CAPITOLO 3 - Katniss
Qualche ora prima...
Urlo,
con tutto il fiato che ho in corpo. Ogni dieci secondi sento il dolore
salirmi dalla gamba fino a esploderai in testa. Tra una fitta e
l’altra cerco di capire dove mi trovo. Tutto è
sfocato ricoperto da un insolita nebbia, riesco solo a distinguere due
puntini gialli che mi fissano. Aguzzo la vista per guardare meglio, ma
un'altra fitta di dolore mi trapassa il corpo. Urlo, ma non riesco
più a sentire la mia voce. Gli occhi incominciano a
chiudersi da soli piombando in un sonno senza sogni ne incubi. Quanto
tempo è passato? Minuti, ore o giorni? Adesso che
il dolore si è attenuato riesco a ricordare. Stavo
oltrepassando la recinzione del Distretto 12 dietro Gale quando ho
sentito un forte dolore alla gamba destra. Prima di svenire mi pare di
aver visto vibrare il filo spinato in modo innaturale. Apro
delicatamente gli occhi e metto a fuoco il viso di mia madre sopra di
me. Vedo le sue palpebre caderle pesanti sugli occhi e le goccioline di
sudore rigarle il volto. Mi fa un leggero sorriso. Apro la bocca per
parlare, ma esce solo un leggero sibilo.
— E’ tutto a posto
sono riuscita a curare l’ustione. Fortunatamente nessun
tessuto si è carbonizzato — Ecco cos’era
quel dolore. La pelle lacerata dall’ustione causata dalla
corrente elettrica della recinzione. Distolgo lo sguardo per esaminare
l’ambiente. Sono in cucina, sdraiata sul tavolo. Rivedo i due
punti gialli negli occhi di Ranuncolo. Ha uno strano ghigno sul muso,
starà godendo nel vedermi soffrire. Guardando il sole fuori
dalla finestra capisco che sono passate alcune ore e ricordo
all’istante che giorno è oggi. Il giorno della
mietitura.
— Prim — dico con un
filo di voce cercando di alzarmi. Mia madre cerca di tenermi sdraiata,
ma non ce ne bisogno perché i muscoli cedono e ricado con un
colpo secco sul tavolo. Emetto un gemito di dolore.
— Gale è riuscito a
convincerla ad andare in piazza — dice ripulendomi il viso
dal sudore freddo. Solo ora mi accorgo di essere completamente bagnata.
— Voleva rimanere qui a
curarti — prosegue. Penso a Gale e Prim. Lei ha solo una
nomina, è impossibile che esca come tributo alla sua prima
mietitura invece Gale ne ha quarantadue.
Penso a me stessa. Cosa
dirò ai Pacificatori quando stasera busseranno alla porta di
casa? E’ a causa dell’improvviso allaccio
della corrente elettrica che mi ritrovo in questo stato. Anche se la
maggior parte degli agenti sa che vado a caccia non possono far finta
di niente nel giorno della mietitura. E se anche non dovessi
andare in prigione chi sfamerebbe la mia famiglia? In questo
stato non potrei cacciare e Gale ha la sua famiglia a cui pensare.
Sollevo lo sguardo per osservare quante è grave la ferita. I
pantaloni sono stati tagliati all’altezza della coscia per
facilitare le cure. Intravedo la carne violacea sporgere dalla gamba.
Sento l’impulso di vomitare, ma riesco a trattenermi.
Appoggio di nuovo la testa sul legno umido cercando di pensare a
qualche soluzione per sopravvivere nei prossimi mesi. La crema tiepida
che mia madre mi cosparge sulla ferita mi distoglie un attimo dai miei
pensieri.
— Per qualche ora dovresti
stare meglio — dice incominciando ad avvolgermi alcune bende
attorno alla gamba. Da quando mio padre è morto ho
incominciato a considerare mia madre una persona debole incapace di
reagire davanti alle difficoltà della vita, ma guardandola
ora mi domando come faccia a sopporta la vista di certe ferite. Accetto
la tazza contenente un miscuglio verdastro che mi ha preparato e dopo
un po’ d'incertezza la bevo tutto d’un sorso. Non
so cosa sia, ma recupero un po’ le forze e grazie all'aiuto
di mia madre riesco a mettermi seduta sul tavolo. In lontananza sento
alcuni passi farsi sempre più forti. La mietitura
è finita. Cosa sarà successo?
I minuti scorrono e io e mia madre stiamo in silenzio in attesa che
Prim torni a casa. Piano piano il Giacimento ritorno alla
normalità e quando decido di scendere dal tavolo per andare
ad affacciarmi alla finestra la porta si apre. Ho un tuffo al cuore nel
vedere Gale. E’ pallido in volto, ma sono felice di vederlo.
Gli sorrido cercando il suo sguardo, ma i suoi occhi mi evitano.
Dubbiosa allungo il collo per cercare Prim alle sue spalle, ma la porta
si chiude all’istante. Sento mia madre soffocare un urlo.
— Gale, Dov'è Prim?
— gli domando fissandolo in cerca di una risposta, ma questa
non arriva.
— DOV'È'?
— la mia voce si alza in un urlo. Il suo sguardo finalmente
incrocia il mio.
— Prim è
stata… — Non riesce a finire la frase che mi trovo
già in piedi diretta verso la porta.
— Non può essere,
lei aveva solo una nomina. Forse posso ancora prendere il suo posto
— Nessuno parla. Capisco che a questo punto è
tutto inutile, ma ci devo provare. A metà strada perdo
l'equilibrio, ma riesco a non cadere a terra aggrappandomi a un mobile
della cucina. Sento Gale avvicinarsi per aiutarmi.
— LASCIAMI STARE
—gli urlo rialzandomi. Sbatto la porta di casa è
incominciò a correre il più velocemente possibile
verso la piazza. La ferita ricomincia a farmi male, ma è
niente a confronto a quello che starà provando Prim in
questo momento. Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Non
piangere, non piangere, mi ripeto. Una forte fitta di dolore
fa cedere la gamba destra facendomi ritrovare a terra. Non
piangere, non piangere. Ma è tutto inutile. Prima
mio padre e adesso lei. Tra le lacrime penso al suo dolce viso, candido
come quello di un angelo, al suo sorriso innocente e mi rassegno alla
cruda realtà di aver perso la mia sorellina, di aver perso
Prim.
Per Sempre.