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Autore: TheLastPhoenix    24/06/2012    4 recensioni
Cosa sarebbe successo se Katniss Everdeen non avesse avuto la possibilità di impedire a sua sorella, Primrose, di partecipare ai 74° Hunger Games?
Come cambierebbe il destino della Ghiandaia Imitatrice priva dei segni indelebili dei giochi della fame e dell'affetto del ragazzo del pane?
Come cambierebbe il futuro dei 12 Distretti di Panem?
Una storia raccontata dagli occhi di Peeta nell'arena degli Hunger Games e da quelli di Katniss nel Distretto 12.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark, Primrose Everdeen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 3 - Katniss

Qualche ora prima...

Urlo, con tutto il fiato che ho in corpo. Ogni dieci secondi sento il dolore salirmi dalla gamba fino a esploderai in testa. Tra una fitta e l’altra cerco di capire dove mi trovo. Tutto è sfocato ricoperto da un insolita nebbia, riesco solo a distinguere due puntini gialli che mi fissano. Aguzzo la vista per guardare meglio, ma un'altra fitta di dolore mi trapassa il corpo. Urlo, ma non riesco più a sentire la mia voce. Gli occhi incominciano a chiudersi da soli piombando in un sonno senza sogni ne incubi. Quanto tempo è passato? Minuti, ore o giorni? Adesso che il dolore si è attenuato riesco a ricordare. Stavo oltrepassando la recinzione del Distretto 12 dietro Gale quando ho sentito un forte dolore alla gamba destra. Prima di svenire mi pare di aver visto vibrare il filo spinato in modo innaturale. Apro delicatamente gli occhi e metto a fuoco il viso di mia madre sopra di me. Vedo le sue palpebre caderle pesanti sugli occhi e le goccioline di sudore rigarle il volto. Mi fa un leggero sorriso. Apro la bocca per parlare, ma esce solo un leggero sibilo.
    — E’ tutto a posto sono riuscita a curare l’ustione. Fortunatamente nessun tessuto si è carbonizzato — Ecco cos’era quel dolore. La pelle lacerata dall’ustione causata dalla corrente elettrica della recinzione. Distolgo lo sguardo per esaminare l’ambiente. Sono in cucina, sdraiata sul tavolo. Rivedo i due punti gialli negli occhi di Ranuncolo. Ha uno strano ghigno sul muso, starà godendo nel vedermi soffrire. Guardando il sole fuori dalla finestra capisco che sono passate alcune ore e ricordo all’istante che giorno è oggi. Il giorno della mietitura.
    — Prim — dico con un filo di voce cercando di alzarmi. Mia madre cerca di tenermi sdraiata, ma non ce ne bisogno perché i muscoli cedono e ricado con un colpo secco sul tavolo. Emetto un gemito di dolore.
    — Gale è riuscito a convincerla ad andare in piazza — dice ripulendomi il viso dal sudore freddo. Solo ora mi accorgo di essere completamente bagnata.
    — Voleva rimanere qui a curarti — prosegue. Penso a Gale e Prim. Lei ha solo una nomina, è impossibile che esca come tributo alla sua prima mietitura invece Gale ne ha quarantadue.
 Penso a me stessa. Cosa dirò ai Pacificatori quando stasera busseranno alla porta di casa? E’ a causa dell’improvviso allaccio della corrente elettrica che mi ritrovo in questo stato. Anche se la maggior parte degli agenti sa che vado a caccia non possono far finta di niente nel giorno della mietitura. E se anche non dovessi andare in prigione chi sfamerebbe la mia famiglia? In questo stato non potrei cacciare e Gale ha la sua famiglia a cui pensare. Sollevo lo sguardo per osservare quante è grave la ferita. I pantaloni sono stati tagliati all’altezza della coscia per facilitare le cure. Intravedo la carne violacea sporgere dalla gamba. Sento l’impulso di vomitare, ma riesco a trattenermi. Appoggio di nuovo la testa sul legno umido cercando di pensare a qualche soluzione per sopravvivere nei prossimi mesi. La crema tiepida che mia madre mi cosparge sulla ferita mi distoglie un attimo dai miei pensieri.
    — Per qualche ora dovresti stare meglio — dice incominciando ad avvolgermi alcune bende attorno alla gamba. Da quando mio padre è morto ho incominciato a considerare mia madre una persona debole incapace di reagire davanti alle difficoltà della vita, ma guardandola ora mi domando come faccia a sopporta la vista di certe ferite. Accetto la tazza contenente un miscuglio verdastro che mi ha preparato e dopo un po’ d'incertezza la bevo tutto d’un sorso. Non so cosa sia, ma recupero un po’ le forze e grazie all'aiuto di mia madre riesco a mettermi seduta sul tavolo. In lontananza sento alcuni passi farsi sempre più forti. La mietitura è finita. Cosa sarà successo? I minuti scorrono e io e mia madre stiamo in silenzio in attesa che Prim torni a casa. Piano piano il Giacimento ritorno alla normalità e quando decido di scendere dal tavolo per andare ad affacciarmi alla finestra la porta si apre. Ho un tuffo al cuore nel vedere Gale. E’ pallido in volto, ma sono felice di vederlo. Gli sorrido cercando il suo sguardo, ma i suoi occhi mi evitano. Dubbiosa allungo il collo per cercare Prim alle sue spalle, ma la porta si chiude all’istante. Sento mia madre soffocare un urlo.
    — Gale, Dov'è Prim? — gli domando fissandolo in cerca di una risposta, ma questa non arriva.
    — DOV'È'? — la mia voce si alza in un urlo. Il suo sguardo finalmente incrocia il mio.
    — Prim è stata… — Non riesce a finire la frase che mi trovo già in piedi diretta verso la porta.
    — Non può essere, lei aveva solo una nomina. Forse posso ancora prendere il suo posto — Nessuno parla. Capisco che a questo punto è tutto inutile, ma ci devo provare. A metà strada perdo l'equilibrio, ma riesco a non cadere a terra aggrappandomi a un mobile della cucina. Sento Gale avvicinarsi per aiutarmi.
    — LASCIAMI STARE —gli urlo rialzandomi. Sbatto la porta di casa è incominciò a correre il più velocemente possibile verso la piazza. La ferita ricomincia a farmi male, ma è niente a confronto a quello che starà provando Prim in questo momento. Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Non piangere, non piangere, mi ripeto. Una forte fitta di dolore fa cedere la gamba destra facendomi ritrovare a terra. Non piangere, non piangere. Ma è tutto inutile. Prima mio padre e adesso lei. Tra le lacrime penso al suo dolce viso, candido come quello di un angelo, al suo sorriso innocente e mi rassegno alla cruda realtà di aver perso la mia sorellina, di aver perso Prim.
Per Sempre.

   
 
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