino per pulire le verdure, sul bancone della
cucina.
- Mica hai tutti i torti.- fece la Babba – Con tutto oggi, tutto
domani e venerdì mattina, i ragazzi staranno insieme per quasi tre giorni
interi. Ti confesso che ho paura che Hana e gli altri combinino qualche
guaio.-
- Del tipo che Sakuragi e Rukawa si affoghino in spiaggia?- rise la
prima manager.
- Dio, ne parlate come se fossero degli animali.- sindacò la
Kanzaki, seduta a tavola a guardare visto che non era mai stato in grado di
sbucciare una patata – Se la cavano là fuori…-
- Jun, non conosci Hana! Non
sai cosa può fare in coppia con quell’idiota di Miyagi e Mitsui.- le spiegò
Ayako, passando sotto l’acqua pomodori e sedani – Lui e Rukawa poi si prendono a
cazzotti continuamente.-
- Vuoi dire che in tre anni non sei riuscita a
fermarli?- ghignò la Kanzaki – Ayako, mi stupisci.-
- Tu mi
stupisci, ragazza.- chiarì Ayako – Mi spieghi come hai fatto a impelagarti con quel
cretino?-
- Oh, dai!- rise Raim, blandendola.
- No, sul serio!- continuò la
menager ridendo – Non che metta in dubbio l’avvenenza di quello spostato ma Mitchy
è chiamato Anima Ardente per un motivo sai?-
- Se non altro riesce a starmi
dietro.- disse Junko serafica.
- TI AMMAZZZZZZZOOOOOO!!!!-
Le quattro si
voltarono verso la portafinestra giusto in tempo per vedere il Gorilla saltare
addosso a Sakuragi, pronto a fargli lo scalpo, con Mito e Kogure attaccati alle
gambe che cercavano di fermarlo mentre quei due imbecilli di Ryota e Hisashi
incitavano alla lotta. Sendoh rideva…e Rukawa dormiva.
- Sarà più difficile
del previsto.- brontolò Raim.
Più tardi il caro Tensai del basket che aveva
rischiato la vita già dieci volte nel giro di tre ore, se ne stava dietro ai
fornelli e davanti alla griglia decidendo saggiamente di stare lontano dal Gori,
prima di morire.
- E che cazzo, sarà mica colpa mia se quel teppista ci ha
distrutto la palestra! Perché ce l’ha sempre con me?-
- Do’aho.-
Hana si
volse furibondo verso la volpe, che stava appoggiato al mobile della cucina con
la sua solita aria apatica.
- Che cazzo fai? Controlli che non ti metta il
veleno nella carne?- gli chiese stralunato.
- Hn.-
- Che palle…passami il
pepe.- e prese la volo la boccetta, dando una spolverata sugli spiedini che
grigliavano da pochi minuti soltanto – Hai visto Aki?-
Eccolo che
ricominciava!
- Cosa sei, la sua balia?- sibilò seccato.
- E tu cosa sei,
un fottuto cyborg?- replicò Hana sulla difensiva – Non c’è niente di male a
preoccuparsi per gli altri.-
- Mica ho detto niente.-
- Si, come no! Sono
giorni che mi fissi come se aspettassi di vedermi spuntare le antenne da
alieno.-
- Puoi fare quello che ti pare do’aho. Io se non altro non ti faccio
la predica.-
- Scusami,- gli fece eco sarcastico – dimenticavo che tu sei
perfetto. Ti fai i cazzi tuoi e non ti fili gli altri di striscio.-
- Perché
dopo tre anni finisci sempre per battere sullo stesso chiodo eh?- sibilò a quel
punto Kaede, serrando le mascelle – Mi stai facendo storie solo perché ti ho
chiesto di Sendoh?-
- Ti sto facendo storie perché ti frega solo che
non smetta di giocare a basket!- sibilò il rossino in risposta,
vedendolo irrigidirsi alle sue parole – Tutto ciò che ti chiedo è di essere un minimo più
propenso a guardare le persone come esseri umani, mi sembrava di avertelo già
detto. E che cazzo, se un giorno mi spaccassi di nuovo la schiena, e facciamo le
corna, gradirei almeno essere trattato da poveraccio sofferente, invece che come
una scarpa inutile!-
Di nuovo. Kaede sentì di nuovo una fitta fastidiosa
all’altezza del petto e si chiuse a riccio sotto gli occhi nocciola di Hana che
sondavano in lui troppo in profondità ormai.
- Finiscila di fissarmi.- gli ordinò
la volpe.
- E tu finiscila di fare lo stronzo.-
- Sarà meglio che vada
a farmi un giro.- concluse snervato – Fa’ come ti pare do’aho.- e senza
aspettare la risposta prese e tornò fuori, dove il vento batteva la spiaggia e
spumeggiava le onde.
Al diavolo! Perché le parole del do’aho e di Raim con
lui arrivavano tanto in profondità?
- Hai voglia di prenderti qualcosa qua
fuori?-
Si volse appena sopra la spalla e vide la pietra dello scandalo.
Sendoh era appena tornato dalla macchina e aveva in spalla lo zaino. Lo fissava
stranito anche, come se lo vedesse per la prima volta.
- Hai una faccia
strana Rukawa.-
- Hn.- rognò, tornando a guardare la spiaggia.
- Tutto
bene? Hai litigato con Hana?-
Adesso s’incazzava! Gli scoccò un’occhiata
assassina ma il giocatore del Ryonan non fece una piega, affiancandolo.
-
Scusa per quella sera al palazzo dello sport.- gli disse all’improvviso – Era
arrabbiato e non avrei dovuto prendermela con te. Per fortuna Hanamichi mi ha
dato una svegliata.-
Come se con un pugno avesse potuto fargli qualcosa. Ok,
pensò incazzoso. Il do’aho voleva che fosse umano eh?
Va bene, si disse.
Facciamoci una sana vagonata di cazzi altrui.
- Qual è il problema?- sibilò,
stanco e nervoso.
- Problema?- allibì Sendoh.
- Si, il problema che ti
fa dare i numeri!- sbottò – Dimmelo e facciamola finita.-
Akira allargò
gli occhi, veramente confuso. Non era un comportamento da Rukawa! Si grattò il
mento, cercando di capire se le sue liti con Sakuragi non gli avessero mandato
in palla il cervello ma poi vedendo i suoi occhi per una volta limpidi decise di
fidarsi. Hana su di lui non poteva avere torto, in fondo.
- Mia madre sta
male.- disse semplicemente – I dottori non sanno ancora dirci se la malattia può
metterla a rischio di vita e quindi avevo deciso di saltare gli allenamenti per
stare con lei…- la sua voce si fece più debole e malinconica -…nel caso
potessero essere i suoi ultimi giorni. So che non è così ma le sue condizioni
sono molto gravi comunque e i medici tentennano troppo coi responsi. Quella sera
con Taoka stavamo litigando per il mio desiderio di saltare gli allenamenti. Lui
ha capito che la mia era una paura infondata e mi ha detto senza mezzi termini
che stavo scappando…al che l’ho mandato al diavolo, come hai sentito. Tutto
qua.-
Tutto qua. Kaede tornò a fissare il mare, sentendosi vuoto e cavo come
una bambola.
Se solo avesse potuto riavere indietro sua madre, avrebbe
buttato all’inferno tutto.
- Tua madre è più importante.- mormorò, senza
mezzi termini.
- Lo so.- annuì dolcemente Akira – Ma la mia paura non deve
bloccarmi la vita. Lei vuole che io vada avanti come se nulla fosse. Detta così
è esagerata ma sono sicura che starà bene. Ci vorrà un po’ perché guarisca ma
starà bene.-
- Si.-
Sendoh sorrise, corrugando appena le sopracciglia –
Sai che non l’avrei mai detto?-
- Cosa?-
- Che sapessi ascoltare.-
Ma
tu guarda che stronzo! Sendoh gli rise in faccia e se ne tornò dentro, dopo
avergli dato una pacca sulla spalla come ringraziamento. Accidenti! Erano tutti
uguali quelli! E al diavolo anche il do’aho! Era colpa sua!
A tavola
fortunatamente si parlò di argomenti più leggeri ma il rossino ci sapeva fare
davvero in cucina.
I piatti erano ottimi e la carne cotta a puntino, cosa che
strabiliò un po’ tutta la squadra di basket.
- Sono pieno di qualità segrete
io!- scandì orgoglioso, quando Ayako e Haruko gli fecero i complimenti.
-
Segretissime! Le sbandieri ai quattro venti.- ghignò Mito – Dimentichi i casini
le prime volte che cucinavi!-
- Mah, palle!-
- Palle cosa? Hai mandato
Okuso all’ospedale per un’infezione alimentare!-
- Ecco, grazie per avermelo
detto Yohei.- disse Raim sospirando – Ai primi segni chiamate
un’ambulanza.-
- Raim non dargli retta!- sbottò Hana, attaccato alla birra –
E’ geloso perché non sa farsi neanche un uovo.-
- Allora siamo in due.-
ghignò Mitsui, svaccato sulla sedia.
- Ci sono i surgelati apposta, dai!-
ridacchiò Ryota.
- E i baracchini di ramen.- aggiunse Kogure ridendo – Facile
così la vita!-
- E parlando di baracchini di ramen…- ghignò il play con aria
perversa, indicando Hisashi – Vi ho raccontato di cos’ha fatto quest’animale una
settimana prima che ritornassimo a scuola? Nooo?-
- Eddai, mollala!-
-
Possibile che non sei in grado di uscire di casa senza fare qualche fottuto
casino?- rognò Akagi.
- Ma che casino!- ridacchiò Miyagi, piegato sulla
tavola – Adesso…adesso te la racconto bene!- e prese fiato, visto che a forza di
ridere quasi si stava strozzando – Dunque…ero uscito a farmi un giro, ho bevuto
qualcosa con dei miei compagni di classe al Pop’s e verso le tre me ne stavo
tornando a casa. Ok…- mandò giù un sorso di birra, come per darsi la carica per
dire una cavolata pazzesca – Me ne stavo all’angolo sull’undicesima,
sapete…davanti al distributore no? Bene, c’era il semaforo rosso e sento la
musica più tamarra mai uscita dalla mente bacata di qualche cretino, mi giro e
chi vedo in macchina? Il signore qua…- e Mitsui faceva di tutto per non ridere
con gli altri, visto che ricordava bene quella sera indecorosa – Lo chiamo e mi
avvicino. Da lontano avevo visto che stava a torso nudo ma quando mi attacco al
finestrino… Sapete cosa faceva? Ah ah...l’ho pescato nudo al volante! Nudo!- e
tutta la congrega fissò sconvolta quel deficiente della guardia – Capito? Era
tutto bagnato, ubriaco a cantare a squarcia gola Hotel California con dell’house
come cornice e totalmente perso! Cioè…ha guidato nudo per tutta Kanagawa, vi
rendete conto?-
- E che palle…ero sbronzo!-
- Al che
sono salito in macchina e visto
che sui sedili aveva un asciugamano e un costume fradici, glieli ho fatti
rimettere addosso mentre guidavo verso casa sua. Morale? Il coglione ha scavalcato
le reti della piscina della scuola, s’è sbronzato in acqua con chissà
quali altri imbecilli della sua classe, ha guidato nudo come un verme per tutta
la città cantando come un cretino e poi ho anche dovuto metterlo a letto! Ma il
bello però è che prima di portarlo a casa mi ha detto che aveva fame. Così ho
dovuto anche portarlo a mangiare qualcosa…a un baracchino di ramen. Ha mangiato
come un maiale e mi sembrava che si fosse ripreso un po’…- Miyagi scosse il capo
– Così quando ci rimettiamo in macchina insiste per guidare…e cosa fa? Invece di
mettere la prima ha messo la retro e ha preso in pieno il baracchino!-
Dopo
quella nessuno li tenne più.
- Io non ho mai conosciuto un tale deficiente.-
si schifò il Gorilla mentre in sottofondo tutti si spaccavano dal ridere.
-
Non avresti dovuto metterti in macchina così ubriaco, cretino!- sentenziò anche
Hana, ridendo comunque come un matto – E se ti beccava la polizia? Ti avrebbero
arrestato!-
- Eddai.- lo blandì Sendoh – Se non le fai ora queste cose quando
le rifarai eh? A quarant’anni?-
- Hisashi, sei da mettere in gabbia.- disse
Kogure, abbandonando il suo solito contegno dopo una tale scoperta.
- Ma che
gabbia…al manicomio!- disse Ayako, aiutando Raim a mettere i piatti in cucina –
Questa mi mancava davvero…guidare nudo per tutta Kanagawa…prendere in pieno un
ristorante di ramen ambulante…-
- E cantavi Hotel California?- s’intromise
Junko serafica verso il suo ragazzo – Però, che cultura musicale.-
- E si è
anche incazzato quando l’ho portato a casa.- rise Ryota – Meno male che tuo
fratello era fuori a lavorare.-
- Tu ci scherzi…una volta mi ha portato a
casa due travestiti. Ha detto che avevano bisogno di un posto per dormire…-
-
Tuo fratello non mi sembra tipo da aver bisogno dei travestiti, sai?- ghignò
Hana.
- A differenza tua, signor 50 rifiuti?- lo prese in giro Mito.
- Ma
vuoi morire per caso?!-
La faccenda con relative altre cavolate commesse
durante le vacanze estive si concluse dopo il pranzo. Tornati tutti fuori a
lavorare di olio di gomito e schiena come schiavi, si accorsero che il tempo
peggiorava velocemente.
- Che palle sti’ uragani!- bofonchiò Hana, sistemando
l’ultimo sacco sul retro della casa – E dire che siamo praticamente a inizio
novembre! È follia! Qua va tutto a scoppio ritardato.-
- Le prese per il culo
le tiri proprio fuori a forza alla gente eh?- frecciò Akagi diabolico.
- Che
vorresti dire Gori? Che sono un ritardato??-
- Nooo…- fece Ryota
scandalizzato – Ma come ti viene in mente una cosa del genere?-
- Devo
seppellirvi sotto la sabbia?-
- Do’aho…- Rukawa gli lanciò quasi addosso un
sacco – Parla di meno e lavora di più.-
- E sta zitto Kit…com’è che non dormi
ancora?!- replicò il rossino – Stasera fortunatamente crollerai secco nel letto,
se Kami vuole! Se poi per la stanchezza o una dose fatale di cianuro che ti avrò
messo nella cena non si sa…-
- Se non la finite di rompere voi due giuro che
vi butto a mare!- sbraitò il Gorilla.
Alle sei era ormai quasi buio e il
lavoro era quasi terminato. Ormai il vento si manifestava con un ululato feroce
e le piante attorno erano sbattute con forza contro le case, quasi
piegandosi.
- Ragazzi, abbiamo finito!- urlò Raim, dal garage – Chiudo qua ed
è fatta!-
- Ok!- le rispose Ayako, spingendo tutti in casa – Allora
cominciamo a sistemarci!-
- Si, fate con comodo! E fai fare una doccia a quei
deficienti che si sono buttati in acqua!-
Mitsui e Sendoh, tanto per
cambiare, avevano deciso che farsi un bagno con un uragano in arrivo era una
cosa da non perdersi e anche Akagi non si era perso l’occasione di andare a
riprenderli per cercare di affogarli con le sue mani.
In garage intanto Raim
cercava delle torce, nel caso fosse partita la luce e delle candele.
- Tutto
a posto?-
Non imprecò perché si morse la lingua in tempo ma Kaede aveva la
brutta abitudine di comparire sempre alle spalle e le era venuto un colpo,
rischiando quasi di ficcargli un pugno.
- Si, tutto bene.- e gli passò un
paio di torce – Avete già deciso come sistemarvi per la notte?-
Rukawa alzò
le spalle – Per ora il do’aho urla ai quattro venti di voler dormire con la
Piattola.-
- Ma povera Haruko…- ridacchiò la rossa - Fra te e la senpai le
date un sacco di nomi.-
- La Kanzaki come la chiama?-
- Babbuina come te
e Hisa.- gli disse pacata.
- Hn. Sarà vero allora.-
- Dai!- rise,
prendendolo per il braccio – Torniamo in casa che ho freddo.-
La cena fu la
replica del pranzo, con un sottofondo di temporale però decisamente più
studiato.
Cominciarono a partire lampi, ma per ora ancora nulla di serio
visto che la tempesta vera e propria era stata prevista per il giorno dopo.
Mangiarono beati e sazi, stanchi morti, poi davanti al caffè si misero in
salotto e con aria ben poco civile decisero la distribuzione.
- Le ragazze
nella stanza di Raim…-
- MA NOOOOO!!!!- piagnucolarono Hana e Ryota,
prendendosi quattro calci da tutti – Mentre ci sono altre tre stanze
disponibili.-
- La mansarda è vuota.- chiarì la padrona di casa, sorbendosi
il caffè – Deve andarci chi ha i sacchi a pelo!-
- Ecco, confiniamoci sopra
la scimmia.- ghignò Mitsui – Il letto di Shiro me lo prendo io!-
- Quel letto
lo dovrai dividere cocco.- gli ricordò Mito, ironico – Quindi mani a
posto!-
- Allora, nella camera di Shiro ci stanno…- e Akagi lo disse
con notevole difficoltà – Mitsui, Miyagi e Mito e se pensate di far volare
anche solo una mosca vengo a spaccarvi le rotule! Io e Kogure dormiamo in quella
degli ospiti. In mansarda invece ci andate voi tre…- e con sommo orrore di Rukawa
che per poco non sputò via tutta il caffèlatte che gli conciliava il sonno, il Gori
indicò lui, il do’aho e il Porcky.
- E vedete di non far casino! Non siamo
all’asilo!- abbaiò per finire, ignorando lo sguardo terreo della volpe.
-
Povero Ru…mi sa che non lo lasceranno dormire quei due.- ridacchiò Ayako.
-
Al massimo domani mattina troveremo qualche facchino in meno.- frecciò la
Kanzaki.
- E niente incursioni notturne punitive, grazie!- chiarì Kogure –
Sono morto di stanchezza!-
- Tanto anche volendo non potrei fare nulla, te
l’assicuro.- sbuffò Hana, sbadigliando – Ho la schiena a pezzi.-
- Almeno una
mano a poker ce la facciamo?- propose quel bontempone di Akira.
- A soldi?-
fece Mitchy interessato.
- Non chiedo di meglio.- rise Sendoh.
Era
piuttosto tardi quando, ricontrollata ogni imposta e ogni porta della casa, i
ragazzi finalmente andarono a dormire.
La tempesta si stava scatenando
ormai. Era pronta per rovesciare pioggia e frustate ma quel dolce rollio non
fece altro che cullare il loro sonno.
Specialmente in mansarda, dove una
scimmia, una volpe e un porcospino rimasero a guardare il cielo da sotto una
spessa finestra dai vetri doppi. Lampi e fulmini brulicavano in cielo come le
stesse stelle…
Fu uno spettacolo emozionante…e lo seguì un altro gratificante
sonno, anche se un po’ scomposto visto che si abbarbicarono l’uno addosso
all’altro, con la bella pretesta di prendersi a botte nella fase REM e di non
ricevere vendette in cambio da un volpino alquanto suscettibile…che però prima
di chiudere finalmente gli occhi pensò ancora a Raim, che dormiva a pochi passi
da lui.
Una tortura e un auspicio di un buon risveglio.
Averla vicina
prima di andare a letto la sera, ultima ad essere vista. E la prima, al
risveglio alla mattina.
Quello era decisamente uno dei sogni migliori che si
sarebbe potuto concedere.